FINALE – REINCARNAZIONE – RENE’ GUENON

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dal libro “il simbolismo di Rol”

Sulla reincarnazione, Guénon dice ad esempio che si tratta di un’idea «estremamente recente, nonostante le affermazioni in contrario più volte ripetute, le quali si basano soltanto su assimilazioni totalmente errate…». Essa «non ha assolutamente nulla in comune con antiche concezioni come quelle della “metempsicosi” e della “trasmigrazione”, con le quali i “neospiritualisti” vogliono abusivamente identificarla», né «è mai stata insegnata in India, neanche dai Buddhisti, ed è di esclusiva appartenenza degli occidentali moderni; coloro che sostengono il contrario non sanno di che cosa parlano…». La teoria della reincarnazione «si pone al livello delle concezioni filosofiche peggiori, in quanto assurda nel senso più pieno del termine. Anche nella filosofia ci sono molte assurdità, ma perlomeno sono generalmente presentate come semplici ipotesi…». In definitiva, «nessuna dottrina tradizionale autentica ha mai parlato della reincarnazione, invenzione del tutto moderna e occidentale»  pag. 208

A tal proposito, ecco cosa scrive René Guénon:  «…così come esiste un’eredità fisiologica, esiste pure un’eredità psichica, che è assai poco contestata anche perché è un fatto di osservazione corrente; ma ciò di cui molti probabilmente non si rendono conto, è che questo presuppone almeno che i genitori trasmettano un germe psichico, assieme a un germe corporeo. Questo germe può coinvolgere potenzialmente un insieme estremamente complesso di elementi appartenenti alla sfera del “subconscio”, oltre alle tendenze o predisposizioni in senso proprio le quali, sviluppandosi, appariranno in modo più manifesto; gli elementi subconsci, al contrario, potranno diventare apparenti soltanto in casi piuttosto eccezionali. È questa la duplice eredità psichica e corporea espressa dalla formula cinese: “E tu rivivrai nelle migliaia di tuoi discendenti” (…). pag. 231

Le dottrine estremo-orientali tengono conto di preferenza dell’aspetto psichico dell’eredità e vedono in essa un vero e proprio prolungamento dell’individualità umana; è questo il motivo per cui, sotto il nome di “posterità” (…), esse la associano alla “longevità”, chiamata immortalità dagli occidentali «…tutto si conserva, perché tutto ha, in modo permanente, la possibilità di ricomparire, anche quel che sembra completamente dimenticato o insignificante…; ma affinché un determinato ricordo riaffiori alla mente è necessario che le circostanze siano favorevoli, e questo è il motivo per cui, di fatto, molti ricordi non riappaiono mai nel campo della coscienza chiara e distinta. Quel che accade nella sfera delle predisposizioni organiche è perfettamente analogo: un individuo può portare in sé, allo stato latente, questa o quella malattia, per esempio il cancro, ma la malattia si svilupperà soltanto sotto l’azione di un trauma o di una causa di indebolimento dell’organismo; se non si verificheranno circostanze di questo genere, la malattia non si svilupperà mai, ma non per questo il suo germe è meno reale e presente nell’organismo, così come una tendenza psicologica che non si manifesti con atti esteriori non per questo è meno reale in se stessa» «…certi fatti che i reincarnazionisti credono di poter invocare in appoggio della loro ipotesi si spiegano perfettamente… da una parte con la trasmissione ereditaria di taluni elementi psichici, dall’altra con l’inglobamento in una individualità umana di altri elementi psichici provenienti dalla disintegrazione di individualità umane anteriori, le quali non hanno per questo il minimo rapporto spirituale con essa». Le «individualità umane anteriori» non sono altro che i defunti, i quali alla morte lasciano sulla Terra, oltre a un residuo organico, anche un residuo psichico. Questo residuo è quello che Rol ha chiamato spirito intelligente, che non è il defunto vero e proprio, ma solo un sembiante, un “ologramma” dotato dei contenuti mnemonici appartenuti all’individuo, una “radiazione” che possiede una quantità di informazione pari a tutto ciò che quel dato individuo ha esperito durante la sua vita. Questo spirito intelligente non ha però coscienza propria, è una sorta di zombie, è come il personaggio di un film che può essere visto e rivisto ma che non farà mai nulla di diverso di quanto ha fatto in quel film, oppure è come una canzone che può essere riascoltata quante volte si vuole, registrata nell’archivio dell’universo. Questo residuo psichico è la base della nozione di metempsicosi, che è stata spesso abusivamente confusa con quella di reincarnazione.  pag. 233

Scrive Guénon: «…la deformazione ha assunto proporzioni tali che perfino gli orientalisti ufficiali, per esempio, interpretano correntemente in senso reincarnazionistico testi che non contengono niente del genere, e sono diventati totalmente incapaci di comprenderli in modo diverso, il che equivale a dire che non ne capiscono assolutamente nulla. Il termine “reincarnazione” dev’essere distinto da almeno due altri termini, i quali hanno un significato completamente diverso; sono i termini “metempsicosi” e “trasmigrazione”. Si tratta di cose che erano ben note agli antichi… È sottinteso che quando si parla di reincarnazione si intende che l’essere che è già stato incorporato riprende un nuovo corpo, cioè ritorna nello stato attraverso il quale è già passato: si ammette inoltre che ciò riguarda l’essere reale e completo e non semplicemente qualcuno degli elementi più o meno importanti che hanno potuto intervenire nella sua costituzione con una qualsiasi funzione. Fuori di queste due considerazioni non si può assolutamente parlare di reincarnazione; ora, la prima la distingue essenzialmente dalla trasmigrazione, com’è considerata nelle dottrine orientali; la seconda la differenzia non meno profondamente dalla metempsicosi, nel senso in cui l’intendevano in particolare gli orfici e i pitagorici. Gli spiritisti, pur sostenendo a torto l’antichità della teoria reincarnazionista, dicono effettivamente che essa non è identica alla metempsicosi; sennonché, a loro parere, essa se ne distingue soltanto perché le esistenze successive sono sempre “progressive” e perché riguarda esclusivamente gli esseri umani: “Vi è”, dice Allan Kardek, “tra la metempsicosi degli antichi e la moderna dottrina della reincarnazione, la gran differenza che gli spiritisti respingono nel modo più assoluto la trasmigrazione dell’uomo negli animali, e viceversa”. Gli antichi, in realtà, non sostennero mai una forma simile di trasmigrazione, così come non sostennero mai la trasmigrazione dell’uomo in altri uomini, come si potrebbe definire la reincarnazione. Senza dubbio esistono espressioni più o meno simboliche che possono dar luogo a malintesi – ma soltanto quando non si sappia ciò che vogliono dire realmente, che è questo: ci sono nell’uomo elementi psichici che si dissociano dopo la morte e possono quindi passare in altri esseri viventi, uomini o animali». Ma «si tratta degli elementi mortali dell’uomo e non della parte imperitura che costituisce il suo essere reale, la quale non è assolutamente toccata da questi mutamenti postumi» Guénon precisa quindi che «quelli che sono presentati come casi di reincarnazione a causa di un presunto “risveglio di ricordi” che si produca spontaneamente… sono solo semplici casi di metempsicosi…, vale a dire di trasmissione di determinati elementi psichici da una individualità all’altra». Fa poi degli esempi:

«…accade talvolta, ad esempio, che una persona sogni un luogo che non conosce e che, in seguito, recandosi per la prima volta in un paese più o meno lontano, ritrovi tutto ciò che aveva visto come per anticipazione. Se la persona in questione non aveva conservato del suo sogno un ricordo chiaramente cosciente, e nonostante questo il riconoscimento avviene, essa può immaginare – ammesso che creda nella reincarnazione – che si tratti di qualche reminescenza di un’esistenza anteriore; in questo modo possono effettivamente spiegarsi molti casi». (pag 233-234)

«…l’illusione della reincarnazione può aver luogo quasi soltanto per la presenza di un insieme considerevole di elementi psichici aventi la stessa provenienza, tale da rappresentare in modo approssimativo l’equivalente di una memoria individuale più o meno completa; è un caso piuttosto raro, ma sembra che ne sia stato constatato almeno qualche esempio. È quel che verosimilmente succede quando in una famiglia dove è morto un bambino ne nasce un altro che possiede, perlomeno parzialmente, la memoria del primo; sarebbe difficile, in effetti, spiegare fatti di questo genere con la semplice suggestione, anche se non si esclude che i genitori abbiano avuto una funzione inconscia nel “transfert” reale, “transfert” che la sentimentalità contribuirà non poco a interpretare in senso reincarnazionistico. È anche capitato che il “transfert” della memoria si sia verificato in un bambino appartenente a un’altra famiglia e a un altro ambiente, il che non concorda con l’ipotesi della suggestione; a ogni buon conto, quando c’è stata morte prematura, gli elementi psichici persistono più facilmente senza dissolversi, ed è per questo che la maggior parte degli esempi che si portano a tale riguardo si riferiscono appunto a bambini». (pag 234)

A questo proposito potrebbe essere meglio inquadrata l’espressione coniata da Rol di cellula biologica trascendentale prevalente. Detta prevalenza ha certamente a che vedere con la «presenza di un insieme considerevole di elementi psichici aventi la stessa provenienza, tale da rappresentare in modo approssimativo l’equivalente di una memoria individuale più o meno completa». Ora, questo vale essenzialmente per la trasmissione di elementi psichici che non hanno a che vedere con il ceppo familiare, quindi con tutti gli spiriti intelligenti di individui che non fanno parte di esso.  pag. 140