POSSIBILITA’: POST MORTEM

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Post-mortem

Pier Giorgio Manera:

«A settembre del 1994 [Rol] fu colto da febbri alte. Lo ricoverammo alle Molinette, nel reparto del professor Milone, dove lavoro anch’io. Vi rimase dodici giorni. Poi si decise di spostarlo nel reparto pensionanti, in una camera molto confortevole, dove si sarebbe certo trovato meglio. Il passaggio da un reparto all’altro avvenne intorno alle 10 del 22 settembre. Ma appena giunto nella sua nuova camera, Rol morì all’improvviso. Io non ero presente perché stavo preparando le carte del trasloco da un reparto all’altro. Fra presente In caposala. Fu una cosa improvvisa e inattesa. Ma anche in quella circostanza si verificarono eventi straordinari. Fui subito avvertito che Rol era morto e corsi. Quando mi trovai sulla porta della camera dove era stato portato, mi vennero i brividi. Era la camera numero 8. Una delle migliori, delle più belle. Ma mi ricordai d’un fatto accaduto qualche anno prima quando Rol era stato ricoverato in quell’ospedale per un piccolo intervento. Avevamo preparato per lui proprio quella camera e io lo avevo accompagnato la, ma giunti di fronte a quella porta. Rol aveva detto: “No, in quella stanza non entrerò mai“. II suo volto era impallidito, gli occhi quasi smarriti. Non lo avevo mai visto così agitato. “È la migliore stanza che abbiamo”, dissi, “la più spaziosa, ti troverai bene”. “No, non entrerò mai in quella stanza”, ripeté e il tono non ammetteva contraddizioni. Le infermiere dovettero fare i salti mortali per trovargli un’altra stanza. Ora, ecco che era morto proprio in quella stanza. La caposala, una donna forte e con i nervi d’acciaio, mi ha raccontato che, qualche attimo dopo che Rol aveva smesso di respirare, dal suo torace si é sprigionata una forte luce, una specie di colonna di fuoco che, per alcuni secondi, ha illuminato intensamente la stanza e si è diretta poi verso l’alto, scomparendo nel soffitto. Un’infermiera, che non sapeva chi fosse Rol, entrata poco dopo in quella stanza ha raccontato di essere stata invasa da un benessere e da una gioia intensi, uno stato psicofisico che non aveva mai provato nella sua vita e che è durato parecchie ore. Rol se ne era andato e aveva voluto salutare a modo suo».

Domenica Visca Schierano:

[La signora Nuccia Visca, una delle persone che meglio hanno conosciuto Gustavo Rol, nonostante nel corso degli anni abbia assistito agli esperimenti più incredibili, è rimasta particolarmente colpita, e con lei suo marita Giorgio, da un fatto che è accaduto dopo la morte di Gustavo, quello che lei definisce “il fatto più sconcertante che abbiamo vissuto”, Ecco il suo racconto]

«Un giorno Gustavo ed io siamo andati alla clinica Pinna Pintor a trovare la signora Franca Toniolo, che era appena stata operata dopo che Gustavo le aveva diagnosticato un tumore. Mentre chiacchieravamo, lei ha iniziato a criticare dei nostri amici comuni, i quali parlando di me e mio marito, avevano sottolineato come noi avessimo buoni mezzi economici, ma che erano il frutto, o avevano a che vedere con “soldi sporchi”. Al che sia mio marito che la signora Toniolo mi hanno chiesto: “Cosa volevano dire con `soldi sporchi?'” E io gli ho risposto: “Non lo so, saranno quelli delle banche che ci siamo fatti prestare in questo periodo, perché mio marito si è messo a costruire dieci case a Poirino, ha avuto bisogno di soldi dalle banche…”. La cosa poi è finita li. (…). Naturalmente io non li ho mai più invitati a casa mia, quando li incontravamo per caso a Bardonecchia — perché loro hanno casa a Bardonecchia — ci salutavamo, ma con freddezza, tanto che la signora aveva detto: “Una volta [Lei] mi invitava tanto [a casa sua], adesso non mi invita più. Un giorno — Rol era già mancato — eravamo proprio a Bardonecchia e li abbiamo incrociati davanti alla chiesetta che c’è sul ponte. Ci siamo salutati e ci siamo fermati a scambiare due parole; erano passati un po’ di anni da quando avevano fatto quel commento su di noi. E nello stesso tempo vediamo arrivare un signore alto, fisicamente come Gustavo, che si avvicina a noi e dice: “Soldi sporchi”. Noi, muti tutti e quattro, guardiamo quel signore che continua a fissare me, come se io avessi dovuto essere quella che avrebbe dovuto capire. Dopo un po’ — nessuno ha parlato — quei nostri amici dicono: “Beh, vi salutiamo” e se ne vanno. E nel frattempo quel signore che assomigliava a Gustavo, e che nessuno di noi aveva mai visto prima, non c’era più. È la cosa più strana che ci ò successa nella vita, e anche mio marito, che non è uno che parla a vanvera, era d’accordo che quella persona assomigliava a Gustavo.

[Visca sottolinea]:

Uno sconosciuto che si avvicina e che dice “soldi sporchi” con gente con la quale ò successa quella cosa? A quel punto non è che vaneggio a pensare che quello fosse Gustavo! Anche Giorgio la pensa tosi. Ma poi sparire! lo quando mi son ripresa, ho cercato in giro, perché subito sono rimasta come abbagliata, come bloccata, e poi tutto d’un tratto mi sono resa conto che c’era qualcosa di strano e allora ho cercato di vedere dove era andato quell’uomo, e anche mio marito l’ha cercato, ma senza successo. Eravamo in via Medail. Quello ò il fatto più sconcertante che abbiamo vissuto.

Franco Rol (autore):

Gennaio 2007. Mi trovavo in Brasile a Rio de Janeiro, successivamente divenuta la mia residenza. Con me, avevo portato diversi libri da leggere durante il soggiorno. Uno di questi era il Memoriale di Sant’Elena di Las Cases, voluminosa opera di circa 1500 pagine. Nel 2000 avevo letto alcune biografie di Napoleone, per essere meglio documentato ai fine di poter fornire un commento utile nel libro che allora avevo iniziato a scrivere. poi più nulla, fino al 2007, quando sono ritornato sul soggetto. La lettura del Memoriale richiedeva un certo impegno. Da circa tre giorni lo avevo quindi iniziato, mi ero già spinto oltre le 300 pagine, e tutti i miei pensieri riguardavano l’imperatore. Essendo il Memoriale un diario giornaliero di ciò che faceva e diceva Napoleone a Sant’Elena, avevo cominciato a immergermi, anche con l’immaginazione, nel contesto ottocentesco e nei panorama tropicale dove la vicenda si svolgeva. Dalla famosa spiaggia di Copacabana, guardando l’oceano, immaginavo in lontananza Sant’Elena, “orrendo scoglio” a metà strada tra Sud America e Africa dove Napoleone aveva vissuto gli ultimi gloriosi e sofferenti anni della sua vita. I miei pensieri, ma anche il mio sentimento, erano quindi impregnati di quella vicenda. Una sera, il 22 o il 23 gennaio, decido di concedermi un po’ di svago in discoteca. Pur non essendo un frequentatore abitiate di locali notturni, il contesto dell’America Latina, ben diverso da quello europeo o nord-americano, ha un fascino insuperabile per la musica e le danze. Io tra l’altro ero single, e non mi sarebbe dispiaciuto fare piacevoli incontri. Dopo aver preso al bar del locale una caipirinha, me ne stavo a bordo pista a sorseggiare il mio drink, guardandomi intorno per vedere se trovavo un’anima gemella”. E in effetti, non molto lontano da me, una ragazza piuttosto carina stava ballando da sola. Cominciai quindi a programmare un avvicinamento, come si è soliti fare in questi casi, ma mentre ero ti che avevo questi pensieri figli dell’istinto riproduttivo, ecco che mi si para davanti un’altra ragazza, nerissima (in Brasile ci sono tutte te sfumature possibili di pelle), e piuttosto grassottella, non particolarmente carina. Tiene anche lei in mano un drink. Mi guarda, poi con un sorriso largo come una portaerei, con una dentatura bianchissima e perfetta che contrastava con il nero della pelle, mi dice, in portoghese: “Vocé è o irmào de Napoleào Bonaparte?” (Tu sei il fratello di Napoleone Bonaparte?). Al che io rimango stupefatto, ma le rispondo quasi subito: “Talvez” (forse), quasi a voler stare al suo gioco. Ma la domanda mi aveva davvero colpito. La ragazza sembrava voler attaccare discorso, ma siccome non era il mio tipo e c’era quell’altra che invece aveva attirato la mia attenzione, le feci capire che non ero interessato, e quindi, con il suo drink mi ha salutato e se ne è andata. La sua domanda era stata totalmente assurda in quel contesto, e d’altronde, chi mai potrebbe attaccare bottone con un altro facendogli una domanda del genere? Che senso aveva? Inoltre, non aveva nemmeno l’aria di una intellettuale, la quale vedendo forse che noti ero molto alto avrebbe potuto fare una analogia con l’Imperatore. Nelle sue parole infatti il tono dell’espressione voleva riferirsi a me non tanto come al fratello di Napoleone, ma come a Napoleone stesso, usando il termine fratello come se io in qualche modo le avessi ricordato l’imperatore. Ma la mia altezza non è certo una ragione sufficiente: siamo in Brasile, in una discoteca, con una ragazza che non ha nulla di intellettuale, e che non conosco affatto. Da tre giorni i miei pensieri erano focalizzati su Napoleone. Ne conclusi, e lo feci ton una bella risata, che Gustavo avesse voluto farmi uno scherzo. Non c’erano altre spiegazioni. Si era messo in mezzo ai miei progetti di corteggiamento, come a farmi un piccolo dispetto, e aveva fatto dire a quella ragazza una cosa che mai avrebbe potuto dire di sua spontanea volontà. Era un fenomeno sconcertante, e nei giorni successivi mi ricordai di quello che mi aveva detto Nuccia Visca, e degli altri testimoni di fatti analoghi. II fenomeno era chiaro e inequivocabile. Ma Gustavo decise di farmi giungere la prova del nove, e dimostrarmi che quella ragazza, quella sera, in Brasile, era proprio lui. Il 31 marzo 2007, poco più di due mesi da questo episodio, mi giunge 1’e­mail che segue. (Riccardo Lazzeri)

«Egregio Sig. Rol,

Le vorrei riferire come sono venuto a conoscenza, in qualche modo, dell’esistenza di Gustavo Rol. La prego solo di credere che non le scrivo per alcuna ragione se non per metterla a parte di una cosa che a suo tempo mi turbò moltissimo, che non riguarda il Sig. Rol se non per essere stato, più o meno a proposito citato nell’episodio che le vado a raccontare. Nel 1991 ero a Torino da circa un anno, lavoravo in Fiat Avio come responsabile dell’Ufficio Autorizzazioni Governative, quando fui raggiunto dalla notizia della morte per cancro di un mio caro amico, ex comandante di sommergibili. Un amico caro che, oltretutto mi aveva aiutato a sistemarmi in Torino dove avevo affittato la casa di proprietà della cognata. Ovviamente interruppi la giornata lavorativa e in breve ero a Porta Nuova per andare a Livorno per le esequie. Avevo un posto di prima classe e stavo leggendo il giornale quando la mia attenzione venne attirata da una bella ragazza che, dopo essere passata due volte davanti alla porta dello scompartimento si siede di fronte a me. Il treno si mise in moto e dopo poco arrivò il controllore e la ragazza chiese di pagare la differenza tra seconda e prima classe. Dopo pochi minuti la ragazza mi parla: “Triste andare a seppellire gli amici!” Rimasi allibito e le chiesi cosa intendesse. Di nuovo: “Lei ha appena perso un caro amico ed un collega e sta andando al suo funerale”. Collega in che senso chiesi io. “Entrambi fate un lavoro sul mare” “E Lei come fa a saperlo?” La risposta fu ancora più sconcertante: “Lei conosce Rol?” “Mi scusi – dissi io ma non credo di conoscere nessuno con questo nome” “Rol è una persona molto speciale, ed io sono una sua amica” Quindi aggiunse: “lo sono solo una ballerina, ma Lei (rivolto a me) è una persona magica, è venuta a Torino da poco e giusto perché lei è speciale”. Mi chiese di farle le carte (io non avevo idea come), ma non ho mai saputo resistere ad una richiesta proveniente da un bella donna, pur avvisandola che non avevo idea di come leggerle. Lei mi disse “interpretale come credi”. Cosi feci. A Genova questa ragazza scese e non l’ho mai più rivista in vita mia. Nel periodo che siamo stati insieme [sui treno], non mi ha chiesto soldi, non ha tentato di sedurmi, non c’è stato niente che potesse fare pensare ad un interessamento mercenario o sospetto. Solo questa notazione su un Sig. Rol. Dopo il funerale iniziai ad interessarmi chiedendo notizie ad una amica torinese che mi prestò il libro scritto dal giornalista di Gente [R. Allegri]. A dire il vero non so neppure perché le scrivo, forse Lei è a conoscenza di persone vicine al Sig. Rol e che forse hanno avuta qualche dono o qualche addestramento…. Non so. Comunque il sito è bellissimo ed interessante, io ho visto in diretta anche il Voyager con il quadro che sorride. (…)». Non siamo a conoscenza di nessuna bella ballerina amica di Rol, perlomeno che abbia anche le sue possibilità chiaroveggenti! Dire quindi che questa ragazza sia stata “usata” a distanza da Gustavo Rol ci sembra più coerente con quanto sappiamo delle sue possibilità. L’episodio è stato quindi contabilizzato con quelli relativi all’azione sulla coscienza altrui, poiché Rol era ancora in vita.

Ma la cosa sconcertante è che questo episodio ci è stato riferito appena due mesi dopo quello accaduto allo scrivente, e con una certa analogia: la ragazza conosciuta dal sig. Lazzeri era una ballerina, quella che ho conosciuto io era in discoteca, dove ovviamente si balla. Lazzeri sottolinea che «non mi ha chiesto soldi, non ha tentato di sedurmi, non c’è stato niente che potesse fare pensare ad un interessamento mercenario o sospetto», laddove per me si é trattato farse dell’esatto contrario, perché il locale suddetto era frequentato anche da donne di questo tipo. Non ne sono ovviamente sicuro, visto che poi la conversazione si é fermata a Napoleone. La questione mercenaria tuttavia emerge come possibilità in entrambe le situazioni, per quanto nel primo caso sia esclusa, mentre nel secondo no. In conclusione, se avevamo dei dubbi residui in merito a quanto ci é capitato in quella discoteca, questa lettera ce li ha tolti definitivamente. Lazzeri scrive che «a dire il vero non so neppure perché le scrivo». Potremmo dargli questa risposta: perché Gustavo Rol ha agito sulla sua coscienza anche dopo la morte, per poter fornire a noi la prova del nove.

Maurizio Ternavasio:

«Vorrei… riferire un episodio che mi ha coinvolto, anche se non si è verificato in presenza (diretta) di Rol, durante la stesura del primo libro sul sensitivo. Un giorno, nel bel mezzo del pavimento della cantina di casa alla quale accede soltanto il sottoscritto almeno un paio di volte alla settimana, ho trovato una moneta italiana risalente al 1934, l’anno in cui Gustavo si è unito in matrimonio con Elna, che, ne sono assolutamente sicuro, non ha mai fatto parte della mia modestissima collezione. Potrebbe sembrare un fatto

Giordano (n.p.):

«Una signora di Roma ammalata e anziana, in difficoltà finanziarie, che non conoscevo, mi telefonò dicendo di possedere un quadro di Rol, un paesaggio. Desiderava chiedermi se nella cerchia di amici di Gustavo c’era qualcuno che poteva essere interessato ad acquistarlo. Le dispiaceva molto doversene disfare ma, costretta dalle circostanze, doveva cercare di realizzare qualcosa da questa vendita. Le promisi di interessarmene subito. Purtroppo, tutte le persone da me contattate risposero che in quel momento non erano disposte a spendere una cifra adeguata per quel quadro.  Con molto rammarico, stavo per darle una risposta negativa, quando un giovane professionista, che voleva molto bene a Gustavo, manifestò il desiderio di comprarlo, anche se con qualche sacrificio economico, sia per aiutare una persona anziana, sola e ammalata, sia, naturalmente, perché da tempo sognava di possedere un paesaggio di Rol. Il giovane offri alla signora la cifra giusta, si misero d’accordo e avvenne lo scambio di assegno e quadro. Dopo qualche tempo il giovane professionista venne a trovarmi per raccontarmi un fatto straordinario, da brivido, A due mesi circa dall’invio dell’assegno, era stato chiamato dal suo commercialista, perché in banca, sul suo conto di lavoro, dei cui movimenti doveva sempre mettere al corrente lo studio, era comparso un accredito della cifra corrispondente all’assegno per l’acquisto del dipinto, di cui, nonostante tutte le possibili ricerche, non si era riusciti a trovare la spiegazione».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol