POSSIBILITA’ : CARTE (PREMESSA)

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Prima di terminare con una descrizione delle 50 possibilità di G.A.R. è doveroso fare una premessa per la possibilità più criticata di Rol, usato come mezzo per screditare i suoi esperimenti, mentre in realtà lui le definiva “le aste” , ovvero il 1° livello di esperimenti, l’abc per esperimenti sempre più difficili, questo perchè le carte si prestano meglio per comprendere alcuni concetti base , ma purtroppo… quindi lasciamo parlare Franco Rol e al termine della premessa verranno inseriti alcuni esperimenti.

Tratto da  “LE 10 PRINCIPALI FAKE NEWS DEGLI SCETTICI” su Gustavo Adolfo Rol di Franco Rol 30 settembre 2019

  • Rol usava anche le carte da gioco, quindi non poteva che essere un prestigiatore

FALSO. Tale affermazione, a seconda dei casi, può essere una menzogna oppure espressione di ignoranza. Nel primo caso quando, pur conoscendo la tipologia di questi esperimenti, lo scettico di turno per partito preso li qualifica come giochi di prestigio, soluzione comoda e funzionale alla sua narrativa/ideologia. Nel secondo, si tratta di banale pregiudizio e di carenza di informazione (lo scettico non ha mai neanche letto come si svolgevano questi esperimenti né conosce le condizioni ambientali e men che meno le spiegazioni di Rol), tale per cui diventa ovvio, consequenziale, che usandosi carte da gioco, non potrebbe trattarsi che di giochi di prestigio. Lo scettico ovviamente ignora sia in quali circostanze furono inventate le carte da gioco sia l’origine dei loro simboli (e di certo non furono gli illusionisti ad inventarle) cosí come ignora che già furono usate come mezzo statistico e, questo lo dovrebbe sapere – lo sanno anche i bambini – come puro intrattenimento (tanto che chiunque ha un mazzo in casa e ogni tanto le usa, e questo non fa di lui un illusionista) o come gioco piú complesso (per esempio il bridge). E con le carte si possono fare anche i famosi castelli, un uso “ingegneristico” che evidentemente nulla ha a che vedere con l’illusionismo. Ciò premesso – ovvero per sottolineare che è arbitrario dare alle carte un uso a priori definito sulla base dei propri pregiudizi e delle proprie fantasie – dobbiamo dire che esse per Rol sono importanti:

  • innanzitutto perché è da lì che è iniziato il suo originale e imprevedibile Nel 1927, dopo tentativi ossessivi durati due anni e portati avanti al seguito di una specie di scommessa personale iniziata per caso (si veda il racconto dei mazzi visti in una vetrina di un tabaccaio a Marsiglia, e analisi collegate, in Il simbolismo di Rol, 3a ed. 2012, p. 372 e sgg.) riuscì ad indovinare tutte e 52 le carte di un mazzo. Quel giorno, era il 28 luglio 1927 e si trovava a Parigi, scrisse sulla sua agenda di lavoro:

«Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!»

 Nel 1987 racconterà: «Cominciai con le carte: perché non doveva essere possibile conoscere il colore di una carta coperta? Provai e riprovai, ma per molto tempo senza risultati. Poi un giorno guardando un arcobaleno ebbi la folgorazione: mi resi conto che il verde era il colore centrale, quello che teneva uniti gli altri. Misurai la vibrazione del verde e scoprii che era la stessa della quinta musicale, e che corrispondeva a un certo grado di calore. Così cominciai a indovinare esattamente le carte e, a poco a poco, a fare tutte le altre cose…» (cfr. per altri dettagli FAQ n. 4 ns. sito www.gustavorol.org )

  • l’uso che egli ne fece successivamente è legato principalmente alla loro funzione di strumento matematico, ovvero di generatore di un ordine a partire da condizioni aleatorie. Tale ordine veniva a costituirsi casualmente eppure teleologicamente con la partecipazione di tutti i presenti, Rol facendo quasi la parte di motore immobile, come un direttore d’orchestra che si limita a coordinare i vari

A titolo di esempio schematico, possiamo dire che un esperimento “facile”, per iniziare la serata poteva essere fatto con due mazzi: veniva invitato l’ospite A a prendere il suo mazzo, mai toccato da Rol, e a mescolarlo, quindi a porlo davanti a sé e tagliare in un punto qualunque, mostrando la carta del taglio, poniamo l’asso di cuori. Rol invitava poi l’ospite B a prendere il suo mazzo, a mescolarlo e a porlo davanti a sé, quindi per usare magari un metodo diverso e sempre totalmente aleatorio chiedeva all’ospite C un numero da 1 a 52; questi per esempio diceva 22, e allora Rol diceva all’ospite B: “tolga 21 carte dalla cima del suo mazzo, poi giri la ventiduesima: dovrebbe essere l’asso di cuori”. L’ospite B toglieva una ad una con circospezione le carte, arrivava alla ventiduesima, la girava ed era l’asso di cuori.

Gli esperimenti poi proseguivano più o meno sullo stesso schema, aumentando di volta in volta la complessità e la aleatorietà, chiedendo per esempio all’ospite D la prima parola che gli veniva in mente, di contare poi le lettere di quella parola e di sommarle alle lettere di un’altra parola detta dall’ospite E poco prima, quindi di andare a prendere un libro qualsiasi da uno scaffale e di cercare il capitolo il cui numero era stato determinato dalla precedente addizione, e in questa pagina, la prima parola o la prima riga o un’altra riga era la stessa che Rol prima dell’esperimento aveva scritto su un foglio davanti a sé e mostrato ai presenti. E così via, in ordine crescente.

Resta da dire, come quadro generale, che questi esperimenti per Rol erano «da prima elementare», le aste, come le chiamava (i segni che i bambini imparano all’inizio dell’alfabetizzazione, per formare poi le lettere), l’ABC o il primo gradino della sua fenomenologia, con cui spesso iniziava gli esperimenti anche con amici che li avevano visti piú volte, che faceva con i piú giovani (come era lo scrivente quando li vide) o con i nuovi arrivati, che con essi venivano introdotti appunto alla sua fenomenologia, in una maniera meno traumatica possibile e con una (apparente) atmosfera giocosa. Come scrive il regista Federico Fellini: «Ciò che fa Rol è talmente meraviglioso che diventa normale; insomma, c’è un limite allo stupore. Infatti le cose che fa, lui le chiama ‘giochi’, nel momento in cui le vedi per tua fortuna non ti stupiscono, nel ricordo assumono una dimensione sconvolgente». (Kezich, T., Giulietta degli spiriti, di Federico Fellini, Cappelli editore, 1965, p. 38)

Rol non li chiamava comunque “giochi”, ma esperimenti, anche se poteva fare eccezioni con uno come Fellini, per favorire una «atmosfera di familiarità, di scherzo tra amici» dove cercava di «sminuire…buttarla in ridere». Fellini ricorda «…la sua costante e previdente preoccupazione di sdrammatizzare le attese, i timori, lo sgomento che si può provare davanti ai suoi traumatizzanti prodigi», «ma nonostante tutta questa atmosfera di familiarità, di scherzo tra amici, nonostante questo suo sminuire, ignorare, buttarla in ridere per far dimenticare e dimenticare lui per primo tutto ciò che sta accadendo, i suoi occhi, gli occhi di Rol non si possono guardare a lungo. Son occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta, gli occhi di un personaggio di un bel film di fantascienza.» (Fellini, F., Fare un Film, Einaudi, 1983, p. 89)

Data questa breve introduzione generale, andiamo ora ad elementi piú particolari. Le carte:

  • rappresentano da un lato la classe fenomenologica preminente, sulla base del numero di testimonianze, ovvero dei casi riferiti, e non potrebbe essere altrimenti: essendo il primo gradino introduttivo alla sua fenomenologia, vi passavano praticamente quasi tutti i testimoni (tranne negli incontri casuali con Rol in altre circostanze); dall’altro lato, rappresentano comunque una parte minoritaria della fenomenologia, circa il 12%, quando usate da sole, e circa il 17% prendendo in considerazione anche l’uso ausiliario per altre classi di fenomeni, dove la scelta aleatoria di carte serve per determinare numeri corrispondenti ad esempio alle pagine di una enciclopedia, dove si desidera trovare la risposta a un dato quesito. Queste percentuali si basano al momento sulla classificazione complessiva delle testimonianze conosciute dal 1949 al 2015;
  • i mazzi erano molto spesso nuovi e portati dai presenti;
  • nella maggior parte dei casi Rol non li toccava nemmeno, li faceva manipolare e mischiare da altri, anche lontano da lui, molto spesso dall’inizio alla fine dell’esperimento (chi scrive lo può testimoniare direttamente). Di fatto questi esperimenti avevano una natura partecipativa, dove Rol si limitava a dare indicazioni, come un direttore d’orchestra che non suona alcuno strumento e si limita a coordinare i musicisti o come un istruttore che dà indicazioni su come avviare un macchinario. Nei casi ampiamente minoritari in cui toccava le carte tale azione era chiaramente ininfluente per lo svolgersi dell’esperimento;
  • Rol poteva trasferire ad altri il “potere” di fare qualsiasi esperimento, anche quelli con le carte, di fronte agli attoniti sguardi degli altri partecipanti all’incontro;
  • Rol poteva fare questi esperimenti anche per telefono, nello stesso modo in cui avvenivano in sua presenza, e questa è la logica conseguenza del fatto che poteva trasferire ad altri questo suo “potere”: le distanze sono ininfluenti;
  • gli esperimenti avvenivano normalmente in piena luce, intorno a un tavolo da pranzo a casa di amici oppure a casa di Rol, oppure in qualsiasi altro ambiente improvvisato, con una media di 5-7 persone (ma anche solo in due, Rol e il testimone), assistendo e partecipando a distanza ravvicinata e con una possibilità di controllo estremamente elevata, in particolare nei casi di molteplicità di esperimenti uno di seguito all’altro, talvolta per ore (cfr. punto seguente);
  • in una serata in cui Rol si sentiva in piena forma, potevano essere condotti esperimenti anche solo con le carte (se nel gruppo c’erano novizi, non ancora pronti per esperienze di grado superiore) per due o tre ore di fila, conducendo fino a 20 o 30 esperimenti, generalmente varianti sullo stesso tema, dove la struttura emergeva identica proprio grazie alla ripetizione consecutiva;
  • i presenti avevano modo di verificare l’autenticità di quanto avveniva sia per il ravvicinato contatto visuale delle dinamiche in corso, sia per la loro ripetitività, sia per le ottime condizioni di luce, sia per il loro ruolo partecipativo e la distanza di Rol dalle trasformazioni che parevano spesso avvenire da sole, quasi che le carte fossero esseri vivi, sia per l’ambiente scherzoso e rilassato, lontano da rituali, trance, ecc. (precisazione: scherzoso non significa leggero, ma solo spontaneo e naturale, tra amici: Rol inframezzava anche discorsi serissimi di natura filosofica, scientifica e spirituale), sia infine per la naturale sfida che talvolta avveniva, per la confidenza che ormai gli amici avevano, a cercare di cambiare qualche elemento dell’esperimento, per confermare a se stessi, ancora una volta, che non poteva esserci stata prima alcun tipo di predisposizione se non addirittura di influenza ipnotica;
  • oltre a sollecitare la partecipazione diretta dei presenti, Rol cercava di spiegare anche il meccanismo degli esperimenti, in maniera assolutamente pratica ma anche collegandosi alla sua teoria dello “spirito intelligente” (cfr. FAQ 8 del sito e Il simbolismo di Rol). Il suo obbiettivo era quello di dimostrare – anche solo con le “banali” carte – che gli esseri umani possono interagire con una dimensione molto più allargata della coscienza, dello spazio, della materia e del tempo. Rol non si “esibiva” né faceva alcuno spettacolo, ma anche solo con le carte voleva dimostrare la realtà della sua scoperta (e ci è riuscito ampiamente con tutti coloro ai quali ha avuto occasione di mostrare in modo continuativo questi esperimenti, incluso lo scrivente);
  • quando i testimoni affermano che questi “giochi” non avevano nulla a che vedere coi giochi di prestigio intendono dire che il loro modo di essere condotti, la loro struttura partecipativa, il fatto di Rol non toccare le carte e altri elementi ancora, ne facevano qualcosa di molto diverso da tutto quanto si vede fare dagli illusionisti;
  • a dimostrazione di questa affermazione vi è inoltre il fatto che io ho invece immediatamente riconosciuto delle consistenti e evidenti analogie con esperimenti simili dove si fa uso anche di carte da gioco, condotti negli anni ’10 e ’20 del secolo scorso in Belgio da un gruppo di amici-studiosi facente capo a un ingegnere, Henri Poutet, appassionato di matematica ed esoterismo. Non risulta che esistano nella storia del mondo altri esperimenti analoghi a questi, ovvero quelli del gruppo Poutet e quelli di Rol – con appena qualche sfumatura di differenza – sono gli unici di questo

Il dossier completo è allegato al secondo volume delle mia antologia L’Uomo dell’Impossibile;

  • La natura matematica (evidentemente non lineare) di questi esperimenti è chiarissima, e una sua formalizzazione potrebbe costituire una delle più grandi scoperte scientifiche di tutti i tempi;
  • detto questo, il fatto che gli illusionisti si riempiano la bocca parlando solo di carte da gioco (senza comunque sapere di cosa stanno parlando) è l’indice di una grossolana forzatura e misdirection, visto che la maggior parte della fenomenologia di Rol è costituita da fatti sconcertanti che avvenivano con grande spontaneità, impossibili da preparare in precedenza, nei luoghi più diversi e con le persone più diverse, fatti di chiaroveggenza, di telepatia, di precognizione indiscutibili, e questo senza menzionarne altri decisamente da fantascienza e tuttavia testimoniati da molte persone in epoche diverse e che neanche si conoscevano o sapevano che altri avevano raccontato fatti analoghi (ma raccontando le stesse cose, indice che si tratta di fenomeni oggettivi). La nostra antologia è stata creata proprio con lo scopo principale di mettere a confronto tutti questi racconti, che se presi singolarmente e aleatoriamente si fanno fatica a credere, ma che messi insieme e confrontati con decine di altri dello stesso tipo diventano immediatamente degni della massima attenzione scientifica (come qualsiasi fenomeno che presenti ricorrenza). Quando gli illusionisti, quindi, parlano solo delle carte, essi si limitano, senza saperlo (o, peggio, sapendolo) nel citare una sola delle numerose possibilità di Rol, guardandosi bene dal menzionare anche le

A titolo di esempio, citiamo qui qualche esperimento con le carte, cominciando da uno che ne configura la funzione immediata e pratica, senza bisogno di spiegazioni teoriche preliminari.