SPECIALE ARTICOLI : Piervittorio Formichetti (1)

 

Cominciamo con una nuova rubrica, dove tratteremo di articoli interessanti con punti di vista ed approfondimenti di studiosi, giornalisti o pubblicisti. Oggi pubblichiamo una sintesi di una serie composta da 4 articoli a cura di Piervittorio Formichetti, filosofo e non solo, cui potete trovare alcuni spunti su vari argomenti da un punto di vista filosofale. https://www.ereticamente.net/

Gustavo Adolfo Rol: la coscienza sublime e lo spirito intelligente – 1^parte

Chi scrive lo ha “conosciuto” una decina di anni fa grazie al docu-film Rol: un mondo dietro al mondo di Nicolò Bongiorno, trasmesso in parte da Rai Storia con il titolo Cose dell’altro mondo.[1] I libri su Rol, nel catalogo on line del Sistema Bibliotecario Nazionale, sono nella categoria «spiritismo», cosa che lo irriterebbe; Molte delle operazioni paranormali da lui avviate, infatti, coinvolgevano lo «spirito intelligente», che – precisava – «non è l’anima – soffio divino che alla morte si libera del corpo e torna a Dio – ma quel qualcosa di particolare che rimane sulla Terra, come una fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo. Questo “spirito intelligente” può essere ancora operante dopo la morte della persona. Sovente a me è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi». Lo «spirito intelligente» presuppone che le tracce della personalità, dei vissuti e delle azioni di ogni persona, sia vivente sia defunta, restino presenti, e potenzialmente operanti, su un piano metafisico in quanto residui di esistenze reali. Rol dichiarò nel 1979: «Ho creduto di impazzire quando scoprii che esistevano in me le memorie di uomini vissuti 4000 anni fa»; Vede questo lapis? Ebbene, la ragione di essere e la funzione di questo lapis rimarranno registrate nella storia dell’universo». Nell’opera Geometria della realtà, l’orientalista Pietro Silvio Rivetta (1886-1952), noto con lo pseudonimo di Toddi, scriveva al riguardo: «Tutto ciò che è accaduto esiste realmente, ossia è, e soltanto le limitazioni dei sensi ci impediscono di avere coscienza attuale di tale persistente realtà. […] Tranne il presente, che ci trasporta con sé nel suo divenire, nulla fluisce o scorre, perché tutto rimane»[5]. In altre parole: poiché ogni evento e ogni cosa, anche i più banali, esistono in quanto pensieri di Dio, e Dio è eterno, ogni evento e ogni cosa sono necessariamente imperituri e sempre riproducibili.

Jean Charon (1920-1998), fisico nucleare e filosofo, riteneva che i vissuti e le memorie delle azioni di ognuno si conservino nella parte “interna”, cioè spirituale, delle particelle elementari e degli elettroni della persona di cui costituirono il corpo. Constatata dalla fisica la lunghissima “vita” di queste particelle, «paragonabile alla durata della vita dell’Universo intero», di conseguenza tra noi aleggiano alcuni elettroni residui, ad esempio, del corpo del faraone Ramses II  o dell’ultimo respiro di Giulio Cesare, così come tra molti secoli resteranno nello spazio i nostri. Non essendo la parte spirituale degli elettroni intaccabile dall’entropia (la costante consumazione di energia nell’Universo, speculare al costante aumento di informazioni all’interno delle menti umane in evoluzione), il loro contenuto di esperienze, pensieri e azioni umane sarebbe immortale, quindi tuttora presente e potenzialmente conoscibile da parte di un «medium»: «Un nostro medium del XX secolo sarebbe in grado di entrare in risonanza con ciò che resta dell’attività “sincrona” in tutti gli elettroni che restano del corpo mummificato di Ramsete II. Nel corso dell’intervento medianico, l’”Io” di Ramsete rivive per un istante […] affidando alcuni elementi della sua esperienza vissuta, sotto una forma più o meno simbolica, più o meno coerente»[7]. La teoria di Charon è quindi vicina a quella dello «spirito intelligente» di Rol, perché anche qui non si evoca l’anima del defunto, ma si captano e s’incanalano le tracce metafisiche della sua personalità e della sua vita.

In una lettera del dicembre 1953, Carlo Rol ricordava al fratello Gustavo alcune passate esperienze paranormali determinanti: «Nel caso tuo, il fenomeno avviene nel modo che ti descrivo, perché, essendo Tu sempre stato in quei casi, me presente, in istato di incoscienza, non credo che Tu abbia potuto seguire gli eventi come me. Un punto luminoso, come fluorescente, appare in alto a notevole distanza, cento e più metri ad onta del soffitto, che nell’oscurità è come inesistente. Non è un punto piccolo vicino, ma un punto più grande lontano; la certezza della lontananza è data dall’angolo formato dagli assi ottici dei due occhi: l’angolo che ci fa percepire distanze e rilievo. Quel punto si abbassa, s’ingrandisce, assume la figura di una forma geometrica, di una stella, di un volto o di un busto umano, s’avvicina alla tua testa, e al contatto tu strilli più acutamente e l’apparizione scompare.

Di solito gli «esperimenti» avvenivano in piena luce o in penombra, e il buio talvolta richiesto era una «precauzione per non provocare nei presenti reazioni troppo forti che avrebbero potuto provocare traumi psichici», come dalla testimonianza seguente: «Gustavo fece accomodare il giovane scettico in salotto, sul divano, dove c’era un abat-jour acceso. Gli disse di dargli una mano e di non staccarla. Nella penombra, un punto luminoso iniziò ad aleggiare nella stanza, diventava sempre più grande, quasi un globo che aleggiava attorno alle loro teste. Preso dal terrore, il giovane staccò la mano da quella di Rol, che cadde svenuto. A sua volta anche il giovane si sentì male». La scintilla di luce che poi assumeva una determinata forma veniva dunque da una dimensione metafisica che potrebbe corrispondere al «Mondo della Formazione» (Jesirah), secondo la Qabbalah ebraica il terzo “strato” concentrico dell’Universo, «che si stende subito al di sopra del piano della materia ed è composto di una sostanza supersottile talvolta chiamata “Etere dello Zelèm”, o Etere delle immagini, analoga alla Quintessenza degli alchimisti, che impone forma e qualità agli enti materiali e può essere plasmata con l’immaginazione creatrice, sotto la guida della volontà opportunamente disciplinata».

 

continua…..

 




SPIRITISMO VS GUSTAVO ROL (RELIGIONE) 2° PARTE RUDOLF STEINER

 

Rudolf Steiner fu l’inventore dell’antroposofia, cioè della scienza pura dello spirito che, insieme con le teorie sulla filosofia della libertà, sulla vita del cosmo e sulle gerarchie spirituali ha aperto una breccia. “Egli ha cercato di spiegare che essa può essere la chiave per arrivare alle rivelazioni a cui l’uomo è destinato.

…. (GUSTAVO ROL)….Armonia del tutto alla quale si accenna fu tentata da Rudolph Steiner, l’inventore della scienza antroposofica. Ma solamente uno spiraglio egli aprì della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato…….non dimenticare Steiner, che è forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero».(C.Ferrari : io sono la grondaia pag.126)

G.A.R. apprezzava filosoficamente Steiner ma non era ne un suo sostenitore ne adepto, il fatto di aver riportato alcune indicazioni sull’antroposofia in 2 lettere degli anni 40, fece sorgere l’opinione errata in Massimo Introvigne (sociologo), il quale parlando dell’antroposofia come in contrasto con la cristianità, fece come ho riferito nel precedente articolo 2+2 =4 , cioè Rol ne parla, Rol è un sostenitore dell’antroposofia, in contrasto col cattolicesimo e le sue deduzioni si baseranno su questi ed altri cenni di G.A.R. nelle lettere menzionate. Critica dottrinale su materiale limitatissimo, senza tener conto di quanto pronunciato da Rol in precedenza.

Franco Rol nel “simbolismo di Rol”  Si può senz’altro dire che Rol, da ragazzo, avesse trovato nei suoi scritti metodi, idee e visioni del mondo a lui del tutto affini. Gli anni in cui Rol andava alle scuole superiori e poi all’università furono anche quelli della grande espansione dell’antroposofia. Colin Wilson, attento biografo di Steiner, scrive che «il sorgere del movimento steineriano in Europa tra il 1900 e il 1910 fu uno dei fenomeni culturali più notevoli del nostro tempo».

Steiner era nato nel 1861 nell’allora Austria-Ungheria e si era laureato in filosofia a Rostock nel 1891. Tra il 1882 e il 1897 aveva curato l’edizione delle opere scientifiche di Goethe, del quale è stato un estimatore e un profondo conoscitore per tutta la vita, pubblicando saggi come Linee fondamentali di una teoria della conoscenza goethiana del mondo (1886), La concezione goethiana del mondo (1897) ed altri. Del 1894 è La filosofia della libertà, la più importante delle sue opere filosofiche. Al volgere del secolo entrerà a far parte della Società Teosofica, dalla quale per una serie di divergenze dottrinali si separerà nel 1913, fondando la Società Antroposofica. Nello stesso anno inizia a Dornach in Svizzera la costruzione di un centro di studi antroposofici cui dà il nome di Goethenaum, ulteriore tributo al pensatore di Weimar. Tale centro verrà poi distrutto da un incendio nel 1923 e subito ricostruito. Durante il periodo teosofistico pubblica alcune delle sue opere fondamentali: Teosofia (1904), L’iniziazione (1904-1905), La scienza occulta nelle sue linee generali (1910), e poi moltissime altre che gravitano attorno all’idea di Scienza dello Spirito. Tiene una instancabile attività di conferenziere in tutta Europa, fino a pochi mesi dalla morte, avvenuta nel 1925. Colin Wilson scrive che se «Steiner fosse morto prima di spiccare il salto nell’“occultismo”, sarebbe ora classificato – con Bergson, Whitehead, Samuel Alexander, Hans Driesch, Edmund Husserl, Maurice Merleau-Ponty, e Karl Popper – come un filosofo che voleva dimostrare che il materialismo scientifico è troppo stretto». Egli infatti «era affascinato dalla scienza e dal metodo scientifico. Ma si ribellava alla visione materialistica della scienza moderna. Voleva dimostrare che faceva acqua da tutte le parti, che non riusciva cioè a dar conto della complessità dell’universo e della natura umana». Steiner aveva trovato in Goethe un alleato, perché «anche Goethe aveva condiviso il suo entusiasmo per la scienza e aveva creato la sua filosofia non materialista della scienza. Per Goethe, la natura è “l’ornamento vivente di Dio”…» (pag.149)

«Steiner stesso dovette riconoscere che l’antroposofia, una ricerca verso “la conoscenza spirituale”, non può sostituire la pratica religiosa, con i suoi riti e i suoi sacramenti» Quanto alla sua scienza dello spirito, il punto di partenza è «la credenza che “dietro” il mondo materiale, rivelato dai nostri sensi, ci sia un mondo ultrasensibile o spirituale. Questo suona naturalmente come la credenza centrale di tutte le grandi religioni, ma nel caso di Steiner c’è un importante corollario. Egli infatti era convinto che, con un semplice addestramento, chiunque potesse sviluppare la facoltà di vedere quest’altro regno dell’essere. Egli stesso sosteneva di averla ottenuta e faceva del suo meglio per mostrare ai suoi seguaci come raggiungerla».«Insisteva nel dire che se un uomo ha sviluppato il potere di ritrarsi “in se stesso” – attraverso l’Immaginazione, I’Ispirazione e l’Intuizione – diventa consapevole delle realtà spirituali, e che queste includono la storia della razza umana. Egli sviluppa il potere di leggere le “registrazioni akashiche”, i segni imperituri del passato stampati sull’etere psichico. Anche Madame Blavatsky aveva questo potere, ma lo raggiungeva soltanto in trance, quando i “Maestri nascosti” parlavano attraverso di lei. (…). Steiner era in grado di percepire il “mondo dello spirito” in piena coscienza, e proclamava che le sue rivelazioni sul lontano passato erano accurate così come lui le riceveva». (pag.150-151)

per completezza della rubrica pubblichiamo anche il pensiero di Steiner.

SPIRITO, CORPO E ANIMA : STEINER

Nella terza parte dello Spirito Intelligente, dissi che sarei ritornato, com’è stato sulla trinità: anima corpo e spirito, c’è una frase di Rol importantissima, cioè che si è accorto delle sue possibilità e vi è arrivato anche grazie alla profonda osservazione delle cose, nella ricerca della funzione e dell’ordine nella creazione universale. Questo bellissimo pensiero, leggero ed a tratti criptico, l’ho collegato alla capacità di potersi mettere in contatto con il proprio spirito intelligente raggiungendo la  coscienza sublime. Tutto questo passa attraverso una paziente esercitazione ed osservazione profonda di tutte le cose. E’ una considerazione personale ma sembra molto affine con lo spirito così come definito da Steiner, spiegando la suddetta trinità. Perciò vi rimando a questo bellissimo articolo, con le fonti a piè di pagina. Non sto insinuando che G.A.R. era un teosofo, come gli venne chiesto dal fratello in una lettera, ma è solo un osservazione in merito ad un’affinità di pensiero con R. Steiner. Buona lettura

 

Nel nostro mondo occidentale sappiamo o crediamo di sapere molto riguardo al nostro corpo. La scienza moderna lo ha ormai analizzato e descritto fin nei minimi dettagli e possiamo quindi dire di conoscerne bene il funzionamento.

Tuttavia, la nostra scienza sembra identificare nel solo corpo fisico l’intera Entità Umana, come se tutto, dai pensieri, alle sensazioni, alle impressioni interiori, fosse contenuto e fosse dovuto alla natura e alle componenti del corpo fisico. La conoscenza derivata dalla ricerca spirituale naturalmente non la pensa così, e ci dice che insieme al corpo vivono ed operano anche l’anima e lo spirito.

Ma che cosa sono esattamente l’anima e lo spirito, e che rapporto hanno con il corpo? Vediamo allora di ricavare qualche notizia basandoci su alcuni contenuti del testo “Teosofia” di Rudolf Steiner.

Il corpo, l’anima e lo spirito sono, secondo Steiner, le tre componenti fondamentali dell’uomo incarnato sulla Terra. Il corpo, è quella componente che ci permette di percepire sul piano di esistenza fisico. Attraverso il corpo, possiamo metterci in relazione con il mondo fisico che, non dimentichiamolo, è soltanto uno dei tanti possibili, ed è quello che sperimentiamo quando siamo qui sulla Terra.

Il corpo è quindi uno strumento, un mezzo, attraverso il quale è possibile fare un certo tipo di esperienze, quelle relative a questo specifico piano esistenziale, utilizzando i cinque sensi ordinari che tutti conosciamo. Grazie al corpo percepiamo colori, forme, sapori, odori e tutto ciò che è ricavabile dagli oggetti e dalle esperienze fisiche.

L’anima è quella componente tramite la quale l’entità umana ricava impressioni dalle esperienze che fa attraverso il corpo. Ognuno di noi, in altre parole, vede, sente, tocca, annusa e assapora, e da queste esperienze ricava impressioni che possono essere di piacere o dolore, gioia o disperazione, attrazione o repulsione e via di seguito. 

Attraverso l’anima, le cose che percepiamo con i sensi corporei acquistano per noi un certo significato, una valenza. L’anima valuta le esperienze e gli oggetti percepiti dal corpo in base a ciò che quelle esperienze e quegli oggetti determinano come impressione. Una cosa che imprime un sentimento di piacere, di gioia o di attrazione avrà per noi un certo valore, un’altra cosa che imprime un sentimento di dolore, disperazione o repulsione, ne avrà un altro ovviamente completamente diverso.

Lo spirito è invece quella componente attraverso la quale abbiamo la possibilità di comprendere il significato intrinseco delle cose, indipendentemente dall’impressione che esse determinano nella nostra anima. Un oggetto o una esperienza non viene valutata dallo spirito in base al fatto che questa ci sia piaciuta o no, ma in base al significato che ha per se stessa nell’ordine naturale delle cose, in modo del tutto distaccato e imparziale. Alla componente spirituale è strettamente connessa l’attività di pensiero, perché è attraverso questa che possiamo comprendere, attraverso il ragionamento, il significato intrinseco delle cose.

Prendiamo, ad esempio, un’esperienza qualsiasi, e vediamo come questa viene interpretata dalle tre componenti fondamentali dell’essere umano incarnato.

Attraverso il corpo, noi possiamo toccare una pianta con le spine, e pungerci. Il corpo quindi ci permette semplicemente di fare quel tipo di esperienza. Senza il corpo, questo non sarebbe possibile.

Attraverso l’anima ricaviamo l’impressione di dolore causata dalla puntura. Quella pianta con le spine viene quindi valutata dall’anima come una cosa che ha destato un’impressione dolorosa, attivando di conseguenza una reazione di repulsione, quello è il significato che l’anima dà alla pianta con le spine, e quello è il valore che quell’oggetto ha per noi.

Attraverso lo spirito e quindi il lavoro di pensiero, possiamo disinteressarci del tutto dell’impressione, in questo caso dolorosa, che quella pianta ha determinato in noi, ma abbiamo la possibilità di capire che valore ha quella pianta per se stessa nell’ordine naturale delle cose. Possiamo quindi analizzarla nei dettagli, capire perché è fatta in un certo modo, che ruolo occupa nell’ambito del mondo vegetale, che funzione ha rispetto all’ordine cosmico e molto altro ancora. Il fatto che una sua spina ci abbia punto causandoci dolore non ha alcuna importanza, per lo spirito.

Vediamo quindi come il corpo sia solo uno strumento, l’anima una componente che ricava impressioni valutando le cose in modo strettamente individuale, e lo spirito una componente che invece comprende, attraverso il pensiero, la natura essenziale delle cose connettendosi direttamente al mondo degli archetipi, senza farsi influenzare da qualsiasi tipo di impressione personale.

La suddivisione in corpo/anima/spirito è una prima scrematura. Nel suo saggio “Teosofia”, Steiner prosegue individuando 9 componenti umane: corpo fisico, corpo eterico, corpo animico, anima senziente, anima razionale, anima cosciente, sé spirituale, spirito vitale e uomo spirituale, ognuna con le sue funzioni specifiche.

Aticolo di G. Bertani

Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Fonte: http://www.anticorpi.info/2010/08/steiner-corpo-anima-e-spirito.html

 

IL PROSSIMO POST RENE GUENON….. “L’ERRORE DELLO SPIRITISMO”




IL MIO PRIMO MAESTRO (C. PEROTTI -terza parte – LA TREMENDA LEGGE)

Abbiamo appreso dai precedenti post che :

– quando l’emisfero destro del cervello si libera dalla pesantezza dell’analisi e diventa straordinariamente intuitivo;

– Sentivo che si era trasformato in un canale negli esperimenti e tremava;

– “analizzava spesso le corrispon­denze curiose che si manifestano tra gli odori, i colori e i suoni;

– Gustavo, che non considerava la reincarnazione tra le proprie ipotesi, diceva però che lo spirito “sopravvive”;

– le possibilità non sono nate con Rol il suo percorso  di illuminazione è stato sollecitato dalla scoperta;

– il suo rammarico consisteva nella impossibilità di poter o voler lasciare una “regola”, una “formula”, per accedere al proprio spirito, Il grande desiderio di lasciare una dottrina;

– considerava l’universo come una realtà unica;

 – esistono due modi di vedere, uno con gli occhi del corpo, e uno con quelli dello spiri­to intelligente.;

la profonda fede , non dogmatica e sempre legata ai vangeli, la bibbia;

lo Spirito intelligente non abita il cervello, ma il cuore;

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Cari lettori questi  ultimi estratti dal libro “il mio primo maestro” risultano talmente chiari nel contenuto,  che risulta inutile qualsiasi commento personale, si aggiungono pertanto ai precedenti post sulla ” tremenda legge”, un mosaico che nel prosieguo mi auguro si arricchisca sempre più.

………………..

Alle persone abituate a confinare la realtà nel concreto, gli esperimenti di Gustavo potevano apparire offensivi. Essi si realizzavano in una di­mensione a loro sconosciuta, alla quale si può accedere solo con un’intuizione illuminata da ciò che potremmo denominare “buddhi”. Nello yoga si definisce come tale “il gioiello della corona del discernimento e della comprensione”, perché è la buddhi a consen­tire di affacciarci al vuoto.

Il vuoto è la cosa più importante che ci sia, provate a pensare a un vaso: se non fosse vuoto non servirebbe a nulla! … Anche una casa diviene abitabile solo perché porte e finestre si affacciano sul vuoto. Quando Gustavo ebbe per la prima volta la rivelazione dell’ac­cordo tra la quinta musicale, il colore verde e il calore si sentì smarrito, annotò sul suo diario “non scriverò mai più!” e provò un grande dolore. La creatura infatti, di fronte alla percezione del­l’infinito, può provare un forte spavento.

La realizzazione improvvisa della verità manda in frantumi tutto ciò con cui si era identificata, l’ego si sbriciola e non sa più a che cosa aggrapparsi. C’è ancora l’istinto di cercare un appiglio, ma sappiamo di trovarci di fronte all’abisso del vuoto. Mi sono chiesta se il calore del quale parlava Gustavo fosse la fiamma al­chemica della conoscenza, di un sapere che è Luce, Sole dei Veda o Brahman, il calore dell’Illuminazione.

Questa ipotesi è plausibile perché il colore verde corrisponde al chakra del cuore, al suo livello. Se osservate il simbolo di questo chakra, Anahata, vedete che esso è composto da due triangoli in­trecciati in modo da avere un vertice verso l’alto e uno verso il basso. Esso esprime con chiarezza l’ascesa della materia verso l’alto e la discesa dello spirito verso la materia e definisce nella propria trasparenza l’affermazione del divino. Nel X libro della Bhagavad Gita si legge: “Io sono il Sé che risiede nel cuore di tutti gli esseri, io sono l’inizio, il centro e la fine di tutti gli esseri”.

La quinta musicale, come certo sapete, è la nota dominante della scala, e nell’associazione con il calore e il colore verde potrebbe significare l’origine, la vibrazione del suono mistico dal quale tut­te le tradizioni dicono sia nato il mondo. Un grande musicologo tedesco, Marius Schneider, parlava di suono, anzi di grido, come principio della creazione. Dall’India all’Egitto, alla cultura ebrai ca, si parla di un suono antecedente o simultaneo a Dio, certo non posteriore, il che ci aiuta a comprendere che il mondo stesso è suono, è vibrazione. Per questo gli inni più antichi contengono sillabe mistiche e non parole.

Ho riflettuto a lungo sul colore verde, perché Gustavo mi disse un giorno che per aiutare una persona si deve evocare prima questo colore, immergersi in esso. Io lo facevo già, per istinto, nel mio istituto di yoga, invitavo spesso a sentire il verde, a immaginare un prato o un gazebo. Mi pareva che il verde, componendosi di giallo e di blu, consentisse di realizzare la percezione della totalità e dell’armonia. Questo mi spinse a chiedermi se il mondo che perce­piamo non sia altro che una somma di percezioni che hanno subito una metamorfosi.

Avrei voluto parlarne con Gustavo, ma negli ultimi anni era diventato impossibile avere un contatto con lui. Era come presi­diato, custodito, ci dicevano ogni volta che non poteva ricevere nessuno, o che era stanco.

Come vi ho già detto, io avevo sempre pensato che il famoso in­contro di Marsiglia fosse avvenuto con un sufi o con un discepolo di Gurdjieff. Per questo pensando al verde mi ricordai di el-Khidr, l’uomo verde del quale si parla in molti testi, e nel Corano come di colui che apprese a Mosè la conoscenza. El-Khidr era dunque un essere misterioso, i cui tratti ricordano un poco il nostro Elia e per altri aspetti San Giorgio. Il Corano lo rappresenta superiore ai pro­feti, come guida di Mosè, al quale chiede di avere “pazienza”, pa­rola che sembra alludere alla lunga fatica della vita spirituale. Di lui si dice che “egli sedeva su una terra arida e secca, ma quando si alzò si vide che la terra era diventata verde”.

Di questo uomo misterioso si parla anche nella letteratura per­siana, e tra gli iniziati musulmani e gli esoterici sufi viene consi­derato come il Maestro, il Melchisedek interiore. Così come egli è il Kether dei cabalisti e I’Atman degli induisti.

Resta il fatto che tanto il numero 5 quanto il colore verde si tro­vano al centro del loro mondo. Che cosa significa essere al centro se non uscire dalla condizione umana per entrare nel pieno stato dell’Essere? Ecco perché, a questo punto, non resta altro che diven­tare, come dice Gustavo, semplicemente una grondaia. Ciò che la­scia scorrere il divino, che accoglie e non si oppone a nulla.




IL MIO PRIMO MAESTRO (C. PEROTTI- LA TREMENDA LEGGE -seconda parte)

Tratto da “Gustavo Rol, il mio primo maestro”

Un giorno Gustavo mi disse che il cervello ospita tutte le memo­rie che abbiamo accumulato. Quando indovinava una malattia, quando si adoperava per ottenere una guarigione, quando si concen­trava e a volte il suo corpo era preso da un tremore, avevo l’impres­sione che traesse la verità da un oceano di chiarezza, da un’onda che veniva da molto lontano. Sentivo che si era trasformato in un canale, e che gli arrivava un messaggio, proprio come accade nelle culture tradizionali, quando l’emisfero destro del cervello si libera dalla pesantezza dell’analisi e diventa straordinariamente intuitivo.

Gustavo è stato spesso considerato un “illusionista”, in modo del tutto improprio. Quando le persone non sono preparate a in­contri così speciali, è naturale che li classifichino secondo gli schemi abituali della loro cultura e del loro cervello. Anche con i miei amici accade che talvolta sia difficile far intendere loro la vera natura dei mondo. Essi si ancorano alla sua apparenza, come accadeva a me fino al giorno in cui appresi a usare correttamente la mia intelligenza. Oggi faccio uso dei loro stessi organi senso­riali, ma in ogni essere avverto la presenza dell’Uno.

Facevamo spesso dei discorsi sull’Assoluto, perché dopo la mor­te dei miei nonni il problema dell’anima e del suo viaggio era diventato un tema ardente. Gustavo ed io avevamo entrambi bisogno di credere nella sopravvivenza, ma lui fu sempre avverso all’idea della reincarnazione.

Gustavo sapeva certamente che siamo tutti interconnessi, che ci abitiamo reciprocamente, e che la personalità è un travestimento transitorio, una specie di bugia. La preghiera potrebbe dunque funzionare come un cavo che distribuisce con equanimità la pro­pria energia

“Dio, creandoci, ci ha dato delle possibilità straordinarie, io però ho dovuto esercitare una grande disciplina su me stesso, per­ché all’inizio ero un uomo assolutamente comune. Quando hanno cominciato a delinearsi certe mie possibilità ho sentito che dove­vo rinunciare a molte cose della vita, che dovevo spogliarmi dell’ambizione, del desiderio, anche del denaro.

Ho capito che gli amori effimeri non hanno senso, che mi oc­correva una disciplina, che dovevo combattere la mia pigrizia, per­sino la mia golosità. Poi ho sentito che la mia vera ricchezza stava nel donare, e questo è un tipo di potere che ti fa vivere bene, è per­sino gratificante. Ma io posso fare certe cose solo se sono ispirato, se mi sento autorizzato da un consenso divino“.

Gustavo diceva che tutti le abbiamo e che bisogna mettersi in condizione di percepirle. In que­sto senso i suoi consigli mi furono molto utili perché a quel tempo, benché seguissi l’insegnamento di Klein, si manifestava sempre in me la tendenza a scappare, a uscire dalla consapevolezza. Il mondo mi piaceva, lo trovavo pieno di cose eccitanti, la mente e i sensi erano pronti a inghiottire tutto ciò che mi si presentava. Proprio come le rondini giovani che hanno sempre il becco aperto.

Un giorno Gustavo mi disse che gli sarebbe piaciuto avere una formula, una regola che potesse offrire all’uomo la possibilità di passare dal regno della materia a quello dello spirito. Spesso par­lava di materia spirituale, ma la gente non era ancora matura per questo concetto, eravamo cresciuti nella dualità, stando bene at­tenti a non mettere un piede nelle tenebre. Che cosa era dunque questa materia spirituale? In realtà l’accesso al meraviglioso non è così facile, ma Gustavo non volle mai sentire parlare di occulti­smo o di pratiche magiche, dal momento che ci erano stati dati dei mezzi naturali.

Sapeva di essere stato dotato, tra essi, di un’intuizione molto profonda, se n’era accorto quando aveva tredici anni. Non dove­vamo avere fretta, solo essere disponibili. “Bisogna sperare”, dis­se un giorno, ma io sentii questa speranza come un preludio della sua certezza.

Gustavo aveva sorriso, ma egli analizzava spesso le corrispon­denze curiose che si manifestano tra gli odori, i colori e i suoni. Gustavo diceva che l’olfatto è un senso molto importante, che dobbiamo esercitarci per arrivare a ritrovare l’odore del nostro primo portapenne, dell’inchiostro o della copertina di un quader­no, delle rose o delle alghe, perché queste percezioni disegnano non soltanto la poesia della memoria, ma sono echi dell’amore dal quale siamo stati circondati.

Gustavo, che non considerava la reincarnazione tra le proprie ipotesi, diceva però che lo spirito “sopravvive”. In questo senso appariva convinto della sua immortalità e della sua eternità. L’anima è viva per definizione, ma è solo in assenza del corpo che è veramente libera. Per questo bisogna prepararsi a lasciare il corpo superando le proprie passioni, purificandosi alla maniera dei Pitagorici o degli Orfici, fino a riconoscere e realizzare la nostra somiglianza con il Divino.

Gustavo considerava l’universo come una realtà unica, di cui la molteplicità delle forme rappresenta gli echi. Eravamo entrate nel mondo delle idee, e anche alle mie compagne questo pareva un discorso un poco complicato.

Una sera, a casa di mio padre, Gustavo era venuto a cena e la cuoca aveva preparato le solite scaloppine al Marsala che egli predilige­va. Si parlò dei miei studi e delle “idee” di Platone ed egli mi fornì una spiegazione che cuciva insieme il paranormale e la metafisica. Utilizzando alcuni mazzi di carte da gioco — mio padre ne custodi­va sempre alcuni esemplari sigillati — Gustavo mi invitò a scegliere una carta: era il tre dí cuori. Si concentrò e mi invitò a guardare nel cassetto in cui erano riposte le posate. Sopra di esse erano posati i tre di cuori di altri due mazzi. Poi mi spiegò che esistono due modi di vedere, uno con gli occhi del corpo, e uno con quelli dello spiri­to intelligente.

Questa è la “visione”: essa ha a che fare con il mondo delle idee, la radice “id” infatti è riconducibile a una parola greca che significa vedere. Mi sembrò che il mondo, così come lo avevo sempre veduto, fosse andato in briciole: era vero che non si pote­va negare la realtà fisica degli oggetti, ma esisteva anche il loro doppio, e quello era appunto il mondo delle idee. Mi parve natu­rale che il corpo della nonna fosse stato soggetto al divenire, ma l’idea del suo essere era dotata di un’esistenza autonoma e poteva volare nel mio cuore. Ora mia nipote Caterina reca al dito l’anello della nonna, un occhio azzurro aperto sull’infinito, e le ho spiega­to perché Gustavo credeva nella sopravvivenza. lo stato di non-vuoto dipende dall’assenza di ciò che viene percepito. Per questo Gustavo pote­va attingere a un al-di-là liberato dal tempo, incandescente e bel­lissimo, poteva dipingere senza pennelli, alla maniera di Ravièr o di qualcun altro, e mettere nella borsa di una signora un messag­gio di suo nonno.

Gustavo sapeva certamente che siamo tutti interconnessi, che ci abitiamo reciprocamente.

Mi parve natu­rale che il corpo della nonna fosse stato soggetto al divenire, ma l’idea del suo essere era dotata di un’esistenza autonoma e poteva volare nel mio cuore. Ora mia nipote Caterina reca al dito l’anello della nonna, un occhio azzurro aperto sull’infinito, e le ho spiega­to perché Gustavo credeva nella sopravvivenza. lo stato di non-vuoto dipende dall’assenza di ciò che viene percepito. Per questo Gustavo pote­va attingere a un al-di-là liberato dal tempo, incandescente e bel­lissimo, poteva dipingere senza pennelli, alla maniera di Ravièr o di qualcun altro, e mettere nella borsa di una signora un messag­gio di suo nonno.

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  1. quando l’emisfero destro del cervello si libera dalla pesantezza dell’analisi e diventa straordinariamente intuitivo. Concetto che abbiamo sentito già da Zeffirelli nel raccontare Rol, l’emisfero destro la parte intuitiva, creativa più tendente ad abbandonare la causalità materiale o la logica dei sensi
  2. Sentivo che si era trasformato in un canale negli esperimenti e Il termine canale è la grondaia, ed il mezzo per giungere alla coscienza sublime è la psiche, è lei a fare da grondaia, ma cosa intendiamo per psiche? condizione mentale non certo ancorata ai nostri parametri razionali o forse è più corretto, sensoriali, i quali se si guarda alla realtà come solo quella tangibile diventano sbarre di una prigione, sbarre per la psiche. Se invece si impara ad usare la vista, l’olfatto, l’udito, in maniera differente e allora…. “analizzava spesso le corrispon­denze curiose che si manifestano tra gli odori, i colori e i suoni. Gustavo diceva che l’olfatto è un senso molto importante”
  3. la reincarnazione, ne abbiamo ulteriore conferma non era tollerata da Rol. Gustavo, che non considerava la reincarnazione tra le proprie ipotesi, diceva però che lo spirito “sopravvive”.
  4. le possibilità non sono nate con Rol il suo percorso di illuminazione è stato sollecitato dalla scoperta forse involontaria di avere delle possibilità, che ha potuto coltivare solo attraverso una rigorosa disciplina su se stessa con la rinuncia ad alcune grandi tentazioni dell’animo umano e rivolgendosi all’amore alla carità e la preghiera, a cui diede una grande importanza come mezzo di comunicazione con il Divino.
  5. le possibilità le abbiamo tutti ma bisogna mettersi in condizione di “sentirle”, “percepirle”, i tempi non erano maturi, meglio le persone non lo erano e il suo rammarico consisteva nella impossibilità di poter o voler lasciare una “regola”, una “formula”, per accedere al proprio spirito, lasciando il mondo della materia.
  6. considerava l’universo come una realtà unica, e sapeva certamente che siamo tutti interconnessi, che ci abitiamo reciprocamente
  7. Poi mi spiegò che esistono due modi di vedere, uno con gli occhi del corpo, e uno con quelli dello spiri­to intelligente. Questa è la “visione”: essa ha a che fare con il mondo delle idee, la radice “id” infatti è riconducibile a una parola greca che significa vedere, non si pote­va negare la realtà fisica degli oggetti, ma esisteva anche il loro doppio, e quello era appunto il mondo delle idee. Questo doppio non è invisibile agli occhi ma il vedere, non la realtà fisica ma capire la vera natura delle cose, queste considerazioni le troviamo anche in alcune sue testimonianze audio, dove si creò in lui un’abitudine mentale a vedere con profonda osservazione tutto quello che ci circonda.

Amo questo libro e lo leggerei con piacere più volte perché la scrittura semplice, rappresentativa ed efficace lascia poco spazio ad interpretazioni ed ha in sé il “poter immaginativo” di visualizzare ciò che si sta leggendo come una voce fuori campo in un film.




ANIMA-SPIRITO E 9 INIZIATI (PRIMA PARTE)

 

Riflessioni e considerazioni di G.A. Rol durante un incontro a casa di amici nel 1977. Tratto dall’allegato audio al testo di Franco Rol “Il simbolismo di Rol” (2008). [Come per tutte le registrazioni dell’Archivio Franco Rol, per un miglior ascolto si consiglia l’uso di auricolari. La registrazione originale, su audiocassetta, è già stata trattata digitalmente. Il basso volume è dovuto alla distanza del registratore dalla fonte] APPENDICE II (CONVERSAZIONI CON GUSTAVO ROL)

Fantasia e immaginazione. L’assoluto e il relativo. I Nove Iniziati. La santità. Napoleone.

 

Rol: «Però la prima arte non è stata la pittura, è stata la musica… son sicuro… il suono… Ah son sicurissimo: la musica ha un potere evocativo che fa paura… il potere evocativo della musica.

Io non ho ancora fatto con loro, nemmeno con voi, Innocenti, gli esperimenti di musica per il terrore di produrre dei fenomeni che loro non possono accettare. Ho fatto un esperimento di musica col colonnello Gilis a Parigi, un colonnello medico, famosissimo. È impazzito proprio lui, è stato nove mesi in … , ho passato dei dispiaceri… poi, quando poi è guarito allora…».

Ing. Innocenti[?]: «La produzione di suoni?».

Rol: «No, ti dico… Tu produci dei suoni, questi suoni evocano una atmosfera, se mi ci metto dentro, si creano delle cose, e allora avvengono dei fenomeni che mica sempre si possono accettare».

Signora: «Cioè nella fantasia di ognuno si creano…».

Rol: «No, no… La somma delle fantasie crea l’ambiente. Ecco vedi, hai detto una cosa molto giusta. Per esempio io mi siedo a quel tavolo là in testa, noi parliamo di una cosa, la nostra fantasia lavora su quella cosa. Anche girare una carta, non è che io giri con la volontà la carta o che la carta si giri, il fatto avviene con la concomitanza del pensiero di tutti. L’ultima trovata che ho fatto quando tu non c’eri, l’ultima cosa che ho data, è quella delle due dimensioni, quella relativa e quella assoluta. La fantasia ci conduce verso l’assoluto, mentre il relativo è un progresso scientifico per gradi. Noi conosciamo una cosa, è un limite… Ora, la fantasia è una parola molto pericolosa, perché noi sappiamo che la fantasia ce l’hanno anche i matti. Allora io ho corretto la parola fantasia in un’altra molto più castigata e fattiva ed operosa: l’immaginazione. È vero? Sono sorelle ma non gemelle, ossia prima è nata la fantasia, poi è nata l’immaginazione… io credo che sia così».

Mario T.: «Dal punto di vista, diciamo l’analisi di queste due parole, permette di fare queste considerazioni: che la fantasia, si ritiene sia propria della vista, che riesce a realizzarla; mentre l’immaginazione può anche essere quella del bambino che ha molte immagini, molti pensieri, molte immagini, e si dice che il bambino è molto immaginoso, è vero? La fantasia è propria dell’artista che crea».

Rol: «Io credo l’opposto… Credo proprio l’opposto. Per me, la fantasia è quella del bambino, l’immaginazione è dell’uomo cosciente, perché puoi immaginare una cosa. Verne ha immaginato la navicella che andava alla luna, non è stato fatto… è l’immaginazione, e ha dato il peso: 150 kilogrammi di meno dalla navicella spaziale che è andata sulla luna degli americani… Io mi rendo conto del contrario. Questi concetti, mi permetto esprimerli perché ho i mezzi per poterlo fare».

Mario T.: «Lei dice molto bene, anzitutto valori assoluti e valori relativi, è vero? Noi tendiamo per quanto possibile a staccarci dal nostro sistema di relazioni… nel quale noi siamo immersi e siamo vittime del nostro sistema di relazioni. Però tendiamo per quanto è possibile, o con l’immaginazione o con la fantasia – meglio se lei dice immaginazione siamo d’accordo anche su questo termine – tendiamo a evadere da questo sistema di relazioni. Naturalmente tendiamo verso qualche cosa che non è più relativo; non è ancora assoluto, perché l’assoluto è una tendenza, è vero? non è ancora assoluto».

Rol: «Guardi che non è una tendenza l’assoluto eh, un momento! È una conquista definitiva, l’assoluto, alla quale non ci si arriverà mai».

Mario T.: «Ecco ma l’assoluto proprio per la sua condizione…». Rol: «Il giorno che troviamo l’assoluto…».

Mario T.: «…da parte nostra è solo una tendenza, io dicevo… una volontà. Ma l’assoluto è ineffabile, inimmaginabile, è vero? Perché è al di fuori di ogni limite…».

Ospite: «Se no avrebbe un limite».

Mario T.: «E infatti noi…».

Rol: «Ecco, il relativo è un limite».

Mario T.: «Certo! E non c’è che un assoluto solo, che non può essere che un assoluto positivo. Ad esempio non si può dire che c’è l’assoluto bene e l’assoluto male, perché se fossero due assoluti sarebbero relativi fra di loro, e allora non sarebbero assoluti, dunque non ci può essere che un assoluto solo. E anche il male, ad esempio, è allora – se l’altro è assoluto – il male è relativo».

Rol: «Ma se non ci fosse però il male non ci sarebbe neppure il bene. Noi non possiamo immaginare di scrivere col carbone sulla lavagna o col gesso su un foglio bianco».

Mario T.: «Ma quello è ancora… siamo ancora nel campo del sistema di relazioni, perché abbiamo bisogno del carbone e della lavagna, siamo ancora a misura d’uomo. Ma quando noi usciamo dalla misura d’uomo, cioè entriamo nel campo dell’inimmaginabile, evidentemente non ci può essere che un assoluto, perché se ci sono due assoluti, sono relativi fra di loro e allora è un sistema di relazioni anch’esso. Mentre il male è purtroppo relativo all’uomo, relativo all’universo, relativo a un sistema di relazioni. Mentre l’uomo tende per la sua nobile qualità… tende all’assoluto».

Rol: «Lei può definirlo l’Assoluto?».

Mario T.: «È assolutamente indefinibile, per definizione. Perché è inconcepibile, inimmaginabile, ineffabile…».

Signora: «Poi ogni uomo se lo definisce a modo suo…».

Mario T.: «L’ha definito? Ecco sentiamo, perché è un argomento che mi interessa moltissimo».

Signora: «Come l’hai definito?».

Rol: «Io me lo sento tutto dentro di me, a mio uso… È inspiegabile, è un’intuizione… Io però dell’assoluto non mi servo».

Signora: «Però tu hai la certezza dell’assoluto…».

Rol: «Sì, certo ma… non posso tramandarla, la cerco di dimostrare…».

Signora: «Perché tu l’ultima volta che ci siamo visti mi hai detto che – tra l’altro io avevo fatto questa domanda su valori assoluti e valori relativi

– tu avevi detto che nella vita i valori assoluti non esistono».

Rol: «Nella vita, qui, no».

Signora: «Allora ecco, io vorrei sapere per esempio dove sta il limite tra valore relativo nella vita e valore assoluto in quello che tu ci hai detto stasera».

Rol: «Ecco allora te lo dico: nella vita tutto ha un valore relativo…». Signora: «…perché tu ci dai delle dimostrazioni di valore…».

Rol: «…tutto ha valore relativo nella vita, tutto… tutto, assolutamente tutto! Cessa il valore relativo il momento che tu non esisti più come donna… in quel momento non c’è più, tutto è relativo. Einstein ha ragione. Soltanto che siccome ormai… Ho fatto un esempio alla signora Visca, di un qualche – pigliamo un qualche cosa – una palla da golf. Tagliamola per metà, abbiamo due mezze palle da golf. Pigliamo un pezzo, tagliamolo ancora. Tagliamo, tagliamo, tagliamo, tagliamo; finiamo di avere una molecola. Tagliamola, tagliamola, tagliamola, tagliamola; non è più una questione di materia, è questione di mezzi per tagliare questa materia. Tu puoi tagliare all’infinito, perché come esiste l’infinitesimo grande esiste l’infinitesimo piccolo. Quindi tu finché hai da tagliare, avrai sempre da tagliare. La scomposizione in parti infinite avviene nell’infinito grande e piccolo. Lo capisci? Ecco, questa è una forma di assoluto. Immaginare che il taglio non cessi mai, ci arrivi solo con l’immaginazione. Se tu ci metti la fantasia ti perdi».

Signora: «Cioè, è un’intuizione di un senso di infinitamente piccolo e di infinitamente grande che si equivalgono».

Mario T.: «Ma l’immenso e l’eterno, no?, sono concetti che noi affermiamo come parole, ma in realtà non riusciamo ad afferrare… Perché Lei dice giustamente: “Io taglio”, e fin quando taglia Lei…».

Rol: «E c’è sempre da tagliare».

Mario T.: «Sì ma Lei ha in mente il coltello e la palla… ma però inserisce in questo sistema una parola, è vero? che è al di fuori della nostra comprensione, dando all’infinito. Fin quando c’è il coltello e la palla va tutto bene, lì sono sul tavolo, a posto; poi inserisce un’altra categoria di pensiero…».

Rol: «Ci arriva con l’immaginazione. Con l’immaginazione ci arriva però. Senti, San Paolo ha risolto il problema… con una maniera molto semplice:

“Dacci modo San Paolo – hanno chiesto – di vedere come è fatto Dio”.

“Basta che tu sappia immaginarlo. Immaginalo come vuoi”. San Paolo!… Immaginalo!».

Mario T. «Siamo d’accordo, ecco che l’immaginazione è relativa al singolo, pertanto è ancora un’immaginazione che è relativa e ciascuno l’immagina…».

Rol: «Ma siccome Dio è un assoluto… noi altri accettiamo l’assoluto con l’immaginazione».

Mario T.: «Ma noi abbiamo tante immagini di Dio, l’immagine di Dio è soggettiva, ed è dinamica nel tempo. Tanto è vero che gli dei e gli uomini, nascono e muoiono. L’assoluto, che è qualche cos’altro, indubbiamente è al di fuori di questa storia dell’immagine di Dio. L’immagine di Dio è una proiezione di noi stessi. È una tensione verso…».

Rol: «Io le dico allora quel che succede. Lei muore – questo che le dico adesso ha valore assoluto, non relativo – quando io affermo una cosa… Lei muore: per tre giorni Lei vede tutto ciò che avviene intorno a Lei stesso…Tre giorni. Dopo il terzo giorno, anzitutto Lei non è solo, perché ovunque Lei sia – pigliamo il soldato che muoia per lo scoppio di una granata e il suo corpo vada in brandelli – il momento del distacco, non dell’anima, dello spirito dal corpo, c’è l’assistenza della persona che ha amato di più questa persona, lì vicino, e lo raccoglie. Che l’anima la troviamo poi dopo parecchie, svariate vite… in altri luoghi, vite di perfezionamento, e di questo ne ho la certezza. Quante siano non lo so, ma so che hanno un numero limitato, come sono limitati i numeri che formano gli Iniziati sulla terra. Tanto a loro questo non l’ho mai detto, ma posso dirlo… Questo lo assicuro…. questo. Non è che non sia vero, è vero… Purtroppo non posso dimostrarlo, ma le cose che faccio provano che qualche cosa sappia pure. Su centomila persone c’è una persona che è segnata, uomo o donna, giovane o vecchio. Una persona. Su centomila segnati c’è un avvisato. Su centomila… avvisati c’è un annunciato. Su 999.999 annunciati ci sono nove Iniziati, che sono sempre quelli. La funzione di questi Nove Iniziati interessa, comporta un dominio sulla materia della Terra distribuito in nove parti. Può avvenire nel corso del secolo che uno dei Nove Iniziati muoia, essendo uomo. È soggetto quindi alla morte. Allora, l’Iniziato immediatamente prima di un numero… Se è il numero uno, immediatamente… dopo il numero nove, l’uno… ne prende le funzioni, e qualche volta un Iniziato – ad esempio il numero quattro è un Iniziato – muore il numero cinque, lui prende la vece del cinque; muore sette, allora va a quello dell’otto. Mi capisce? Qualche volta un iniziato ha tre o quattro numeri da soddisfare, dico soddisfare per dirlo in parole umane, ma non sono parole umane, non so come definirlo. Capisce? Lei capisce cosa voglio dire? È difficilissimo da spiegare questa cosa».

Mario T.: «…il numero degli uomini è tre miliardi…».

Rol: «No no, si fermi. L’ho indotta in errore. Guardi che questo calcolo va bene all’inizio, non adesso, perché son sempre gli stessi… momento: non parliamo dei tre miliardi di oggi… non è lì che vengono pescati i 999 mila, è all’inizio».

Mario T.: «C’è una quantità di spirito, è vero? che viene distribuita in un certo modo…».

Rol: «L’ho indotta in errore…».

Mario T.: «E allora non ho capito io, voglio capire…».

Rol: «Non vivisezioni le cose perché le uccide, se viviseziona le cose. Faccia attenzione, la vivisezione ha un limite, perché la può uccidere la cosa. Guardi bene che io ho detto – ripeto le mie parole: su centomila individui ce ne sono 999 mila… ci sono 99.999… ce n’è uno su questi 999 [99.999], segnati; su 99.999 segnati c’è un avvisato; su 99.999 avvisati c’è un… annunziato; su 99.999 annunziati c’è un iniziato. Questo… Perché attualmente, ogni cento anni, i nove ci son di nuovo tutti. All’anno 1 del secolo son di nuovo tutti bell’e pronti, e che nel corso di un secolo son morti tutti, capisce? Sono tutti quanti morti, come uomini. Che vengano adesso che c’è tre miliardi o quando c’era soltanto…».

Mario T.: «Ma il numero è un numero chiuso, o è in rapporto…?». Rol: «Chiuso… Per questo che la inducevo in errore…».

Mario T.: «Lei mi ha stabilito un rapporto con una determinata base, è vero? è un rapporto che diciamo se ce n’è uno su centomila…».

Rol: «Ma era all’inizio… È come è nata l’iniziazione, è come è nata l’iniziazione. Capisce? Se un giorno sulla terra ci saranno cinquanta miliardi di uomini, gli Iniziati saranno sempre nove, è questo che volevo dire. Mi comprende? E vuole che le dica di più? La vita umana si prolunga…».

Mario T.: «Ma è la qualità del messaggio che a un certo momento si innalza, allora, per selezione… non è così?».

Rol: «No no, lì non c’entra niente il messaggio, è la funzione che conta…, è la funzione che conta… non c’entra il messaggio. Vuole che le dica una cosa? Io non lo sono, non sono un Iniziato, ma se io fossi un Iniziato, non avrei nessun messaggio da lasciare… Ho una funzione. È quella di vivificare negli altri, attraverso le cose che faccio, lo spirito altrui e di dare coscienza dell’esistenza di uno spirito, ossia annullare il terrore della morte, innalzare la grazia, il senso della grazia, la bontà, portare l’individuo al Vero, o se diciamo una parola stupida, rivelare Dio, una parola stupida: rivelare Dio. Però per noi umani può già significare qualche cosa».

Mario T.: «Uscire già dalla logica sarebbe già un gran passo, mi spiego? … Restare nella logica, ma avere la possibilità di andar oltre, sapere che non è un limite quello…».

Rol: «Ma quello chi può farlo? Senta, io per esempio… faccio quelle cose che avete visto, ma io so meno di voi… perché io  vivo continuamente nel relativo, perché la mia immaginazione purtroppo ha dei limiti. Perché io so che certe cose non devo farle, e voi viceversa potete anche compiere degli errori, in buona fede. Io non posso compiere degli errori in buona fede, ho la coscienza di tutti gli errori e c’ho la coscienza del peso morale dei miei errori… Ed è per questo che io dico sempre alle persone, va bene? che cerco di legarmi, agli amici più cari, dico sempre: “Non consentitemi più di tornare sulla Terra, fate qualcosa, aiutatemi, che non debba più tornare”, ossia che io non debba più avere una funzione. Se io fossi un Iniziato avrei soltanto un desiderio, quello di non esserlo… perché vorrei essere come tutti gli altri, passare a un’altra vita, a una vita di perfezionamento, invece se uno sia sempre qui che si tramanda…».

Signora: «L’Iniziato non può passare a un’altra vita?».

Rol: «E come fa? È sempre lo stesso… Gli iniziati nascono uomini e come uomini hanno i loro difetti. Ma quell’uomo, quell’iniziato, che finalmente dica: io vivo non santamente, perché per me la santità è una forma di egoismo…».

Signora: «Di esaltazione…».

Rol: «No esaltazione: di egoismo. Troppo poco esaltazione. L’egoismo è becero… Eh sì… pensi un poco. Io però quando guardavo a Padre Pio, facevo questo ragionamento… Pochi minuti prima di andare da Padre Pio dicevo: sei un … perché tu intanto non hai paura di niente… A parte il fatto che non hai paura della morte, non hai paura… pensi che Dio ti accoglie, le critiche della gente te ne infischi, le tasse non devi pagarle, i malanni non ti toccano perché dici: nella migliore delle ipotesi muoio; la sofferenza la offri a Dio, non la senti nemmeno più… sei un bell’egoista.

Quando Padre Pio mi ha visto – io non lo conoscevo – e mi dice: “Tu sei venuto per questo questo e questo, non fare niente, perché succederà questo e questo e questo”, mi sono accorto che non era niente un egoista, e che era un santo. Ora, quel tipo di santo lì… Mi sono chiesto se era un Iniziato Padre Pio, e poi ho visto che era già un uomo che aveva superato l’iniziazione, aveva iniziato se stesso, mi spiego? era già andato oltre, quindi sono  convinto  che  Padre  Pio  può  fare  dei  miracoli,  sono convinto… Come li fa Don Martina… sono convintissimo. Quelle sono figure di santi non egoisti. Ma ci sono tanti santi… La Beata Mazzarello, dei salesiani, la Santa salesiana, mi ha fatto delle grazie. Io grazie gliele ho chieste, e le ho ottenute. Però quando io ho visto la casa, ho parlato, va bene, con le sue discepole, c’era una suor Gesualda, adesso è morta… era stata una sua discepola. Ma come la raccontava… lo stesso Don Bosco… c’è un po’ di egoismo; la loro opera li entusiasmava, mi spiego? davanti al bene, ma è la purezza di certi santi… Padre Pio, San Francesco, un altro puro Sant’Agostino… puro nella conoscenza delle cose. E noi vediamo… di Padre Pio, ma questi altri sono venuti dall’errore. Se c’era un uomo dissoluto era Francesco… lo stesso Agostino…».

Mario T.: «Agostino quando gli è venuta la grazia dice: “Signore se possibile non oggi”…».

Rol: «Ah, se è possibile non oggi! Ma il bello è questo, da quello ci accorgiamo di una cosa: che Dio ha i suoi disegni, di estrinsecazione,   in maniera tale… Negarlo come si fa? Io non dico mai la parola Dio… non è necessario…».

Mario T.: «Ma parlando di assoluto è la stessa cosa… l’assoluto…».

Rol: «Niente, mi avete condotto a dirlo. Io dentro di me definisco l’Assoluto…».

Mario T.: «Io non pronuncio mai il nome di Dio, parlo dell’Assoluto e parlo della nostra relatività».

Rol: «Oh, voglio però fare un atto di contrizione verso la Beata Mazzarello, perché la Beata Mazzarello… io adesso parlavo di un egoismo però molto produttivo, a fini… sono convinto che non è ritornata sulla terra la Beata Mazzarello, come anche Don Bosco… Si, ha contatti… tutti e due… Ma io intendevo dire una forma di egoismo umano verso la propria…

In fondo ciò che ha rovinato Napoleone, nella sua genialità, è stato un senso di paternità verso il popolo, tanto che… cosa diceva Grosmot, diceva: “Ce qu’il l’a perdu c’est son attitude paternel vers la France”, questo senso paterno, che l’ha spinto a fare delle cose che non doveva fare, la campagna di Russia del 1812, non la doveva fare…».

 

Rallegratevi!

Rol: «Ma vi rendete conto?». Signora: «Ci rendiamo conto».

Rol: «Io dico grazie, grazie, grazie! No! come sono indegno! Quel prete che dice “Domino non son degnus – Signore non sono degno”. Tutti non siamo degni delle cose meravigliose… Rallegratevi! Non esiste la morte!  Non  c’è!  Rallegratevi!  –  anche  se  il  mio  occhio  cola  – Rallegratevi! Quando non ci sarò io pensate che ve l’ho detto questa sera. Non c’è la morte, non c’è, non esiste, c’è subito un’altra vita».

 

Si sopravvive.

«Non dimenticare mai queste cose. Siate forti di queste cose. Vi ho aperto delle porte sull’infinito io… dategliene agli altri, comunicatele al prossimo… cercate di… dite agli altri… che bisogna pensare che si sopravvive, che continua la vita altrove, che si ritorna sulla Terra solo se si è indegni di continuare a vivere»




ANIMA-SPIRITO E 9 INIZIATI (SECONDA PARTE)

 

 
 
COMMENTI ALLA TRASCRIZIONE PRECEDENTE
 
 
Il concetto di fantasia ed immaginazione è un concetto potente, forse più di quel che possa sembrare dal punto di vista etimologico. Nel caso di Rol (lo ritroveremo più avanti anche nei viaggi nel tempo) l’immaginazione è intesa come un pensiero che “costruisce, in un suo enunciato, parlando del pensiero esprimeva un concetto “gemello”, cioè che il pensiero è un arma potente è una freccia che indica una direzione. Così  in questo dialogo si evince come condizione aggiuntiva che in alcuni esperimenti lui poteva esser “aiutato”  dal pensiero, dall’immaginazione di tutti i partecipanti. La “fede” nel risultato, intesa come fiducia che un evento possa realizzarsi era un elemento che poteva essere considerato un supporto alla condizione creata da Rol negli esperimenti, il concetto di “fede” nel risultato è in parte stato trattato anche da Pitigrilli quando cerca di spiegare le possibilità di Rol . Ripeto condizione aggiuntiva, non necessaria o sufficiente per la riuscita dell’esperimento (perché Rol non aveva bisogno delle energie di altri per manifestare le sue possibilità). Questo aspetto è stato trattato in maniera superficiale da alcuni parapsicologi che hanno cercato di spiegare invano il meccanismo alla base delle possibilità, ma in un altro dialogo ci viene data forse una spiegazione più chiara ovvero, che Rol canalizzava le energie del pensiero di tutti i partecipanti  (cit. ..”si ma io le catalizzo…”). La collusione con la fisica quantistica ritorna, perché?  Anche girare una carta, non è che io giri con la volontà la carta o che la carta si giri, il fatto avviene con la concomitanza del pensiero di tutti”. E ancora “La carta si forma nel momento in cui lui la individua”. La fisica quantistica che è già il futuro…, collide con Rol e viceversa, questo accade senza necessariamente dover affermare che Rol era un fisico quantistico o che i quanti stanno alla base delle possibilità di Rol, c’è parentela, affinità, ma li separa ciò che non può essere analizzato perché non è stato ancora individuato e misurato : lo spirito.
Ritorna in questo dialogo anche il concetto di antitesi, seppur con un piccolo accenno, elemento già trattato con maggior enfasi invece con Giuditta Dembech, dove attraverso l’antitesi cercava di spiegare che era necessaria in tutto, sulla terra come in altre dimensioni, lo spirito che ha bisogno di estrinsecarsi e purificarsi per essere libero dall’antitesi, il diavolo, il demonio, accettando le prove della vita. L’antitesi come condizione necessaria la ritroviamo anche nella vita di tutti giorni, anche nell’esempio più semplice di un gessetto bianco su una lavagna nera. Questo mi riporta ad una considerazione, che Rol non credesse nel purgatorio in termini teologici, in quanto le prove che un anima accetta mediante lo spirito in una o più vite si “scontano” qui,  ….cit. “le dure prove della vita” e  quindi quasi a dire che il purgatorio è la nostra vita. E l’inferno ? parla anche di questo… ascoltiamo le parole finali del video , che sebbene non “pulitissime” dal punto di vista sonoro….
Altra considerazione importante è l’anima che ritorna concettualmente, senza contraddizioni…, l’anima la ritroviamo dopo diverse vite. Ci ho pensato e lungi da me da arrivare a conclusioni azzardate, mi sono chiesto… perché tanto clamore attorno il concetto di reincarnazione? Perché discutere il termine di reincarzionista in un certo modo o trovare delle storture lessicali che facciano capire o intendere……insomma ci si perde facilmente. Fermiamoci un attimo…cos’è l’anima? Il soffio divino biblico, l’energia fatta di luce, della stessa essenza di Dio, cos’è lo spirito ? Lo spirito  è il mezzo attraverso il quale l’anima diventa umana , ma così come l’anima è una parte della creazione, così lo è anche lo spirito, infatti : “l’uomo è una trinità, l’uomo è anima, ossia una parte della creazione… una parte della creazione; l’uomo è spirito, che è la parte della creazione rivelata ad usum delphini, ad uso degli altri che gli dà il modo di poter essere considerato umanamente, come Cristo se non fosse stato uomo, non l’avremmo capito, ci avrebbe terrorizzato”. Quindi.. lo spirito e l’anima sono entrambi una parte della creazione, la più importante, lo spirito è quella fiamma che arde nel corpo e permette di materializzare (passatemi il termine) l’anima,  poi lo spirito come una fiammella si spegnerà ..quando? “Allora lo spirito è immortale. Immortale… che cosa vuole dire? che non ha un limite di mortalità come nel corpo; ma ha la sua mortalità. Come? Finché sia percepibile,  Questa percezione, serve a qualcosa? Sì, serve a tener legato  il loro spirito  “spirito intelligente”
Quando questo spirito cessa di avere una ragione per avere ancora un attributo sulla Terra, sempre parlando del nostro pianeta, cosa diventa? Si estingue come spirito, e rimane pura anima. Ma l’anima c’è sempre stata, il passaggio a spirito è durato finché il fuoco è stato alimentato come una fiammella di una lampada, finché c’è stato olio nella lampada, e morirà come è morto il fuoco, ma l’anima sopravvive.
La confusione che potrebbe sorgere è considerare come la stessa cosa lo spirito intelligente e lo spirito immortale, cioè lo spirito intelligente (terreno) si estingue quando non ha più la sua funzione sulla terra , lo spirito in se è una parte della creazione come l’anima pertanto è immortale e si ricongiunge all’anima … Quando noi svaniremo come entità utili per la Terra, di necessità, e che hanno ancora da fare sulla Terra, e diventeremo anime……
Quindi quando parla dello spirito che si estingue e rimane pura anima o diventa anima, si capisce, o sono io che interpreto, fate voi… che lo spirito in sé è una componente dell’anima stessa, ogni anima appartiene all’assoluto che è Dio, che è padre, le anime sono figlie e lo spirito che è l’energia vitale che anima il corpo : la trinità. “Che l’anima la troviamo poi dopo parecchie, svariate vite… in altri luoghi, vite di perfezionamento, e di questo ne ho la certezza. Quante siano non lo so”.  Chi Ritrova dopo diverse vite? Se non la parte della creazione (lo spirito immortale) impegnata in varie vite di perfezionamento assumendo nuove “vesti” e qualificandosi come spirito intelligenti di Tizio ..Caio.. ecc. Pertanto non è lo spirito intelligente ad esempio di Pitigrilli ad iniziare una nuova vita di perfezionamento, ma sarà l’anima che utilizzerà il suo spirito immortale per alimentare un altro corpo dando vita ad un altro spirito intelligente (terreno) che cercherà di riparare agli errori compiuti precedentemente, è un’altra vita , un nuovo corpo, un nuovo spirito intelligente. (citazioni tratte dai file audio allegati al “simbolismo di Rol” di Franco Rol)
Per confutare vi lascio le parole dette alla Dembech :
R : Io, Rol, ritengo che se non ci sentiamo idonei accettiamo unaltra vita che non è una reincarnazione, è un altra vita, ma è sempre lo stesso spirito, lo capisci? E sempre lo stesso spirito.
G: … che assume un nome diverso e un corpo diverso per rimediare le prove che non ha superato…
R: Certo, che non ha superato, si. Ma bisogna dirlo così, ecco, non nella forma di reincarnazione  come  lo  dicono  gli  orientali.
Allora, lo spirito di Giuditta ha scelto di vivere. Da come sopporta la vita, con le sue amarezze, tribolazioni, difficoltà, arricchisce o meno, rende più o meno possibile il riconoscimento, la realizzazione del proprio spirito  immortale.
Un ateo che muore con il cuore puro va subito nell’eternità e conosce il suo spirito immortale. Lo arricchisce talmente…
Vi sentireste ora ancora in forze per parlare di reincarnazione? Se accettate questa mia considerazione a metà tra personale e deduttiva, credo che troverete pace per questo annoso dubbio su che cosa intendesse Rol.

 

Veniamo alla conclusione … volendo giocare al detective buono però… mi piacerebbe esclamare: Ci sono!!!!!!!! …Rol era uno dei 9 iniziati….
·     La funzione di questi Nove Iniziati… interessa?.., comporta un dominio sulla materia della Terra distribuito in nove parti. Può avvenire nel corso del secolo che uno dei Nove Iniziati muoia, essendo uomo. È soggetto quindi alla morte. Allora, l’Iniziato immediatamente prima di un numero… Qualche volta un iniziato ha tre o quattro numeri da soddisfare, dico soddisfare per dirlo in parole umane, ma non sono parole umane, non so come definirlo. Capisce? Lei capisce cosa voglio dire? È difficilissimo da spiegare questa cosa».
·      ma se io fossi un Iniziato, non avrei nessun messaggio da lasciare… Ho una funzione. È quella di vivificare negli altri, attraverso le cose che faccio, lo spirito altrui e di dare coscienza dell’esistenza di uno spirito, ossia annullare il terrore della morte, innalzare la grazia, il senso della grazia, la bontà, portare l’individuo al Vero, o se diciamo una parola stupida, rivelare Dio, una parola stupida: rivelare Dio. Però per noi umani può già significare qualche cosa».
·    Vuole che le dica una cosa? Io non lo sono, non sono un Iniziato (però dopo…) Perché io so che certe cose non devo farle, e voi viceversa potete anche compiere degli errori, in buona fede. Io non posso compiere degli errori in buona fede, ho la coscienza di tutti gli errori e c’ho la coscienza del peso morale dei miei errori… Ed è per questo che io dico sempre alle persone, va bene? che cerco di legarmi, agli amici più cari, dico sempre: “Non consentitemi più di tornare sulla Terra, fate qualcosa, aiutatemi, che non debba più tornare”, ossia che io non debba più avere una funzione. (citazioni tratte dai file audio allegati al “simbolismo di Rol” di Franco Rol)
Si!… come detective non valgo nulla…però… ditemi .. a parte le negazioni per me necessarie …. Dopo aver letto i punti sopra riassunti è solo una mia impressione o sembrano perfettamente calzanti con la sua funzione? In particolare l’ultima dove chiede di non averne più una per dover ritornare, ma non come nuova vita di perfezionamento, ma come uno dei  9.
SCRIVE TALAMONTI IN GENTE DI FRONTIERA : Una volta è stato chiesto a Rol quante persone, a suo avviso, disponevano di capacità analoghe alle sue, nel mondo. La risposta, atta più a far sorgere curiosità che a estinguerle, è stata: « Siamo in nove» !!!!!!!!
Pier Lorenzo Rappelli: «Mi aveva spiegato che ci sono in permanenza sulla terra delle persone che rappresentano, che incarnano la forza, l’energia, il simbolismo dei numeri, e che quindi ci sono nove persone, ognuno dei quali ha una missione particolare da compiere, e che quando una di queste persone muore un’altra persona viene a prendere il suo posto e così di seguito. Quindi lui diceva di essere il numero 5 e per un certo periodo di tempo è stato – nel periodo di “vacanza” del numero 6 – ha rappresentato anche il numero 6. Ora, quale fosse questa missione, quale fosse il compito o le competenze di questi numeri, lo ignoro totalmente». Un decennio più tardi diceva la stessa cosa a Maria Luisa Giordano: «Ora sono anche il numero 6….».
Sapete perché a me piace pensarlo?… semplice.. perché…
“Perché attualmente, ogni cento anni, i nove ci son di nuovo tutti. All’anno 1 del secolo son di nuovo tutti bell’e pronti, e che nel corso di un secolo son morti tutti, capisce? Sono tutti quanti morti, come uomini. Che vengano adesso che c’è tre miliardi o quando c’era soltanto…».” 
“È come è nata l’iniziazione, è come è nata l’iniziazione. Capisce? Se un giorno sulla terra ci saranno cinquanta miliardi di uomini, gli Iniziati saranno sempre nove, è questo che volevo dire”
 

Come diceva Rol ho usato la fantasia di un bimbo o l’immaginazione dell’uomo cosciente? Mi piace pensare che lui è di nuovo qui , non so con quale numero, in quale parte del mondo ma lui potrebbe essere qui!!! 

Arrivederci al prossimo post!!!

 




SPIRITO INTELLIGENTE (PARTE OTTAVA)

CORPO, ANIMA, SPIRITO
Quindi dopo già un certo numero di post possiamo cominciare a tirar le somme. Lo Spirito Intelligente è un residuo psichico, un ologramma energetico, una sorta di zombie energetico non dotato di volontà propria, fotocopia con funzioni e pensieri dell’individuo. Gli S.I. sono capaci di memorizzare la vita che hanno vissuto sia in proprio che per trascendenza, un antico gradino, un antenato, che magari può essere particolarmente affine a noi, definendola “cellula biologica trascendentale”, potremmo avere memoria delle sue vite vissute, ciò accade con antenati con i quali abbiamo una analogia in termini di predisposizione genetica, ereditando: caratteri somatici, attitudini, memoria psichica trascendente.
lo spirito intelligente NON È IL DEFUNTO, come credono ingenuamente gli spiritisti, e i defunti non sono tra noi (allo stesso modo come noi non siamo tra loro…).
Guenon nel suo saggio l’errore dello spiritismo, diceva che all’eredità biologica si aggiunge un eredità psichica, che fa parte del subconscio. Esiste una latenza psichica e una biologica. Il deja vù è ricordare qualcosa che appartiene alla memoria ancestrale trasmessa, così come per le malattie ereditarie. (un consiglio per chi vuole approfondire, leggete il suddetto libro di Guenon)
Sullo spiritismo si espresse dicendo anche “vi è del vero […] ma ancora troppo poco per farne una “dottrina”, La sua nozione di “spirito intelligente” è al di fuori della tradizione propriamente spiritista,  “La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno di quando era attaccata ai rami dell’albero e prima ancora che l’albero esistesse né col 16 luglio 1329 la sua funzione venne a cessare, poiché nel tutto che si accumula, ogni cosa rimane operante. (Io sono la grondaia, p 145) Esiste un’affinità con il mondo “akashico” di Rudolf Steiner, in cui pure sussisterebbe la traccia di tutto quanto è esistito, di lui dice “forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero”  e l’antroposofia, cioè la dottrina dello stesso Steiner, “scienza pura dello spirito nella stessa guisa che la scienza naturale è scienza della natura”. E questo anche se Steiner, “l’inventore della scienza antroposofica”,  aprì solamente uno spiraglio della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato” .
Dialoghi trascritti dai file audio dell’archivio di Franco Rol (appendice II dal “simbolismo di Rol” di Franco Rol)
Corpo anima e spirito
Rol: «Gli spiritisti, ossia i seguaci di Allan Kardek: “Vivre, renaître, mourir, renaître. Telle est la loi”. Così è sepolto attraverso le parole, nella roccia. I seguaci di Allan Kardek credono che il medium si metta in contatto con l’individuo morto, e che l’individuo morto, il defunto diciamo, venga e si manifesti con figure ectoplasmatiche, con rumori, con voci, trasportando oggetti, eccetera, eccetera, eccetera; credono ossia, ci sia la persona defunta. È vero? Siamo d’accordo fino a lì?».
Dr. Alfredo Gaito: «Ci sono anche altre teorie». Rol: «Allora sentiamone un’altra».
Remo Lugli: «No ma questa qua è la teoria spiritista per cui quella lì è la tua, quelle là non sono più teorie spiritiste».
Rol: «Allora quali sono le altre teorie?».
Gaito: «Quella materialista… Quella che è l’individuo…». Rol: «Che emana una forza…».
Gaito: «Che emana una forza psichica che si concretizza…». Lugli: «Ma è una lettura spiritista però…».
Gaito: «Spiritista, certo, sempre spiritista, sono sempre spiritista…».
Rol: «In ogni modo, sono sempre legate a persone defunte…». Gaito: «…legate a persone defunte».
Rol: «…a persone defunte. Ecco l’errore. Io avevo scritto 15 anni fa un articolo, che è stato pubblicato su Planète e che poi – cioè l’ho mandato a Planète e poi l’ho ritirato prima che venisse pubblicato, dove c’era scritto: “Rol, chi è? Rol è in collusione ed in collisione con lo spiritismo”. Ossia Rol è in urto e nello stesso tempo – in collusione e in collisione –  insieme allo spiritismo. Perché allora avevo tirato fuori la storia – son solo quindici anni – parlo dello “spirito intelligente”… Quindi, quello che oggi ho visto, chiaro… ed è difficilissimo a spiegarsi, lo faccio inadeguatamente, ma son sicuro, posso affermarlo: quando l’individuo muore – devo fare una premessa per spiegare la ragione per la quale ci sono questi spostamenti e questi fenomeni. Parliamo dell’uomo che muore.
Io fino a ieri ho creduto che l’uomo morto andasse ad abitare subito in un altro mondo, dal quale altro mondo lui potesse venire sulla Terra, agire presso di noi, fare un po’ il nostro aiuto, come anticamente han sempre detto tutti, le anime del Purgatorio ci aiutano e i santi ci sorreggono. Invece la storia dello “spirito intelligente”, mi ha insegnato questo: l’uomo muore, dicendo muore noi abbiamo una trinità, l’uomo è una trinità, l’uomo è anima, ossia una parte della creazione… una parte della creazione; l’uomo è spirito, che è la parte della creazione rivelata ad usum delphini, ad uso degli altri che gli dà il modo di poter essere considerato umanamente, come Cristo se non fosse stato uomo, non l’avremmo capito, ci avrebbe terrorizzato, saremmo fuggiti se invece di vedere Cristo avessimo visto Dio, avremmo avuto sgomento, perché è impensabile che coi nostri mezzi umani possiamo resistere di vedere Dio, è impossibile. Terza parte, il corpo. Quindi: anima… tu sei anima, sei spirito e sei corpo. Eccoci qui: omnium trinum est perfectum. Muore il corpo, ci rimane lo spirito e l’anima. Lo  spirito… ecco perché io, molto… – non oso dire intelligentemente – perspicacemente, gli ho dato il nome di “spirito intelligente”, perché grazie alla sua natura veramente spirituale – dimentico per un momento che ho detto che quel vaso ha uno spirito, che quel tavolino ha uno spirito, è rappresentato dalla funzione che hanno avuto nella storia dell’Universo – ma qui, parlando dell’uomo, implicitamente io adesso dico “spirito intelligente”,  ma se dico solo “spirito” ci capiamo ugualmente, non facciamo confusione col tavolino, col mobile o col vaso. Allora lo spirito è immortale. Immortale… che cosa vuole dire? che non ha un limite di mortalità come nel corpo; ma ha la sua mortalità. Come? Finché sia percepibile. Cosa vuole dire? Prendiamo degli spiriti. Lo spirito di mio padre.  È percepibile? Sì, perché io ne parlo, ho i suoi ritratti, ne ho sentito parlare. Lo spirito di mio nonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ma ho i suoi ritratti, e ne ho sentito parlare. Lo spirito del mio bisnonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ne ho sentito parlare, ancora, ed ho dei ritratti. Trisnonno, quadrisnonno,  quintisnonno, andando indietro a ritroso. Arrivo a un certo momento e mi dico: il Rol, che è da padre in figlio indietro di sette generazioni, se io non ho l’albero genealogico, l’albero delle famiglie nobili, che tengono… io non ho  più la percezione».
Gaito: «Quel libro di quel mio avo…».
Rol: «Eh no, arrivavo! Se te l’ho detto di non… eh no, io arrivavo a questo. Io c’arrivavo, mi hai interrotto. No no, ci arrivavo, io mi facevo di questo… Ci arrivavo ma bisogna avere tempo, la scala la fai un gradino per volta.
Dunque, io del mio Rol millesettecento e rotti non ho… ah no, posso avere dei libri, depositati in casa Visca, che gentilmente mi trattenne quando ho venduto la casa, le ho portato dei libri perché me li conservasse, perché non sapevo dove metterli – che porto nel nome. C’è dei libri del ’500 che c’è scritto Manfredi Rol, c’é Gustavo Rol, Gustavo Adolfo Rol… milleseicento eccetera. Allora lì ho ancora la percezione perché c’è ancora una memoria. Questa percezione, serve a qualcosa? Sì, serve a tener legato  il loro spirito – “spirito intelligente” – il loro spirito a me, per la memoria. Io – vengo subito a te per la faccenda del tuo libro – Alessandro il Magno con la mia famiglia ha niente a che fare, Alessandro il Grande. Però lo spirito di Alessandro il Grande… o di Filippo il Macedone, o di Ramses, hanno da fare ancora con me? Sì, perché io storicamente so che sono esistiti. Ma, se io vado indietro, io so che l’uomo remoto che la storia mi ha insegnato coi libri di scuola, è l’esistenza di un individuo che si chiamava Sargon primo re dei Sumeri, che teneva le mani così… C’è ancora, con me ha da fare perché so che è esistito. Quel fatto di sapere che è esistito ha un’influenza ancora, ha ancora un’influenza. Cessa l’influenza dello spirito sulla Terra quando… non ha più nulla a che vedere con coloro che abitano la Terra. Noi viventi abbiamo lo spirito di viventi. Noi, viventi… ah, momento non ho finito prima il discorso, avevo fretta di arrivare al termine mi ha disturbato lui. Quando questo spirito cessa di avere una ragione per avere ancora un attributo sulla Terra, sempre parlando del nostro pianeta, cosa diventa? Si estingue come spirito, e rimane pura anima. Ma l’anima c’è sempre stata, il passaggio a spirito è durato finché il fuoco è stato alimentato come una fiammella di una lampada, finché c’è stato olio nella lampada, e morirà come è morto il fuoco, ma l’anima sopravvive. Fino a lì siamo d’accordo? Veniamo a dei fenomeni che ci lasciano perplessi: come mai il dottor Gaito ignorava l’esistenza di un suo antenato vissuto nel ’500  e che faceva il medico? Nonostante quello, pur che l’antenato, non avendo più dei rapporti con la Terra, era pur tuttavia venuto, e gli ha portato il libro. Come si spiega questo? Risposta: lo “spirito intelligente”, ossia lo spirito del tuo antenato era ancora probabilmente vivo per qualche motivo ignoto a noi, intendo dire vivo, acceso, esisteva ancora, probabilmente ignoto a te, a me, a voi, bisognerebbe andare a fare una indagine fra tutti i tuoi parenti per vedere se non ci sono, nei rami della famiglia, tornando indietro, una traccia che ti conduce a lui. Allora il tuo spirito può percepire attraverso questa traccia, e essere in contatto con quello spirito e provocare il fenomeno. Sono cose che avvengono sempre per simpatia e mai per antipatia. È da questo che è nata la bella figura dell’Angelo Custode dei bambini. Perché i bambini è vero che hanno un angelo custode. Non è un angelo, è una persona che veglia, uno spirito che veglia su di noi – che veglia anche sempre su di noi – c’abbiamo degli aiuti. Io muoio, vi lascio sulla Terra. Ma io – il mio spirito – sarà vicino a voi. Voi morite, il vostro spirito mi ritrova, perché siamo vissuti nello stesso tempo. Magari torneremo insieme sulla Terra. Quando noi svaniremo come entità utili per la Terra, di necessità, e che hanno ancora da fare sulla Terra, e diventeremo anime, non c’è assolutamente da escludere che queste anime, che hanno una indipendente e personale esistenza, perché fanno parte di una cosa creata, ben distinta dalle altre cose, possano rimanere insieme. Tanto è vero che Dante Alighieri ha intuito questa cosa, e a me è sempre parso, ho avuto un dubbio, fortissimo, mi ricordo che ero un ragazzo, credevo in Dio, mi confessavo con convinzione, andavo ai sacramenti, studiavo al liceo…  la Francesca… volevo dire: Paolo e Francesca, e mi  stavo  dicendo: ma come mai li ha messi all’inferno – sì – ma li ha messi insieme? E allora mi dicevo: ma è illogico, sono dannati tutti e due: “mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Son dannati, ma invece sono insieme. Ora, per due che si amino, essere insieme all’inferno o in paradiso, se si amano, per loro la vita è ovunque. Mi è venuto un gran dubbio, e Dante l’ha intuito. Non ha osato dirlo. Non ha osato, perché probabilmente la mentalità di allora, di ispirazione, diciamo pure canonica, era tale che ha avuto timore di scatenarla, qualche cosa che lo facesse ritenere un eretico. Lui li ha messi insieme anche all’inferno, perché lui sapeva, Dante, l’ha intuito, che quando muore il corpo e si estingue lo spirito, l’anima va dove vuole andare, e li ha messi insieme all’inferno per dire che intanto le loro anime non sarebbero state disgiunte. Perché nel gesto d’amore… “Amor che nullo amato amar perdona”. Non li ha voluti separare. Quindi io mi son sempre chiesto, con severo dubbio, perché un codino come Dante, che ha creato tutti i supplizi immaginabili del mondo per punire gli uomini cattivi, li abbia puniti dando loro una migliore ricompensa, mettendoli insieme. Punendo, a fronte di loro “amor condusse…”, no no, “Caina attende chi a vita ci spense”, ossia: Caina attende,     giù,         negli       assassini,               nel          girone, il              fratello,  chi l’ha pugnalato…  “Caina attende chi a vita ci spense”. Ora, Dante ha intuito questa sopravvivenza dell’anima al di sopra del delitto e di tutto».
Arthur Conan Doyle e lo spiritismo
«Purtroppo noi sappiamo che da Annie Besant – attraverso Allan Kardec – a noi, tutte queste teorie non hanno dimostrato niente di vero. Conan Doyle è morto ed ha dato 62 appuntamenti scaglionati nel tempo. Non si è mai trovato una volta. È deludente. Veramente deludente… Appuntamenti agli amici, alla gente che credeva allo spiritismo. Conan Doyle era l’esponente britannico dello spiritismo».

Detesto lo spiritismo, come lo si intende, come è praticato;

Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai, come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude.
In conclusione questo brano è importantissimo per la comprensione della filosofia di G.A.R., abbiamo appreso :
– la trinità : anima, corpo e spirito;
– che lo spirito sebbene considerato immortale ha una mortalità, cioè finché se ne ha un ricordo , espleta ancora una funzione e che alla fine morirà come muore il corpo, solo l’anima è immortale;
– che l’anima è immortale;
Punto fondamentale è la totale estraneità allo spiritismo, al suo modo di praticarlo, considera i medium degli esaltati, ma cosa più importante la separazione tra il mondo dei vivi e quella dei morti, l’incapacità di potervi comunicare  o addirittura potervi interagire.

 

 

 




SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE SETTIMA E SPIRITISMO)

SPIRITO E SPIRITISMO
Sera del 25 settembre 1975 in casa Lugli, presenti: Remo, Else e Betti­na  Tolti,  Silvano  e Doretta  Innocenti,  Nuccia  Visca. Rol scrive in scrittura automatica a nome di uno «spirito intelligente» che,  presentandosi  come  ex  anarchico-mangiapreti,  afferma  che  ci  darà un  suo testo scrivendolo  direttamente  su un mazzo di carte.  Letto questo annuncio, Rol chiede di avere a disposizione tutti i mazzi disponibili in casa, le carte sono più di 800. Alla fine le fa radunare in un unico mucchio al centro della tavola che viene coperto con un asciugamano. Chiede penombra  e in scrittura automatica indica su quale mazzo  uno di 52 carteavverrà l’esperimento; Riaccendiamo  le luci e incominciamo  a estrarre dal cumulo,  una per una, le carte del mazzo prescelto e le mettiamo in ordine crescente secondo la disposizione fiori, quadri, cuori e picche. Ogni carta, negli spazi bianchi, presenta alcune parole, con la calligrafia di Rol, a grafite. Ecco  il  lungo testo:
«Non vi sono limiti alle possibilità umane. Alla condizione, però, che esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova che è la vita stessa. I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde conoscere le meravigliose possibilità che Dio offre di se stesso all’uomo. Possibilità che nello stesso tempo armano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano. I sensi, inoltre, sono una modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all’uomo per estrinsecazione che Dio stesso rivela nel suo costante desiderio e diritto di affermarsi. A quelle meraviglie l’uomo accede nel perfezionarsi non soltanto in questa vita, la quale potrebbe non essere la prima. Se l’errore è compatito, spesso giustificato, ma non sempre assolto, è puro gesto di misericordia divina il rigettarlo ed anche punirlo, in quanto nella punizione stessa è insito il desiderio di offrire all’uomo la possibilità di redimersi, quindi di avvicinarsi maggiormente alla stupenda perfezione che Dio è. Quale padre amorosissimo Egli non solo non abbandona nessuno, ma tutti aiuta, anche coloro, gli indegni ed anche i reprobi, nel castigarli. Correggere non è punire, bensì aiutare a liberarsi da tutto ciò che tiene il malato lungi dalla fonte che gli dona la vita. Se l’errore non è perseveranza diabolica altro non può essere che diritto alla conoscenza. È beninteso però che nessun diritto può giustificare il perseverare nell’errore stesso, quand’anche l’uomo sappia, in un raptus intellettivo, considerare l’errore un mezzo orrendo altrettanto quanto nobile. Con queste parole ho inteso qui rivelare il perché dell’errore stesso, della necessità di non ripeterlo e della possibilità etica che Dio lo consenta. Oggi, 25 settembre 1975». 
Due sere dopo, in sede di rilettura, Gustavo Rol ha così commentato questo testo: «Sono cose molto gravi quelle che ha scritto questo signore, cose da meditarsi perché se noi le prendiamo nel senso letterale sembrerebbero quasi un invito a sbagliare e quindi cadremmo nel tremendo errore perseverato diabolicamente dalla buonanima povero diavolo di Rasputin, il quale diceva: “peccate e poi pentitevi”. No, osservata viceversa sotto il profilo etico, la cosa assume un aspetto molto differente e direi estremamente severo».
Il testo dei MANGIAPRETI 2
È perfettamente inutile oggi recriminare e lamentarsi di una situazione alla quale tutti gli Italiani ed anche voi, proprio voi, avete contribuito con la vostra ignavia e per l’egoistico interesse del vivere in pace. Così la guerra avrete e con la guerra anche la più sanguinosa delle rivoluzioni. Francamente ditemelo: se doveste mai in questo stesso momento presentarvi al cospetto di un giudice supremo, avreste mai il cuore sereno, libero e fiduciosamente certo di essere assolti? Che cosa, che cosa avete mai sacrificato del vostro interesse alla necessità del vostro prossimo (alludo a quello povero, il più umile, il più diseredato ed afflitto)? Quale, quale è stato l’intento vostro, se non quello di ammassare beni ed orgoglio, egoismo, intemperanza e crudeltà? Certamente, crudeltà anche, dal momento che più volte, infinite volte nel corso della vita avete derubato di un gesto di carità od almeno di comprensione coloro ai quali avete venduto, ed a caro prezzo, i frutti della non vostra intelligenza. Tutte queste cose non vi seguiranno nella tomba, né le ritroverete se qui dove ora siete dovreste per sventura vostra tornare. Queste mie parole non assurgono ancora al senso di un rimprovero, bensì ad un benevolo, forse paterno ammonimento. Ma questa mia voce sarà l’unica, la prima e l’ultima occasione che vi ho offerta. Il denaro accumulato ben oltre i limiti fissati dalla previdenza, il cibo ingerito a squarciapancia, ben oltre le necessità volute da un normale appetito, la libidine di una esaltazione sessuale lungi assai dai soavi aneliti che il vero amore suggerisce e tutto ciò sempre, sempre, sempre a scapito di altri: furto, disordine e lussuria. Ditemelo voi, quali cose partoriscono queste cose? Io stesso che vi parlo fui simile a voi e guazzai nell’abbondanza e nel vizio, e forse ancora più di quanto voi facciate. Ho detto facciate, per ben distinguere quali oggi siete da ciò che forse foste che sarete. Se fu peggio prima o se domani rotolerete maggiormente, lo ignoriamo. Sei vite io vissi qui, in questo immondo letamaio che è la Terra satellite del Sole e patria di Dei. Raggiunsi un altro lido finalmente benigno, ove la morte già più non atterrisce, nell’amore si consuma e si esaurisce nell’abitudine e nel senso. Finché degno, anche se non redento, ma la coscienza di essere stati creati dà gioia al cuore e conferisce la certezza che l’immortalità è possibile. Sublime rivelazione che Dio esiste, ma come esiste, che Dio è presente ai nostri delitti, che Dio può assolvere, che Dio è noi pur che noi l’avessimo voluto. Meraviglioso Iddio dell’amore e di tutti i sensi, di tutte le bellezze, ben oltre quelle che il vostro genio ha intuito, ben oltre il sacrificio di santi e di eroi. Dio eterno amore».
TRATTO DAL LIBRO DI REMO LUGLI: UNA VITA DI PRODIGI 



SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE SESTA – PRECISAZIONI)

SPIRITO INTELLIGENTE (PRECISAZIONI) 

Se avete letto il post precedente, cioè la parte quinta dello spirito intelligente, mi sono esposto …si fa per dire, non credendo molto alla semplice spontaneità dei fenomeni di G.A.R. , non perché la ritenga una bugia, ma una verità prudenziale per evitare di finire nell’occhio  del ciclone e diventare mirino di varie persone delle più svariate categorie. Fermiamoci un attimo.. Il Dottor Rol dichiara di avere pieno controllo delle proprie possibilità, che scenari si sarebbero aperti nel nostro bel mondo occidentale, materialista e scientista? Giornali, tv, richiesta di ripetibilità da parte di parapsicologi, giornalai, pardon giornalisti sensazionalisti che cercano scoop ed audience, CICAP o altri scienziati che cercano di smentire o ciarlatani che cercano collaborazione per lucro ecc ecc, senza dimenticare l’isteria di massa fatta anche da persone bisognose che lo avrebbero cercato per aiuti, sarebbe stato tacciato per Mago ( come era già accaduto…un articolo fu intitolato «Il mago di Torino»), Medium, Santone. Insomma è tanto difficile azzardare che prudenzialmente era giusto dire “di non poterne disporre a comando” o “di agire sotto l’impulso di un ordine ignoto” (Goethe) ? Traete le vostre conclusioni… un aiuto sicuramente per comprendere meglio, lo si può avere leggendo l’opera monumentale di Franco Rol : l’uomo dell’impossibile, vi sono tutte le possibilità di Rol raccontate in centinaia..forse di più, di aneddoti. Lasciamo parlare il Dottor Rol…
«Le rispondo con quanto ha detto Fellini, che la parola mago ha un significato oscurantista che proprio non mi si addice. Non credo di essere un medium nel senso letterale della parola e neppure un sensitivo. Forse posseggo doti di una intuizione molto profonda ed istintiva e di questo mi sono accorto fin da quando ero ragazzo». (Remo Lugli in un’intervista che gli fece per La Stampa nel maggio ’86.)
«Tutte le volte che volli pensare a una persona tanto da farmi sentire, ho sempre fallito» (
«Tutto è vivo, anche la materia, e tutto ha uno spirito. Ogni oggetto ha sempre una storia rapportata alla sua funzione. Anche quando questo oggetto va distrutto, resta la storia del suo passato, resta il suo “spirito”. Passando dalle cose inanimate e dagli animali all’uomo, lo spirito si accresce dell’attributo intelligente.  Per noi lo “spirito intelligente” non è l’anima soffio divino che alla morte si libera del corpo e torna a Dio -ma quel qualcosa di particolare che rimane sulla Terra, come una fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo.  Questo “spirito intelligente” può essere ancora operante dopo la morte della persona.  Sovente a me è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi». (Remo Lugli, “Gustavo Rol una vita di prodigi pag.26)
«Significano che lo spirito dell’uomo è la creazione più alta che Dio ha realizzata e come tale gli competono facoltà e possibilità straordinarie. Voglio qui sottolineare una cosa molto importante: tutto ciò che avviene con me è per essere di utilità al mio prossimo ed in nessun caso per fini personali o lucrativi». (Remo Lugli in un’intervista che gli fece per La Stampa nel maggio ’86.)
A tal proposito mi sembra giusto inserire un intervista rilasciata a Gianni Minà dove  con grande eleganza ed un pizzico di malizia, molto velato, Minà cerca di far cadere Rol , ma non vi riesce tanto che ad un certo punto una risposta di G.A.R. suscita una risata arrendevole ma di ammirazione.

Intervista radiofonica di Gianni Minà a Gustavo Rol Tratta dal programma “Blitz” (RaiDue, 198384)
Minà: Rol, io più che altro volevo far vedere che noi non abbiamo preso l’argomento solamente per scherzare. È un argomento serio dove si può turlupinare la gente o contribuire la gente a capire. Allora, voglio chiedere a lei…
Rol: Sì…
Minà: Quando lei ha scoperto di avere certe facoltà, questa curiosità come l’ha coltivata, che tipo di studio…
Rol:  Guardi che io non ho delle facoltà…
Minà: Non ha delle facoltà…
Rol: No no no no no no, sono molti anni guardi, io mi sono accorto nell’osservazione profonda di tutte le cose e di tutte le persone, mi sono accorto che bisogna andare in una direzione per vedere quei lati che intuiamo esistere e che purtroppo non sono visibili né percepibili. Adesso cosa succede… che poi c’è tanta gente che confonde. Io [potrei] essere chiamato “mago”, è una cosa che mi disgusta molto…
Minà: Lo capisco…
Rol: E lo stesso Fellini ha protestato, per questo… “Mago” è una parola oscurantista. Nel mio caso, poi, non è applicabile. Io di magie non saprei compierne. Le dirò che assisto sovente a quello che si può chiamare “il miracolo”, però io sono molto religioso, e non mi stupisco se il mio spirito non voglio andare oltre la parola spirito mi aiuta a compiere delle cose che normalmente parrebbe che non possono avvenire. Mi comprende?
Minà: Lo capisco, ma come si può “allenarsi” a tutto questo? Come si può fare…
Rol: Guardi, allenarsi attraverso una sola strada, quella della bontà e della disponibilità verso il prossimo, verso coloro che soffrono. E pensare soprattutto che non possediamo altro che ciò che diamo agli altri, che dietro non ci portiamo nulla. Comprende?
Minà: Senta, e come ci si può difendere dai ciarlatani, da chi invece non avendo nemmanco studiato, non avendo percepito quello che lei ha percepito, si permette di prendere la credibilità, come posso dire,  la fede della gente, di prendere… di illudere la gente e di fargli credere che qualche cosa è possibile che può cambiare la loro vita… Come si fa allora?
Rol: A me non è mai successo però di vedere un ciarlatano in azione, nel senso che non… anzi credo ho veduto una persona che non sto a nominare, che ha incominciato col fare le carte, col cercar di divinare, eccetera eccetera… oggi come oggi è pervasa da un senso di aiutare il prossimo, e lo fa molto degnamente. Anche se ha guadagnato dei quattrini, oggi vedo che li spende molto bene per aiutare il suo prossimo.
Minà: Dottor Rol…
Rol: Che ci sia della gente che, non so, speculi su questa cosa qui ci sarà per fortuna non li ho mai incontrati sulla mia strada, e quelli che vengono da me non me ne parlano, perché se me ne parlano io cambio subito argomento, dal momento che io son stato sempre gratuito e lo sarò sempre finché vivo… Si sente male, non ho compreso…
Minà: Cosa viene a cercare la gente da lei, cioè cosa lei riesce a dare a questa gente?
Rol: Guardi, da me vengono, purtroppo, della gente che vuole fare dei quattrini e degli affari. E allora li dissuado o cerco di mettere i piedi loro sulla terra e sviluppare in loro un po’ di buonsenso. Poi ci sono quelli che hanno delle questioni morali, allora lì bisogna andare a sviscerare la questione e vedere qual è il punto dal quale scaturisce la loro necessità. Poi ci sono quegli altri che […] soffrono fisicamente, allora con l’aiuto dei medici perché non ho mai voluto fare il medico, io non sono medico, io ho studiato molto biologia ma non la medicina e allora naturalmente con l’aiuto del medico cerco di aiutarli, di sostenerli. Poi c’è della gente che è superstiziosa, bisogna vincere in loro questo senso di superstizione. Poi ci sono gente che spera, o che vorrebbe sperare e non sa sperare. Insegnar loro la strada della speranza… Tutto è possibile! Guardi, le posso dire che quando si vuole una cosa e si è in buona fede, si può darla agli altri, senza ricorrere a dei sistemi deplorevoli, mi comprende?
Minà: La comprendo, ma perché per esempio io non ho le facoltà sue, dottor Rol? Rol:  E chi glie l’ha detto?
Minà: Ah, le potrei avere anche io…
Rol:  Lei non sa quanto bene lei può fare, anche con questa trasmissione…
Minà: La ringrazio. Senta, io…
Rol: […] è venuto da me, ha fatto delle… ho avuto delle interviste con lui. Ora con Bazzoli [giornalista della Domenica del Corriere] si son fatte delle cose che sono state utilissime agli altri.
Minà: Senta, ho letto che Fellini, lei ha aiutato una volta Fellini e lui l’ha scritto in un’intervista al regista. Rol:  Oh, non ha bisogno dei miei aiuti, Fellini!
Minà: Dice che lei…
Rol: Perché lui è un genio, ed è un uomo talmente straordinario che mi onoro della sua amicizia. Al massimo posso collaborare in un’idea, ma per carità, non ha bisogno dei miei lumi!
Minà: Ma lui ha detto che l’ha vista improvvisamente apparire e poi ha sentito il telefono che trillava ed era lei…
Rol:  Ma può succedere… possono succedere tante cose…
Minà: Può essere stato un desiderio di Fellini?
Rol: […] queste cose qui, abbia pazienza, abbia pazienza… mi faccia delle domande più semplici! Non  parli di me per mettere in valore delle cose che abbiano negato e che mi hanno fatto dire che non ho detto e fare che non ho fatte.
Minà: Ho capito, ho capito…
Rol:  Mi ha capito che cosa voglio dire…
Minà: Ho capito perfettamente. Rol, era solo il tentativo di spiegare che quando una persona ha un senso di responsabilità, di onestà e anche una morale, fa come lei… cioè coltiva certe scienze, le mette a disposizione degli altri, ma a parte una telefonata di cui la ringraziamo, come questa, o qualche articolo, non si permette e non vuole, con la sua presenza, diciamo così, invadere mi pare di capire campi che continua[no] ad essere riservati ad altri, alla medicina, alla scienza, anche se lei, so, ha tre lauree…
Rol:  Ma io la scienza la invoco!
Minà: Ho capito…
Rol:  Incontro la scienza!
Minà: Rol…
Rol: Purtroppo ci sono degli scienziati che non l’hanno compreso. O degli pseudoscienziati, che non l’hanno compreso. Ma io per esempio ho avvicinato Einstein, e le assicuro che è stata una gioia immensa, [quella] di potere conferire con lui, e di avere con lui una prova di quel che sentivo e che lui già percepiva e attraverso la sua genialità ha cercato di esprimere. Guardi, mi ricordo questo, se le fa piacere…
Minà: Sì…
Rol: Ha teso una mano e mi ha detto: “Vede la mia mano? La mia mano proietta un’ombra scura, perché è una cosa materiale. Ma pensi: se l’ombra di una cosa materiale è nera, pensi a Dio, che è spirito. Se si materializza, che cosa proietta? Non cose nere, luce! Quindi tutto ciò che viene ed è luce proviene da Dio”. Mi comprende? Ho riflettuto molto su quello, vedo ancora la mano di Einstein che è [tesa] su quel foglio di carta, un pochettino… con la lampada sopra che proiettava l’ombra scura della mano… Questa è ombra di una cosa materiale. Dio è spirito, se si materializza diventa luce. Pensi, rifletta su questo anche lei personalmente. Vedrà quanto giovamento ne avrà.
Minà: Rol, la ringrazio, la ringrazio moltissimo e mi scuso di essere entrato in questa domenica, nella sua giornata di riposo. Non so se avrò ancora il piacere di parlarle, spero di sì. Grazie del suo contributo e a rivederci a presto. Un applauso…
N.B.  sottolineato il tentativo di Minà…
per completezza accludo il video, ma consiglio prima di leggere la trascrizione, poi guardare il video, poichè nell’ascolto alcune parti sfuggono.

 
 

 




SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE QUINTA)

DIALOGO CON GIUDITTA DEMBECH ( IL GRANDE PRECURSORE)


(Giuditta Dembech)

 

G.: Quando lei fa esperimenti, interviene sulla materia con la forza dello Spirito, come può accadere questo? Spirito e materia per la scienza sono due cose inconciliabili.
R.: C’è qualcosa che occorre chiarire: anche la materia è spirito! G.: Si è spirito “coagulato”.
R.: No, la parola “coagulato” non mi piace. La materia è spirito, tutto è spirito. E’ tutto spirito, con la differenza che quello dell’uomo è spirito intelligente.
G.: E quello della materia è spirito inerte?
R,: Lo spirito, è già materia. Una materia intelligente. Se vogliamo chiamarlo materia, lo spirito, dovremmo allora dargli la parola “intelligenza”.
G.: Cos’è l’intelligenza? E’ una questione tipicamente animale? Anche il mio cane è intelligente. La radice è intelligente quando si piega a cercar l’acqua, il fiore è intelligente a voltarsi verso la luce …
R.: No, questo è istinto. Il vitello appena nato, cerca subito da succhiare … Nell’uomo è ben altra cosa. L’istinto umano è infinitamente superiore. Nell’istinto umano tutto è possibile. L’istinto conduce all’intuizione e nell’intuizione c’è già la conoscenza. E’ l’istinto che conduce il ricercatore, che lo guida infallibilmente verso quella che sarà la scoperta. E’ l’istinto che gli permette di uscire dal labirinto della non conoscenza e puntare sicuro verso il risultato. Questo tipo di istinto, quello umano, è una possibilità purtroppo, ancora inesplorata, non investigata dalla scienza. Ho sempre chiesto che nelle scuole vengano sviluppati questi concetti che ritengo basilari: l’istinto e la fantasia. Lasciando il bambino libero di esplicare queste possibilità, riusciremmo ad ottenere elementi di primaria importanza. Il bambino possiede naturalmente un grande equilibrio fra l’istinto animale e quello della conoscenza umana, questo è il campo da scoprire. Purtroppo oggi la scuola non è ancora in grado di lavorare in questa direzione, è necessario che ci arrivi se vogliamo migliorare l’intelligenza.
G.: Cos’è per Lei l’intelligenza?
R.: Non saprei darne una definizione precisa. L’intelligenza è molte cose.
G.: E’ la scintilla divina nell’uomo?
R.: Mah, sono parole che ci vanno bene perché non ne abbiamo delle altre. Lo spirito è intelligente, non saprei dire se inerte o coagulato, freddo o caldo, giallo o verde. Non saprei… E’ spirito … Tutto ha uno spirito in natura, ogni cosa In ragione della funzione che ha avuto, ma lo spirito dell’uomo è intelligente proprio per quella sua capacità di astrazione, penetrazione e finalmente di creazione. L’uomo è al di sopra di tutto. Si, io credo in Darwin, nell’evoluzione della specie, però la scimmia è rimasta scimmia, l’uomo invece si è evoluto diventando ciò che è, nel bene e nel male.
R : Io, Rol, ritengo che se non ci sentiamo idonei accettiamo un ‘altra vita che non è una reincarnazione, è un ‘altra vita, ma è sempre lo stesso spirito, lo capisci?
G. Certo.
R. E’ sempre lo stesso spirito.
G: … che assume un nome diverso e un corpo diverso per rimediare le prove che non ha superato
R: Certo, che non ha superato, si. Ma bisogna dirlo così, ecco, nella forma come lo dici così … Come lo dici così va bene, ma non nella forma di reincarnazione come lo dicono gli orientali.
G: Ma io credo che nessun essere umano sarà condannato
R: “Si, si, tant’è vero che devi rifare la prova della vita”
Facciamo un esempio. Un giorno Dio ha creato lo spirito di Giuditta, ma c’è ancora una premessa da fare, ascolta. Venticinque secoli fa, esisteva un uomo di nome Platone. Così diceva ai suoi contemporanei: “Tutti questi dei che noi adoriamo, Giove, Venere, Marte, Mercurio, non esistono, esiste soltanto un Dio creatore dell’Universo, e del nostro spirito immortale”.
Chiedevano a Platone: “Cosa bisogna fare per conoscere questo Dio ed avere conoscenza del nostro spirito immortale?” Platone rispondeva: “Bisogna essere puri di cuore e morire.
G.: Vuol dire, vivere come esseri puri di cuore? E dopo aver vissuto come esseri puri di cuore muori e allora ti incontri con Dio?
R.: “No, niente affatto non t’incontri affatto con Dio, niente affatto, avrai coscienza di quello che è quel Dio, ma soprattutto avrai coscienza attraverso la conoscenza del tuo spirito immortale che viene così realizzato.  Torniamo di nuovo a Dio che ha creato lo spirito immortale di Giuditta. Questo tuo spirito immortale, sapeva di esistere, ma sapeva di non essere realizzato ossia, per usare una parola adatta “estrinsecato”. Perché c’è un antitesi allo spirito di Giuditta.
G.: L’angelo oscuro? Il demone?
R.: Si. il demonio è l’antitesi di Dio. Tutto ciò che è luce. il tuo spirito già immortale anche se non realizzato, ha detto “Io voglio realizzarmi. lo non voglio rimanere soggetto a questa antitesi, ostacolato da questa antitesi. Allora scelgo la prova severa della vita” Allora lo spirito aspetta che un ovulo ed uno spermatozoo s’incontrassero ed è vissuto. Accettando, sapendo che avrebbe sofferto che avrebbe patito e sarebbe morto e poi la morte è la più dura perché è l’antitesi contro la creazione sulla terra stessa. Mentre ti crea, l’antitesi è la morte.
G.: Non mi è chiaro!
R.: Allora ti spiego meglio. L’antitesi è necessaria a tutto. Per scrivere su un foglio bianco, è necessario usare un inchiostro nero. Viceversa, per scrivere su una lavagna nera devi usare il gesso che è bianco.  Per conoscere il bene è necessario conoscere il male. Per conoscere il brutto, devi aver conosciuto il bello e così via, tutto ha la propria antitesi, ma il demonio, è l’antitesi di Dio!
Allora, lo spirito di Giuditta ha scelto di vivere. Da come sopporta la vita, con le sue amarezze, tribolazioni, difficoltà, arricchisce o meno, rende più o meno possibile il riconoscimento, la realizzazione del proprio spirito immortale. Difatti, ed è scritto nel libro, noi giudicheremo noi stessi se siamo degni o meno di adire dall’altra parte. Adesso, so che mi stai registrando, io ti voglio dire una cosa, la ragione per la quale io credo che nessuna donna verrà condannata … “Noi in fondo possediamo soltanto ciò che diamo agli altri, era una frase di D’Annunzio, ti spiego: un giorno ero al Vittoriale, osservavo gli oggetti di cui il poeta era circondato e, prendendone in mano uno esclamai: “come è bello!” D’Annunzio, sorridendo si volse verso di me e disse: “Ti piace? Te lo regalo! Tienilo per mio ricordo, poiché ora quell’oggetto mi apparterrà veramente. Quando tu lo guarderai dirai, ecco, questo è di D’Annunzio. E soltanto allora mi apparterrà. Poiché, ricorda, noi possediamo soltanto ciò che abbiamo donato”.
Vedi dunque, mia cara, noi dobbiamo lavorare per arricchire il nostro spirito. Lo spirito si arricchisce con ciò che si è donato agli altri in opere e in mezzi, poiché alla nostra morte, per po­ter estrinsecare il nostro spirito, dobbiamo trovarlo migliorato, arricchito con ciò che gli abbiamo dato nel corso della vita.  Ciò che rende “ricco” il nostro spirito, non sono i tesori, posseduti sulla terra, non gli oggetti, il danaro che fatalmente lasceremo quaggiù. Ma i doni che gli abbiamo dato, o con il nostro comportamento retto, che con la lealtà, la verità la generosità verso i nostri simili.  Tu credi in Dio Giuditta?
G.: Certamente!
R .. Quindi sai che lo spirito esiste.
G.: Non ne ho il minimo dubbio. La certezza dell’esistenza di Dio, la certezza che lo spirito è la parte immortale, divina in noi, mi dona una grande forza interiore. E’ qualcosa che mi facilita la vita.
R.: Quindi è un dono che hai, perché la fede è un dono di Dio. Questo ti facilita nel sopportare le tristezze e soprattutto l’idea della morte. Questo, ti sprona ad agire correttamente. La religione è grandissima perché ci dà la spinta. Anzitutto io dico una cosa: la fede, parlo di qualunque religione, poiché sono tutte buone le religioni a sfondo morale, ma la fede è un dono. Un ateo che muore con il cuore puro va subito nell’eternità e conosce il suo spirito immortale. Lo arricchisce talmente …

 

Questi dialoghi sono di facile fruizione ma di grande importanza, in quanto richiamano molti concetti trattati nei post precedenti non solo in merito allo spirito intelligente.

** per questa settimana ci fermiamo qui lunedì si riprende con Lo spiritismo e la trinità : anima corpo e spirito