POSSIBILITA’ : FOLGORAZIONE

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Riportiamo un episodio  raccontato in “salse diverse”, attraverso le testimonianze di diverse persone grazie alla pubblicazione di Franco Rol : “l’uomo dell’impossibile”. Questo episodio si caratterizza per la volontarietà di Rol di agire per salvare…lo leggerete, ciò che è fantastico è ancora l’azione sulla materia, questa volta vivente ed in maniera istantanea, fulminea, meglio ancora folgorante…buona lettura e riflessione

Federico Fellini, 1964:

«Una volta eravamo nel parco del Valentino, e a qualche dozzina di metri da noi c’era un bimbetto in culla. La sua nurse si era addormentata. Ad un certo momento indicai a Rol, con apprensione, un calabrone che si avvicinava ai bambino, e forse stava per pungerlo. Gli bastò un gesto delle mani per fulminare l’insetto da quella distanza. A ripensarci, mi viene ancora oggi la pelle d’oca».

 Federico Fellini, 1987:

«Per non parlare del giorno in cui, seduti su una panchina del Valentino, ci stavamo godendo il sole. Accanto a noi un neonato in una carrozzella dormiva e, assopita dal calore, anche la balia dormiva. Un calabrone si avvicinò alla carrozzina e Rol, a venti metri di distanza, senza aprire bocca decretò la morte dell’insetto, che cadde sulla ghiaia nello stesso momento in cui il mio amico pronunciava il suo necrologio».

[Riportiamo dl seguito altri tre racconti dello stesso episodio riferiti da scrittori e amici di Fellini]

1. Dino Buzzati, 1965:

«Ed eccoli al parco del Valentino, Rol e Fellini, in un pomeriggio sonnolento. Contrariamente al solito, Rol è malinconico, parla poco, insegue certi suoi sconosciuti pensieri. Si siedono in silenzio su una panchina. Più in là, seduta a un’altra panchina, una nurse dormicchia con dinanzi la carrozzella del bambino. Sopra la carrozzella si mette a girare un grosso calabrone. “Guarda là” dice Fellini “bisogna andare a cacciare via quella bestiaccia”. “No, non occorre” risponde Rol, e tende la mano destra in direzione dell’insetto. Uno schiocco di dita, e il calabrone cade a piombo, fulminato secco. “Ah, mi dispiace“, deplora l’uomo misterioso e affascinante. “Mi dispiace. Questo non dovevo fartelo vedere”».

Leo Talamonti, 1966:

«Ci sono dei fatti che non possono essere taciuti in nome di un’opportunistica prudenza, anche se si trovano evidentemente spaesati in quest’epoca e in questo ambiente. Con ogni probabilità, essi non saranno creduti; ma potrebbero essere discussi, ed è già qualcosa. L’episodio al quale ci riferiamo è avvenuto di recente, e riguarda quello stesso personaggio del quale ci siamo occupati più di una volta, e anche all’inizio del capitolo: il dottor Gustavo Adolfo Rol.

L’altro protagonista è Federico Fellini, elle ha narrato la vicenda a Simone di San Clemente e a me.

II regista stava passeggiando con il dottor Rol nel parco del Valentino, quando il suo occhio inquadrò una delle tipiche scene dell’ambiente: un bambino di pochi mesi addormentato pacificamente nel suo carrozzino e la bambinaia che sonnecchiava anche lei sulla panchina accanto. A un tratto un grosso calabrone ronzante si avvicinò alla culla, e Fellini temette che l’insetto potesse pungere il bambino, Dato che la donna seguitava a dormire placidamente, stava per muoversi lui stesso, quando il dottor Rol lo precedette con una iniziativa imprevedibile: alzò la mano in un gesto imperioso verso l’importuno calabrone, e questi cadde fulminato.

Tra i tanti fatti `spaesati’, evidentemente questo lo è più degli altri; non c’è dubbio. E quanto al commento, lo lasciamo alle parole stesse del regista (…): «Forse non avrei dovuto fare questa indiscrezione; ma bisogna pur decidersi una buona volta a rendere testimonianza agli aspetti inconsueti della realtà.(…)».

Rinaldo Geleng, 2001;

«Un episodio che ricordo con i brividi riguarda un bambino. Federico lo raccontava spesso, perché evidentemente, quando si verificò, sconvolse pure lui. “Eravamo nel parco del Valentino, seduti su una panchina intenti a discutere”, mi disse. “Era luglio e faceva molto caldo. A qualche metro da noi c’era un bimbetto che dormiva nel suo carrozzino. La nurse si era appisolata sulla panchina. A un certo momento vidi un grosso calabrone che ronzava minaccioso su quel bambino e stava per posarsi su di lui. `addio, adesso lo punge, esclamai. Rol guardò da quella parte, vide il calabrone, alzò la mano puntando il dito contro l’insetto, il calabrone si fermò in volo e cadde. Andai a controllare. Il calabrone era tra l’erba stecchito, fulminato”».

Franca Pinto:

«Rol mi ha chiesto di dargli un mazzo nuovo. Gliel’ho dato, ancora incelofanato. Mi chiede di dire una carta. Dico asso di cuori. Rol si concentra, avvicina il dito indice al mazzo, suda e diventa paonazzo. Poi mi dice di guardare. Spacchetto il mazzo. Constato che la custodia di plastica sottostante é bruciata e annerita in un punto, della stessa dimensione del polpastrello, e si vede bene la plastica fusa. Nel mazzo, l’asso di cuori presenta una bruciatura nello stesso punto».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE A CURA FRANCO ROL