POSSIBILITA’ : PLASTICITA’ DEL CORPO

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Plasticità del corpo

«Secondo quanto è stato scritto e raccontato di lui, non solo [è in grado di] indovinare tutto (naturalmente), ma anche scrivere numeri a distanza, crescere o diminuire di statura, folgorare con lo sguardo insetti nocivi».

 

Dino Buzzati:

«”Voi, sentite: se diventassi piccolo o altissimo non prendete paura…”. Una parola! Proprio questo avvertimento aggrava l’incubo. Perché dovrei aver paura di vedere un uomo accorciarsi o allungarsi? (questa è appunto una specialità di Rol). Il motivo non lo so, ma sono sicuro che avrei uno spavento mostruoso»,

Remo Lugli:

«Ci sono esperimenti nei quali Rol è stato visto crescere e diminuire di statura.‑

Nicola Riccardi:

«E poi l’ho visto concentrarsi, e il dottor Zeglio dice che addirittura gli è sembrato che diventasse più alto, però questo a me è sfuggito».

Buzzati (Federico Fellini):

«Un altro prodigio avvenne in un ristorante, pure a Torino. Avevano finito di pranzare, era già stato pagato il conto. “Andiamo?” propose Fellini. “Andiamo pure” rispose Rol. Fellini fece per avviarsi all’uscita ma si accorse che stava seduto. “Non ti alzi?” gli chiese. “Ma io sono già alzato fece Rol, “Io sono in piedi”. Fellini guardò meglio: Rol era alzato, infatti, ma aveva la statura di un nano. il dottor Gustavo Rol, che sfiora il metro e ottanta, non era più alto di un bambino di dieci anni. Qualcosa di folle, di allucinante: come Alice nel paese delle meraviglie. “Su, andiamo, andiamo” fece Rol a Fellini annichilito. Ma a Fellini mancò di nuovo il fiato; senza che egli avesse potuto percepire il mutamento, Rol di colpo si era trasformato in un gigante, stava accanto a lui come un cipresso, lo sovrastava di almeno una spanna».

Marisa Di Bartolo:

«[Rol] si collocò con me davanti ad uno degli specchi per mostrarmi la differenza di altezza (è alto circa un metro e ottantacinque). Ma subito dopo, nello stesso specchio, lo vedevo rimpicciolito, ridotto alla mia statura. Io giravo la testa, vedevo la sua spalla contro la mia, le gambe diritte, nulla che suggerisse l’idea di un possibile trucco. Lui rideva divertito, e un attimo dopo rieccolo torreggiante, sedici centimetri più alto di me».

Annamaria Iozzelli:

«Ci fu una volta in cui lo vidi crescere. Eravamo in ascensore, lui aveva quel profumo strano, che solo lui possedeva. Mi guardò, sorrise e cominciò a crescere. Di almeno trenta centimetri. I pantaloni gli diventarono alla zuava».

Arturo Bergandi:

«Eravamo insieme sull’ascensore di casa, non ricordo se stavamo salendo o scendendo. A un certo punto mi dice: “Bergandone, vuole vedere che in un attimo riesco a diventare grande?”, Un istante dopo toccava con la testa la plafoniera della cabina, poi in pochi secondi tornava normale. Non ho mai capito come facesse: di certo non si metteva in punta di piedi, anche perché si allungava tutto in modo strano, incomprensibile…».

«Avevano suonato al campanello, il dottore doveva scendere con un quadro perché c’era una signora che io stava aspettando su una 500. Dopo aver spostato il sedile del passeggero tutto in avanti per lasciare spazio al dipinto, bisognava fare in modo che Rol, alto e robusto com’era, potesse accomodarsi all’interno dell’autovettura. La signora era preoccupata: “Ho paura che lei non ci stia, dottore”. E lui, di rimando: “Non si preoccupi, adesso divento piccolo come Valletta”. Detto fatto: in un secondo, mentre si trovava chino sul marciapiede pronto per salire sull’auto, l’ho visto rimpicciolirsi poco alla volta. Lo so, pub sembrare incredibile, ma é quello che é successo».

Giuditta Dembech:

«Un pomeriggio mi trovavo a casa sua, da lui c’erano due ragazze di cui non ricordo il nome. Al momento di congedarci Rol chiese di dargli un passaggio fino a Porta Nuova. Io non avevo ancora la patente e chiese di accompagnare anche me per non farmi prendere il taxi. Le ragazze avevano una microscopica fiat Cinquecento, lui era alto un metro e novanta; ridendo, obiettarono che in quattro saremmo stati molto stretti. Da parte mia rinunciai al passaggio. Non così Rol: “Di cosa vi preoccupate? lo posso diventare grande o anche piccolissimo? Non ci credete? Ecco qua…” Eravamo in piedi all’ingresso, pronte per uscire, si infilò i pollici sotto alle bretelle elastiche e le tirò estendendole verso l’esterno. Un pesto normalissimo e un po’ gigione, ma… Sotto ai nostri occhi divertiti tutto il suo torace si era… espanso, gonfiato a dismisura… Estese le bretelle verso l’alto ed ecco Che si era allungato anche in altezza oltre che in larghezza! Era diventato enorme come l’omone della Michelin! Toccava quasi il soffitto, dovevamo alzare la testa per guardarlo’. Era buffissimo… ridevamo come pazze, che ne dite? Ma posso anche diventare piccolo piccolo…” Sempre ridendo, lasciò andare con uno schiocco le bretelle elastiche sul torace, e lo vedemmo come “sgonfiarsi”, si ritirò tutto su se stesso, come se si fosse accartocciato, divenne piccolo e magro, più piccolo di me che sono alta 1,65.,. Giusto il tempo di farci un’altra risata divertita e, non saprei dire come, era tornato normale… Ma la cosa che oggi ritengo più incredibile è che noi tre, anziché rimanere esterrefatte, magari anche impressionate, ridevamo, carne fossimo al circo… In quei momento, per noi, era ovvio, naturale, che Rol facesse ogni tipo di prodigio, perché dovevamo stupirci? Ridevamo noi ragazze, ma lui era più divertito di noi… “Avete visto? Questa non è magia, questo è yoga”. Dunque, ho visto molte persone fare Yoga, ho conosciuto anche insegnanti indiani, ma non ho mai visto nessuno fare una cosa simile… Inutile dire che sulla Cinquecento ci siamo stati tutti comodissimi, continuando a ridere come forsennati.. . ».

Maria Luisa Giordano:

[Uopo un pomeriggio a casa di Rol, la Giordano sta per andarsene]

«Qui successe un fatto incredibile. Mentre stavo per uscire e stava aiutandomi a infilare il cappotto, mi girai e vidi che ai posto di Rol, di corporatura atletica, c’era un Rol nano, non più alto di un bambino di sette anni. Lanciai un piccolo grido, avevo il cuore in tumulto, lo confesso, anche se con lui ero gin abituata a tutto. Dopo pochi minuti aveva giù ripreso le sembianze normali, sorrideva con aria furbesca, quasi divertita. Aprendomi la porta mi chiese: “Ti sei spaventata? Con me dovresti essere abituata a tutto!” Subito dopo, con aria da bambino contento soggiunse: “Sei impallidita. Lo sai che mi piace scherzare, ti prego di scusarmi”. Nel frattempo, eravamo arrivati sul pianerottolo, mi baciò la roano con un inchino e disse: “Questa è la storia di re Artù, che non vale niente se non ci sei tu!” [Nel pomeriggio avevano parlato della leggenda del Santo Graal] Ero in ascensore, stava salutandomi con la mano, lo vidi di nuovo trasformato, molto più alto e maestoso, era diventato un omone gigantesco: allora ancora più spaventata non feci altro che premere il bottone. Dopo cena ci chiamò, voleva sapere da mio marito se mi ero ripresa, continuava a ripetere a Gigi, ridendo, a proposito dell’accaduto: “Avresti dovuto vedere la faccia di tua moglie in quel momento! Era un gran burlone, gli piaceva molta ridere e far ridere». «Mentre eravamo in ascensore e stavamo recandoci a casa sua perché voleva farmi vedere un suo quadro che aveva appena terminato e che avrebbe dovuto consegnare il mattino dopo, il suo collo iniziò ad allungarsi, a diventare sempre più lungo, come quello di una giraffa, quasi fino al soffitto. Lo fissavo sbalordita. Dopo pochi secondi, ritornò al suo posto».

Giordano (Contessa Di Suni):

«Mi racconta che un loro amico era molto scettico nei confronti di Gustavo, che, un giorno, io invitò a casa sua. Lo fece accomodare in salotto sul divano dove c’era un abat-jour acceso. Gli disse di dargli una mano e di non staccarla. Nella penombra, un punto luminoso iniziò ad aleggiare nella stanza, diventava sempre più grande, quasi un globo che girava attorno alle loro teste. Preso dal terrore, il giovane staccò la mano da quella di Rol che cadde svenuto. A sua volta anche il giovane si senti male, quando poi si riprese prima di Gustavo, vide vicino a sé un nano con le sembianze di Gustavo che se ne stava andando come circondato da una nuvola».

Valentina Cortese:

«Mentre si concentrava addirittura modificava le sue sembianze, diventava un’altra persona, non era più lui, una cosa davvero incredibile, si faceva enorme, gigantesco, una cosa che faceva davvero paura».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol