POSSIBILITÀ’ : MATERIALIZZAZIONE DI OGGETTI (Giovanni Paisiello -2° parte)

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(Giovanni Paisiello – 2° parte)

Quando tornai in albergo quella notte, non riuscii a dormire. Continuavo a ripercorrere tutte le fasi di quell’esperimento per vedere se ci fossero stati dei momenti in cui avevo perso contatto con la realtà. Pensavo che Rol mi avesse addormentato. Ma avrebbe dovuto addormentare anche tutti gli altri. Il fatto era troppo complesso, troppo articolato per ritenere che fosse frutto di un imbroglio. Dovetti concludere che Rol era un medium formidabile, di quelli che praticano la trance vigile, e che il fenomeno cui mi aveva fatto assistere era di grandissima qualità. Stando sul piano di una normale seduta medianica, avrei dovuto ammettere che quella sera era venuto dall’aldilà lo spirito di Paisiello per regalarmi uno dei suoi spartiti, e questo andava contro tutti i miei principi, le mie convinzioni religiose. Ma di questo parlerò più avanti. Il giorno dopo, quando andai a trovare Rol, tornammo a parlare dell’esperimento della sera precedente. Accennai appena alla seduta medianica, ma Rol troncò subito il discorso affermando: «No no, niente sedute medianiche. Io non ho niente a che fare con lo spiritismo, non sono me­dium, ieri sera tu non hai assistito a nessuna seduta medianica. Hai assistito a un esperimento straordinario di presa di contatto con lo “spirito intelligente” di Paisiello, non quindi con la sua anima che si trova in paradiso. Capito? Lo “spirito intelligente”, è una cosa diversa». Non avevo capito niente, ma cambiai discorso perché sapevo che, insistendo sul versante delle sedute spiritiche, Rol si sarebbe arrabbiato. La pubblicazione di quell’articolo, dove si raccontava l’incontro con Paisiello, ebbe un successo inatteso. Avevamo pubblicato anche le foto dello spartito «arrivato dal nulla» e ricevetti molte telefonate da amici musicisti, tra cui anche una dal maestro Nino Rota, il compositore delle colonne sonore dei film di Fellini. Rota era allora direttore del Conservatorio musicale di Bari. Mi fece molte domande su quel manoscritto. Disse che quella musica non era conosciuta e mi chiese di poter acquistare lo spartito per la Biblioteca del Conservatorio. «Paisiello è nato a Taranto» mi disse, «è quindi pugliese, e io vorrei avere quello spartito per tenerlo qui a Bari.» La vicenda di quella musica, cominciò a interessarmi anche da un punto di vista culturale. Mostrai lo spartito a un antiquario di Milano e mi disse che era certamente autentico, del Settecento. Mi confermò che a Venezia vi era stata una stamperia di musica di proprietà di due soci: Luigi Marescalchi e Carlo Canobbio. Richiamò la mia attenzione su un’aggiunta a penna sulla prima pagina dello spartito, aggiunta che poteva essere decifrata con queste parole: «A Trieste 12 craitzer». «Probabilmente» mi disse l’antiquario, «a Trieste questo spartito veniva venduto a 12 craitzer. ll “craitzer” o “kreuser”, come si diceva in Au­stria, era la sessantesima parte di un fiorino sotto l’impero asburgico.»

In seguito, tornai varie volte a parlare con Rol di quel­l’apporto. Gli chiesi da dove potesse essere venuto. Gli dissi che certi musicisti amici miei avevano fatto delle ricerche ma non avevano trovato traccia di quella composizione di Paisiello. Affermavano però che la musica era proprio tipica del compositore pugliese. «Si tratterà di una composizione andata perduta» diceva Rol. «In fondo non è lo sparito di un’opera, ma di una canzone. Di quante pagine è composto lo spartito?» chiese. «Di otto» risposi. «Vedi, è un piccolo spartito, una canzone che Paisiello aveva composto per quel carnevale. Quanti anni aveva Pai­siello nel 1773?» «Era nato nel 1740 e quindi aveva trentatré anni. Si era già messo in evidenza con alcune opere, che erano state rappresentate con successo a Napoli e anche a Bologna. Probabilmente proprio in quegli anni si trovava a Milano o a Venezia perché stava lavorando su alcuni libretti del commediografo veneziano.» «Vedi quindi che i conti tornano» disse Rol soddisfatto. E aggiunse ridendo: «Paisiello ti ha regalato lo spartito di una sua composizione che è inedita. Dovresti farla eseguire, farla conoscere, farne un disco». «È una buona idea» risposi. «Il maestro Nino Rota, amico di Fellini, è interessato allo spartito. Vorrebbe acquistarlo per la Biblioteca del Conservatorio di Bari, dove lui è direttore.» «E tu glielo vendi?» «Assolutamente no. Non venderò mai una cosa del genere, a nessun prezzo.» «Bravo. Ricordati che non si deve mai, per nessuna ragione, speculare su questi oggetti che hanno un legame con dimensioni che ancora non si conoscono». «Come ha fatto quello spartito a venire da Trieste a Tori­no?» chiesi.

Eravamo al ristorante. Avevamo già finito di pranzare. Ma come sempre, restavamo a lungo seduti a chiacchierare. Rol giocherellava con la mollica del pane. Faceva delle pal­lottoline che poi radunava tutte insieme in mezzo al tavolo. Alla mia domanda, si fermò come per riflettere sulla rispo­sta da darmi. Poi mi fece vedere la pallottolina di mollica che stava arrotolando. «La vedi bene?» disse tenendola nel palmo della mano aperta. «Sì» risposi. Lui chiuse la mano, e la riaprì dopo uno, due secondi. La pallottolina non c’era più. «Dov’è andata?» chiesi. «Non so» rispose Rol, «l’ho disintegrata.» E aggiunse: «Succede così anche negli apporti. Il mio “spirito intelligente”, aiutato dallo “spirito intelligente” con il quale sono in contatto in quel momento, preleva l’oggetto dove si trova, lo smaterializza e lo rimaterializza dove deve apparire. Niente si crea e niente si distrugge: questo principio resta sempre valido». «Sicché, lo “spirito intelligente” di Paisiello ha rubato lo spartito da qualche parte per portarlo a me» osservai. «No, non lo ha rubato» protestò Rol. «Paisiello non commetterebbe mai un’azione disonesta. Lo “spirito intelligente” di Paisiello ha “preso” quello spartito in un luogo dove era dimenticato da tanto tempo e quindi non era proprietà di nessuno.» «In teoria» insistetti, «uno “spirito intelligente”, potrebbe svaligiare una banca.» «Potrebbe» rispose Rol, «ma ora ci addentriamo in un argomento difficile, ed è inutile parlarne.»