POSSIBILITA’ : ANIMALI E PROFUMI

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Animali

Federico Fellini:

«Ricordo nel parco di Torino: andavamo a spasso e guardavamo gli uccelli, gli insetti, le persone. Vedemmo tra i rami un pappagallino sfuggito a chissà quale gabbia, Rol lo chiamò e il giorno dopo consegnò il volatile alla sua proprietaria in lacrime, che prima d’allora non aveva mai visto ne conosciuto»

Maria Luisa Giordano:

«Gustavo gli domandò [a Fellini] quale sensazione gli trasmetteva questo dipinto e il regista rispose: “Una grande serenità, una grande pace”. Rol allora si volse a me per chiedermi: “Qual è il simbolo della pace?” “La colomba!” risposi. Subito sentimmo un fruscio nella stanza accanto, quasi un battito d’ali: sembrava ci fosse un volatile. “Cosa succede di la?” esclamò Gustavo. “Andiamo a vedere.” Vi lascio immaginare il nostro stupore, una volta passati nell’altra stanza, nel trovare su una poltroncina una colomba bianca che sbatteva te ali. Rol sembrava egli stesso stupito e con noncuranza disse: “La finestra è socchiusa, sarà entrata da quella parte. Povera bestiola è spaventata”. Poi la prese con delicatezza tra le mani, la sollevò verso la finestra aperta e, lasciandola andare, aggiunse: “Vola, vola libera nel cielo stellato!”».

Rita Jacob

«Vorrei raccordare un episodio banale, assolutamente inedito. E stato scritto su Rol di tutto, dagli esperimenti più grandiosi eccetera.. .Questo episodio accaduto con me è proprio de minimis, direi che a volte sono proprio i piccoli dettagli che possono confermare la grandiosità dell’opera. Una sera venne a trovarmi, io abitavo ancora vicino all’ospedale Sant’Anna dove lavoravo. Venne a trovarmi dopo cena, forse c’era qualche mio amico, poche persone comunque. Arrivò col suo pacchettino di dolci. Io allora avevo una cocker femmina, e chi ha avuto dei cani, soprattutto un cocker, può testimoniare che sono animali golosissimi. Tant’è che c’era una prova classica: avevamo una scatola di biscotti in cucina, nell’altra camera lei sentiva toccare questa scatola e si precipitava. Quella sera Rol entrò, ci salutò, parlò al cane, ricordò una sua cagnetta da caccia a cui lui era molto affezionato, e poi il cane andò in cuccia. E lui fece semplicemente così con la mano. dopodiché scartammo il pacchetto delle tignole, e mangiammo tranquillamente col cocker perfettamente addormentato tutta la sera. Era a due metri, non era in un’altra camera. Dopodiché quando se ne andò, il cocker si alzò e lo salutò».

bis «Io avevo un cane molto goloso. Rol non voleva essere disturbato quella sera, e poco dopo essere entrato fece un gesto con la mano aperta (come se spolverasse qualcosa) in direzione del cane che rimase nella sua cuccia senza andargli incontro e dormi per tutta la serata senza infastidire o desiderare minimamente i dolci e i biscotti di cui solitamente era goloso».

Profumi

Remo Lugli:

« Gianni De Coster, di Torino, che possiede un suo [di Rol] quadro raffigurante un mazzo di rose, riferisce a più di una persona – nel 1973 – che ogni tanto le rose dipinte si mettono a profumare come se fossero vere e la materia pittorica sembra essere in continuo movimento producendo suggestive sensazioni».

Maria Luisa Giordano:

«…profumi che, insistenti, provenivano a zaffate in modo improvviso dai suoi quadri».

Rita Jacob:

«Questo quadro fu dipinto durante una seduta in casa dello scrittore Lugli. Questo esperimento è descritto in parecchi libri che raccontano gli esperimenti di Rol. C’erano molte persone tra cui quattro signore, e Rol domandò cosa si voleva si dipingesse. Si parlò di stagioni. Ognuna delle signore scelse una stagione, io scelsi l’autunno. Si offuscarono le luci e nel giro di un quarto d’ora il quadro venne dipinto. Dopodiché si divise in quattro parti e Rol prese la parte che toccava a me, e lo fece incorniciare lui stesso ­quindi anche la cornice è stata scelta da Rol, e me lo regalò. Coglierei l’occasione per raccontare un episodio inedito. Quella sera  io indossavo un completo e durante l’oscurità sentii che venivo toccata sul braccio, con dei tocchi leggeri. Dopodiché tutto avvenne, si riaccese e furono regalati i quadri. Arrivai a casa, riposi il vestito nell’armadio. Due o tre giorni dopo mi capitò di andarlo a cercare e sentii un profumo intensissimo. Dopo circa venti giorni, un mese, venne a trovarmi un mio amico, un signore che adesso è primario in provincia, di cui dirò solo il nome: Erie – che potrebbe quindi testimoniare – e raccontai l’episodio, andai a prendere il vestito nell’armadio, e ancora dopo venti giorni, un mese, si sentiva questo intensissimo profumo. È stata una cosa molto particolare, molto bella». «Quella sera li io avevo un completo molto carino, venni a casa e lo misi nell’armadio. Dopo una settimana aprii quella parte di armadio, e sentii un profumo straordinario, [che] emanava questo completo. Dopo 15 giorni aprii l’armadio, e c’era un profumo straordinario. Dopo un mese venne a trovarmi un mio amico, parlai di questo esperimento, aprii l’armadio, e questo profumo era ancora li. Ora, o magari una sciocchezza, però provate a mettere qualsiasi profumo su un indumento, chiudetelo nell’armadio, e dopo credo due o tre giorni questa cosa se ne va…».

Piero Femore

«Durante tutto l’esperimento un profumo, violentissimo e nauseante, di violette si era diffuso per la stanza».

TRATTI DALL'”UOMO DELL’IMPOSSIBILE” A CURA DI FRANCO ROL