SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 5°PARTE-FRANCO ROL(3)

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Considerazioni aggiuntive su spiritismo e “spirito intelligente” da “Il simbolismo di Rol”

Da ragazzo Rol, di solida formazione cattolica, aveva intrapreso una ricerca spirituale approfondita che spaziava dai testi sacri delle grandi religioni ai vari domini dello “spiritualismo”. Il primo Novecento vedeva in Occidente il dilagare delle mode teosofiste, spiritiste, occultiste, antroposofiche e parapsicologiche, che in qualche modo volevano colmare un senso di insoddisfazione per la dottrina cattolica che non sembrava fornire sufficienti risposte “razionali” e scientifiche, o semplicemente riduceva le forme di accesso al trascendente sentite come monopolizzate dalla Chiesa, in un unico sistema che non sembrava tener conto dei diversi temperamenti degli individui. Era questo d’altronde il periodo in cui sembrava che la scienza – materialisticamente parlando – potesse arrivare a spiegare ogni cosa, persino certi ambiti fino ad allora dominio della sola religione (cattolica). (pag. 258)

Ma qual’era la differenza tra lo spiritismo e le sue sedute, e la nozione di spirito intelligente di Rol e i suoi esperimenti? Oltre a tutto quanto precedentemente detto sulla memoria ancestrale, e sui files mnemonici, faremo ulteriori considerazioni legate più specificatamente allo spiritismo e a quanto Rol aveva exotericamente riferito sullo spirito intelligente.

Nello spiritismo si ritiene di evocare lo “spirito dei morti”. Tale evocazione può avvenire o attraverso la cosiddetta “tavola spiritica” oppure tramite una persona che, con una tecnica di alterazione della coscienza che può essere appresa da chiunque, entra in uno stato detto trance. Egli diventa quindi il medium, o mezzo, attraverso cui lo “spirito” comunicherà con le persone presenti, o in forma orale, parlando con voce alterata (che può essere quella del “defunto”), o in scrittura automatica, dove lo “spirito” scrive per mezzo della mano del medium, il quale diventa nient’altro che un posseduto. La trance è infatti una condizione passiva e totalmente ricettiva, tale per cui il medium si trasforma in un catalizzatore di forze e psichismi di cui non conosce la natura e l’origine. Egli non sa che cosa avviene mentre si trova in quello stato, un po’ come nei soggetti sotto ipnosi, né ha alcun controllo sulle forze che eventualmente scatena. Questo si ripercuote anche sui presenti, che egli non è in grado di proteggere, così come un edificio che sia privo di parafulmine. Le sedute avvengono in genere al buio, per facilitare lo stato di concentrazione e annullamento sensibile dei partecipanti, i quali di solito fanno la cosiddetta “catena”, ovvero mettono le loro mani con i palmi aperti sul tavolo a contatto con quelle dei vicini. (pag. 259-260)

Negli esperimenti di Rol siamo agli antipodi. Oltre al fatto che gran parte della fenomenologia poteva avvenire nei luoghi più diversi, nel caso degli esperimenti in casa sua o di altri ci si ritrovava intorno a un tavolo, rettangolare o rotondo era indifferente, come per una normalissima chiacchierata tra amici. L’ambiente, sempre in piena luce, e il tavolo ricoperto da un panno verde corrispondevano grossomodo alle circostanze di un gioco di società come monopoli o trivial pursuit, oppure a una partita a bridge, al tavolo della roulette, o persino a un consiglio di amministrazione. Rol, sempre elegante, parlava di cose serie ma raccontava anche barzellette, faceva battute di uno humour che potremmo definire english, o si appassionava per questo o quel fatto di cronaca, scambiava opinioni coi presenti, enunciava antichi principi filosofici o commentava le ultime scoperte scientifiche, dava giudizi sulla pittura di questo o quell’altro artista, parlava di musica, poesia… e poi, anche, c’erano gli esperimenti. Egli, pur considerandoli estremamente importanti per la loro funzione, cercava in tutti i modi di farli passare come una cosa normale, quasi un gioco per l’appunto, ma non perché lo fossero, quanto perché, da un lato, voleva evitare il più possibile quella sensazione soffocante che gli poteva procurare la grande aspettativa dei presenti, i quali molto spesso non desideravano che vedere gli esperimenti, dall’altro proprio per dare l’idea che si trattasse di cose normali che chiunque avrebbe potuto fare, che rientravano nelle possibilità dell’essere umano. Qualcosa insomma di semplice, senza alcun alone di mistero o di zolfo. Questo era ciò che di più evidente differenziava le “sedute” di Rol da quelle spiritiche, ovvero le condizioni ambientali e la totale assenza di stati alterati di coscienza. (pag. 261)

A dare il colpo di grazia vi è poi la nozione di spirito intelligente, che si differenzia dallo “spirito” così come inteso dagli spiritisti principalmente per due aspetti: il fatto che esso possa essere sia di un vivo che di un morto, e il fatto che, nel caso si tratti di quest’ultimo, esso non è comunque il defunto. (pag. 262)

  1. Per il primo aspetto si ricorderà quanto più sopra dichiarato da Rol: «Sovente mi è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi».

  2. Il secondo aspetto, ovvero che lo spirito intelligente non è il defunto e che i defunti non sono tra (e non possono venire da) noi, è forse quello che più evidenzia la distanza “dottrinale” con lo spiritismo.

Scrive Rol:

«Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude». (pag. 264)


Traiamo delle conclusioni : Un altro aspetto da considerare è che una volta svanito uno spirito intelligente, perché non vi sarà più una sua percezione, morirà com’è morto il corpo e quindi nessuno mai lo potrà per così dire “richiamare”, “catalizzare”, se invece consideriamo lo spiritismo, il loro vagare intendo lo spirito del defunto è eterno, quindi lo si potrebbe invocare , come nella maggior parte dei casi anche da chi non ha memoria, trascendenza ecc ecc, ciò rende evidente come Rol se ne discosti. Quindi gli “spiriti dei vivi e dei morti” sono messi sullo stesso piano e  i secondi in realtà non sono nemmeno i defunti, come abbiamo visto nella parte precedente sono una memoria energetica fatta di esperienze , attitudini ecc, una forma di energia psichica di derivazione spirituale perché apparteneva al defunto, ma questi non è più presente in questo mondo. Prima del capitolo sulla reincarnazione ascoltiamo nel post successivo le parole di G.A.R. Credo non vi siano più dubbi sul fatto che fosse distante anni luce dallo spiritismo, che la sua teoria non rientra nemmeno nel campo religioso, per meglio dire è in collusione solo perché questa energia, questo residuo o scheda segnaletica, faceva pur parte di una creazione di Dio e la sua permanenza o utilità che gli permette di essere ancora operante sulla terra è una dimostrazione della sua grandezza.