I VIAGGI NEL TEMPO (PRIMA PARTE)

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I VIAGGI NEL TEMPO (dal libro IL GRANDE PRECURSORE)

G.: Questa è una delle sue facoltà più affascinanti. Come riesce? 

R.: Stabilisco una data. Ad esempio 5 luglio 1209, Torino Piazza Castello. Io porto una persona in quel luogo. La porto a vivere in quel momento, la faccio parlare persino con la gente dell’epoca, e quando torna nel presente, ricorda tutto … Una volta abbiamo fatto un bellissimo esperimento con la famiglia Gazzera, abitano qui nella stessa casa al piano terreno. Al termine, sentivamo suonare un campanellino e ci chiedevamo da dove giungesse. Poi, lo abbiamo visto tutti: fluttuava intorno a noi a mezz’aria e venne a depositarsi sul tavolo. Nel corso dell’esperimento, qualcuno vide Maria Antonietta In veste da contadinella, accanto a lei c’era una capretta, quel sonaglio d’argento, era appeso al collo della bestiola … Ora è in casa Gazzera. Ma perché la scienza non ha mai voluto indagare su questo punto, sui viaggi nel tempo?

G.:Ma come può pensare che scienza possa crederle? Non ammette l’esistenza dello spirito e ce l’ha quasi sotto al microscopio, non ha che da guardare e se lo trova di fronte! I viaggi nel tempo sfiorano l’incredibile, il meraviglioso. La scienza non li capirà mai …

R.: Perché non potrà mai? Io invece spero che potrà farlo. Spero che la scienza arrivi a farlo un giorno … lo spero, attraverso la scienza, di poter trasmettere queste mie possibilità, come quella dei viaggi nel tempo …

 Io mantengo integra la mia coscienza durante gli esperimenti, almeno per una parte di me stesso sufficiente a impedirmi di andare in trance. È vero, si, che il mio volto e la voce possono cambiare di espressione e sovente mi sento «proiettato fuori», ma la parte viva, umana e cosciente di me stesso non viene per nulla alterata.
 
Si stabiliva di comune accordo e con precisione una data e un luogo da scegliere. Rol evitava sempre tempi vicini a noi per non incorrere in interferenze con i viventi. Stabiliti tali elementi, prima di tutto invitava i partecipanti alla seduta a concentrarsi sul color verde, e poi ognuno doveva immaginare di essere in quel luogo e in quel tempo. Non dava indicazioni o suggerimenti specifici; ognuno doveva cercare di vedere con gli occhi della propria fantasia. Chi aveva immagini o sequenze di immagini chiare e persistenti doveva parlare e raccontarle. Gli altri ascoltavano, seguivano la propria immaginazione o, a un certo punto, erano influenzati da quella enunciata e la controllavano, ci si inserivano, magari erano in grado di aggiungere alcuni particolari e finiva che tutti o quasi tutti entravano con il loro pensiero nella scena che si andava descrivendo, diventando quasi reale. Rol ascoltava e interveniva, per confermare se anche lui si era inserito in quell’atmosfera, per una precisazione, per l’aggiunta di un particolare. Potevano anche scaturire dei veri e propri dialoghi: il viaggiatore del presente, incontrando un personaggio dell’altro tempo, lo interpellava e ne riferiva in seduta le risposte. Un «viaggio» durava anche più di un’ora, e a un certo punto accadeva, evidentemente, la rottura di un diaframma tra l’immaginazione e la realtà perché si sentivano, di quel mondo, i rumori, gli odori, il freddo e il caldo. E, spesso, accadeva il fenomeno enorme, strabiliante, dell’apporto di un oggetto «visto» in quel luogo e in quel momento.
 

«Per i ‘viaggi nel futuro’ Rol si avvale di questa formula: “Il futuro altro non è che la conseguenza logica del passato attraverso il presente”», aggiungendo: «Ho udito Rol affermare più volte: “noi siamo ciò che fummo e ciò che saremo”»