PERSONAGGI : FEDERICO FELLINI (PARTE QUARTA)

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PERSONAGGI : FEDERICO FELLINI (PARTE QUARTA)

Data: 03/11/1993  Testata: LA STAMPA

Ciò che fa Rol è talmente meraviglioso che diventa normale; insomma, c’è un limite allo stupore. Infatti le cose che fa, lui le chiama <giochi>, nel momento in cui le vedi per tua fortuna non ti stupiscono. Soltanto nel ricordo assumono una dimensione sconvolgente. Com’è Rol? A chi assomiglia? Che aspetto ha? E’ un po’ arduo descriverlo. Ho visto un signore dai modi cortesi, l’eleganza sobria, potrebbe essere un preside di ginnasio di provincia, di quelli che qualche volta sanno anche scherzare con gli allievi e fingono piacevolmente di interessarsi ad argomenti quasi frivoli. Ha un comportamento garbato, impostato a una civile contenutezza contraddetta talvolta da allegrezze più abbandonate,  e allora parla con una forte venatura dialettale che esagera volutamente, come Macario, e racconta volentieri barzellette. Credo che la ragione di questo comportamento (…) sia nella sua costante e previdente preoccupazione di sdrammatizzare le attese, i timori, lo sgomento che si può provare davanti ai suoi traumatizzanti prodigi di mago. Ma, nonostante tutta questa atmosfera di familiarità, di scherzo tra amici, nonostante questo suo sminuire, ignorare, buttarla in ridere per far dimenticare e dimenticare lui per primo tutto ciò che sta accadendo, i suoi occhi, gli occhi di Rol non si possono guardare a lungo. Sono occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta, gli occhi di un personaggio di un bel film di fantascienza. Quando si fanno <giochi> come i suoi, la tentazione dell’orgoglio, di una certa misteriosa onnipotenza, deve essere fortissima. Eppure Rol sa respingerla, si ridimensiona quotidianamente in una misura umana accettabile. Forse perché’ ha fede e crede in Dio. I suoi tentativi spesso disperati di stabilire un rapporto individuale con le forze terribili che lo abitano, di cercare di definire una qualche costruzione concettuale, ideologica, religiosa, che gli consenta di addomesticare – in un parziale, tollerabile armistizio – la tempestosa notte magnetica che lo invade scontornando e cancellando le delimitazioni della sua personalità, hanno qualcosa di patetico e di eroico.
 

 

 

Fellini e Rol la strana coppia
 
«Gli occhi di Rol non si possono guardare a lungo. Sono occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta, gli occhi di un personaggio di un bel film di fantascienza”. Fellini dixit: il Maestro soggiogato negli ultimi trent’anni della sua vita artistica da Gustavo Adolfo Rol, assicura Nicolò Bongiorno, che al veggente di Torino, signore dell’ alta borghesia subalpina, dagli intrecci carismatici con le grandi famiglie e gli intellettuali di rito – ha dedicato il documentario “Un mondo dietro il mondo”, con montaggi d’ archivio, inediti e interviste a testimoni illustri (tra cui Giulio Giorello), proiettato in anteprima al Noir in Festival di Courmayeur, poi su Sky e, forse, Raitre (La storia siamo noi). «Rol? Una personalità pazzesca, un fascino senza eguali – s’ entusiasma il secondogenito di Mike Bongiorno, 31 anni, da dieci attivo sui set italiani, tra documentari e tv -. Era inevitabile che Fellini, attratto da sempre dall’occulto, finisse, come tanti altri protagonisti della cultura italiana, per diventarne amico, fino a promuoverlo suo consulente o, se si preferisce, interlocutore nei suoi progetti cinematografici. è tuttavia sicuro che a Il viaggio di G. Mastorna, film ‘maledetto’ rimasto nel cassetto e diventato leggenda metropolitana, Fellini cambiò il finale su suggerimento di Rol: il quale, come risulta dai carteggi con Giulietta Masina documentati nel film, non ne incoraggiò mai l’ abbandono, anzi, cercò in tutti i modi di indurre il Maestro a trasferirlo su grande schermo, indicandolo come il film-chiave della sua carriera in celluloide». Da dove deriva questa fascinazione per un personaggio tuttora fumoso, strattonato tra fans della parapsicologia e razional-scettici convinti che fosse tutto un bluff? «Prima di tutto, dal fatto che sono stato amico della famiglia Fellini: Giulietta Masina è stata madrina al mio battesimo. E poi, io stesso, rimettendo insieme i vari documenti, acquisiti soprattutto a Torino, dall’ultima compagna di Rol, Caterina Ferrari, che continua a custodirne gelosamente prove e memorie, sono stato sempre più attratto dall’enorme carisma del personaggio e dal suo destino storico: grande illusionista, ma ferocemente attaccato come ciarlatano, fabbricante di trucchi da fiera». Lei è un ‘credente’ in Rol? «Sono convinto che la mente può interagire con la materia e che esistono più dimensioni, altre realtà nella nostra vita. Era questo il principio su cui si basavano le performances sconvolgenti di Rol: l’ animazione nello spazio di figure dipinte, a esempio, cui ho cercato di dare consistenza nel film ricorrendo alle tecniche del cartoon. Rol, che è nato a Torino nel 2003 e vi è morto nel 1994, si è sempre considerato un pittore: ma i suoi quadri erano escrescenze nello spazio, impalpabili, irraggiungibili. Quel che continua a ossessionarmi è il rapporto che riusciva a stabilire con la materia: è qualcosa che riguarda la scienza, non la fantascienza». Che cosa l’ ha colpita di più nella vita e nelle ‘opere’ di Rol? «La dedizione alle cause umane. Quando, durante la Seconda guerra mondiale, i gerarchi nazisti s’ erano installati nella sua casa a San Secondo di Pinerolo, era riuscito a salvare un numero importante di partigiani, ricorrendo alle sue doti di veggente: in cambio della liberazione dei prigionieri, “leggeva” le lettere delle SS chiuse a chiave nei cassetti a Amburgo. Scommetteva e vinceva: sempre».