POSSIBILITA’: EPIFANIE

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Epifanie

Carlo Rol, fratello di Gustavo:

«Nell’ectoplasmia ho osservato una netta differenza: secondo Richet (ed altri autori) le materializzazioni sono una vera e propria emanazione dalla persona fisica del medium. Nel caso tuo il fenomeno avviene nel modo che ti descrivo, perché, essendo Tu sempre stato in quei casi, me presente, in stato di incoscienza, non credo che Tu abbia potuto seguire gli eventi come me. Un punto luminoso, come fluorescente, appare in alto a notevole distanza, cento e più metri ad onta del soffitto che nell’oscurità è come inesistente. Non è un punto piccolo vicino, ma un punto più grande lontano; la certezza della lontananza è data dall’angolo formato dagli assi ottici dei due occhi: l’angolo che ci fa percepire distanze e rilievo. Quel punto si abbassa, si ingrandisce, assume forma di una figura geometrica, di una stella, di un volto o di un busto umano, s’avvicina alla tua testa ed al contatto tu strilli più acutamente e li l’apparizione scompare. Questo é ciò che ho visto io. L’ultima volta, nel 1949, l’ho toccato uno di quei volti e ne ho chiaramente percepito, con la palma della mano, il rilievo: come é successo ad altri sperimentatori con altri soggetti. La differenza é che, mentre le materializzazioni degli altri sono centrifughe, e quindi si prestano all’inganno da parte del medium, le tue, da me viste, sono centripete: nel caso tuo non si può quindi parlare di “ectoplasmia”».

Rinaldo Geleng (Federico Fellini):

«Quando stava per girare il film Casanova, Fellini andava spesso a trovare Rol. io collaboravo al film per i quadri ed ero quindi sempre accanto a Federico. Una sera lui, tornato da Torino, tutto eccitato mi disse: “Oggi ho visto Casanova e gli ho parlato”. Mi sono messo a ridere. Ma lui era serio. “Rol me lo ha materializzato. Ti giuro, ho visto Casanova, siamo stati insieme a lungo e abbiamo discusso. È un individuo tutto diverso da come si legge sui libri. È un essere cattivo, immondo. sozzone, egoista. Non sarà facile portarlo sullo schermo”. Protagonista del film era Donald Sutherland, un attore simpatico e colto. Aveva letto molto sul personaggio che doveva interpretare, ma la sua visione era tutta diversa da quella che aveva in testa Federico e sui set era una discussione continua. “Non così, non è lui”, diceva Fellini. Ce ne parlava e lo descriveva proprio come se lo avesse conosciuto per davvero. Quando lo sentivo parlare in quel modo, ricordavo quella sua frase: “Oggi ho visto Casanova e gli ho parlato”, e sentivo tremendi brividi serpeggiare per la schiena».

Pierlorenzo Rappelli:

«Vedeva le entità che si spostavano. D’altra parte io le ho viste qualche volta, raramente, ma qualche volta le ho viste. Una sera avevamo Casanova che faceva le sue tirate sull’amore, a un certo punto noi eravamo seduti intorno al tavolo, c’era un canapè_., ho girato la testa e ho visto — in una frazione di secondo — una persona seduta così [fa il gesto] appoggiata al canapè con una specie di mantello, e ho detto a Gustavo: “E seduto li e ha un mantello nero” e [Gustavo] ha detto: “Si, esattamente”».

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«Una volta ho visto per una frazione di secondo lo spirito intelligente di Casanova appoggiato ad una sedia, come chi se ne sta in disparte ad ascoltare».

«Una volta eravamo davanti alla chiesa di San Filippo, c’erano un uomo e una donna, 5060 anni la signora e il ragazzo doveva avere 25 o qualcosa del genere. Camminavano sul marciapiede e Gustavo mi dice: “Vedi quei due? Non sono degli esseri viventi, sono delle persone che sono morte”. E io dico: “Mah, possibile’?” In quel momento i due girano la testa, ci guardano, entrano nei muro e spariscono. Quale fosse la funzione per cui questi esseri erano visibili agli esseri umani non lo so, che cosa facevano non lo so».

Luigi Fresia:

«A casa sua, qualche anno fa, mi ha materializzato l’immagine di alcuni stregoni che avevo visto in Africa tanti anni prima che, con la consistenza della nebbia, sono apparsi nella stanza. Mia figlia e Rol stesso ne hanno avuto un grande spavento».

Magda Qlivetti (Federico Zeri):

«Federico Zeri, grande storico dell’arte, era terrorizzato da Rol, gli ha fatto vedere dei cavalli entrare dalla finestra. Era terrorizzato. E questo me lo disse Zeri, che era stato a casa mia, e clic io conoscevo bene».

Nicola Riccardi:

«Avevo giustamente intuito che qualche cosa doveva succedere di sensorialmente indicativo dalle parti dei busto di Napoleone sulla cui testa impassibile avevamo posto un mazzo di carte e perciò mi sono girato ostentatamente a guardare da quel lato, ma non ho visto niente perché sono vecchietto. Però i giovinotti presenti hanno detto subito: “Si é visto sopra al busto un globo di una discreta luminescenza”. Una delle signore ha aggiunto, “L’ho vista anch’io”».

Jacopo Comin:

«Una volta, una signora che aveva partecipato a delle sedute, disse: “Durante le imprese con le carte… avvengono nell’aria dei movimenti, delle evanescenze, delle piccole cose”. E parlando di un altro episodio in cui delle carte, dopo essere state scaraventate in aria (dall’invisibile) finiscono inesplicabilmente all’interno di una cassetta chiusa, ricorda: “i presenti hanno notato che in quella zona di volo, si vedono delle macchie che passano nell’aria”».

Giordano (Federico Fellini)

«Anche Fellini ci aveva confidata che una sera erano apparse delle faccette di bambini sul soffitto del salotto e che non accennavano ad andarsene: Rol fece molta fatica a mandarle via».

Pensotti (Federico Fellini):

«Un’altra volta minuscole facce luminose di donna presero a volteggiare intorno al regista per qualche attimo, ad ammiccargli sorridendo».

Giordano (Gustava Rol):

«Una sera, mostrandoci il suo prezioso Piffetti, ci fece notare la vetrina in cui erano conservate due armi di pietra. Queste armi avevano una storia. Gustavo ci spiegò che molti anni prima, durante un esperimento, si presentarono due uomini di Neanderthal giganteschi: i presenti erano atterriti, le signore, gridando, si ripararono sotto il tavolo. I due uomini lottarono un po’, poi, come erano venuti, scomparvero, lasciando però le due armi di pietra».

«Ci raccontò anche che un’altra volta si era presentato Napoleone a cavallo e, come ricordo, aveva lasciato una bandiera francese che fu poi messa sotto vetro».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol