DIALOGHI : L’ENIGMA DELLA MENTE

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Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” :

 
L’ENIGMA DELLA MENTE
“Lo sviluppo del pensiero può farci comprendere che siamo molto più potenti di quanto non riusciamo a immaginare, e questo è possibile solo se riusciamo a renderci conto che in noi ci sono i frammenti della divinità.

“Nell’umano vi è una profonda volontà inconscia, che compare negli animali sotto forma di istinto.

“L’intelligenza ha staccato l’uomo dagli istinti, così la ragione, cioè il conscio, si oppone all’inconscio dando origine una lotta fra queste due forze.

“Gli egizi, ma anche i cinesi, parlavano spesso di aperture e canali del corpo umano, intendendo con questo dei veri e propri circuiti energetici. Questi ultimi sarebbero sia dei flussi nutritivi, sia dei veri e propri magneti della forza universale.

“L’uomo ‘incoronato’ è dunque colui che ha portato alla luce tutti gli aspetti più profondi di sé stesso, che ha superato i limiti del pensiero razionale per arrivare a una riunione globale dei fenomeni: la corona indica così la padronanza del proprio io.

“Anche un rabbino mi ha spiegato che il cervello, secondo l’interpretazione hassidica della Cab­bala, non è altro che un recipiente molto raffinato. Di che cosa? Dell’anima, naturalmente, la quale immette in noi la vitalità.

“Il cervello rappresenta il livello più alto in cui si può ricevere la rivelazione dell’anima.

“Gli altri due recipienti sono rappresentati dal cuore per ricevere i sentimenti e dagli organi come la mano e il piede che debbono svolgere le azioni pratiche.

“Ogni individuo possiede un potenziale animico (e quindi un’intelligenza) infinito. Saperlo  sfruttare o meno dipende dalla finezza del recipiente cervello.

“I due emisferi cerebrali svolgono funzioni diverse. Quello sinistro presiede al linguaggio, alla razionalità, alla logica, alla vita cosciente, quello destro è legato all’intuizione, all’immaginazione, alla creatività, all’emozione.

“Noi oggi ci facciamo guidare in misura determinante dalla metà sinistra del cervello, mentre avvertiamo  ben  poco gli impulsi e gli stimoli di quello destro, ‘emisfero muto. Esso si rende percepibile solo nei momenti creativi e nelle rare occasioni in cui riusciamo ad avere intuizioni, flash profetici o chiaroveggenti, illuminazioni mistiche, esperienze religiose.

“Di questo emisfero destro conosciamo ben poco e la tesi suggestiva di Jaynes è che esso sia stato un giorno ‘abitato dagli dèi’, capace di udire la loro voce.

L’uomo dell’antichità si lasciava guidare dalle `voci degli dei; l’uomo moderno invece, con l’evolversi del pensiero cosciente, la nascita della filosofia, lo sviluppo della scrittura, perse la sua capacità di porsi in ascolto.

“Ciò che noi chiamiamo storia, dice Jaynes, non è che il lento ritrarsi della marea delle voci e delle presenze divine. Mi comprendi?

“La mente umana si è allora sviluppata in maniera sempre più unilaterale (emisfero sinistro), tuttavia la bicameralità non è sparita del tutto e riceviamo ancora dei flash, dei messaggi, delle intuizioni dall’emisfero destro.

“Siamo pervasi dalla nostalgia della nostra altra mente e certi fenomeni che ci capita di vivere rimandano costantemente ad essa. Fenomeni telepatici e chiaroveggenti, profetismo, medianità.

“Se riuscissimo a rivivificare l’emisfero destro senza rinunciare alla coscienza e quindi a ridiventare uomini arcaici, potremmo ricominciare a sentire la voce degli angeli e degli dei.”

“Noi dobbiamo imparare a usare ciò che Pascal chiamò esprit de finesse, spirito di finezza, cioè quella straordinaria facoltà fatta d’intuito, istinto, discrezione, sentimento, emozione, esperienza, che ciascun uomo possiede e che sola può portare a una certezza assoluta di carattere diverso da quello razionale, poiché capace di ‘sentire’ più che di vedere, di cogliere le cose con vivezza e profondità e cioè di affinare le sfumature che sfuggono alla ragione e che richiedono un senso delicatissimo e acuto per essere sentite.”