FINALE – REINCARNAZIONE – RENE’ GUENON

 

dal libro “il simbolismo di Rol”

Sulla reincarnazione, Guénon dice ad esempio che si tratta di un’idea «estremamente recente, nonostante le affermazioni in contrario più volte ripetute, le quali si basano soltanto su assimilazioni totalmente errate…». Essa «non ha assolutamente nulla in comune con antiche concezioni come quelle della “metempsicosi” e della “trasmigrazione”, con le quali i “neospiritualisti” vogliono abusivamente identificarla», né «è mai stata insegnata in India, neanche dai Buddhisti, ed è di esclusiva appartenenza degli occidentali moderni; coloro che sostengono il contrario non sanno di che cosa parlano…». La teoria della reincarnazione «si pone al livello delle concezioni filosofiche peggiori, in quanto assurda nel senso più pieno del termine. Anche nella filosofia ci sono molte assurdità, ma perlomeno sono generalmente presentate come semplici ipotesi…». In definitiva, «nessuna dottrina tradizionale autentica ha mai parlato della reincarnazione, invenzione del tutto moderna e occidentale»  pag. 208

A tal proposito, ecco cosa scrive René Guénon:  «…così come esiste un’eredità fisiologica, esiste pure un’eredità psichica, che è assai poco contestata anche perché è un fatto di osservazione corrente; ma ciò di cui molti probabilmente non si rendono conto, è che questo presuppone almeno che i genitori trasmettano un germe psichico, assieme a un germe corporeo. Questo germe può coinvolgere potenzialmente un insieme estremamente complesso di elementi appartenenti alla sfera del “subconscio”, oltre alle tendenze o predisposizioni in senso proprio le quali, sviluppandosi, appariranno in modo più manifesto; gli elementi subconsci, al contrario, potranno diventare apparenti soltanto in casi piuttosto eccezionali. È questa la duplice eredità psichica e corporea espressa dalla formula cinese: “E tu rivivrai nelle migliaia di tuoi discendenti” (…). pag. 231

Le dottrine estremo-orientali tengono conto di preferenza dell’aspetto psichico dell’eredità e vedono in essa un vero e proprio prolungamento dell’individualità umana; è questo il motivo per cui, sotto il nome di “posterità” (…), esse la associano alla “longevità”, chiamata immortalità dagli occidentali «…tutto si conserva, perché tutto ha, in modo permanente, la possibilità di ricomparire, anche quel che sembra completamente dimenticato o insignificante…; ma affinché un determinato ricordo riaffiori alla mente è necessario che le circostanze siano favorevoli, e questo è il motivo per cui, di fatto, molti ricordi non riappaiono mai nel campo della coscienza chiara e distinta. Quel che accade nella sfera delle predisposizioni organiche è perfettamente analogo: un individuo può portare in sé, allo stato latente, questa o quella malattia, per esempio il cancro, ma la malattia si svilupperà soltanto sotto l’azione di un trauma o di una causa di indebolimento dell’organismo; se non si verificheranno circostanze di questo genere, la malattia non si svilupperà mai, ma non per questo il suo germe è meno reale e presente nell’organismo, così come una tendenza psicologica che non si manifesti con atti esteriori non per questo è meno reale in se stessa» «…certi fatti che i reincarnazionisti credono di poter invocare in appoggio della loro ipotesi si spiegano perfettamente… da una parte con la trasmissione ereditaria di taluni elementi psichici, dall’altra con l’inglobamento in una individualità umana di altri elementi psichici provenienti dalla disintegrazione di individualità umane anteriori, le quali non hanno per questo il minimo rapporto spirituale con essa». Le «individualità umane anteriori» non sono altro che i defunti, i quali alla morte lasciano sulla Terra, oltre a un residuo organico, anche un residuo psichico. Questo residuo è quello che Rol ha chiamato spirito intelligente, che non è il defunto vero e proprio, ma solo un sembiante, un “ologramma” dotato dei contenuti mnemonici appartenuti all’individuo, una “radiazione” che possiede una quantità di informazione pari a tutto ciò che quel dato individuo ha esperito durante la sua vita. Questo spirito intelligente non ha però coscienza propria, è una sorta di zombie, è come il personaggio di un film che può essere visto e rivisto ma che non farà mai nulla di diverso di quanto ha fatto in quel film, oppure è come una canzone che può essere riascoltata quante volte si vuole, registrata nell’archivio dell’universo. Questo residuo psichico è la base della nozione di metempsicosi, che è stata spesso abusivamente confusa con quella di reincarnazione.  pag. 233

Scrive Guénon: «…la deformazione ha assunto proporzioni tali che perfino gli orientalisti ufficiali, per esempio, interpretano correntemente in senso reincarnazionistico testi che non contengono niente del genere, e sono diventati totalmente incapaci di comprenderli in modo diverso, il che equivale a dire che non ne capiscono assolutamente nulla. Il termine “reincarnazione” dev’essere distinto da almeno due altri termini, i quali hanno un significato completamente diverso; sono i termini “metempsicosi” e “trasmigrazione”. Si tratta di cose che erano ben note agli antichi… È sottinteso che quando si parla di reincarnazione si intende che l’essere che è già stato incorporato riprende un nuovo corpo, cioè ritorna nello stato attraverso il quale è già passato: si ammette inoltre che ciò riguarda l’essere reale e completo e non semplicemente qualcuno degli elementi più o meno importanti che hanno potuto intervenire nella sua costituzione con una qualsiasi funzione. Fuori di queste due considerazioni non si può assolutamente parlare di reincarnazione; ora, la prima la distingue essenzialmente dalla trasmigrazione, com’è considerata nelle dottrine orientali; la seconda la differenzia non meno profondamente dalla metempsicosi, nel senso in cui l’intendevano in particolare gli orfici e i pitagorici. Gli spiritisti, pur sostenendo a torto l’antichità della teoria reincarnazionista, dicono effettivamente che essa non è identica alla metempsicosi; sennonché, a loro parere, essa se ne distingue soltanto perché le esistenze successive sono sempre “progressive” e perché riguarda esclusivamente gli esseri umani: “Vi è”, dice Allan Kardek, “tra la metempsicosi degli antichi e la moderna dottrina della reincarnazione, la gran differenza che gli spiritisti respingono nel modo più assoluto la trasmigrazione dell’uomo negli animali, e viceversa”. Gli antichi, in realtà, non sostennero mai una forma simile di trasmigrazione, così come non sostennero mai la trasmigrazione dell’uomo in altri uomini, come si potrebbe definire la reincarnazione. Senza dubbio esistono espressioni più o meno simboliche che possono dar luogo a malintesi – ma soltanto quando non si sappia ciò che vogliono dire realmente, che è questo: ci sono nell’uomo elementi psichici che si dissociano dopo la morte e possono quindi passare in altri esseri viventi, uomini o animali». Ma «si tratta degli elementi mortali dell’uomo e non della parte imperitura che costituisce il suo essere reale, la quale non è assolutamente toccata da questi mutamenti postumi» Guénon precisa quindi che «quelli che sono presentati come casi di reincarnazione a causa di un presunto “risveglio di ricordi” che si produca spontaneamente… sono solo semplici casi di metempsicosi…, vale a dire di trasmissione di determinati elementi psichici da una individualità all’altra». Fa poi degli esempi:

«…accade talvolta, ad esempio, che una persona sogni un luogo che non conosce e che, in seguito, recandosi per la prima volta in un paese più o meno lontano, ritrovi tutto ciò che aveva visto come per anticipazione. Se la persona in questione non aveva conservato del suo sogno un ricordo chiaramente cosciente, e nonostante questo il riconoscimento avviene, essa può immaginare – ammesso che creda nella reincarnazione – che si tratti di qualche reminescenza di un’esistenza anteriore; in questo modo possono effettivamente spiegarsi molti casi». (pag 233-234)

«…l’illusione della reincarnazione può aver luogo quasi soltanto per la presenza di un insieme considerevole di elementi psichici aventi la stessa provenienza, tale da rappresentare in modo approssimativo l’equivalente di una memoria individuale più o meno completa; è un caso piuttosto raro, ma sembra che ne sia stato constatato almeno qualche esempio. È quel che verosimilmente succede quando in una famiglia dove è morto un bambino ne nasce un altro che possiede, perlomeno parzialmente, la memoria del primo; sarebbe difficile, in effetti, spiegare fatti di questo genere con la semplice suggestione, anche se non si esclude che i genitori abbiano avuto una funzione inconscia nel “transfert” reale, “transfert” che la sentimentalità contribuirà non poco a interpretare in senso reincarnazionistico. È anche capitato che il “transfert” della memoria si sia verificato in un bambino appartenente a un’altra famiglia e a un altro ambiente, il che non concorda con l’ipotesi della suggestione; a ogni buon conto, quando c’è stata morte prematura, gli elementi psichici persistono più facilmente senza dissolversi, ed è per questo che la maggior parte degli esempi che si portano a tale riguardo si riferiscono appunto a bambini». (pag 234)

A questo proposito potrebbe essere meglio inquadrata l’espressione coniata da Rol di cellula biologica trascendentale prevalente. Detta prevalenza ha certamente a che vedere con la «presenza di un insieme considerevole di elementi psichici aventi la stessa provenienza, tale da rappresentare in modo approssimativo l’equivalente di una memoria individuale più o meno completa». Ora, questo vale essenzialmente per la trasmissione di elementi psichici che non hanno a che vedere con il ceppo familiare, quindi con tutti gli spiriti intelligenti di individui che non fanno parte di esso.  pag. 140




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 5°PARTE-FRANCO ROL(4)

Considerazioni aggiuntive su spiritismo e “spirito intelligente” dal libro “il simbolismo di Rol”

Pier Lorenzo Rapelli : «ho voluto interrogare il dott. Rol ponendogli questa domanda: “Non vede lei un parallelismo fra gli esperimenti ove si rivelano gli ‘spiriti intelligenti’ e gli indiscutibili risultati ottenuti nelle sedute medianiche?”. Egli mi rispose: “Non ho dimestichezza con quella dottrina e riterrei ingiusto esprimere un giudizio sulle sedute medianiche. Sovente mi è accaduto di venire in rapporto con ‘spiriti intelligenti’ di persone viventi. Non so se ciò avvenga anche nelle sedute medianiche”» (pag.259)

 a Renzo Allegri, Rol scriveva: «Quando si parla di ‘spirito intelligente’ bisogna pur fornire qualche spiegazione, altrimenti si ricade in quei concetti di spiritismo, di medianità che non fanno parte delle mie conoscenze». (pag.259)

A Giorgio di Simone nel 1970 scriveva: Rifuggo in genere da tutta la letteratura che tratta argomenti metapsichici». Comprendiamo bene questo punto: anche noi siamo allergici a questa letteratura e non ci è mai interessata, sia perché tratta essenzialmente di fenomenologie medianiche di bassa lega (vere o false che siano), sia perché, come abbiamo già visto, vi si trova un approccio metodologico anti-metafisico, e perché non vi si trova nulla che possa essere ricondotto a un qualche insegnamento autentico, nella migliore delle ipotesi avendosi solo dei plagi o dei simulacri saccheggiati dalla tradizione. (pag.259)

Alfredo Ferraro scriveva: Quello che intendiamo sottolineare non è solo che Rol fosse estraneo allo spiritismo sia da un punto di vista teorico che pratico, ma anche che egli lo aborrisse e lo avesse aborrito sempre decisamente, perché completamente estraneo al suo modo di essere e al suo modo di sentire e vivere la spiritualità. (pag.260)

Massimo Inardi nel 1975 parla di «quel suo costante disprezzo per tutto ciò che sa di spiritismo, di medianità o di parapsicologia» Pitigrilli riferisce che una volta Rol, negli anni ’40, gli disse: «Ti occupi di spiritismo? Sei indegno che ti insegni queste cose. Non ti voglio più vedere» presente anche nel suo libro “Gusto per il mistero”  (pag. 260)

«Detesto lo spiritismo, come lo si intende, come è praticato». Con questa sola frase egli rigetta sia la teoria («come la si intende») che la pratica («come è praticata»), vale a dire medium, trance, sedute, etc.. (pag. 264)

Un altro brano scritto sempre da Rol, e complementare a quello appena visto, lo troviamo nel 1977 su Gente:

«Ogni cosa ha il suo “spirito”: una pietra, una foglia, un oggetto, anche le cose apparentemente inanimate. Vede questo lapis? Ebbene la ragione di essere e la funzione di questo lapis rimarranno registrate nella storia dell’universo: sarà scritto come è stato prodotto, venduto e acquistato; chi se ne è servito, le parole che ha tracciato, eccetera. Così, anche quando il lapis non ci sarà più, è come se esistesse una scheda al nome di questo oggetto e su questa scheda fosse registrata la “vita” del lapis. Nella valutazione dell’universo, anche questa matita ha e avrà la sua importanza». Emerge qui un terzo aspetto, dopo quello degli «spiriti intelligenti di viventi» Si capisce quindi come diventi un po’ arduo, per gli spiritisti, ammettere che si possa “evocare” anche lo spirito di un pollo, di una barbabietola o di una spilla per capelli…. (pag. 265)

Quanto alla «scheda» di cui parla Rol, vi aveva già accennato Pier Lorenzo Rappelli nel riferire il suo pensiero:

«Per noi, lo “spirito intelligente” non è l’anima – soffio divino che alla morte si libera dal corpo e torna a Dio – ma quel “qualcosa” di particolare… che rimane sulla Terra a prova e riprova dell’esistenza e dell’inconsumabilità di Dio. Lo “spirito intelligente”, complesso di funzioni e di pensiero, rimane quasi come la fotocopia, la scheda segnaletica personale di un individuo». (pag. 266)

Rol quindi aggiunge:

«Ho definito “spirito intelligente” l’attributo massimo conferito alla persona umana. Ad essa vengono trasmesse possibilità inimmaginabili per le quali, attraverso un processo di libera scelta, l’uomo è in grado di riconoscersi nella propria natura divina. Agendo in questa atmosfera, ove l’armonia ed il senso morale non possono avere alternative,, l’uomo, autentico “procuratore di Dio”, è in grado di compiere qualsiasi prodigio. E questo il principio dell’eternità». (pag. 266)

In un altro scritto già visto nelle pagine precedenti, Rol diceva che «nel tutto che si accumula ogni cosa rimane operante, Dio e i suoi pensieri essendo la medesima cosae noi, parte di Dio, siamo la stessa cosa che Dio». (pag. 266)

Questo significa che ogni avvenimento nell’universo viene registrato e conservato in un eterno presente, dimensione, o meglio stato accessibile a chi abbia realizzato questo “eterno presente” dentro di sé. Gli avvenimenti dell’universo (o degli universi) sono tracce che rimangono nella mente di Dio così come i ricordi sono tracce che rimangono nella nostra memoria. Gli “spiriti”, nelle loro varie gradazioni di complessità fino a quelli “intelligenti”, sono appunto le tracce, i ricordi, le schede dell’archivio cosmico, i “libri della vita” nella biblioteca di Dio. Si comprenderà quindi come in questa prospettiva siamo ben lontani dallo spiritismo, che al confronto non è più che una (brutta) favola.




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 5°PARTE-FRANCO ROL(3)

Considerazioni aggiuntive su spiritismo e “spirito intelligente” da “Il simbolismo di Rol”

Da ragazzo Rol, di solida formazione cattolica, aveva intrapreso una ricerca spirituale approfondita che spaziava dai testi sacri delle grandi religioni ai vari domini dello “spiritualismo”. Il primo Novecento vedeva in Occidente il dilagare delle mode teosofiste, spiritiste, occultiste, antroposofiche e parapsicologiche, che in qualche modo volevano colmare un senso di insoddisfazione per la dottrina cattolica che non sembrava fornire sufficienti risposte “razionali” e scientifiche, o semplicemente riduceva le forme di accesso al trascendente sentite come monopolizzate dalla Chiesa, in un unico sistema che non sembrava tener conto dei diversi temperamenti degli individui. Era questo d’altronde il periodo in cui sembrava che la scienza – materialisticamente parlando – potesse arrivare a spiegare ogni cosa, persino certi ambiti fino ad allora dominio della sola religione (cattolica). (pag. 258)

Ma qual’era la differenza tra lo spiritismo e le sue sedute, e la nozione di spirito intelligente di Rol e i suoi esperimenti? Oltre a tutto quanto precedentemente detto sulla memoria ancestrale, e sui files mnemonici, faremo ulteriori considerazioni legate più specificatamente allo spiritismo e a quanto Rol aveva exotericamente riferito sullo spirito intelligente.

Nello spiritismo si ritiene di evocare lo “spirito dei morti”. Tale evocazione può avvenire o attraverso la cosiddetta “tavola spiritica” oppure tramite una persona che, con una tecnica di alterazione della coscienza che può essere appresa da chiunque, entra in uno stato detto trance. Egli diventa quindi il medium, o mezzo, attraverso cui lo “spirito” comunicherà con le persone presenti, o in forma orale, parlando con voce alterata (che può essere quella del “defunto”), o in scrittura automatica, dove lo “spirito” scrive per mezzo della mano del medium, il quale diventa nient’altro che un posseduto. La trance è infatti una condizione passiva e totalmente ricettiva, tale per cui il medium si trasforma in un catalizzatore di forze e psichismi di cui non conosce la natura e l’origine. Egli non sa che cosa avviene mentre si trova in quello stato, un po’ come nei soggetti sotto ipnosi, né ha alcun controllo sulle forze che eventualmente scatena. Questo si ripercuote anche sui presenti, che egli non è in grado di proteggere, così come un edificio che sia privo di parafulmine. Le sedute avvengono in genere al buio, per facilitare lo stato di concentrazione e annullamento sensibile dei partecipanti, i quali di solito fanno la cosiddetta “catena”, ovvero mettono le loro mani con i palmi aperti sul tavolo a contatto con quelle dei vicini. (pag. 259-260)

Negli esperimenti di Rol siamo agli antipodi. Oltre al fatto che gran parte della fenomenologia poteva avvenire nei luoghi più diversi, nel caso degli esperimenti in casa sua o di altri ci si ritrovava intorno a un tavolo, rettangolare o rotondo era indifferente, come per una normalissima chiacchierata tra amici. L’ambiente, sempre in piena luce, e il tavolo ricoperto da un panno verde corrispondevano grossomodo alle circostanze di un gioco di società come monopoli o trivial pursuit, oppure a una partita a bridge, al tavolo della roulette, o persino a un consiglio di amministrazione. Rol, sempre elegante, parlava di cose serie ma raccontava anche barzellette, faceva battute di uno humour che potremmo definire english, o si appassionava per questo o quel fatto di cronaca, scambiava opinioni coi presenti, enunciava antichi principi filosofici o commentava le ultime scoperte scientifiche, dava giudizi sulla pittura di questo o quell’altro artista, parlava di musica, poesia… e poi, anche, c’erano gli esperimenti. Egli, pur considerandoli estremamente importanti per la loro funzione, cercava in tutti i modi di farli passare come una cosa normale, quasi un gioco per l’appunto, ma non perché lo fossero, quanto perché, da un lato, voleva evitare il più possibile quella sensazione soffocante che gli poteva procurare la grande aspettativa dei presenti, i quali molto spesso non desideravano che vedere gli esperimenti, dall’altro proprio per dare l’idea che si trattasse di cose normali che chiunque avrebbe potuto fare, che rientravano nelle possibilità dell’essere umano. Qualcosa insomma di semplice, senza alcun alone di mistero o di zolfo. Questo era ciò che di più evidente differenziava le “sedute” di Rol da quelle spiritiche, ovvero le condizioni ambientali e la totale assenza di stati alterati di coscienza. (pag. 261)

A dare il colpo di grazia vi è poi la nozione di spirito intelligente, che si differenzia dallo “spirito” così come inteso dagli spiritisti principalmente per due aspetti: il fatto che esso possa essere sia di un vivo che di un morto, e il fatto che, nel caso si tratti di quest’ultimo, esso non è comunque il defunto. (pag. 262)

  1. Per il primo aspetto si ricorderà quanto più sopra dichiarato da Rol: «Sovente mi è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi».

  2. Il secondo aspetto, ovvero che lo spirito intelligente non è il defunto e che i defunti non sono tra (e non possono venire da) noi, è forse quello che più evidenzia la distanza “dottrinale” con lo spiritismo.

Scrive Rol:

«Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude». (pag. 264)


Traiamo delle conclusioni : Un altro aspetto da considerare è che una volta svanito uno spirito intelligente, perché non vi sarà più una sua percezione, morirà com’è morto il corpo e quindi nessuno mai lo potrà per così dire “richiamare”, “catalizzare”, se invece consideriamo lo spiritismo, il loro vagare intendo lo spirito del defunto è eterno, quindi lo si potrebbe invocare , come nella maggior parte dei casi anche da chi non ha memoria, trascendenza ecc ecc, ciò rende evidente come Rol se ne discosti. Quindi gli “spiriti dei vivi e dei morti” sono messi sullo stesso piano e  i secondi in realtà non sono nemmeno i defunti, come abbiamo visto nella parte precedente sono una memoria energetica fatta di esperienze , attitudini ecc, una forma di energia psichica di derivazione spirituale perché apparteneva al defunto, ma questi non è più presente in questo mondo. Prima del capitolo sulla reincarnazione ascoltiamo nel post successivo le parole di G.A.R. Credo non vi siano più dubbi sul fatto che fosse distante anni luce dallo spiritismo, che la sua teoria non rientra nemmeno nel campo religioso, per meglio dire è in collusione solo perché questa energia, questo residuo o scheda segnaletica, faceva pur parte di una creazione di Dio e la sua permanenza o utilità che gli permette di essere ancora operante sulla terra è una dimostrazione della sua grandezza.




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 5°PARTE-FRANCO ROL(2)

TRATTO DAL “IL SIMBOLISMO DI ROL”

«Gli “spiriti intelligenti” sono in grado di memorizzare la vita che hanno vissuto, densa quindi di avvenimenti e di fenomeni, sia in proprio, sia per trascendenza, costituendo così una catena ininterrotta che giunge sino a noi». (pag. 231)

Quel «in proprio» si riferisce specificatamente alla «cellula biologica» del proprio ceppo familiare, quella che Guénon ha chiamato «memoria ancestrale», e che include anche la memoria recente dell’esperienza di vita di un dato individuo; mentre «per trascendenza» dovrebbe riferirsi a tutti gli altri casi, ovvero agli «elementi psichici provenienti dalla disintegrazione di individualità umane anteriori», così come a quelli di esseri ancora viventi. Quel «per trascendenza» potrebbe essere forse più comprensibile se reso con «per trasferimento», proprio come si trattasse di files, con l’analogia download/upload che abbiamo fatta in precedenza. (pag. 251)

……….Ma ci si potrebbe spingere anche più in là: dal momento che il DNA è composto di molecole, e le molecole sono composte di atomi, e questi da sub-particelle, e considerando che non abbiamo alcuna idea di quale sia il livello di profondità in cui viene registrata la memoria psichica ancestrale, chi può escludere che la registrazione non avvenga a livello sub-atomico? Se le cose stanno così, allora acquista un senso più completo l’affermazione di Rol secondo il quale «niente si crea e niente si distrugge. Tutto quello che esiste ed è esistito continua a essere presente nello spazio in forma di energia. Se si impara a scartabellare le schede dell’archivio dell’universo, ci si riesce a mettere in contatto con tutto quello che è esistito e che esiste. Io ho imparato a fare questo ma sono certo che un giorno tutti riusciranno a comportarsi come me». (pag. 255)

Nel 1951 scriveva: «Altrove ho detto che nulla si distrugge ma tutto si accumula. La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno di quando era attaccata ai rami dell’albero e prima ancora che l’albero esistesse né col 16 luglio la sua funzione venne a cessare, poiché nel tutto che si accumula ogni cosa rimane operante, Dio e i suoi pensieri essendo la medesima cosa e non potendo un aspetto separato di questa cosa modificare la natura della cosa stessa. Dio è eterno e inconsumabile, onnipotente e multiforme e noi, parte di Dio, siamo la stessa cosa che Dio». (pag. 256)

Dal momento che lo spirito intelligente non è altro che l’aggregato degli elementi psichici di cui sopra, ne consegue che anch’esso sia «soggetto a dissolversi», e questo perché lo spirito intelligente, insieme al corpo, rientra nel dominio dell’individualità umana considerata nella sua integralità, e non ha a che vedere con l’essere reale e imperituro, cioè l’“anima”. Guénon scrive che «l’individualità umana, anche nelle sue modalità extra-corporee, deve necessariamente subire l’effetto della scomparsa della sua modalità corporea, e del resto, vi sono elementi psichici, mentali o d’altro tipo, che hanno una ragione d’essere soltanto in relazione all’esistenza corporea, per cui la disintegrazione del corpo deve comportare la disintegrazione di questi elementi, che vi rimangono legati e che, di conseguenza, sono anche abbandonati dall’essere al momento della morte intesa nel senso ordinario della parola». (pag. 270)

Quanto ai modi e ai tempi di questa dissoluzione dello spirito intelligente è lo stesso Rol a fornire delle indicazioni significative, che si legano al discorso generale da noi fatto a proposito della memoria. In una registrazione inedita di cui diamo integrale trascrizione nell’Appendice II, Rol accenna alla costituzione tripartita dell’essere umano di anima, spirito e corpo. Egli afferma che la prima è immortale, mentre il secondo, lo spirito, così come il corpo, sono mortali. La mortalità dello spirito è però diversa da quella del corpo:

«Allora lo spirito è immortale. Immortale… che cosa vuole dire? che non ha un limite di mortalità come nel corpo; ma ha la sua mortalità. Come? Finché sia percepibile. Cosa vuole dire? Prendiamo degli spiriti. Lo spirito di mio padre. È percepibile? Sì, perché io ne parlo, ho i suoi ritratti, ne ho sentito parlare. Lo spirito di mio nonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ma ho i suoi ritratti, e ne ho sentito parlare. Lo spirito del mio bisnonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ne ho sentito parlare, ancora, ed ho dei ritratti. Trisnonno, quadrisnonno, quintisnonno, andando indietro a ritroso. Arrivo a un certo momento e mi dico: il Rol, che è da padre in figlio indietro di sette generazioni, se io non ho l’albero genealogico, l’albero delle famiglie nobili, che tengono… io non ho più la percezione. C’è dei libri del ‘500 che c’è scritto Manfredi Rol, c’è Gustavo Rol, Gustavo Adolfo Rol… milleseicento eccetera.

Allora lì ho ancora la percezione perché c’è ancora una memoria. Questa percezione, serve a qualcosa? Sì, serve a tener legato il loro spirito – spirito intelligente – il loro spirito a me, per la memoria.

Alessandro il Magno con la mia famiglia ha niente a che fare… Però lo spirito di Alessandro il Grande… o di Filippo il Macedone, o di Ramses, hanno da fare ancora con me? Sì, perché io storicamente so che sono esistiti. Ma, se io vado indietro, io so che l’uomo remoto che la storia mi ha insegnato coi libri di scuola, è l’esistenza di un individuo che si chiamava Sargon primo re dei Sumeri, che teneva le mani così… C’è ancora, con me ha da fare perché so che è esistito. Quel fatto di sapere che è esistito ha un’influenza ancora, ha ancora un’influenza. Cessa l’influenza dello spirito sulla Terra quando… non ha più nulla a che vedere con coloro che abitano la Terra».

Il discorso ci pare sufficientemente chiaro ed è quindi inutile che vi insistiamo. Rileviamo comunque che il modo di esprimersi di Rol, per chi non fosse stato sufficientemente attento alle sue spiegazioni, avrebbe potuto facilmente essere frainteso, così come lo sarebbe stato per chi ad esempio non avesse avuto occasione di ascoltare il suo discorso integralmente ma gli avesse sentito parlare di spirito solo in un senso generale, cosa che d’altronde era sua consuetudine con le persone che egli frequentava saltuariamente. E in effetti nella bibliografia rolliana si trovano spesso confusioni tra anima e spirito o tra spirito e spirito intelligente.




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 5°PARTE-FRANCO ROL (1)

Eravamo rimasti nel post precedente a questa considerazione :

Lo spirito intelligente non è lo spirito divino, ne quello canonico che segue l’anima nelle sue vicissitudini post mortem, ma una sorta di fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo.

Lo spirito intelligente si potrebbe quindi paragonare ad una memoria, di informazione, e non scomoda entità esterne all’uomo. è assai probabile, in realtà, che queste entità non esistano affatto. Lo spirito è energia) Questo già esclude lo “spirito intelligente” come concetto “contra legem”  avversa la religione, ma leggiamo perché, come ci si arriva….e dopo escluderemo le speculazioni spiritiste.

E’ mia premura ringraziare sempre Franco Rol , è grazie a lui, ai suoi trattati e studi, che oggi possiamo chiarire sul blog alcuni aspetti fondamentali.

TRATTO DAL “IL SIMBOLISMO DI ROL” : un passo bellissimo che fornisce un parallelismo esemplificativo ed esplicativo che rende qualsiasi nostro commento inutile.

Ogni cervello sarebbe in poche parole come un computer che possiede un suo archivio «in proprio», costituito da un hardware di base (la memoria ancestrale) a cui l’utente fornisce nuovi softwares (la sua esperienza di vita). Collegandosi in rete egli può accedere a informazioni generali (potremmo dire: l’inconscio collettivo) o condividere files con altri utenti (singoli cervelli).

L’analogia con il peer to peer (p2p), ovvero la possibilità di scambiare files tra più utenti, può essere utile, ed è anche abbastanza inquietante. Infatti, una volta che si sia riusciti a “collegarsi in rete” – il che corrisponde ad aver realizzato la coscienza sublime o samadhi/nirvana– a quel punto si può avere accesso a quanto si trova in altri “computers”, con la differenza che per l’uomo illuminato sarebbero accessibili, senza limitazioni, tutti i cervelli dei 6 miliardi di esseri umani sulla terra.

Questo significa non solo che si è in grado di sapere cosa pensa chicchessia in un dato momento (“telepatia”), ma anche tutto quanto quel determinato individuo porta con sé in dote come memoria ancestrale (il suo passato e quello dei suoi avi). Vale a dire: si ha a disposizione l’archivio storico del genere umano. I viaggi nel tempo che compiva Gustavo Rol insieme ad altre persone erano viaggi mentali che realmente conducevano in altre epoche, ma si trattava più precisamente di viaggi nella memoria, «propria o per trascendenza», ovvero tutto ciò che gli esseri umani hanno registrato attraverso i loro sensi ed elaborato con la loro mente, nel corso della storia. Tutti questi dati si sono stratificati nel cervello e sono accessibili quando vengano sollecitati. Una sorta di “scavo archeologico neurale” per portare alla luce ciò che ormai era sepolto.

Per ricostruire olograficamente un dato ambiente del passato, con i suoi personaggi e la sua scenografia, è necessario che vi sia almeno un discendente di qualcuna di quelle persone che erano presenti in quel dato ambiente. Non ha alcuna importanza quanto distante sia la “parentela”: ciò che conta è che ci sia un collegamento. Se per esempio esistesse oggi anche un solo discendente di uno degli operai che costruirono la piramide di Cheope, se cioè il suo DNA fosse arrivato fino a noi, potremmo, attraverso la sua memoria ancestrale, accedere all’esperienza di quel suo antenato, vedere con i suoi occhi ciò che lui vide, sentire ciò che sentì, e così via. Esisterà nell’archivio dell’universo un solo file alla voce “piramide di Cheope”, e per quanto limitato all’esperienza di un singolo sarà sufficiente a fornire tutto quanto occorre per conoscere quel pezzo di storia. Vi saranno poi files assai più corposi quando si avranno a disposizione le memorie di più discendenti di persone che hanno vissuto o assistito a determinati avvenimenti del passato.

Quanto detto, è in grado di giustificare un gran numero di “fenomeni paranormali”: telepatia, chiaroveggenza, glossolalia, viaggi nel tempo, precognizione. Quest’ultimo caso ad esempio si basa sugli stessi principi dei “viaggi nel futuro”. Rappelli aveva riferito:

«Per i ‘viaggi nel futuro’ Rol si avvale di questa formula: “Il futuro altro non è che la conseguenza logica del passato attraverso il presente”», aggiungendo: «Ho udito Rol affermare più volte: “noi siamo ciò che fummo e ciò che saremo”».

Nel momento infatti che si conosca più o meno integralmente il passato del genere umano e il suo presente, non sarà difficile prevedere il corso degli eventi a breve e medio termine (decenni, forse secoli), sia per i singoli che per tutta l’umanità. Per la stessa ragione per la quale siamo in grado di fare previsioni metereologiche almeno (ma solo) per qualche giorno, sulla base della conoscenza di una serie di fattori del passato e del presente atmosferico, così sarebbe possibile fare con gli eventi futuri una volta che si abbiano sufficienti conoscenze sullo stato del presente e su quali siano le tendenze probabilistiche in gioco. Il matematico Pierre-Simon de Laplace, nel suo Essai philosophique sur les probabilités del 1814, scriveva:

«Un’Intelligenza che, per un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui è animata la natura e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono, se per di più fosse abbastanza profonda per sottomettere questi dati all’analisi, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi dell’universo e dell’atomo più leggero; nulla sarebbe incerto per essa e l’avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi».

Tutto questo ha evidentemente a che vedere non solo con le memorie di tutti gli esseri umani, ma anche con la conoscenza integrale delle tendenze naturali, delle leggi fisiche di tutto il cosmo in un momento preciso. E questo è quanto permette la condizione di coscienza sublime. Qui tuttavia occorre fermarci, perché ci si addentra in una materia troppo complessa che non possiamo affrontare in questa sede.

Quanto fin qui detto assimila la nozione di spirito intelligente a quella di memoria, di informazione, e non scomoda entità esterne all’uomo. é assai probabile, in realtà, che queste entità non esistano affatto. Al di là degli “elementali” e delle forze consuete della natura, difficilmente si può dire che esista uno “spirito intelligente di Napoleone Bonaparte” come qualcosa di indipendente che “vaga nello spazio” e che, invocato, si presenti a far rapporto e si presti a scrivere una lettera indirizzata a Tizio o Caio. Lo spirito intelligente di Napoleone è la risultanza della somma di tutte le informazioni mnemoniche esistenti oggi sulla terra presenti nella memoria dei discendenti di coloro che furono a contatto con l’imperatore francese, così come in quella dei suoi propri discendenti. Se Rol ha per esempio materializzato la lettera di Napoleone che abbiamo pubblicata alla tavola XIV, vuol dire che essa si trovava già da qualche parte nella memoria di qualcuno. Rol ha così “scaricato” sul suo hard disk neurale quella lettera, e quindi, attraverso un processo di “materializzazione del pensiero”, l’ha ricostruita.

A questo proposito, Rol aveva scritto per Gente:

«Per quanto riguarda gli “apporti”, la scrittura “diretta”, la mutazione delle cose, ecc., ho azzardato l’ipotesi di una materializzazione del pensiero.

“In parte può essere così”, mi ha detto Rol “ma la cosa è assai più complessa o più semplice: sembra un paradosso, eppure è così”».

In altra occasione aveva scritto che «il pensiero materializza le cose attraverso l’immaginazione il ricordo e l’intuizione. Quindi lo spirito è energia», a cui si può aggiungere che «l’immaginazione è la più scientifica delle facoltà».

(pag. 251-254)




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 4° PARTE RENE’ GUENON

 

Riprendiamo… parlare dello spirito intelligente dei viventi vanifica quanto detto precedentemente? No, rafforza, in quanto non si riferisce allo stesso piano concettuale, se Rol avesse usato il termine residuo energetico intelligente oggi non ci sarebbero tanti post come questo, ma soprattutto tante sciocchezze scritte in passato, la terminologia spirito associata alla qualità intelligente è una accostamento voluto, perché Rol di formazione cattolica (aveva studiato dai gesuiti), se ne serviva insieme al concetto di coscienza sublime per mettere in evidenza la grandezza di Dio, attraverso noi come sue creature.

N.B. questi post aiuteranno ad aumentare la cognizione della filosofia di G.A.R , ma soprattutto a calmierare le urla mediatiche e giornalistiche di penne laiche che d’improvviso si trasformano in cattolici di passaggio. ROL ERA IN COLLISIONE CON LO SPIRITISMO E COLLUSIONE PER L’UTILIZZO TERMINOLOGICO MA NON FILOSOFICO SPIRITISTA.

A conforto della   possibilità che Rol aveva di fare esperimenti con lo spirito intelligente di persone viventi, leggiamo con Guènon questo passo:

«chi ammette che sia possibile evocare i morti (intendiamo l’essere reale dei morti) dovrebbe ammettere che sia egualmente possibile, e anzi più facile, evocare un vivente (…). Ora è notevole il fatto che gli spiritisti insorgano violentemente contro la possibilità di evocare un vivente, e sembrino trovarla particolarmente temibile per la loro dottrina; noi, che neghiamo qualsiasi fondamento a quest’ultima, ammettiamo al contrario tale possibilità (…).

«…se un uomo vivente può essere evocato, rispetto al caso del morto vi è differenza, in quanto, trattandosi ora di un composto non dissociato, l’evocazione raggiungerà necessariamente il suo essere reale; essa può dunque avere conseguenze ben altrimenti gravi sotto questo aspetto da quella dell’ob, il che non significa che quest’ultima non ne abbia anch’essa, ma di altro ordine. Esaminando le cose sotto un altro aspetto, l’evocazione dev’essere possibile soprattutto se l’uomo è addormentato, poiché è proprio allora che si trova, quanto alla sua coscienza attuale, nello stato corrispondente a ciò che può essere evocato».

Guénon fa poi considerazioni sulla medianità

«In India, quando succede che si manifesti spontaneamente quella che gli spiritisti chiamano medianità (diciamo “spontaneamente”, perché nessuno cercherebbe mai di acquisire o di sviluppare una facoltà del genere), si ritiene che si tratti di una vera e propria calamità per il medium e per l’ambiente circostante; il popolo non esita ad attribuire al demonio fenomeni di quest’ordine, e le stesse persone che ritengono in una certa misura che intervengano i morti considerano solamente l’intervento dei preta, cioé degli elementi inferiori che rimangono legati al cadavere, elementi rigorosamente identici ai “mani” degli antichi latini e che non costituiscono affatto lo spirito. In ogni luogo, del resto, i medium naturali furono sempre considerati dei “posseduti” o degli “ossessi”, secondo i casi, e ci si occupò di essi solamente per cercare di liberarli e di guarirli; solo gli spiritisti hanno fatto di quest’infermità un privilegio, e cercano di mantenerla e coltivarla, o addirittura di provocarla artificialmente, e fanno segno di una incredibile venerazione gli infelici che ne sono afflitti, anziché considerarli oggetto di pietà o di repulsione. (…). Il medium, qualunque sia la natura degli influssi che si esercitano su di lui e per mezzo suo, dev’essere considerato un vero e proprio malato, un essere anormale e squilibrato; poiché lo spiritismo, lungi dal porre rimedio a tale squilibrio, tende con ogni mezzo a estenderlo, deve essere denunciato come nocivo per la salute pubblica…». «Il medium è un essere che una disgraziata costituzione mette in contatto con tutto ciò che vi è di meno raccomandabile in questo mondo, e anche nei mondi inferiori. Nelle “influenze erranti” dev’essere egualmente compreso tutto ciò che, provenendo dai morti, è capace di dar luogo a manifestazioni sensibili, trattandosi di elementi che non sono più individualizzati: appartengono a questa categoria lo stesso ob e, a maggior ragione, tutti quegli elementi psichici di minore importanza che costituiscono “il prodotto della disintegrazione dell’inconscio (o meglio del ‘subconscio’) di una persona morta”; aggiungeremo che, nel caso di morte violenta, l’ob conserva per un certo tempo un grado tutto particolare di coesione e di semivitalità, e ciò permette di spiegare un buon numero di fenomeni».

 Uno scritto di Rol chiarisce meglio questo contesto :

«più che mai sono convinto dell’importanza della coscienza sublime, quale mezzo inderogabile per avvicinare e conoscere, nella loro vera natura, tutti gli altri fenomeni che, fin qui, nei tentativi dei cosiddetti spiritisti non sono andati oltre al capitolo della medianità. Ma come si comporterebbe lo spiritista, se avendo improvvisamente superato il limite delle sue possibilità, si trovasse ammesso al cospetto di avvenimenti i quali già fanno parte delle prerogative dell’anima, libera, potente e dotata di tutti i suoi attributi divini? Ed avrebbe mai potuto raggiungere lo spiritista, questo walhalla del desiderio dove la scienza si inchina al genio o dove il genio, ancora, trema della sua esiguità al cospetto dell’Eterno, assoluto e perfetto? La coscienza sublime non è un’arma a doppio taglio, perché esclude nella sua essenza ogni speculazione metafisica».(Io sono la grondaia…”, pp. 128-129)

sulla medianità : Quando mi venne chiesto di esprimere il mio pensiero a proposito della medianità e dello spirito non ho esitato a rispondere che ogni individuo possiede un certo potenziale di medianità. Sul significato di questa parola però ho posto delle riserve di ordine etico e biologico. (G.R. Una vita di prodigi, cit., p. 3 – preambolo)

Dunque assunto che lo spirito intelligente non è lo spirito divino, ne quello canonico che segue l’anima nelle sue vicissitudini post mortem, ma una sorta di fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo. Su questo argomento torneremo nel prossimo post con un parallelismo eccezionale di Franco Rol.

Ora per finire ci occuperemo prima della mortalità dello “spirito intelligente”:

«lo spirito è immortale. Immortale… che cosa vuole dire? che non ha un limite di mortalità come nel corpo. Ma ha la sua mortalità» Cessa l’influenza dello spirito sulla Terra quando… non ha più nulla a che vedere con coloro che abitano la Terra».

 (….continua…….)




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 3° PARTE RENE’ GUENON

René Guénon è considerato il massimo interprete occidentale del pensiero tradizionale nel secolo XX.

Biografia

René Guénon nasce a Blois in Francia il 15 novembre 1886. Dopo la maturità liceale nell’ottobre del 1904 si trasferisce a Parigi per seguire un corso di matematica superiore che interrompe nel 1906 probabilmente a causa della sua salute malferma. Dal 1909 al 1912 pubblica i suoi primi articoli sulla rivista “La Gnose”. Dopo il matrimonio con Berthe Loury entra nell’Islam e assume il nome di ‘Abd al-Wahîd Yahia (“Giovanni Servo del Dio Unico”). Nel 1913 collabora con la rivista cattolica “La France Antimaçonnique”, firmandosi con lo pseudonimo La Sfinge. Due anni dopo ottiene la laurea in lettere e nel 1916 il diploma di studi superiori in filosofia che insegnerà a Saint-Germain-en-Laye. Continuerà l’insegnamento a Setif, in Algeria per poi tornare al collegio di Blois. Nel 1919 si dimette dall’insegnamento per dedicarsi ai suoi studi. I suoi primi libri, “Introduction generale l’Etude des Doctrines Hindoues” (Introduzione generale allo studio delle dottrine indù) e “Le Theosophisme, Histoire d’une PseudoReligion” (Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione), dove denuncia le imposture della Società Teosoficaentrambi stampati nel 1921. Nel 1923 pubblica “L’errore dello spiritismo”, in cui confuta con risolutezza lo spiritismo. L’anno successivo esce “Oriente e Occidente”, in cui traccia le linee per un’intesa tra l’élite intellettuale occidentale e orientale. Dal 1924 al 1927 collabora alla rivista cattolica “Regnabit”, dando alle stampe nel frattempo molti libri tra cui: “L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta”, “La crisi del mondo moderno”, “Il Re del mondo”, “Autorità spirituale e potere temporale”.

……..e proprio a “L’errore dello spiritismo” che ci riferiamo riportando questo brano dove risulta sia evidente una descrizione dello spirito intelligente di Gustavo Rol, sia l’inconsistenza dello spiritismo in se o per essere più precisi le “molli” fondamenta sul quale si basa.

«Fra tutte le pratiche magiche, le pratiche evocatorie sono quelle che, presso gli antichi, furono l’oggetto delle interdizioni più categoriche; era tuttavia noto, allora, che quelli che si potevano evocare realmente non erano “spiriti” nel senso moderno, e che i risultati a cui si poteva aspirare erano in definitiva di un’importanza molto inferiore. Come sarebbe dunque stato giudicato lo spiritismo, nella supposizione, del resto falsa, che le sue affermazioni corrispondano a qualche possibilità? Era ben noto – intendiamo dire – che quel che può essere evocato non rappresenta l’essere reale e personale, ormai non più raggiungibile, poiché passato a un altro stato di esistenza..., ma soltanto il complesso degli elementi inferiori che l’essere ha in qualche modo lasciato dietro di sé nel piano dell’esistenza terrestre – in seguito a quella dissoluzione del composto umano che noi chiamiamo morte. Si tratta, come abbiamo già detto, di quelli che gli antichi latini chiamavano i “mani” e a cui gli ebrei davano il nome di ob, nome sempre usato nei testi biblici quando si tratta di evocazioni, e da alcuni scambiato a torto per la denominazione di una entità demoniaca. In realtà, la concezione ebraica della costituzione dell’uomo concorda perfettamente con tutte le altre; e servendoci, per spiegarci meglio su questo punto, di corrispondenze prese dalla terminologia aristotelica, diremo che non solamente l’ob non è lo spirito o l’“anima razionale” (neshamah), ma neanche l’“anima sensitiva” (ruahh), e neppure l’“anima vegetativa” (nephesh).

«…non è allo spirito che l’ob rimane legato direttamente e immediatamente, bensì al corpo, ed è per questo che il linguaggio rabbinico lo chiama habal de garmin, ovvero “respiro delle ossa”; è proprio quel che consente di spiegare i fenomeni che abbiamo segnalato in precedenza. Pertanto, ciò di cui si tratta non assomiglia per nulla al “perispirito” degli spiritisti, né al “corpo astrale” degli occultisti, che si suppone rivestano lo spirito stesso del morto; d’altronde esiste un’altra differenza fondamentale, non trattandosi assolutamente di un corpo: esso consiste, se vogliamo, in una forma sottile, che può solamente assumere un’apparenza corporea illusoria manifestandosi in certe condizioni, da cui il nome di “doppio” che gli diedero a suo tempo gli egizi. Del resto si tratta effettivamente solo di un’apparenza sotto tutti i punti di vista: separato dallo spirito tale elemento non può essere cosciente nel vero senso della parola, ma possiede nondimeno una parvenza di coscienza, immagine virtuale, per così dire, di quella che era la coscienza vivente; e il mago, quando rivivifica quest’apparenza imprestandole ciò che le manca, dà temporaneamente alla sua coscienza riflessa una consistenza sufficiente per ottenere risposte quando la si interroghi, come avviene in particolare quando l’evocazione è fatta per uno scopo divinatorio, ciò che costituisce propriamente la “necromanzia”».

P.s. chi vuole leggere il brano “spirito intelligente” può cliccare qui

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Credo che ora sia chiaro l’errore dello spiritismo e l’illusione degli spiritisti, ma chiariamo anche la posizione di G.A. Rol oltre al brano suddetto :

  • Tutto ciò che sin qui si è pensato e si è fatto nel campo del soprannaturale è ben lungi dalla verità. I concetti che si hanno sullo spiritismo e, soprattutto, sulla reincarnazione sono inadeguati se non addirittura falsi.(Io sono la grondaia…”, cit., p. 144 )

  • Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai, come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude.(Errore dello spiritismo, p. 83).

  • Noi siamo spirito reso materia.

  • Tutto è vivo, anche la materia, e tutto ha uno spirito. Ogni oggetto ha sempre una storia rapportata alla sua funzione. Anche quando questo oggetto va distrutto, resta la storia del suo passato, resta il suo “spirito”. Passando dalle cose inanimate e dagli animali all’uomo, lo spirito si accresce dell’attributo intelligente. Rol, G.A. (Allegri, R.) I pennelli si muovono da soli, Gente, 26/03/1977, p. 12; Allegri, R., Rol l’incredibile, p. 55; Rol il mistero, p. 57; Rol il grande veggente, p. 108.
  • Per noi lo “spirito intelligente” non è l’anima – soffio divino che alla morte si libera del corpo e torna a Dio – ma quel qualcosa di particolare che rimane sulla Terra, come una fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo. Questo “spirito intelligente” può essere ancora operante dopo la morte della persona. Dibattito sui fenomeni…, cit., p. 25; ripreso in parte anche in Lugli, cit., pp. 26-27.

  • Sovente a mi è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi. (Dibattito sui fenomeni…, cit., p. 26.)

 

…… Quindi ritiene illusi gli spiritisti, i concetti sul quale si basano, falsi e inadeguati e non crede nemmeno alla reincarnazione.

Lo spirito intelligente a cui si riferisce Rol è un ‘energia sottile, se proprio non vogliamo utilizzare il suo lessico, non ha una valenza religiosa, cioè da quanto scritto si capisce che parliamo di ben altro e non di uno degli elementi del trino spirito -corpo-anima in senso cristiano-cattolico.

Ma andiamo avanti, Rol dice che sovente è venuto in rapporti con “spiriti intelligenti dei vivi” , cominciamo a vacillare ? Lasciamo parlare Rénè Guénon (….continua)

 




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 2° PARTE RUDOLF STEINER

 

Rudolf Steiner fu l’inventore dell’antroposofia, cioè della scienza pura dello spirito che, insieme con le teorie sulla filosofia della libertà, sulla vita del cosmo e sulle gerarchie spirituali ha aperto una breccia. “Egli ha cercato di spiegare che essa può essere la chiave per arrivare alle rivelazioni a cui l’uomo è destinato.

…. (GUSTAVO ROL)….Armonia del tutto alla quale si accenna fu tentata da Rudolph Steiner, l’inventore della scienza antroposofica. Ma solamente uno spiraglio egli aprì della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato…….non dimenticare Steiner, che è forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero».(C.Ferrari : io sono la grondaia pag.126)

G.A.R. apprezzava filosoficamente Steiner ma non era ne un suo sostenitore ne adepto, il fatto di aver riportato alcune indicazioni sull’antroposofia in 2 lettere degli anni 40, fece sorgere l’opinione errata in Massimo Introvigne (sociologo), il quale parlando dell’antroposofia come in contrasto con la cristianità, fece come ho riferito nel precedente articolo 2+2 =4 , cioè Rol ne parla, Rol è un sostenitore dell’antroposofia, in contrasto col cattolicesimo e le sue deduzioni si baseranno su questi ed altri cenni di G.A.R. nelle lettere menzionate. Critica dottrinale su materiale limitatissimo, senza tener conto di quanto pronunciato da Rol in precedenza.

Franco Rol nel “simbolismo di Rol”  Si può senz’altro dire che Rol, da ragazzo, avesse trovato nei suoi scritti metodi, idee e visioni del mondo a lui del tutto affini. Gli anni in cui Rol andava alle scuole superiori e poi all’università furono anche quelli della grande espansione dell’antroposofia. Colin Wilson, attento biografo di Steiner, scrive che «il sorgere del movimento steineriano in Europa tra il 1900 e il 1910 fu uno dei fenomeni culturali più notevoli del nostro tempo».

Steiner era nato nel 1861 nell’allora Austria-Ungheria e si era laureato in filosofia a Rostock nel 1891. Tra il 1882 e il 1897 aveva curato l’edizione delle opere scientifiche di Goethe, del quale è stato un estimatore e un profondo conoscitore per tutta la vita, pubblicando saggi come Linee fondamentali di una teoria della conoscenza goethiana del mondo (1886), La concezione goethiana del mondo (1897) ed altri. Del 1894 è La filosofia della libertà, la più importante delle sue opere filosofiche. Al volgere del secolo entrerà a far parte della Società Teosofica, dalla quale per una serie di divergenze dottrinali si separerà nel 1913, fondando la Società Antroposofica. Nello stesso anno inizia a Dornach in Svizzera la costruzione di un centro di studi antroposofici cui dà il nome di Goethenaum, ulteriore tributo al pensatore di Weimar. Tale centro verrà poi distrutto da un incendio nel 1923 e subito ricostruito. Durante il periodo teosofistico pubblica alcune delle sue opere fondamentali: Teosofia (1904), L’iniziazione (1904-1905), La scienza occulta nelle sue linee generali (1910), e poi moltissime altre che gravitano attorno all’idea di Scienza dello Spirito. Tiene una instancabile attività di conferenziere in tutta Europa, fino a pochi mesi dalla morte, avvenuta nel 1925. Colin Wilson scrive che se «Steiner fosse morto prima di spiccare il salto nell’“occultismo”, sarebbe ora classificato – con Bergson, Whitehead, Samuel Alexander, Hans Driesch, Edmund Husserl, Maurice Merleau-Ponty, e Karl Popper – come un filosofo che voleva dimostrare che il materialismo scientifico è troppo stretto». Egli infatti «era affascinato dalla scienza e dal metodo scientifico. Ma si ribellava alla visione materialistica della scienza moderna. Voleva dimostrare che faceva acqua da tutte le parti, che non riusciva cioè a dar conto della complessità dell’universo e della natura umana». Steiner aveva trovato in Goethe un alleato, perché «anche Goethe aveva condiviso il suo entusiasmo per la scienza e aveva creato la sua filosofia non materialista della scienza. Per Goethe, la natura è “l’ornamento vivente di Dio”…» (pag.149)

«Steiner stesso dovette riconoscere che l’antroposofia, una ricerca verso “la conoscenza spirituale”, non può sostituire la pratica religiosa, con i suoi riti e i suoi sacramenti» Quanto alla sua scienza dello spirito, il punto di partenza è «la credenza che “dietro” il mondo materiale, rivelato dai nostri sensi, ci sia un mondo ultrasensibile o spirituale. Questo suona naturalmente come la credenza centrale di tutte le grandi religioni, ma nel caso di Steiner c’è un importante corollario. Egli infatti era convinto che, con un semplice addestramento, chiunque potesse sviluppare la facoltà di vedere quest’altro regno dell’essere. Egli stesso sosteneva di averla ottenuta e faceva del suo meglio per mostrare ai suoi seguaci come raggiungerla».«Insisteva nel dire che se un uomo ha sviluppato il potere di ritrarsi “in se stesso” – attraverso l’Immaginazione, I’Ispirazione e l’Intuizione – diventa consapevole delle realtà spirituali, e che queste includono la storia della razza umana. Egli sviluppa il potere di leggere le “registrazioni akashiche”, i segni imperituri del passato stampati sull’etere psichico. Anche Madame Blavatsky aveva questo potere, ma lo raggiungeva soltanto in trance, quando i “Maestri nascosti” parlavano attraverso di lei. (…). Steiner era in grado di percepire il “mondo dello spirito” in piena coscienza, e proclamava che le sue rivelazioni sul lontano passato erano accurate così come lui le riceveva». (pag.150-151)

per completezza della rubrica pubblichiamo anche il pensiero di Steiner.

SPIRITO, CORPO E ANIMA : STEINER

Nella terza parte dello Spirito Intelligente, dissi che sarei ritornato, com’è stato sulla trinità: anima corpo e spirito, c’è una frase di Rol importantissima, cioè che si è accorto delle sue possibilità e vi è arrivato anche grazie alla profonda osservazione delle cose, nella ricerca della funzione e dell’ordine nella creazione universale. Questo bellissimo pensiero, leggero ed a tratti criptico, l’ho collegato alla capacità di potersi mettere in contatto con il proprio spirito intelligente raggiungendo la  coscienza sublime. Tutto questo passa attraverso una paziente esercitazione ed osservazione profonda di tutte le cose. E’ una considerazione personale ma sembra molto affine con lo spirito così come definito da Steiner, spiegando la suddetta trinità. Perciò vi rimando a questo bellissimo articolo, con le fonti a piè di pagina. Non sto insinuando che G.A.R. era un teosofo, come gli venne chiesto dal fratello in una lettera, ma è solo un osservazione in merito ad un’affinità di pensiero con R. Steiner. Buona lettura

 

Nel nostro mondo occidentale sappiamo o crediamo di sapere molto riguardo al nostro corpo. La scienza moderna lo ha ormai analizzato e descritto fin nei minimi dettagli e possiamo quindi dire di conoscerne bene il funzionamento.

Tuttavia, la nostra scienza sembra identificare nel solo corpo fisico l’intera Entità Umana, come se tutto, dai pensieri, alle sensazioni, alle impressioni interiori, fosse contenuto e fosse dovuto alla natura e alle componenti del corpo fisico. La conoscenza derivata dalla ricerca spirituale naturalmente non la pensa così, e ci dice che insieme al corpo vivono ed operano anche l’anima e lo spirito.

Ma che cosa sono esattamente l’anima e lo spirito, e che rapporto hanno con il corpo? Vediamo allora di ricavare qualche notizia basandoci su alcuni contenuti del testo “Teosofia” di Rudolf Steiner.

Il corpo, l’anima e lo spirito sono, secondo Steiner, le tre componenti fondamentali dell’uomo incarnato sulla Terra. Il corpo, è quella componente che ci permette di percepire sul piano di esistenza fisico. Attraverso il corpo, possiamo metterci in relazione con il mondo fisico che, non dimentichiamolo, è soltanto uno dei tanti possibili, ed è quello che sperimentiamo quando siamo qui sulla Terra.

Il corpo è quindi uno strumento, un mezzo, attraverso il quale è possibile fare un certo tipo di esperienze, quelle relative a questo specifico piano esistenziale, utilizzando i cinque sensi ordinari che tutti conosciamo. Grazie al corpo percepiamo colori, forme, sapori, odori e tutto ciò che è ricavabile dagli oggetti e dalle esperienze fisiche.

L’anima è quella componente tramite la quale l’entità umana ricava impressioni dalle esperienze che fa attraverso il corpo. Ognuno di noi, in altre parole, vede, sente, tocca, annusa e assapora, e da queste esperienze ricava impressioni che possono essere di piacere o dolore, gioia o disperazione, attrazione o repulsione e via di seguito. 

Attraverso l’anima, le cose che percepiamo con i sensi corporei acquistano per noi un certo significato, una valenza. L’anima valuta le esperienze e gli oggetti percepiti dal corpo in base a ciò che quelle esperienze e quegli oggetti determinano come impressione. Una cosa che imprime un sentimento di piacere, di gioia o di attrazione avrà per noi un certo valore, un’altra cosa che imprime un sentimento di dolore, disperazione o repulsione, ne avrà un altro ovviamente completamente diverso.

Lo spirito è invece quella componente attraverso la quale abbiamo la possibilità di comprendere il significato intrinseco delle cose, indipendentemente dall’impressione che esse determinano nella nostra anima. Un oggetto o una esperienza non viene valutata dallo spirito in base al fatto che questa ci sia piaciuta o no, ma in base al significato che ha per se stessa nell’ordine naturale delle cose, in modo del tutto distaccato e imparziale. Alla componente spirituale è strettamente connessa l’attività di pensiero, perché è attraverso questa che possiamo comprendere, attraverso il ragionamento, il significato intrinseco delle cose.

Prendiamo, ad esempio, un’esperienza qualsiasi, e vediamo come questa viene interpretata dalle tre componenti fondamentali dell’essere umano incarnato.

Attraverso il corpo, noi possiamo toccare una pianta con le spine, e pungerci. Il corpo quindi ci permette semplicemente di fare quel tipo di esperienza. Senza il corpo, questo non sarebbe possibile.

Attraverso l’anima ricaviamo l’impressione di dolore causata dalla puntura. Quella pianta con le spine viene quindi valutata dall’anima come una cosa che ha destato un’impressione dolorosa, attivando di conseguenza una reazione di repulsione, quello è il significato che l’anima dà alla pianta con le spine, e quello è il valore che quell’oggetto ha per noi.

Attraverso lo spirito e quindi il lavoro di pensiero, possiamo disinteressarci del tutto dell’impressione, in questo caso dolorosa, che quella pianta ha determinato in noi, ma abbiamo la possibilità di capire che valore ha quella pianta per se stessa nell’ordine naturale delle cose. Possiamo quindi analizzarla nei dettagli, capire perché è fatta in un certo modo, che ruolo occupa nell’ambito del mondo vegetale, che funzione ha rispetto all’ordine cosmico e molto altro ancora. Il fatto che una sua spina ci abbia punto causandoci dolore non ha alcuna importanza, per lo spirito.

Vediamo quindi come il corpo sia solo uno strumento, l’anima una componente che ricava impressioni valutando le cose in modo strettamente individuale, e lo spirito una componente che invece comprende, attraverso il pensiero, la natura essenziale delle cose connettendosi direttamente al mondo degli archetipi, senza farsi influenzare da qualsiasi tipo di impressione personale.

La suddivisione in corpo/anima/spirito è una prima scrematura. Nel suo saggio “Teosofia”, Steiner prosegue individuando 9 componenti umane: corpo fisico, corpo eterico, corpo animico, anima senziente, anima razionale, anima cosciente, sé spirituale, spirito vitale e uomo spirituale, ognuna con le sue funzioni specifiche.

Aticolo di G. Bertani

Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Fonte: http://www.anticorpi.info/2010/08/steiner-corpo-anima-e-spirito.html

 

IL PROSSIMO POST RENE GUENON….. “L’ERRORE DELLO SPIRITISMO”




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 1° PARTE

     

 

        Cari lettori si comincia a scendere più nel particolare, sino ad ora il blog si è occupato di svariate categorie di argomenti, prendendo sempre spunto dalle parole di Gustavo Rol  e tessendo come una trama un ordine logico per esprimere la sua filosofia, il pensiero, la personalità ed al contempo cercare di eliminare fraintendimenti per via di errori bibliografici. Oltre a tale impostazione vi sono stati degli approfondimenti correlati per materia e dato un giusto peso anche allo scetticismo, anche se quello scientifico o folcloristico di alcuni illusionisti lasciano il tempo che trovano, in quanto si sono concentrati sugli esperimenti, che sono solo stati un mezzo per Gustavo Rol per trasmettere un messaggio più importante l’esistenza e l’appartenenza a Dio.

          Quando si parla di Gustavo Rol e si legge una delle sue massime ossia lo spirito intelligente e poi si correda con le serate durante il quale faceva degli esperimenti, il linguaggio verbale si tramuta in matematico e se 2+2 fa 4, allora Gustavo Rol era uno spiritista, peggio ancora un medium, credeva nella reincarnazione altro che cattolico!!!

Cominciamo prima come introduzione di capire passo passo cosa intendesse G.A.R. per spirito, spirito intelligente, cosa pensava dello spiritismo, insomma questa sarà la parte più importante del Blog, si ritorna alle origini… In un blog di Don Bosco e Madre Mazzarello), vi è un articolo molto interessante di Padre Serafino M. Lanzetta, mi sembra un buon inizio.

C’è qualche differenza tra anima e spirito?

          C’è differenza tra anima e spirito e va colta non nella natura, perché entrambi sono realtà spirituali e quindi in questo convengono, ma nella capacità di aprire l’uomo alla dimensione che va oltre la materia: lo spirito è un di più, è la capacità di arrivare a Dio e di comunicare con Lui. Ogni uomo ha un’anima spirituale, ma solo chi favorisce lo spirito ascolta la voce di Dio.      

1. La distinzione viene sottolineata da S. Paolo, che nella prima lettera ai Tessalonicesi (5,23) – uno dei più antichi scritti neotestamentari, risalente agli anni cinquanta dell’era cristiana – rivolgendosi ai cristiani di quella comunità dice: «Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo». «Tutto quello che è vostro» indica ciò che appartiene propriamente all’uomo, ciò che lo costituisce come tale. Quello che ci appartiene è il nostro corpo e la nostra anima insieme allo spirito. In che senso però anima e spirito si distinguono? Dicevamo che la loro differenza non va vista nell’essenza: sono la stessa dimensione spirituale dell’uomo, ma nella diversa finalità che hanno. L’anima è la forma del corpo, il principio vitale dell’uomo, lo spirito, invece, la parte più nobile dell’anima, la sua capacità di elevarsi al di sopra del finito e spingersi fino a Dio. Lo spirito fa sì che l’anima si protenda verso le realtà spirituali.           

2. S. Agostino, nella Lettera 238 a Pascenzio (un seguace dell’eresia di Ario), spiega che «nelle Sacre Scritture si chiama spirito anche una parte distinta dell’unica anima d’una stessa persona. Ecco perché l’Apostolo dice: Tutto il vostro essere, spirito, anima e corpo, sia conservato per il giorno della venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Così in un altro passo sta scritto: Se pregherò con la lingua, il mio spirito prega ma la mia intelligenza resta priva di frutto. Che farò allora? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza (1Cor 14, 14-15). Quando al contrario diciamo Spirito Santo in un modo tutto proprio, usiamo questo termine in relazione al Padre e al Figlio poiché è lo Spirito di essi» (n. 2.15). Così si comprende, ancora una volta, che lo spirito è una parte distinta della stessa anima. Mentre lo Spirito (Santo) è la terza persona della SS. Trinità, uno con il Padre e il Figlio.  Nelle lettere paoline, in modo più ricorrente, abbiamo un parallelismo oppositivo tra carne e Spirito, tra una vita vissuta in modo materialistico e la vita nuova, a cui il cristiano è chiamato, corroborata dal soffio vitale dello Spirito di Dio (cf. ad esempio Rm 8,4; Gal 5,16). Qui Spirito sta per la Persona divina che muove con la sua grazia il nostro spirito; ci dona non uno spirito da schiavi ma da figli adottivi, e ci fa rivolgere a Dio chiamandolo Padre (cf. Rm 8,14-17). Si diventa figli di Dio per mezzo dello Spirito di Dio che agisce nel nostro spirito e ci rende conformi a Cristo.          

 3. Abbiamo parlato dello spirito. Ora chiediamoci anche: che cos’è l’anima? Potremo cogliere più in profondità il nostro essere persone spirituali se vediamo che in noi c’è l’anima. Lo spirito nobilita l’anima ma la presuppone. Potremmo dire in modo molto semplice così: l’anima è la mia identità umana di persona razionale e libera, cosciente e riflessiva. Essa si manifesta in noi – non si vede o si tocca perché è spirito – mediante le sue funzioni spirituali: quando penso, amo, scelgo, decido, ahimè odio, ho rancore. La mia anima specifica e contraddistingue il mio essere. Mi fa veramente essere perché solo con la mia anima posso raggiungere le dimensioni più grandi della vita. Pensiamo all’amore, alla capacità di amare e di essere amati, al perdono: un’esperienza singolare della mia anima. Per questo Gesù ci dice: «A che serve guadagnare il mondo intero se poi perdi la tua anima?» (cf. Mc 8,36).  Se salvo l’anima faccio vivere lo spirito. E solo allora vivo veramente.

Padre Serafino M. Lanzetta

       A causa della loro stretta connessione, le parole “spirito” e “anima” vengono usate scambievolmente (Ecclesiaste 12:9; Apocalisse 6:9); cosicché, in un punto della Scrittura la sostanza spirituale dell’uomo viene descritta come l’anima (Matteo 10:28), in un altro come spirito (Giacomo 2;26). Quando Dio fece l’uomo lo trasse dalla polvere, ma se Dio non lo alitava con il Suo Spirito per dargli vita sarebbe restato un corpo inerme. Quindi lo Spirito di Dio servì a dare vita al corpo di Adamo e così vivere liberamente nel giardino dell’Eden, libero e senza peccato.

      Quindi non solo Paolo, ma anche altre parti della Scrittura parlano di anima e spirito come concetti completamente diversi, senza confondere però lo spirito con lo Spirito Santo (che è la Terza Persona del Dio Trino). Questa differenza era nota alla teologia e alla tradizione ebraica ed è stata trasmessa, naturalmente, a quella cristiana attraverso gli apostoli.

il linguaggio della Scrittura ci testimonia tre realtà diverse parlando di corpo, anima e spirito. Ci serviremo per capire meglio di tre versetti biblici: Genesi 2,7; Luca 1,46-47; Ebrei 4,12.

  • In ebraico, anima si dice nefesh (נפש) e spirito si dice ruach (רוח).

  • In greco, anima si dice psyché (ψυχή) e spirito si dice pnèuma (πνεύμα).

Genesi 2,7 – “…allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”.

Quando Dio crea Adamo, pone in lui qualcosa che le altre creature non hanno. Solo dell’uomo infatti è scritto che Dio soffiò un alito di vita, mentre degli altri animali, che pure sono esseri viventi, è scritto semplicemente che furono creati. L’uomo ha una predilezione dal Signore, poiché è fatto ad immagine del Figlio.  Il testo dei Settanta rende meglio il concetto. L’alito di vita che Dio soffia nell’uomo non è l’anima, ma lo spirito, perché è scritto che l’uomo divenne un essere vivente, ma più correttamente è scritto che divenne un’anima vivente. Quel soffio di vita è ciò che rende l’anima dell’uomo vivente, ma non vivente nel senso biologico, bensì nel senso di immortale. Non a caso ruach (in ebraico) e pnèuma (in greco), le parole per indicare lo spirito, sono anche sinonimi di soffio, vento. Dio aveva creato l’uomo già con corpo ed anima, ma è lo spirito che lo rende vivente. In particolar modo, rende l’anima vivente.

Cosa è allora l’anima, secondo la Bibbia (e anche secondo il Magistero della Chiesa)? E’ la mente dell’uomo, ma non solo, è ciò che rende gli esseri appunto “animati”. Anche gli animali in questo senso hanno l’anima: da qui la parola anima-li. Ma solo l’uomo ha lo spirito, solo l’uomo è reso vivente, cioè immortale. “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi” (Matteo 22,32).

Luca 1, 46-47 – “Allora Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”.

All’inizio del Magnificat, Maria pone una differenza tra anima e spirito. E’ scritto che l’anima magnifica il Signore, mentre lo spirito esulta in Lui. Sono due azioni differenti nella loro natura.

Magnificare significa lodare, è quindi un atto razionale (mente), mentre esultare significa gioire, è quindi un atto emotivo (spirito). Maria ci insegna che Dio va adorato in entrambi i modi, confermando quanto indicato nel Decalogo: “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Deuteronomio 6,5). Qui lo spirito, la componente emotiva ed immortale dell’uomo, è indicato con la parola simbolica cuore, ma è appunto differenziato dall’anima.

Ebrei 4,12 – “Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”.

La differenza tra anima e spirito è resa ancor più evidente in questo versetto. L’autore della lettera agli ebrei scrive addirittura che anima e spirito sono separati in un punto. Effettivamente è così: la psiche (anima, o mente) ha sede nel cervello, ha quindi una sede fisica, è responsabile della componente umana razionale, ma c’è un punto di divisione, scientificamente insondabile, fisicamente non percepibile, che separa ed allo stesso tempo unisce l’anima allo spirito, che rappresenta la parte più emotiva ed “irrazionale” di noi.

Quindi….

“Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.” Genesi 2:7.