POSSIBILITA’ CARTE – 2° PARTE

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POSSIBILITA’ CARTE – 2° PARTE

Carlo Rol, fratello di Gustavo:

«Nei Tuoi esperimenti, che inoltre fai in piena luce, non c’è suggestione. Quando nel 1947 l’asso di cuori spari dal mazzo rosso che avevo in saccoccia e andò ad affiancarsi all’asso di cuori del mazzo azzurro che era stato chiuso, sotto chiave, da me ritirata, nella vetrina delle vecchie bomboniere e zuccheriere d’argento, il passaggio era realmente avvenuto e la situazione permase. I fenomeni sono reali, indiscutibili, categorici, inesorabili»

 

Giuditta Miscioscia:

«Una sera eravamo in casa di un famoso parrucchiere di Torino. Oltre a noi c’erano altri ospiti, persone molto importanti che desideravano conoscere Rol e vederlo in azione. Il padrone di casa si dichiarava scettico. (…). Appena entrato in quella casa, Rol aveva “percepito” quella diffidenza. Osservava gli sguardi un po’ ironici del parrucchiere e diventava sempre più teso. A un certo momento chiese al padrone di casa: “Ha delle carte?”. “Certamente”, rispose il parrucchiere e porta un mazzo di carte da gioco, nuove, ancora chiuso dentro il cellofan. Rol le prese, tolse l’involucro di nailon e poi chiese ancora: “Qual é la sua carta preferita?”. “L’asso di cuori”, rispose quel signore. “E la carta che piace anche a me”, disse Rol. Mescolò il mazzo clic teneva in mano e poi lo gettò sul tavolo facendolo scivolare. Due delle carte si erano misteriosamente rovesciate ed erano tutte e due uguali: l’asso di cuori. Rol ne aveva aggiunta una al mazzo intonso. Il parrucchiere era piacevolmente sorpreso. Sapeva di aver consegnato un mazzo di carte nuovo e Rol non poteva conoscere che lui avrebbe indicato come “carta preferita” l’asso di cuori. E poi come aveva fatto a “creare” un nuovo asso di cuori’?».

Furio Fasolo:

«Io avevo portato un mazzo di carte, e Rol accondiscese a farmi assistere a numerose prove. Mi soffermerà su una sola, apparentemente la più semplice. Io stesso mescolavo le carte, controllavo che tutte quante fossero disposte nel medesimo senso, con i segni rivolti verso il basso, poi premevo su di esse la mia mano. A un certo istante, il dott. Rol faceva si che una di quelle carte, secondo l’esatta indicazione da me espressa, si capovolgesse, pur continuando il mazzo a restare ‘immobile, senza un tremito, ne una vibrazione. Un geometra, un ingegnere, un professore di matematica casi argomenterebbero: “Evidentemente, una carta da gioco, per capovolgersi, ha bisogno di libertà di movimenti in uno spazio che é determinato dalla misura, per lo meno del suo lato minore. Perciò se il movimento si rendesse possibile pur senza la disponibilità ditale spazio, le stesse Leggi fondamentali della fisica sarebbero sovvertite. È inammissibile”»».

Dino Biondi:

«Dicevo dei dubbi e delle certezze che Rol suscita in chi assiste ai suoi esperimenti, da lui definiti di “coscienza sublime”: ebbene il caso più clamoroso é accaduto ad un architetto che, arroccandosi nel suo ateismo, rifiutava tutte le dimostrazioni dell’esistenza di Dio enunciategli da Rol con la sua eloquenza calda, elegante, colta e trascinatrice. A un tratto questo eccezionale “defensor fidei” ha una illuminazione: ‘Prenda un mazzo di carte, dice all’architetto, controlli che sia completo e vada a nasconderlo in una stanza di questo appartamento. Mentre l’architetto va a nascondere le sue carte, Rol si rivolge a Dio supplicandolo di aiutarlo nella difficile prova. Quindi, tornato l’architetto, gli dice di scegliere da un secondo mazzo di carte una carta qualsiasi. L’architetto la sceglie: é un cinque di cuori. “Bene, dice Rol. Prenda adesso da quella libreria un volume, quello che lei preferisce e lo apra”. L’architetto si alza, sceglie un libro a caso, lo apre e ci trova dentro un cinque di cuori. Va poi a riprendere il mazzo che aveva nascosto e constata, impallidendo, che il cinque di cuori non c’è più»,

«lo immagino, ora, lo scetticismo del lettore e immagino anche che la prima spiegazione che egli dà di questi fenomeni é una sola: l’ipnotismo. Anch’io ho creduto a suo tempo di risolvere l’enigma con la stessa interpretazione. Ma poi assistendo alle sedute di Rol, mi sono convinto che l’ipnotismo non c’entra. Me ne sono convinto dopo questo episodio: da un mazzo di carte appena acquistato da uno degli ospiti, Rol ha fatto estrarre una carta, un asso di cuori: l’ha fatta lacerare e gettare dalla finestra. Poi ha fatto aprire un secondo mazzo di carte nuove e tutti hanno potuto constatare che stavolta gli assi di cuori erano due. Ipnotismo? No, perché quando siamo usciti da quella casa abbiamo trovato per strada, sotto la finestra i ritagli della carta che era stata stracciata poche ore prima».

Renzo Allegri:

«Un’altra volta i presenti avevano posto una domanda filosofica all’entità che avrebbe dovuto intervenire alla serata. Rol disse che la risposta sarebbe giunta scritta a piccole frasi su ciascuna delle carte componenti i diciotto mazzi presenti sul tavolo. Le carte erano nuove di zecca, e furono immediatamente controllate. Nessun segno era visibile. Fu stabilito il modo in cui avrebbe dovuto apparire il messaggio per poter essere letto: e cioè fu stabilito l’ordine dei singoli mazzi, secondo il colore del dorso, e poi, per ognuno dei mazzi, l’ordine dei semi. Fatto questo, Rol si concentrò un attimo, mescolò vigorosamente tutte le carte insieme, e poi disse: “E fatto”. Su ciascuna carta era apparsa una frase scritta a matita. Occorsero due ore per mettere in ordine le carte secondo il codice precedentemente stabilito e si ottenne cosi una risposta alla domanda fatta, lunga due cartelle dattiloscritte».

Franco Zeffirelli:

«in una delle mie prime visite mi disse: “Scegli una carta dal mazzo”. Un mazzo assolutamente nuovo ancora chiuso nel cellophane. “L’asso di picche” risposi, era la prima carta che mi era venuta in mente. Aprii il mazzo e ogni carta si rivelò un asso di picche. Cinquantadue assi di picche! Non era magia. Le carte erano vere, lucide, nuove di zecca. Altro che divertimento: piombammo tutti in uno stato di meraviglia, quasi di panico».

Tony Binarelli, prestigiatore professionista:

«[Dice Federico Fellini:] “Senta Binarelli, io ho sempre nel portafoglio una carta che mi è stata regalata da un mio straordinario amico…”, e francamente non avevo la più pallida idea né di quale carta potesse essere, né di come fare a indovinarla (…) [poi dico] “credo che sia il 7 di fiori” e vidi Fellini sorridere sorpreso ed estrarre dal suo portafogli proprio il sette di fiori! Aggiunse: “lei dovrebbe conoscere il mio amico Rol…! questa carta è un suo regalo e le racconto in che occasione l’ho avuta … Dovevo iniziare le riprese di un film e mi trovavo a Torino, Rol m’invitò a casa sua assieme a molti altri amici e come é successo stasera con lei, dopo cena iniziò una delle sue sedute. Realizzò dei prodigi straordinari, con carte da gioco, libri e quadri come era sua abitudine, dedicando ogni esperimento a qualcuno dei presenti e poi rivolto a me: `per lei l’ultimò, e mi consegnò un mazzo di carte nuovo e sigillato acquistato da qualcuno dei presenti. Seguendo le sue istruzioni aprii il mazzo, lo scorsi per esaminarlo e alla fine lo mescolai poggiandolo al centro del tavolo. Rol non volle nemmeno toccarlo, mi disse solo: “prenda una qualsiasi delle carte, la mostri a qualcuno, poi la rimetta nel mazzo, mescoli ancora e lasci il mazzo sul tavolo”. Eseguii le sue istruzioni, al termine Rol poggiò entrambe le mani sovrapposte sul mazzo, chiuse gli occhi, mi chiese di pronunciare il nome della carta: il tempo sembrava sospeso, dopo alcuni minuti aggiunse ‘è successo’, tolse le mani distese il mazzo sul tavolo, con le figure in alto, e tutte le carte erano diventate bianche, solo una era inalterata: infatti al centro del mazzo spiccava il mio sette di fiori, proprio questo che lei ora ha indovinato”. Terminò così questa straordinaria serata che doveva avere un seguito un paio d’anni dopo, ma in quel momento non lo immaginavo nemmeno.

Dovevano però passare circa un paio d’anni perché il “sette di fiori” di Fellini ritornasse nella mia vita. Mi trovavo nella redazione milanese di un noto settimanale, mentre casualmente il giornalista che mi era di fronte era al telefono con Rol, per il quale stava curando una serie l’articoli; ovviamente espressi il desiderio d’incontrarlo, il mio amico giornalista me lo passò al telefono e Rol, con una cortesia tutta torinese, mi disse: “Binarelli, la conosco, la seguo nelle sue performances televisive e non credo che tutto sia frutto della prestidigitazione, so che lei da tempo vorrebbe incontrarmi, come lei sa non ho piacere d’incontrare personaggi di questa categoria, ma lei mi ha interessato e sono lieto, se le fa piacere, d’incontrarla a casa mia la prossima settimana…”. Balbettai una serie di ringraziamenti e lui seguitando: “…e desidero dedicarle qualcosa, lei avrà sicuramente in tasca un mazzo di carte da gioco, lo prenda e lo estragga dal suo astuccio, guardi la prima carta del mazzo” così feci, e lui: “la carta che lei sta guardando ci lega al nostro comune amico Fellini….”. Che ci crediate o meno la carta era il sette di fiori.

 

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE A CURA FRANCO ROL