POSSIBILITA’: TELECINESI 2°- PARTE

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10. Franco Rol (autore):

Vidi l’ultimo esperimento nella primavera 1992, due anni prima della sua morte. Andò cosi: ci sediamo presso il tavolo ovale del suo studio a circa un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro. Si tenga presente che Gustavo ha quasi 94 anni, è stanco e provato fisicamente e si sostiene ad un bastone. Mi dice: “Nella cassettiera qui dietro di me, nel primo cassetto, ci sono dei mazzi di carte. Prendine due”. Io mi alzo, apro il cassetto, e scelgo due mazzi (ce n’erano sette o otto). “Mettili sul tavolo. Ora scegline uno, controlla che ci siano tutte le carte, mescolalo e poi distendi le carte per lungo”. Così faccio, poi mescolo e infine “stiro’ il mazzo di modo che tutte le carte siano l’una accostata all’altra. “Adesso fai correre il tuo dito sopra le carte e fermati sulla carta che preferisci”. Eseguo. Scelgo la carta. “Ora prendila e girala”. E una donna di cuori. “Adesso metti da parte il mazzo disteso, prendi quel coperchio di porcellana (di una zuppiera che si trovava su di un mobile accanto) e posalo sul tavolo”. “Prendi l’altro mazzo, mescolalo e poi mettilo sotto al coperchio”. Faccio tutto, poi mi dice: “Ora mi metterò in contatto con lo spirito intelligente di Einstein. Tu inizia a far ruotare lentamente il coperchio, mantenendolo sempre aderente al tappeto del tavolo. Faremo uscire da sotto il coperchio la donna di cuori”, io comincio a farlo ruotare, sentendo le carte che sotto cominciavano a sparpagliarsi, mentre lui dice alcune parole in francese, di cui capii solo l’esclamazione: Je suis le numero cinq, je suis le numero cinq” (Io sono il numero cinque, io sono il numero cinque). Mentre sto girando, lui mi incalza dicendo: “Più veloce, gira più veloce!” Mi concentro sul coperchio e pochi istanti dopo una donna di cuori viene letteralmente sparata fuori, proiettata lungo una traiettoria dalla parte Opposta a dove si trovava Gustavo, sorpassando il tavolo, volando per circa un metro al di là del tavolo stesso e infine posandosi per terra. “Alza il coperchio e controlla se manca la donna di cuori”. Nel mazzo sparpagliato sotto il coperchio quella carta mancava. Gustavo era sempre rimasto immobile sulla sua sedia per tutto l’esperimento, quasi come un grande saggio in stato di quiete. Quel giorno vidi solo un altro esperimento con le carte, poi si senti affaticato e si scusò con me per non potermi mostrare qualcos’altro, perché le sue condizioni fisiche non glielo permettevano.

11. Piero Servetti:

«Una sera c’era la presidentessa dell’ordine Mauriziano, poi la farmacista di Carmagnola, dottoressa Ferrari, c’eravamo io, mia moglie e Rol. Eravamo in cinque. Abbiamo fatto un esperimento con una zuppiera di ceramica. Noi chiedevamo una carta e lui girava, sul tappeto verde del tavolo, il coperchio di questa grossa zuppiera, vorticosamente, e schizzavano fuori le carte che noi chiedevamo».

12. Giorgio di Simone:

«Alle ore 21.30 del 9 marzo, riunione in casa Gazzera, sempre dieci persone. Inizia il crescendo dei fenomeni, aventi per base sempre vari mazzi di cane, fino a nove. Mi trovo sempre molto vicino a Rol e nulla mi sfugge, perché ritengo che ogni pur minimo dettaglio sia importante, per giudicare l’insieme dei fenomeni e per tentare di ricavarne elementi atti ad inquadrarsi in una meccanica paranormale e che potrebbero anche esprimere una loro sottile logica, quella dell’armonia, come afferma il nostro “sensitivo”. Molti esperimenti si ripetono con certe varianti, sempre affidando agli astanti — vecchi e nuovi ospiti — rimescolatura e scelta delle carte. Altri ne avvengono, nuovi per me, o di maggiore complessità operativa: Un mazzo perfettamente mescolato e tagliato è posto da una signora sotto il coperchio di porcellana di una zuppiera di casa. Viene indicata la carta base (un otto di cuori) Stavolta Rol incita una sua vicina di posto ad effettuare l’esperimento, facendo ruotare lentamente, dopo qualche secondo di concentrazione, il coperchio sul mazzo coperto, sempre mantenendolo aderente al tappeto del grande tavolo (circa m 2.50 x 0.90). Le carte escono ad una ad una, o per piccoli gruppi, da sotto il coperchio, ed ecco ancora una volta esaudito il “richiamo” arcano della carta-base: l’otto di cuori filtra anch’esso da sotto il coperchio, ma scoperto, in piena vista, in piena luce. Prima io, poi Andreana, tagliamo quindi a caso alcuni dei mazzi rimasti in ordine sul tavolo: la carta tagliata è sempre l’‘otto di cuori

13. Pietro Vercelli:

«Eravamo in diversi, c’era mia figlia Laura e altre persone. A un certo punto ha preso tre mazzi di carte, li ha dati a una di queste ragazze, ha detto di mescolarli, e poi di appartarsi in un angolo e di scegliere una carta una sola in questi tre mazzi mescolati. Loro si sono guardate, senza parlare, hanno scelto una carta, e l’anno rimessa nel mazzo. Poi lui dava Soltanto ordini, ma non le ha toccate queste carte. Le ha fatte appoggiare sul tavolo rotondo, ha detto di mescolarle bene, poi ha detto: “Quanti ne abbiamo oggi, che giorno è?” “Martedì” “Va bene, martedì è il secondo giorno della settimana, allora dividete questo grosso mazzo in due mazzi più piccoli. “Oggi che giorno é?” “Giorno 8” “Va bene, allora fate otto mazzettini” E poi con tutta [una serie] di calcoli del genere alla fine ha scartato circa la metà di queste carte e sono rimasti dei mazzi che poi ha fatto rimescolare. Ha detto di mettere in mezzo al tavolo, poi ha tolto il coperchio di una zuppiera che era sul comò  “Lui ha posto le mani su questa zuppiera, si é tolto l’anello che aveva, poi s’è concentrato, ha fatto un movimento del genere [accenna un leggero squotimento]. A un certo punto ha alzato questo coperchio, la carta che loro avevano scelto era girata al contrario e si era spostata in avanti di circa 20 cm, da sola. “È questa la carta che avete scelto?” E le ragazze hanno detto “È questa”».

14. Chiara Barbieri:

«Gli ero seduta accanto, Gustavo aveva davanti a sé un piatto di insalata, gli mancavano i condimenti: ha schioccato le dita in maniera discreta e poco rumorosa, un attimo dopo ho visto una saliera muoversi nell’aria e arrivare sul nostro tavolo».

«A un certo punto, senza che Rol avesse detto o fatto alcunché, ho visto con assoluta certezza un tappo di sughero viaggiare in aria dalla cucina al salotto, dove eravamo riuniti: siamo rimasti tutti letteralmente di sasso».

15. Maria Luisa Giordano:

«Era luglio, faceva molta caldo. Ci trovavamo all’ospedalino Koelliker da un paziente: i medici diedero a Rol una ricetta da leggere. Purtroppo aveva dimenticato gli occhiali a casa: “Li vedo”, diceva, “li vedo, sono sul mio comò retour d’Egypte nel mio studio”. La finestra della camera era aperta, all’improvviso, non solo io, ma anche i medici presenti, vedemmo arrivare i suoi occhiali che, librandosi nell’aria, si posarono sulle ginocchia di Gustavo dopo essere passati dalla finestra aperta. Senza dar peso alla cosa, anzi con molta disinvoltura, come se niente fosse, li infilò e si mise a leggere la ricetta, noi non potemmo che guardarlo attoniti».

16. Bianca Tallone:

«La prima volta che conobbi Gustavo Rol fu quando arrivò ad Alpignano Madame Marthe Peyronny che avevamo conosciuto nei nostri anni di Parigi e che gestiva uno spazioso negozio in Rue du Faubourg Saint Honoré, gestito da lei e dal suo compagno Léon Gruel (…) Una volta arrivata ad Alpignano andammo con Marthe a trovare Rol nella sua dimora torinese dove risaltavano non pochi oggetti napoleonici acquistati nell’atelier di Gruel, e tra questi un piccolo mortaio che aveva partecipato alla battaglia di Waterloo. Mi regalò tre bottoni del soldato morto nella battaglia, poi esibì davanti a noi i suoi poteri, facendo camminare un ombrello per otto metri e spiegò come aveva fatto a passare fisicamente attraverso il muro del suo appartamento, cosa che gli costò fatica e dolore».

17. Franco Zeffirelli:

«ebbi anch’io la fortuna di conoscerlo e diventarne amico. La prima volta che fui ricevuto a casa sua, vidi con i miei occhi il “gioco” che faceva un po’ per divertire e un po’ per conquistare gli scettici: stavamo parlando e il posacenere che era davanti a me si sollevò dal tavolino, attraversò il muro, fini nell’altra stanza e rientrò dalla porta ritornando davanti a noi. Stupefacente».

18. Renzo Allegri:

«Alla fine del pranzo, Rol mi disse, “Vuoi delle noci?”.

” sì, un paio di noci le mangio volentieri” risposi e mi guardai intorno per fare cenno a un cameriere di venire al nostro tavolo. Rol guardò invece verso un tavolo, in fondo al salone, sul quale c’erano diverse qualità di frutta. Apri la mano destra verso quel tavolo e io sentii uno strano rumore, quasi un sibilo, come di qualche cosa passata velocissima, e Vidi Rol chiudere la mano come per prendere al volo l’oggetto. Sorrise, apri la mano e depositò davanti a me una noce. Si girò di nuovo verso il tavolo della frutta e di nuovo quel rumore, quel gesto e una seconda noce era davanti a me. Ero come ubriaco. La stanza era illuminata e in piena luce. La mano di Rol, libera da ogni impaccio. Date le circostanze, era da escludere nei modo più assoluto qualsiasi trucco o imbroglio».

19. Aldo Provera:

«Un giorno ero con Rol in una pasticceria nel centro di Torino. Di fronte al bancone, Rol mi fece notare dei grandi vasi di vetro, contenenti cioccolatini di vario colore, posti in alto, nello scaffale di fronte. Rivolgendosi alla commessa, le chiese: “Signorina, di che gusto sono quei cioccolatini con la carta rossa, nel primo vaso di destra?”. “Aspetti che prendo la scala e glieli prendo”, disse la commessa. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare il movimento della signorina in atto di salire sulla scala, che sentii Rol dire “Non importa, faccio io”, di colpo ritirando a sé una mano come nell’atto di aver colto qualche cosa arrivato all’improvviso. Aprì la mano e, in bella evidenza, c’era nel suo palmo il cioccolatino desiderato. La commessa rimase di stucco, come il sottoscritto. Rol, per nulla stupito, si rivolse nuovamente alla commessa: “E quelli con la carta blu, sono al latte o fondenti?”, nuovamente ritirando a sé l’altra mano che, inutile dirlo, una volta aperta e mostrata al sottoscritto, conteneva un cioccolatino con la carta blu. Questi sono fatti veri, ma so benissimo che se io fossi in lei, stenterei al crederli. Perù io li ho vissuti personalmente).

20. Alexander (Nella Liboni):

«Una mia amica a casa sua mi ha detto [che] la sua cassapanca … si è spostata — una cassapanca che peserà duecento kili — da sola di sei metri lungo il pavimento».

21. Remo Lugli:

«Una sera del 1974, in casa Rol. Remo ed Else Lugli.

È una visita esclusivamente per stare in compagnia. Gustavo ha voglia di chiacchierare e ci ha telefonato pregandoci di andarlo a trovare. A un certo punto il discorso finisce sulla pittura e lui ci accompagna nel suo studio per mostrarci il dipinto, sono rose, cui sta lavorando in quei giorni. Tiene al giudizio di Else, che sa anche lei pittrice, per diletto, ma brava. Gustavo espone un suo dubbio: sente che un certo settore ha necessità di un’aggiunta di colore, ma i punti in cui intervenire sono due, bisogna scegliere quale. Stiamo discutendo per valutare l’opportunità, in piedi, a quattro metri di distanza dal dipinto che é sul cavalletto e Rol tiene la mano destra aderente al petto e tra le dita un gessetto. Improvvisamente, senza che la sua mano si muova, il gessetto schizza via e, in linea perfettamente orizzontale, va a colpire uno dei due punti in discussione lasciandovi un segno. La variazione è da farsi li. E lui (‘indomani la fa, con ottimo esito».

«Capitava talvolta che Rol fosse in questo salotto con un ospite e il discorso cadesse su Napoleone e sugli oggetti che era riuscito a trovare, a volte come s’è visto avventurosamente, come se loro stessi, casi agognati da Rol, volessero raggiungerlo per radunarsi tutti insieme. Quasi sempre, all’improvviso, un bottone partiva dalla bacheca, che era chiusa, e si posava sul tavolo o sul pavimento davanti all’ospite sbalordito. Era un gesto d’omaggio, non un regalo: troppi bottoni sarebbero andati dispersi. Rol lo prendeva in mano, lo faceva ammirare al visitatore, poi lo rimetteva al suo posto».

22. Carla Perotti:

«Anche a casa di Aldo Provera erano volate le carte, letteralmente, erano uscite da una coppa proprio come era accaduto a casa mia. E i pennelli s’erano mossi nell’aria e avevano dipinto!…».

PER LA TELECINESI CON I PENNELLI SEGUIRÀ POST SUCCESSIVO

 

Fonte ” l’uomo dell’impossibile” di Franco Rol