SPIRITO INTELLIGENTE (PARTE PRIMA)

 

Eccoci questo è uno dei concetti chiave della filosofia del Dott. Rol, il quale ha dato adito a tanti dibattiti ed interpretazioni, spesso anche se amichevolmente a discussioni con i suoi amici come si  può apprendere da alcune registrazioni audio. Al concetto di spirito intelligente è legato quello della coscienza sublime, dell’anima e del rovescio della medaglia cioè lo spiritismo, ma è troppa carne a cuocere, bisogna procedere con cautela. Lo spirito intelligente…un concetto potente, profondo che ha avuto un ruolo fondamentale in quelli che erano gli esperimenti rivelatori delle sue possibilità. Già se consideriamo la sola parola Spirito veniamo risucchiati in un buco nero, potremmo perderci, perché di spirito ne parlano diverse credenze religiose, anche la scienza si è approcciata spesso a questo concetto spesso usando il termine come sinonimo di anima, ci si perde. Se volessi semplificare usando la ratio è una forma energetica, gli scienziati la chiamerebbero “energia esotica” la cui peculiarità è quella di essere indefinibile (con le conoscenze umane) e rimane tale pertanto presente anche in oggetti inanimati. Cosa cambia allora tra lo spirito di un tavolo e l’uomo? L’attributo intelligente? ma cos’è l’intelligenza? potremmo scrivere pagine intere per definirla, i parametri specificanti l’attributo potrebbero esser tanti, ma come disse G.A.R. “ci stanno bene tutte”… anche perché il concetto è mutevole secondo il campo che consideriamo…..non vi è una definizione universale, un sostantivo o altro che lo definisca se non in un minestrone di parole : (TRECCANI) intelligènza (ant. intelligènzia) s. f. [dal lat. intelligentia, der. di intelligĕre «intendere»]. – 1. a. Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali, spec. mammiferi (per es., scimmie antropomorfe, cetacei, canidi). Credo a questo punto che sia necessario lasciare la parola al Dottor Rol:



LO SPIRITO INTELLIGENTE

«Ogni cosa ha il proprio spirito le cui caratteristiche stanno in rapporto alla funzione della cosa stessa. Quello del­ l’uomo però è uno “spirito intelligente” perché l’uomo sovrasta ed è in grado, per quanto lo riguarda, di regolare, se non di dominare, gli istinti che sospingono incessantemente tutto ciò che esiste e si forma.  Questa prerogativa dell’uomo è sublime e tale la riconosce nel preciso istante che egli la percepisce. Ho definito coscienza sublime ogni impegno volto a raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori della consuetudine. Ammesso che la genialità faccia ancor parte dell’istinto, i prodotti della genialità appartengono invece a quella libertà di creare che è prerogativa dello “spirito intelligente” dell’uomo, quindi ben oltre l’istinto stesso. Questa considerazione sarebbe sufficiente a comprendere l’esistenza dell’anima la quale si identifica poi in quell’armonia universale alla quale contribuisce e partecipa. Quando mi venne chiesto di esprimere il mio pensiero a proposito della medianità e dello spirito non ho esitato a rispondere che ogni individuo possiede un certo potenziale di medianità. Sul significato di questa parola però ho posto del­ le riserve di ordine etico e biologico. Per quanto riguarda lo spiritismo, invece, mi trovai in perfetta collisione e collusione e ciò proprio a causa dello “spirito intelligente”. Con l’arresto di ogni attività fisica – la morte del corpo – l’anima si libera ma non interrompe la propria attività. Lo “spirito intelligente”, invece, rimane in essere e, forse, anche operante. Di questo ne ho le prove e ne ho fornite a conforto di tanta gente che non sapeva rassegnarsi alla perdita di persone care. Ho detto forse, perché in tale materia la prudenza è di rigore. Il fatto di rimanere in essere si richiama al motivo e quindi nella funzione di ogni cosa esistente in perenne sollecitazione e travaglio, proprio come si addice al moto creativo che non saprebbe estinguersi e nel quale ogni cosa concorre armonicamente anche nelle mutazioni più varie, Dio essendo eterno ed inconsumabile nelle sue più prevedibili manifestazioni e sembianze. Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i fenomeni dei quali si occupano tanto insigni studiosi di metapsichica e di parapsicologia. Si vorrebbe scoprire il meccanismo: che io fornissi alla scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi e convinti che non v’è manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti e di conoscenze che proprio non posseggo. Sono segreti, questi, che non è dato di tramandare appunto perché segreti non lo sono affatto. Si possono invece intuire, proprio come è successo a me e ad altri. Questa forma di rivelazione è profonda ed altissima, tale appunto da escludere, per la sua natura, qualsiasi speculazione metafisica. È fa tale che la quasi totalità delle prerogative umane, a livello però del solo istinto, convoglino il desiderio dell’uomo a considerare lo stato di necessità della propria esistenza; di qui la peculiarità degli intenti volti a favorire l’ambizione, l’orgoglio, la potenza e la crudeltà. È tacito: che una severa rinuncia a questi fattori negativi comporti se non la visione l’intuizione almeno di quelle alte sollecitazioni alle quali il pensiero si ispira per comprendere l’infinito e così vincere il terrore della morte. La vita terrena è troppo breve per creare e rinunciare poi subito a ciò che si è creato».
fonte : Remo Lugli ” GUSTAVO ROL UNA VITA DI PRODIGI” pag. 3-4