PERSONAGGI : NAPOLEONE

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Io sono la grondaia». Diari, lettere, riflessioni di: C. Ferrari

Riprendiamo con la versione integrale dell’estratto pubblicato nell’ultimo post, ovvero quando Rol cerca di spiegare l’errore madornale compiuto da Marisa di Bartolo nel suo articolo su “Astra”

Al Direttore di una nota rivista esoterica. Torino, 8 giugno 1987

Caro B.,

sul numero di giugno della Rivista ho letto con molto stupore un articolo a firma M. Di B. a nel quale viene detto che, essendo io nato il cinque di maggio, giorno della morte di Napoleone, «Rol non ritiene il fatto casuale, (ma) giunge ad alludere a se stesso come ad una reincarnazione del grande francese»! il Nulla di più falso: una simile affermazione va contro ogni mio principio religioso e filosofico. E poi non sono na­to il cinque maggio, bensì il venti giugno. Probabilmente la Signora Di B. ha fatto una confusione che le fa perdonare un errore così grottesco.

Fin da bambino sono sempre stato portato ad interessarmi alla storia di Napoleone e per anni, poi, avevo messo assieme una raccolta importante di cimeli dell’Imperatore, raccolta che, oggi smembrata, era nota nel mondo.

Volli donare alla città di Torino la carrozza dorata con la quale Napoleone si recò a Milano per essere incoronato re d’Italia, ma la mia città avendo rifiutato il dono, l’Or­dine Mauriziano lo accettò collocando la preziosa carrozza in un salone da me indicato, nella palazzina di caccia di Stupinigi, unitamente a bassorilievi dello Spalla,, che si riferivano alle campagne napoleoniche; quel cimelio è oggi relegato nelle scuderie di quella residenza dei Savoia.

Quando ero giovane, un così grande interesse per Na­poleone mi faceva dire che non mi sarei stupito di morire un giorno che fosse il cinque di maggio, forse nel mio cin­quantunesimo anno. Di qui l’errore della Signora Di B. la quale avrà letto da qualche parte quel mio pensiero giovanile. La stessa Signora dice, nel suo articolo, che io le avrei chiesto: «C’è chi rimane sconvolto (sic) la prima volta che mi vede, lei come si sente?».Anche questo è assolutamente falso e grottesco. Chi mi conosce e legge simili cose rimane stupito, perché non è questo il mio modo di pensare e di esprimermi. Ho trascorso l’intera vita e tuttora mi offro con umiltà a coloro che hanno bisogno di aiuto ed è naturale mettere queste persone subito a loro agio. Ridicolo il pensiero che io possa credere di sconvolgere il mio prossimo! E poi evi­to costantemente qualsiasi forma di esibizionismo e pubblicità.

(…) Veramente, desidero che di me si parli il meno possibile. Non faccio che ripetere di non essere un veggente, né un sensitivo, né indovino e neppure un parapsicologo. Ciò nonostante sui giornali di questi giorni, in occasione della visita di Fellini per l’anteprima a Torino del suo ulti­mo film (L’intervista) sono stato menzionato, accanto al­l’Amico, con i suddetti appellativi. Avevo dato di me stesso una definizione che era piaciuta al caro, compianto Jemolo: «Mi considero una grondaia che raccoglie e convoglia l’acqua che cade sul tetto». Ed a quanti mi chiedono di rivelare il mezzo col quale si manifestano tanti stupefacenti fenomeni, rispondo che la mia forza sta nel tenere i piedi ben saldi sulla terra. Ammettere e conoscere la realtà, predispone a possibilità le più insperate, le più incredibili, avendo qualsiasi realtà infi­niti risvolti.

La conoscenza della realtà, poi, è di grande aiuto nel reperire ed interpretare i preziosi simboli che ci stanno intorno e ci illuminano costantemente. Il mio desiderio è sempre stato quello di avere la Scien­za collaboratrice per la necessità che ho di conoscere l’esistenza e valutare l’assoluto” al fine di saper dirigere la ricerca nel paranormale. Mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli “esperimenti” che avvengono con me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali io stesso mi stupisco non sentendomene l’artefice. Di qui l’ansia, il dovere che ho sempre sentito di codificare quanto mi succede nel campo del meraviglioso. L’unico mio conforto, in tanta solitudine, è quello di po­ter utilizzare, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo, ben sapendo, nell’istinto della mia coscienza, quale sia la loro ragione di essere e quale il loro valore etico e morale.

Chi non ha creduto in me senza conoscermi o, peggio ancora, chi mi avvicinò, col deliberato proposito di poi denigrarmi mettendomi nel fascio di tutto il paranormale di cui non si può o non si vuole ammettere l’esistenza, ha commesso un’azione delittuosa della quale dovrà rispondere ad un Dio che certamente ignora.

(…) Come ho espresso al telefono il mio desiderio, caro Direttore, spero che con questa mia lettera i servizi su di me siano terminati. Ho sempre avuto molta stima per L. B., al quale ho dato la mia amicizia nel momento in cui lo vidi commosso per quanto avvenne, con me, in sua presenza, distruggendo in lui i dubbi che, forse, gli erano stati insinuati.

Grazie per l’ospitalità e con i migliori e più cordiali sa­luti,

 

negli anni trenta, a Parigi, stava passeggiando in una strada quando, spinto istintivamente ad entrare in una casa, chiese al portinaio di condurlo nelle cantine, che avevano il pavimento di terra battuta, si fece consegnare una pala da quel tizio che lo guardava in modo strano ed interrogativo, dissotterò uno splendido busto di marmo di Napoleone.