POSSIBILITA’: INTERVENTI

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Intervento esterno

 

Vittoria Perosino:

«Un pomeriggio a Parigi Rol accompagnò Fede, la figlia del professor Valletta, e me al cimitero di Pére Lachaise. Andavamo a cercare la tomba di una persona amica. Fede aveva acquistato tre rose rosse, una per gettarla simbolicamente a tutti i defunti, una destinata ad una tomba negletta, la terza per la persona amica. Era ormai calata la sera e la campana suonava la chiusura dei cancelli. in quel labirinto cercavamo affannati la tomba. “Guardate — gridò Fede — guardate la mia rosa!”. Il fiore le si era sfilato dalla mano rimanendo sospeso a mezz’aria, poi incominciò a muoversi lentamente. Lo seguimmo fino al momento in cui si depose sulla tomba che cercavamo».

Franca Pinto:

«Poche settimane dopo la morte di Vittorio Valletta, che Rol mi aveva presentato ed eravamo diventati amici, mi recai al cimitero monumentale per portare dei fiori. Non avevo purtroppo potuto partecipare al funerale perché ero fuori Torino. Non sapevo però dove fosse la sua tomba, e ne ero molto dispiaciuta. Arrivata al monumento del Milite Ignoto, a un certo punto mi sono sentita stringere forte il braccio, e sono stata “tirata” e accompagnata fino alla tomba. Li ho sentito mollare la “presa”. Tornata a casa, ho telefonato subito a Rol e gli ho raccontato quello che era accaduto, e lui mi ha risposto, con la massima naturalezza: “Vuol dire che Valletta ti ha accompagnata”, e intanto rideva».

Intervento esterno apparente

(Catterina Ferrari):

“Eravamo a Ventimiglia, al ristorante. Gustavo ha dimenticato la penna sul tavolo: era un regalo del cugino Franco, cui voleva un mondo di bene. Siamo tornati nel locale, ma la biro era sparita”. Una volta a Torino, un pomeriggio, Catterina assiste all’ennesimo evento eccezionale: la penna, quella penna, è scesa sul tavolo dal soffitto».

Franca Ruscalla:

«Dopo aver compiuto sessantacinque anni, Gustavo aveva venduto la Mercedes e decise di non rinnovare più la patente. Così, al pomeriggio, ogni tanto le sue amiche si alternavano per portarlo da qualche parte. Il più delle volte si rivolgeva a Nuccia Visca… In un giorno di inizio estate, lo ricordo perché faceva un gran caldo, Gustavo mi telefona per chiedermi un passaggio. (_..). Pochi minuti dopo che era salito sull’auto, il riscaldamento si è acceso da solo, per di più alla massima temperatura, senza clic riuscissi in alcun modo a spegnerlo. Da quella volta ROL non mi ha mai più chiesto di accompagnarlo, e l’impianto di riscaldamento è definitivamente tornato a regime senza bisogno di alcuna riparazione».

Giuditta Dembech:

«Eravamo nel suo studio e prese da un mobile una grossa agenda. “Vedi, questa l’avevo con me a Marsiglia nel 1927 e ci annotavo ogni cosa…”, l’apri e mi invitò a guardare. L’agenda era di grande formato, rilegata in cartone, con bordi di fettuccia. Era pesante, lui la teneva in mano e la sfogliava, io accanto a lui, lo aiutavo a sostenerla, eravamo in piedi e guardavamo le varie annotazioni, (,..).Stavamo ancora guardando le pagine quando all’improvviso accadde qualcosa di imprevisto, una forza estranea a noi, invisibile, ci strappò l’agenda di mano, la fece letteralmente volare, e poi ricadere con un tonfo un paio di metri più in là, sul pavimento. Rol si accasciò sulla poltrona tenendosi la testa fra le mani, colto da un improvviso dolore: “È vero, non dovevo leggertelo… Che mal di testa, vedo tutto che gira…”Io non sapevo se occuparmi di lui o dell’agenda, mi mossi per raccattarla da terra ma lui mi fermò con un ordine secco: “Non toccarlo, non l’hai visto che me l’ha preso?”

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol