ARTICOLI [Franco Rol (2)]:

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Questo articolo apparso sul giornale mistero nell’agosto 2021 è molto importante, Franco Rol da delle delucidazioni “illuminanti”,  con la trascrizione di una registrazione su come Rol iniziò… e non solo. L’articolo è riassunto e diviso in paragrafi, ma se ne consiglia il reperimento sul web.

Nel luglio 1927 Gustavo Adolfo Rol scriveva nella sua agenda di lavoro: <<Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura».

Fu probabilmente tra il 1934 e il 1939 che Rol andò per la prima volta in India e Tibet. anche se non si hanno per ora conferme cronologiche. Vi andò non per intraprendere un cammino spiri­tuale o “in cerca di se stesso”. ma per trovare conferme a quanto già ave­va trovato e per parlare con qualcuno come lui.

Rol era un Buddha in cerca di un altro Buddha. qualcosa al limi­te dell’impossibilità statistica, vista la rarità di questo status psico-fisico-spirituale. Nono­stante siano anni che io ripeta ad nauseam che Rol fosse un illuminato (che è ciò che appun­to significa “Buddha”, da bodhi, illuminazione). giornalisti, disin­formati e testimoni non prossimi a lui continuano a usare le defi­nizioni sbagliate di cui sopra e che lui stesso in vita ha rigettato ripetutamente e a ragione. Proprio per­ché ne ho scritto e detto spesso, non insisterò ora su questo punto. Inqua­drare correttamente Rol a comincia­re dalle definizioni è però essenziale, perché facilita la comprensione di chi fosse così come la giustificazione e la spiegazione dei suoi molteplici “poteri paranormali” che lui chiamava semplicemente, ma in modo pertinen­te, possibilità Praticamente per tutti quelli che hanno scritto di lui Rol era un “mistero” – nessuno infatti lo ha spiegato o capito, ma solo testimonia­to – e questo è 1’indice dell’ignoranza occidentale che non sa riconoscere un Maestro che oltrepassa di gran lunga qualifiche adatte a personaggi di calibro ben inferiore e che con Rol hanno assai poco in comune se non qualche millesimo delle sue possibilità paranormali, che possono manifestar­si spontaneamente e saltuariamente anche in individui del tutto comuni, in altri che riescono a condizionare am­biente e persone attraverso rituali, in chi possieda vocazioni mistiche o in­fine in chi abbia appreso come entrare in trance, forzata alterazione dello stato di coscienza normale che met­te in comunicazione con piani diversi dall’ordinario, e che non è l’indice di al­cuna elevazione spirituale o saggezza, ma solo di un meccanismo psichico accessibile a chiunque senza grande preparazione, e che in quanto tale è soggetto alle influenze più diverse e senza alcun tipo di controllo, con con­traccolpi che possono essere anche gravi sul piano psicofisico.

Anche lui è stato punito per aver var­cato impreparato la soglia Punito non da una divinità irata – ciò che è quan­to le religioni spesso rappresentano e che va inteso solo simbolicamente – ma dal suo proprio corpo e dalla sua propria psiche, che hanno rigettato di default l’apertura a una dimensione sconfinata dell’Essere, come si riget­terebbe un nuovo organo trapiantato e che non fa parte di noi. Ad essere più precisi, è il “trapianto· di un nuovo cor­po tutto intero, quindi il rigetto è anco­ra più radicale. Chiudete gli occhi. Un calore intenso comincia a pervadere il vostro corpo. Non sarà che qualcosa intorno a noi sta andando a fuoco? O siamo noi? Mentre state per riaprirli, l’aria diventa gelida Un cielo terso blu scuro davanti a voi, e anche dietro, tut­to intorno. Siete sul bordo di un precipi­zio di cui non si vede il fondo nascosto da una nebbia impenetrabile. In alto il cielo stellato, anche se non è notte. Potreste cadere ad ogni istante, siete in precario equilibrio. La paura prende il sopravvento. Vi svegliate. Era solo un incubo. Ora siete tornati ad avere tutti i vostri usuali punti di riferimento, i vostri punti di appoggio, quelli ai quali i vostri sensi e la vostra mente vi hanno abituati, allenati da quando siete nati e dalle generazioni precedenti. È questa una immagine semplificata, allegorica, dell’accesso allo stato che Rol, in seguito, chiamerà coscienza sublime, ovvero «l’unione con l’As­soluto, un Tutto, un’interezza senza separazione alcuna».

(COSCIENZA SUBLIME)

È l’analogo del nirvana e del satori – anche questo l’ho ripetuto ad nauseam, ma forse è stato scambiato per mera opinione -vertice spirituale al quale, solo, si può accedere dopo una lunga, faticosa e ardua scalata. La velocità di salita è in­versamente proporzionale al ridimen­sionamento dell’ego: essa aumenta quanto più questo diminuisce. Quan­do c’è l’individuo non c’è il Tutto, quan­do c’è il Tutto non c’è 1’individuo. Tutti i mistici, chi più chi meno, hanno avuto accesso per poco o per molto a questa condizione. Nel Maestro illuminato essa è per­manente, o meglio, è permanente­mente disponibile e in una maniera che quasi appare invisibile e che “si attiva· in base alle circostanze. Egli vive contemporaneamente e na­turalmente in due mondi, non ha bisogno – per esprimere certe sue possibilità – di alcun rituale né ar­tificiosa pantomima (a meno che, come eccezione, egli non voglia comunicare qualche cosa di sim­bolico o suggerire indizi di ricerca al neofita). è orientato completamen­te ad aiutare gli altri. perché di nor­ma si sente indegno della fortuna che ha avuto – sbirciare nei segreti dell’Infinito – e vuole sdebitarsi nei confronti di chi gliel’ha concessa. ovvero il Tutto, al quale la devolve. La coscienza sublime è, nella tradizio­ne indù, sat-chit-ananda, essere-co­scienza-beatitudine. come beatitudine è quella che sperimenta il paracaduti­sta in caduta libera. Ma come potreb­be essere beatitudine per chi venisse scaraventato a sua insaputa giù da un aereo per la prima volta e senza alcun allenamento previo?

(IL RISVEGLIO)

Nel suo aspetto interno, sakti è conosciuta col nome di kundalini, raffigurata come un serpente addormentato alla base della colonna vertebrale (ovvero, nel centro sessuale, muladhara cakra) Si parla sovente di “risveglio” senza sa­pere da cosa derivi tale espressione, associandolo a un secondario signifi­cato di non essere più addormentato, ovvero di vedere la vera realtà. È certo anche così, tuttavia è primariamente qualcosa di meno astratto, è il risve­glio di questo ·serpente”, l’attivazione dell’impulso sessuale non rivolto ver­so l’esterno come di consueto ma che si sublima internamente verso l’alto, “attorcigliandosi” come nel simbolo del caduceo ermetico per esprimere il movimento spiraliforme dell’e­nergia, e attraversa gli altri cakra -processo che genera calore – fino a raggiungere il ·settimo cielo”, ov­vero il caka in cima alla testa noto come sahasrara, o loto dai mille petali. È il momento dell’illuminazio­ne, il quale conferisce come conse­guenza non cercata e gradualmen­te, percezioni e poteri super-normali che la tradizione indù chiama siddhi (perfezioni, compimenti), e che corrispondono appunto alle possibilità di G. A. Rol.

(LA GRANDE SCOPERTA)

Gran parte di quanto stiamo di­cendo qui è inedito. E di inedito desideriamo pubblicare anche l’essenziale racconto seguente di Rol, trascrizione (qui parziale, per ragioni di spazio) da un discorso ( con qualche elemento già noto) da lui fatto nel 1975, di cui abbiamo la registrazione: «Un giorno mi ricordo ero a Marsi­glia, e lavoravo alla Banca Commer­ciale Italiana (.). Passavo sabato pomeriggio(..) al vecchio porto (..), pioveva a dirotto. Dopo il temporale un enorme arcobaleno partiva da Notre-Dame-de-la-Garde e attraver­sava Pont transbordeur e pareva che abbracciasse tutta quanta Mar­siglia. (.) Dopo, distogliendo gli occhi dicevo: ·sono i sette colori dell’iride, ma come mai io ricordo solo il colo­re verde?”, pensavo all’arcobaleno e vedevo il colore verde, “ma che stra­no, eppure sono sette: rouge, orange, cyan, vert,jaune, indaco e violetto, son sette”_ E poi mi son detto( .. .): “Quel co­lore verde era quello di mezzo, il colore di mezzo … sono sette i colori, tre da una parte e tre dall’altra, e c’è quello di mezzo. Vediamo un pochettino, per quale motivo … mah, ci sarà un mo­tivo Perché quel verde?”(..) Poi da lì ho incominciato a pensare sul colore verde, sempre questo colore verde, co­lore di primavera. In ufficio le lampade sono verdi per non stancare gli occhi. I giocatori adoperano un tappeto ver­de, tutto verde. Poi mi sono ricordato di avere letto che il colore degli iniziati indiani era verde, che Napoleone ha voluto uno smeraldo il giorno della sua incoronazione, dicendo: “Il colore ver­de è il colore della forza, la mia livrea … ·, di Napoleone era verde la livrea – la giacchetta che lui aveva dei Cacciatori della Guardia. Perché? Perché il colore verde è segno di forza? Ragionavo, mi dicevo: “Chissà perché questo colore verde dev’essere così un segno di for­za”. Allora mi sono messo a dire – da lì passo è breve – “Sette volte ci sono colori (.. ), le note musicali sono sette (. .. ), ci dev’essere un rapporto tra le note musicali e il colore·. Quale rappor­to? Avevo studiato fisica, ero uno che amava leggere, sapevo che cos’è lo spettro solare (.. ). Allora mi son detto: “Scommetto … do, re, mi, fa, sol la, si( … ) che il fa corrisponde al verde. Intanto mi avevano trasferito a Parigi”».
Qui Rol, a casa del suo direttore ge­nerale Giuseppe Zuccoli, conosce de Broglie, probabilmente Maurice (non è del tutto chiaro dalla registrazione, ma escluderei per ora il premio Nobel Louis, suo fratello) noto fisico membro dell’accademia delle Scienze francese, studioso dei raggi X. «Allora una sera, ero a casa sua, gli ho chiesto se si poteva sapere, po­tevo vedere delle vibrazioni. Lui que­sto giovane ha voluto aiutarlo. Sono andato e difatti ho potuto misurare le lunghezze d’onda del colore verde, del verde puro, quello che si vede come un cristallo, che luccica. Vedrete che la prima volta che avete un lampada­rio davanti, che ci batte il sole, vedrete tutti i sette colori, ma il colore verde è quello che vi colpisce.
E ho visto che non corrispondeva per niente. E allora sono stato mol­to deluso, e mi son detto: “Come mai?”_ Poi, ho detto: “Numero cin­que? [numero ·centrale” rispetto a 1 e 9, n.d.a.] E se fosse una quinta musicale? Do, re, mi, fa, SOL? la, si. __ ._ E allora mi sono ricordato delle note del violino – perché suono il violino – allora la quinta musicale: ta-ra-via’ L’accordo dava la stessa vibrazione del colore verde. “Ah’ C’è un rappor­to”. Allora ho incominciato a dire: ·11 movimento è calore, dove c’è calore c’è vita, la vibrazione dava un movi­mento, vediamo: potenziale di calore che dà le vibrazioni”.
C’è un apparecchio formidabile, lo avete visto, lo danno anche ai bam­bini, c’è il vuoto, dentro il vuoto c’è un ago, c’è una paletta argentea e l’altra nera, e gira sempre, perché la luce da una parte assorbe, spinge e dall’altra emana, e allora quello gira [si riferi­sce al Radiometro di Crookes, n.d.a.]. Naturalmente sarebbe eterno, però si consuma il perno, dopo un certo numero di anni si ferma … c’è il vuoto assoluto sotto la campana. Allora ho potuto, lì all’lnstitut, stabilire il grado di calore trasmesso su di un capello .. poi ampliato moltissimo sulla placca di metallo sulla quale mettevo la mano e sentivo il tipo di calore. Allo­ra mi son detto: ·se uno riesce a imma­ginare il color verde”, ma il puro verde, il verde smeraldo, “nello stesso tempo immagina di sentire una quinta musi­cale”, qualunque sia, ·e immette in se stesso quella quantità di calore che le vibrazioni davano, l’uomo si mette in una condizione di percezione o di emanazione formidabile!”_ E mi son detto: ·come posso fare per saperlo?”_ Sempre il caso che mi aiuta. Passavo davanti a un tabaccaio – fumavo – sono andato a comprare le sigarette. In quel momento c’era un vecchietto che comprava (. .. ) un mazzo di carte. “\/ous les voulez rouge ou bleu?” [“Le volete rosse o blu?]”Dia un pacchetto di carte anche a me·.
Ritorno, vado a casa, e mi ricordo sem­pre ho tirato fuori i quattro dieci … E poi dico: “Sono due nere e due rosse. Te­niamo le due nere, pigliamo il più ros­so. Vediamo un po’ … mescolo. Allora io immagino … • – Prima ho fatto: “Rosso, il rosso è caldissimo, è rosso’ Queste son nere, son morte'” – Stabilito quello, le mescolo e dico: “Adesso io imma­gino di sentire la quinta musicale, di vedere il colore verde, percepire un ca­lore determinato … ·, guardo, era nera Ho provato dei mesi, non ci riuscivo, non ci riuscivo … Finalmente un giorno mi sono detto: “Se lo vuoi non lo puoi, sei ancora sulla Terra, in un corpo, que­sto corpo ha delle necessità, vivi in una dimensione, non puoi andare oltre·. E io allora ormai ho imparato che la car­ta rossa è percepibile, perché ho sta­bilito che è calda, e che la carta nera, viceversa, la carta nera no … mi chiesi: “Cosa faccio? Passo la mano e penso ad altro”, mi sono messo a pensare a una donna nuda, che era la cosa che in quel momento mi distraeva di più, all’età che c’avevo. Ho sentito di colpo che la mano si è fermata su di una car­ta, guardo, la carta rossa Provo due volte, tre volte, quattro volte, cinque volte, allora ho preso tutte le carte e mi dicevo: “Togliamo le figure” – ho tolto tutte le figure. perché nelle figure ci son dei rossi e degli scuri, imbrogliavano – ho preso tutte queste carte .. . “Rossa … nera. .. rossa. .. nera … rossa .. . Tutte’ Non è possibile Era il 27 di lu­glio del 1927, mi ricorderò sempre. poi sono arrivato [ad aggiungere] anche le figure subito dopo, perché c’era il se­gno sulle figure. Tutte e 521… 54 con i due jolly. Mi ricordo sono sceso – sta­vo in Rue des Marronniers – passato il Passy, scendo giù a Rue des Champs Elysées. erano le sei del pomeriggio, luglio, bella giornata, stupenda, guar­davo tutto, dicevo: “Sono il padrone, fra poco avrò tutto quello che voglio. Tutto’ Perché se faccio questa cosa qua. svilupperò, l’applicherò a chissà che cosa. Tutto quel che c’è di più bello sulla Terra, avrò la potenza. una cosa meravigliosa·. E camminavo. guardavo le vetrine. automobili, dicevo: “Ah’ adesso avrò tutto quello che voglio, non più lavorare”, eccetera … e avevo il mazzo di carte, ero andato a sedermi sulla panchina. c’è sempre quella pan­china negli Champs Elysées, davanti a Pavillon d’Armenonville, tutte le volte che vado a Parigi passo di r1 da quelle parti e ci dò un’occhiata, alla panchina. (.) Ed era notte, nella notte mi siedo su quella panca, davanti al Pavillon d’Ar­menonville, avevo fame, mi sono poi comprato uno di quei sandwich lunghi, me lo sono mangiato, me ne stavo lì contento, dico: “Adesso per stasera spendo tutto quello che c’è in tasca, domani incomincerò a pensare come mettere a profitto questa cosa”. E c’era una bella luna che batteva e c’era uno seduto, un vecchietto, un uomo:
“Monsieur, est ce-que vous avez l’heu­re?” signore, sapete che ore sono? Faccio vedere l’ora, pensavo a me allora gli dico: L’ora tale”.
Cieco… Ho incominciato a pensare: “Cieco … e allora posso diventare malato, cosa me ne faccio di tutta que­sta roba che possiederò?”, ero un po’ ridimensionato nel mio entusiasmo, mi ha fatto un po’ effetto questo cieco e sono andato a prendermi il metrò, sono andato a casa subito. Son torna­to a casa triste e dicevo: “Tutto quello che avrò … tanto devi lasciar tutto, devi morire, devi morire, devi morire, diven­tare cieco, puoi ammalarti, è una cosa momentanea”. Ero triste, tristissimo1 È stato un dramma. un dramma. (. . .) Fat­to sta che io poi sono venuto a Torino, ero in licenza perché sono stato malato, e sconsolatissimo andai qui da Padre Righini – avevo fatto gli stu­di al Sociale – dal gesuita, dico: “Sono molto infelice”.(.)
“Ma cosa c’hai?”.
Un santo, Padre Righini. Gli racconto la mia storia, dice:
“Medita, leggi il Vangelo, Dio ti illumi­nerà”.
Mi ha illuminato mia madre. Mia ma­dre è venuta su, a Santa Croce, qui sulla collina di Torino, e dice: • … ma tu non so cos’hai in quella testa’ Senti -perché le ho detto tutto – non avere paura di tutto quello che potrai avere con queste cose. se tu hai paura che queste ti ricordano che devi morire puoi evitarlo, dai agli altri quello che hai paura di dare a te stesso, dallo agli altri, e allora in quella maniera e vedi che è tutto utile E da quel momento ho inco­minciato a dare agli altri. È stata così la mia storia .. per quelli che credono».

Questa naturalmente è una parte della storia. Rol non poteva né voleva sve­lare tutto e comunque doveva essere sintetico (potrebbe inoltre aver sovrap­posto, in questo discorso a braccio a mezzo secolo di distanza dagli avve­nimenti di cui parla, le esperienze di Marsiglia e Parigi, perché in un suo scritto autografo del 1977 – posterio­re a questa registrazione – afferma di aver acquistato le carte dal tabaccaio a Marsiglia e non a Parigi, come risul­terebbe qui). La sinestesia indotta di verde visualizzato e quinta musicale sentita con l’orecchio interiore – analo­ga dell’OM indù che ha funzione identi­ca – crea condizioni mentali favorevoli di concentrazione che preparano il ri­sveglio di kuadalini, la quale è di fatto la protagonista principale, quella che “fa la differenza”, di questo racconto nelle vesti della «donna nuda», che “introdotta” durante la visualizzazione degli altri elementi dona loro ciò che gli manca, l’energia sessuale sublimata senza il cui contributo nessuna auten­tica realizzazione spirituale è degna di questo nome. Beninteso, perché occorre ripeterlo: non si tratta di una mera condizione psicologica in senso freudiano (Rol aveva affermato di es­sersi «spinto oltre la sfera delllstinto esplorata da Freud»). ma di una reale trasformazione psicofisica, un rivol­gimento neurologico che crea molte­plici nuove connessioni sinaptiche e attiva aree cerebrali prima inattive o non attive, in contemporanea. Parlare quindi di “illuminazione” non è più una metafora, ma una effettiva condizione neurologica.
Da lì in poi il buio si trasformò in luce, l’Illuminato Rol prese dimestichezza con ciò che prima gli faceva paura, spingendosi a sperimentare ed esplorare le potenzialità dello spirito-sakti, in grado di manifestarsi per suo tramite rendendo possibile l’impossibile. ■