POSSIBILITA’ : MATERIALIZZAZIONI DIPINTI-DISEGNI (1)

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Luigi Bazzoli:

«Da una risma di carta extra strong, aperta sul momento, si estraggono otto fogli, uno per ciascuno dei presenti. Ognuno controlla il proprio foglio e quindi lo piega in quattro e tutti vengono deposti al centro dei tavolo. Attraverso le iniziali di parole scelte a caso si arriva ai nome Dufy, pittore francese. Rol dice: “Bene, un ottimo pittore, delicato”. Ancora una volta con la collaborazione dei presenti si arriva a stabilire un soggetto di pittura: natura morta, in un interno, con fiore. A questo punto vengo invitato a scegliere uno degli otto fogli piegati e a riporlo nella tasca della mia giacca. Quindi Rol chiede i tubetti di colore, un rosso, un bianco, un verde, due pennelli. Prepara davanti a sé le tempere, poi con la matita traccia su un pezzo di carta, dei segni. Si rivolge a me che siedo lontano cinque posti da lui, sul lungo tavolo: “È pronto lei? Io ho finito”. Sorride gioiosamente, si frega le mani, sorride forte e continua a canterellare: “Che bello? Oh Dio come sei potente! Che bello”. Dalla tasca estraggo il foglio di carta, lo apro. Nella parte bassa dei riquadro di 20 per 10 centimetri, trovo una bellissima natura morta di Dufy, i colori ancora bagnati. Mi ha stupito soprattutto un fatto: che il soggetto fosse proprio quello che i presenti, senza la partecipazione di Rol, avevano stabilito casualmente dieci minuti prima. Dietro la tempera, a matita una firma inquietante: Raoul Dufy».

«Eravamo in otto persone, alcune delle quali seguono Rol da anni. Da un discorso casuale sull’arte, si è passati a parlare di pittori del Novecento. Rol ha chiesto a ciascuno dei presenti di suggerire un artista di proprio piacimento. Sono saltati fuori i nomi di Picasso, Modigliani, Soutine, Kandinski, Dubufet, Matisse, Leger, Hartung. Rol ne ha scritto i nomi su un foglio di carta. Poi ha spiegato: “Mi piacerebbe chiamarli tutti qui stasera. Chissà se vengono? E poi se litigano? Non l’ho mai fatto. È la prima volta che tento questa mia possibilità”. Da una risma di fogli bianchi ne sono stati scelti otto, distribuiti, controllati. Quindi ciascuno ha piegato il proprio foglio in quattro, in maniera che la piega segnava sedici rettangoli di 6 centimetri per 7. Quindi Rol ha spiegato: “Questi Otto pittori ce li condurrà qui Auguste Ravier, il pittore che mi è stato di guida da molti anni e che è lo “spirito intelligente” col quale sono intimamente legato”. (…). Rol preparò su un piattino alcuni colori; mise Accanto una spatola e due pennelli. Aveva il volto sereno, ogni tanto sorrideva. Appariva disteso anche se concentrato con la mente verso un pensiero noto solo a lui. Non sudava, la voce era tranquilla. Disse a me: “Scelga uno dei fogli piegati. Ripassi le pieghe, se lo metta nella tasca interna”. Confesso un gesto vile: era la terza serata che il fotografo Milani ed io trascorrevamo con Rol. Mi era già capitato di essere il prescelto a porre un foglio piegato nella tasca interna. Così quella volta sono arrivato all’esperimento con un foglio portatomi dal giornale (Rol usa comune carta extrastrong) già piegato nella giacca. All’invito di Rol presi il foglio e invece che nella giacca lo feci scivolare per terra. Sono quasi certo che Rol percepì con intuizione questo mio gesto di scorretta diffidenza. La luce era chiara nella stanza: l’atmosfera era di attesa serena: tutti apparivano certi che qualcosa Rol avrebbe compiuto. Rol cominciò a guardare le tempere. Poi il suo sguardo parve assentarsi da quella stanza. Disse parlando davanti a sé: “Ah, ben. C’est toi Ravier! Grazie, grazie di essere arrivato. Ci dai una mano”. Rol aveva un foglio di carta bianca davanti: cominciò a toccarlo. Disse sorridendo: “Tu non vuoi mescolarti con gli altri. Ti prendi metà foglio. Oh tien, mon cher maître. Questa parte”. Con la matita cominciò a scrivere, disegnare, cancellare, poi toccò i pennelli. Alzò lo sguardo. C’era un silenzio profondo. “Eccoli là. Bon soir Matisse, grazie, grazie. Ecco Picasso, cochon, sei sempre lo stesso. Oh, oh Modi, il delicato Modigliani, povero caro Modi. Mi fanno male gli occhi, questa luce è molto accecante. Continuiamo, continuiamo a lavorare”. Erano trascorsi cinque minuti. Rol parlava sereno, toccava il foglio di carta. Poi lo strappò in mille pezzi. Esplose: “E sia e sia fatto. Ecco fatto”. Si rivolse a me: “Ci faccia vedere il foglio”. Ricordo perfettamente la convinzione che provai mentre infilavo la mano all’interno della giacca: che il foglio era dipinto. Vi trovammo le tempere, ancora bagnate. Da una parte otto paesaggi di Ravier, dall’altra parte otto soggetti diversi firmati da Picasso, Kandinski, Modigliani e gli altri. Rol cancellò le firme, ritagliò i quadrelli e li incorniciò con amore. “Non è meraviglioso?” esclamava».

Paola Giovetti:

«Descrivere i tantissimi fenomeni che Rol produce è praticamente impossibile: mi limiterò in questa sede a raccontare una seduta cui ebbi modo di partecipare nell’ottobre 1981, in casa sua a Torino. Siamo in quattro ospiti: io, Gastone De Boni di Verona, direttore di Luce e Umbra, e una coppia di amici torinesi di Rol. Quando ci sediamo intorno al tavolo rotondo per l’esperimento è quasi mezzanotte. Il nostro anfitrione usa chiacchierare prima con gli invitati, “scaldare” l’atmosfera e solo quando lo stato d’animo gli sembra quello giusto fa trasferire i presenti dalle poltrone al tavolo rotondo coi tappeto verde. L’esperimento che descriverò é un tantino complesso, ma dà un’idea precisa di come Rol operi: il modo di procedere sembra casuale, c’è una sorta di ritualità (in cui hanno un ruolo importante le carte), ma tutta si svolge in piena luce e sempre in serenità e allegria. Rol prega dunque De Boni e me di dire a turno delle lettere che lui via via scrive su un foglio. Ne risultano: DGPGFETOSA e altre. Quindi, su indicazione di Rol, alzo a caso un mazzo di carte e trovo un tre. Questo significa, afferma ROL, che dovremo usare la tema lettera, la P: “Mi dica un nome che cominci per P”, incalza ancora il nostro ospite. Dico Paolo. “Paolo”, mormora Rol, “vediamo se qui con noi c’è un Paolo… Si, ce n’è uno speciale, Pablo, Pablo Picasso”. A questo punto Rol comincia a parlare in francese con un personaggio per noi (ma non per lui!) invisibile e inudibile: `Benissimo, farai una pittura… persi dovremo distruggerla? Ma è un peccato, se è cosi preferiamo rinunciare…”. Poi rivolto a me: “Scelga un’altra carta, vediamo se c’è qualcun altro” io alzo il mazzo e trovo un altro tre. Si vede che vuol restare, dice Rol, “d’altra parte quest’anno è il suo centenario, è venuto spesso. D’accordo”, continua parlando in francese all’invisibile Picasso, “accettiamo questo disegno che dovremmo distruggere”. L’esperimento comincia. Da un normale blocco da disegno Rol strappa cinque fogli, uno per ognuno dei presenti. Tutto avviene sempre in piena luce. Pieghiamo i fogli in otto e li deponiamo sui tavolo. Rol mi dice di sceglierne uno e di metterlo in tasca. Non avendo tasche, lo infilo sotto la camicetta. Poi Rol ricomincia a parlare in francese con Picasso e viene a sapere che occorrono colori a tempera blu cobalto, rosso, bianco e nero, alcuni pennelli, una matita, una vaschetta piena d’acqua. Si alza e va a prendere il materiale (nella vita é pittore, ma la sua produzione “normale” non ha niente a che vedere con quella paranormale). I tubi di colore sono secchi e duri, da molto tempo non vengono usati, ma Rol non si preoccupa: “Se ha chiesto questi, vuol dire che può usarli anche cosi”. Poi prende un altro foglio bianco, se lo mette davanti e mi chiede cosa vorrei che venisse rappresentato. “Una donna”, dico. “Pudica o impudica?”, chiede lui. “facciamo impudica…”. “Va bene, descriva la scena…”. Io comincio a descrivere: la donna è seduta sul letto, accanto ha un tavolino con un vaso di fiori, da dietro una tenda un uomo la guarda: insomma una scena piuttosto complessa. Rol intanto fa via via il gesto di dipingere: col pennello asciutto e pulito sfiora i tubi chiusi e secchi e poi lo fa scorrere sul foglio bianco, che naturalmente resta tale. Quando io ho finito di descrivere, Rol mi dice: “È fatto, prenda il foglio che ha addosso e lo getti nella vaschetta d’acqua”. Eseguo con una certa titubanza e poiché il foglio galleggia Rol mi dice di spingerlo bene sotto col dito. Poi il foglio viene estratto grondante d’acqua e aperto: sopra c’è la pittura che io ho suggerito. Lo stile è quello tipico di Picasso, e c’è anche la firma. Accanto alla firma c’è scritto: La femme impudique: una donna nuda sul letto, un uomo che la spia, i fiori sul tavolo. Rol ci mostra il disegno e poi lo fa a pezzi…».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol