FINALE – REINCARNAZIONE E GLI ERRORI

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….dal libro “il simbolismo di Rol” 

Non esiste la reincarnazione!!!

Un ospite chiede: «Quindi la nostra possibilità attuale è quella di morire e lo spirito vagare, oppure lo spirito di ritornare, praticamente una reincarnazione?». Rol risponde: «Non esiste la reincarnazione, non ci credo!» (APPENDICE II)

Molti ipotizzavano che Rol non credesse alla reincarnazione per non urtare la Chiesa cattolica, ma si tratta solo di congetture fatte da chi ignora la tradizione metafisica autentica. Maurizio Bonfiglio ha scritto invece giustamente – a proposito dell’espressione «spirito intelligente» – che «affermare che Rol cambiasse terminologie solo per non incorrere in ire ecclesiastiche, mi pare assurdo e senza fondamento. Tutto il suo discorso è concettualmente ed ideologicamente diverso da ogni forma di spiritismo praticato» (pag.141)

(errori trascrizioni) Se dovessimo fare una stima generica, potremmo dire che per il 95% la Giordano è riuscita nell’intento. Ha cioè trasposto correttamente il pensiero di Rol, pur filtrandolo e trasponendolo nel suo stile. Un 5% invece è stato riportato secondo noi impreciso, e riguarda concetti in ogni caso difficili, e facili a fraintendersi. Uno di questi è appunto la reincarnazione. Per esempio, a p. 110 riporta questa affermazione di Rol:

«“Decideremo noi se saremo degni di aspirare all’eternità nella luce immensa di Dio o se invece dovremo ripetere la dura, durissima prova della vita incarnandoci un’altra volta per cercare di purificarci”». E a p. 125: «“Se ci considereremo indegni dovremo ripetere la dura prova della vita e reincarnarci”». In Rol mi parla ancora, secondo libro dell’autrice uscito nel 1999, si trovano i seguenti pensieri: «“Quando l’uomo dopo la sua morte si troverà davanti alla presenza di Dio che lo sveste e lo pone davanti a se stesso, proverà un tale orrore che sarà lui stesso a giudicarsi. Lo farà senza indulgenza, sarà spietato con se stesso, rivedrà la sua vita passata, i suoi peccati, le buone azioni compiute. Se sarà colpevole dovrà reincarnarsi per ripetere la dura, durissima prova della vita, se invece si assolverà, allora potrà subito fare parte della grande Luce, potrà essere degno di adire all’eternità. La reincarnazione esiste, ma l’evoluzione spirituale per raggiungere il fine assegnato all’anima, ha bisogno di più reincarnazioni”». «“L’anima si reincarna fino a quando non avrà compiuto la sua missione di avvicinarsi a Dio. Reincarnazione, karma, meditazione, libero arbitrio, numerologia, astrologia, divinazione, la Cabbala può essere un aiuto prezioso per fedeli di qualsiasi religione”»…………Tutto questo a noi appare troppo New Age per essere davvero di Rol, e non coincide né con il suo stile né con la sua dottrina. è senz’altro vero che il concetto della «ripetizione della prova della vita» fa parte del pensiero di Rol, ma va inteso in un modo del tutto differente (lo vedremo più avanti). Quel che è certo, è che Rol mai può aver parlato di «più reincarnazioni» A confermare che non stiamo solo facendo delle ipotesi, oltre a tutto quanto riferiremo su tale argomento, è una chiarificazione della stessa Giordano, la quale durante una trasmissione televisiva sulla emittente locale piemontese Telestudio del 26 maggio 2004 aveva detto, parafrasando il pensiero di Rol: «Se saremo degni di adire all’eternità, torneremo nella luce di Dio da cui eravamo discesi, e invece se dovremo ripetere la durissima prova della vita ci reincarneremo e ripeteremo la durissima prova della vita». Subito dopo puntualizzava: «Però un momento, lui non voleva dire la parola reincarnazione – aveva studiato dai Gesuiti – però nello stesso tempo spiegava che la cosa era così». Questa repentina precisazione rispecchia quell’ambiguità apparente che alcuni testimoni hanno ravvisato nei discorsi di Rol su questo argomento. Anche l’errata deduzione che egli non usava questo termine per non suscitare perplessità in ambito cattolico («aveva studiato dai Gesuiti»), mentre la ragione è che la teoria della reincarnazione, per come intesa dai moderni, è semplicemente fasulla. Ovviamente è difficile, per chi come la Giordano crede a questa teoria, accettare questo tipo di conclusione. Nella trasmissione appena citata il conduttore chiedeva poi a un altro ospite, Carlo Buffa di Perrero: «Dott. Buffa, cosa ne pensa?». Buffa: «Mah, io per quello che l’ho conosciuto so che è stato un personaggio molto credente, quindi la sua profonda fede non mi fa pensare a una teoria della reincarnazione, perché era un uomo molto serio e su queste cose faceva molta attenzione». (pag.145-146)

Nella lunga introduzione di Scritti per Alda, prima di passare in rassegna le poesie pubblicate, troviamo un capitoletto intitolato «Rol e la reincarnazione», cui seguono «Rol e Napoleone», «Napoleone e Carlo Magno», e infine «…e Alessandro Magno». In queste poche pagine sono concentrate un buon numero di fantasie che verranno poi successivamente riprese da altri, anche in modo critico per cercare di mettere in cattiva luce la “dottrina di Rol” di fronte all’ortodossia cattolica. Scrive la Dembech: «…ci troviamo di fronte ad uno dei temi più controversi e misteriosi dell’esistenza di Rol, la reincarnazione. Aveva uno strano atteggiamento nei confronti di questo argomento. A volte l’accettava completamente, lanciandosi a raccontare episodi che ci stupivano sull’uno o sull’altro personaggio storico o addirittura sui presenti… A volte invece, accampava forti riserve modificando o contraddicendo quanto aveva affermato in precedenza. Altre ancora pareva respingerla apertamente. Nonostante tutto, la nostra opinione comune è che Rol credesse fermamente alla reincarnazione. Forse non lo rivelava apertamente per non urtare la suscettibilità della Chiesa. Probabilmente, per non sconvolgere il pensiero delle persone credenti, o per eludere domande imbarazzanti a cui forse non voleva dare risposta, a volte modificava le sue affermazioni» . Cominciamo subito col dire che non corrisponde affatto alla realtà l’affermazione che «la nostra opinione comune è che Rol credesse fermamente alla reincarnazione». Si tratta di una opinione personale della Dembech e di pochi altri. La stessa giornalista si contraddice in modo evidente, perché sei anni prima, nel 1993, quando guarda caso Rol era ancora vivente, scriveva sul secondo volume di Torino città magica: «Su una cosa però non siamo mai stati d’accordo: io credo nella reincarnazione, lui no». E aggiungeva: «Ma Rol su questi concetti [reincarnazione e idee teosofistiche, n.d.r.], che del resto sono accettati dalla quasi totalità delle religioni mondiali, non è d’accordo». A parte il fatto che una conoscenza seria delle tradizioni religiose e della loro essenza metafisica esclude nel modo più assoluto che «questi concetti… sono accettati dalla quasi totalità delle religioni mondiali», il fatto che Rol non fosse d’accordo è per noi ovvio. Anche ne Il grande precursore la Dembech scriverà: «Ho provato più volte a parlargli di Helena Blavatsky e dei Maestri, ma lui provava una sorta di fastidiosa avversione…» (pag.203-204)

Ed è vero che talvolta ha giocato sulla possibilità che potesse essere la reincarnazione di Napoleone Bonaparte. Rol si compiaceva di lasciare sull’argomento un alone di ambiguità. Ma questa ambiguità non è altro che la messa in pratica del linguaggio metaforico e simbolico così diffuso nei testi sacri, linguaggio necessario per mettere in scacco il pensiero lineare e proiettarlo in una dimensione più allargata, di ordine trascendente. È raro che un essere umano possa conseguire una realtà certa su quale sia il nostro destino dopo la morte, e quei pochissimi che arrivano a intuirlo, ovvero gli uomini che hanno conseguito l’illuminazione, generalmente si astengono dal fare affermazioni definitive o delimitanti. Nessuno d’altronde può spiegare nei dettagli cosa ci sia dopo la morte, può tuttalpiù limitarsi ad affermare che la morte del corpo non coincide con la morte della coscienza, e che si può sopravvivere in un altro stato. Questo è tutto. Spingersi oltre, a meno che non si tratti di linguaggio simbolico, è solo mera speculazione, ed infatti i maestri autentici di solito se ne astengono. L’idea della reincarnazione ha una valenza simbolica non dissimile da quella che si trova, per esempio, nella Genesi o nell’Apocalisse: pensare di prenderla alla lettera vuol dire andare completamente fuori strada. È proprio per questo che Rol «a volte invece, accampava forti riserve modificando o contraddicendo quanto aveva affermato in precedenza. Altre ancora pareva respingerla apertamente». Questo suo comportamento non era l’espressione di un atteggiamento contraddittorio, ma solo un tentativo di correggere la rotta di coloro che avevano interpretato troppo letteralmente le sue allusioni. In generale, coloro che hanno visto in Rol comportamenti contraddittori hanno visto solo l’apparenza, e il grado di contraddizione da loro riscontrato era solo lo specchio del loro “livello” di coscienza. (pag.205)

Un tipico esempio di come una allusione di Rol su sé stesso sia stata presa erroneamente alla lettera è dato da quanto scrisse la giornalista Marisa Di Bartolo sul mensile Astra nel 1987:

« è nato ottantatré anni fa, il 5 maggio, giorno della morte di Napoleone (Rol non ritiene il fatto casuale: giunge ad alludere a se stesso come ad una reincarnazione del grande francese)». Ce n’era abbastanza per far irritare Rol, che scrisse immediatamente una lettera di smentita pubblicata poi nel numero successivo della rivista:

«Caro direttore,

sul numero di giugno della rivista ho letto con molto stupore un articolo a firma Marisa Di Bartolo nel quale viene detto che, essendo io nato il cinque maggio, giorno della morte di Napoleone, Rol non ritiene il fatto casuale, (ma) giunge ad alludere a se stesso come ad una reincarnazione del grande francese!!!” Nulla di più falso: una simile affermazione va contro ogni mio principio religioso e filosofico. E poi non sono nato il 5 maggio, bensì il venti giugno. Probabilmente la signora Di Bartolo ha fatto una confusione che le fa perdonare un errore così grottesco. Fin da bambino sono sempre stato portato ad interessarmi alla storia di Napoleone e per anni, poi, avevo messo assieme una raccolta importante di cimeli dell’imperatore, raccolta che, oggi smembrata, era nota nel mondo. Volli donare alla città di Torino la carrozza dorata con la quale Napoleone si recò a Milano per essere incoronato Re d’Italia, ma la mia città, avendo rifiutato il dono, l’Ordine Mauriziano lo accettò collocando la preziosa carrozza in un salone da me indicato, nella palazzina di caccia di Stupinigi, unitamente a bassorilievi in marmo dello Spalla, che si riferivano alle campagne napoleoniche. Quel cimelio è oggi relegato nelle scuderie di quella residenza dei Savoia (!). Quando ero giovane, un così grande interesse per Napoleone mi faceva dire che non mi sarei stupito di morire un giorno che fosse il cinque maggio, forse nel mio cinquantesimo anno. Di qui l’errore della signora Di Bartolo la quale avrà letto in qualche parte quel mio pensiero giovanile» (pag.206-207)

CONCLUSIONE

Se c’è una cosa che Rol ha fatto tutta la vita è stata piuttosto questa, ovvero indirizzare gli uomini a Dio e confermare la Sua presenza tra di loro. Le sue possibilità vanno considerate alla stregua di un incentivo persuasivo per rafforzare nel prossimo la Fede, e questo perché, lo abbiamo già detto, «se non vedete segni e prodigi, voi non credete».

Rol e l’altra dimensione : (cit G.A.R.) “Sono fiero di essere cristiano”.
“In questo nostro mondo, in questa nostra società dove tutti, intellettuali, artisti, gente comune sia dalla televisione che dai giornali si vantano di essere laici, si proclamano non credenti, io invece affermo con gioia, per quanto possa valere la mia voce: ‘Sono fiero di essere cristiano.

FINE