SPIRITO INTELLIGENTE (PARTE OTTAVA)

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CORPO, ANIMA, SPIRITO
Quindi dopo già un certo numero di post possiamo cominciare a tirar le somme. Lo Spirito Intelligente è un residuo psichico, un ologramma energetico, una sorta di zombie energetico non dotato di volontà propria, fotocopia con funzioni e pensieri dell’individuo. Gli S.I. sono capaci di memorizzare la vita che hanno vissuto sia in proprio che per trascendenza, un antico gradino, un antenato, che magari può essere particolarmente affine a noi, definendola “cellula biologica trascendentale”, potremmo avere memoria delle sue vite vissute, ciò accade con antenati con i quali abbiamo una analogia in termini di predisposizione genetica, ereditando: caratteri somatici, attitudini, memoria psichica trascendente.
lo spirito intelligente NON È IL DEFUNTO, come credono ingenuamente gli spiritisti, e i defunti non sono tra noi (allo stesso modo come noi non siamo tra loro…).
Guenon nel suo saggio l’errore dello spiritismo, diceva che all’eredità biologica si aggiunge un eredità psichica, che fa parte del subconscio. Esiste una latenza psichica e una biologica. Il deja vù è ricordare qualcosa che appartiene alla memoria ancestrale trasmessa, così come per le malattie ereditarie. (un consiglio per chi vuole approfondire, leggete il suddetto libro di Guenon)
Sullo spiritismo si espresse dicendo anche “vi è del vero […] ma ancora troppo poco per farne una “dottrina”, La sua nozione di “spirito intelligente” è al di fuori della tradizione propriamente spiritista,  “La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno di quando era attaccata ai rami dell’albero e prima ancora che l’albero esistesse né col 16 luglio 1329 la sua funzione venne a cessare, poiché nel tutto che si accumula, ogni cosa rimane operante. (Io sono la grondaia, p 145) Esiste un’affinità con il mondo “akashico” di Rudolf Steiner, in cui pure sussisterebbe la traccia di tutto quanto è esistito, di lui dice “forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero”  e l’antroposofia, cioè la dottrina dello stesso Steiner, “scienza pura dello spirito nella stessa guisa che la scienza naturale è scienza della natura”. E questo anche se Steiner, “l’inventore della scienza antroposofica”,  aprì solamente uno spiraglio della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato” .
Dialoghi trascritti dai file audio dell’archivio di Franco Rol (appendice II dal “simbolismo di Rol” di Franco Rol)
Corpo anima e spirito
Rol: «Gli spiritisti, ossia i seguaci di Allan Kardek: “Vivre, renaître, mourir, renaître. Telle est la loi”. Così è sepolto attraverso le parole, nella roccia. I seguaci di Allan Kardek credono che il medium si metta in contatto con l’individuo morto, e che l’individuo morto, il defunto diciamo, venga e si manifesti con figure ectoplasmatiche, con rumori, con voci, trasportando oggetti, eccetera, eccetera, eccetera; credono ossia, ci sia la persona defunta. È vero? Siamo d’accordo fino a lì?».
Dr. Alfredo Gaito: «Ci sono anche altre teorie». Rol: «Allora sentiamone un’altra».
Remo Lugli: «No ma questa qua è la teoria spiritista per cui quella lì è la tua, quelle là non sono più teorie spiritiste».
Rol: «Allora quali sono le altre teorie?».
Gaito: «Quella materialista… Quella che è l’individuo…». Rol: «Che emana una forza…».
Gaito: «Che emana una forza psichica che si concretizza…». Lugli: «Ma è una lettura spiritista però…».
Gaito: «Spiritista, certo, sempre spiritista, sono sempre spiritista…».
Rol: «In ogni modo, sono sempre legate a persone defunte…». Gaito: «…legate a persone defunte».
Rol: «…a persone defunte. Ecco l’errore. Io avevo scritto 15 anni fa un articolo, che è stato pubblicato su Planète e che poi – cioè l’ho mandato a Planète e poi l’ho ritirato prima che venisse pubblicato, dove c’era scritto: “Rol, chi è? Rol è in collusione ed in collisione con lo spiritismo”. Ossia Rol è in urto e nello stesso tempo – in collusione e in collisione –  insieme allo spiritismo. Perché allora avevo tirato fuori la storia – son solo quindici anni – parlo dello “spirito intelligente”… Quindi, quello che oggi ho visto, chiaro… ed è difficilissimo a spiegarsi, lo faccio inadeguatamente, ma son sicuro, posso affermarlo: quando l’individuo muore – devo fare una premessa per spiegare la ragione per la quale ci sono questi spostamenti e questi fenomeni. Parliamo dell’uomo che muore.
Io fino a ieri ho creduto che l’uomo morto andasse ad abitare subito in un altro mondo, dal quale altro mondo lui potesse venire sulla Terra, agire presso di noi, fare un po’ il nostro aiuto, come anticamente han sempre detto tutti, le anime del Purgatorio ci aiutano e i santi ci sorreggono. Invece la storia dello “spirito intelligente”, mi ha insegnato questo: l’uomo muore, dicendo muore noi abbiamo una trinità, l’uomo è una trinità, l’uomo è anima, ossia una parte della creazione… una parte della creazione; l’uomo è spirito, che è la parte della creazione rivelata ad usum delphini, ad uso degli altri che gli dà il modo di poter essere considerato umanamente, come Cristo se non fosse stato uomo, non l’avremmo capito, ci avrebbe terrorizzato, saremmo fuggiti se invece di vedere Cristo avessimo visto Dio, avremmo avuto sgomento, perché è impensabile che coi nostri mezzi umani possiamo resistere di vedere Dio, è impossibile. Terza parte, il corpo. Quindi: anima… tu sei anima, sei spirito e sei corpo. Eccoci qui: omnium trinum est perfectum. Muore il corpo, ci rimane lo spirito e l’anima. Lo  spirito… ecco perché io, molto… – non oso dire intelligentemente – perspicacemente, gli ho dato il nome di “spirito intelligente”, perché grazie alla sua natura veramente spirituale – dimentico per un momento che ho detto che quel vaso ha uno spirito, che quel tavolino ha uno spirito, è rappresentato dalla funzione che hanno avuto nella storia dell’Universo – ma qui, parlando dell’uomo, implicitamente io adesso dico “spirito intelligente”,  ma se dico solo “spirito” ci capiamo ugualmente, non facciamo confusione col tavolino, col mobile o col vaso. Allora lo spirito è immortale. Immortale… che cosa vuole dire? che non ha un limite di mortalità come nel corpo; ma ha la sua mortalità. Come? Finché sia percepibile. Cosa vuole dire? Prendiamo degli spiriti. Lo spirito di mio padre.  È percepibile? Sì, perché io ne parlo, ho i suoi ritratti, ne ho sentito parlare. Lo spirito di mio nonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ma ho i suoi ritratti, e ne ho sentito parlare. Lo spirito del mio bisnonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ne ho sentito parlare, ancora, ed ho dei ritratti. Trisnonno, quadrisnonno,  quintisnonno, andando indietro a ritroso. Arrivo a un certo momento e mi dico: il Rol, che è da padre in figlio indietro di sette generazioni, se io non ho l’albero genealogico, l’albero delle famiglie nobili, che tengono… io non ho  più la percezione».
Gaito: «Quel libro di quel mio avo…».
Rol: «Eh no, arrivavo! Se te l’ho detto di non… eh no, io arrivavo a questo. Io c’arrivavo, mi hai interrotto. No no, ci arrivavo, io mi facevo di questo… Ci arrivavo ma bisogna avere tempo, la scala la fai un gradino per volta.
Dunque, io del mio Rol millesettecento e rotti non ho… ah no, posso avere dei libri, depositati in casa Visca, che gentilmente mi trattenne quando ho venduto la casa, le ho portato dei libri perché me li conservasse, perché non sapevo dove metterli – che porto nel nome. C’è dei libri del ’500 che c’è scritto Manfredi Rol, c’é Gustavo Rol, Gustavo Adolfo Rol… milleseicento eccetera. Allora lì ho ancora la percezione perché c’è ancora una memoria. Questa percezione, serve a qualcosa? Sì, serve a tener legato  il loro spirito – “spirito intelligente” – il loro spirito a me, per la memoria. Io – vengo subito a te per la faccenda del tuo libro – Alessandro il Magno con la mia famiglia ha niente a che fare, Alessandro il Grande. Però lo spirito di Alessandro il Grande… o di Filippo il Macedone, o di Ramses, hanno da fare ancora con me? Sì, perché io storicamente so che sono esistiti. Ma, se io vado indietro, io so che l’uomo remoto che la storia mi ha insegnato coi libri di scuola, è l’esistenza di un individuo che si chiamava Sargon primo re dei Sumeri, che teneva le mani così… C’è ancora, con me ha da fare perché so che è esistito. Quel fatto di sapere che è esistito ha un’influenza ancora, ha ancora un’influenza. Cessa l’influenza dello spirito sulla Terra quando… non ha più nulla a che vedere con coloro che abitano la Terra. Noi viventi abbiamo lo spirito di viventi. Noi, viventi… ah, momento non ho finito prima il discorso, avevo fretta di arrivare al termine mi ha disturbato lui. Quando questo spirito cessa di avere una ragione per avere ancora un attributo sulla Terra, sempre parlando del nostro pianeta, cosa diventa? Si estingue come spirito, e rimane pura anima. Ma l’anima c’è sempre stata, il passaggio a spirito è durato finché il fuoco è stato alimentato come una fiammella di una lampada, finché c’è stato olio nella lampada, e morirà come è morto il fuoco, ma l’anima sopravvive. Fino a lì siamo d’accordo? Veniamo a dei fenomeni che ci lasciano perplessi: come mai il dottor Gaito ignorava l’esistenza di un suo antenato vissuto nel ’500  e che faceva il medico? Nonostante quello, pur che l’antenato, non avendo più dei rapporti con la Terra, era pur tuttavia venuto, e gli ha portato il libro. Come si spiega questo? Risposta: lo “spirito intelligente”, ossia lo spirito del tuo antenato era ancora probabilmente vivo per qualche motivo ignoto a noi, intendo dire vivo, acceso, esisteva ancora, probabilmente ignoto a te, a me, a voi, bisognerebbe andare a fare una indagine fra tutti i tuoi parenti per vedere se non ci sono, nei rami della famiglia, tornando indietro, una traccia che ti conduce a lui. Allora il tuo spirito può percepire attraverso questa traccia, e essere in contatto con quello spirito e provocare il fenomeno. Sono cose che avvengono sempre per simpatia e mai per antipatia. È da questo che è nata la bella figura dell’Angelo Custode dei bambini. Perché i bambini è vero che hanno un angelo custode. Non è un angelo, è una persona che veglia, uno spirito che veglia su di noi – che veglia anche sempre su di noi – c’abbiamo degli aiuti. Io muoio, vi lascio sulla Terra. Ma io – il mio spirito – sarà vicino a voi. Voi morite, il vostro spirito mi ritrova, perché siamo vissuti nello stesso tempo. Magari torneremo insieme sulla Terra. Quando noi svaniremo come entità utili per la Terra, di necessità, e che hanno ancora da fare sulla Terra, e diventeremo anime, non c’è assolutamente da escludere che queste anime, che hanno una indipendente e personale esistenza, perché fanno parte di una cosa creata, ben distinta dalle altre cose, possano rimanere insieme. Tanto è vero che Dante Alighieri ha intuito questa cosa, e a me è sempre parso, ho avuto un dubbio, fortissimo, mi ricordo che ero un ragazzo, credevo in Dio, mi confessavo con convinzione, andavo ai sacramenti, studiavo al liceo…  la Francesca… volevo dire: Paolo e Francesca, e mi  stavo  dicendo: ma come mai li ha messi all’inferno – sì – ma li ha messi insieme? E allora mi dicevo: ma è illogico, sono dannati tutti e due: “mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Son dannati, ma invece sono insieme. Ora, per due che si amino, essere insieme all’inferno o in paradiso, se si amano, per loro la vita è ovunque. Mi è venuto un gran dubbio, e Dante l’ha intuito. Non ha osato dirlo. Non ha osato, perché probabilmente la mentalità di allora, di ispirazione, diciamo pure canonica, era tale che ha avuto timore di scatenarla, qualche cosa che lo facesse ritenere un eretico. Lui li ha messi insieme anche all’inferno, perché lui sapeva, Dante, l’ha intuito, che quando muore il corpo e si estingue lo spirito, l’anima va dove vuole andare, e li ha messi insieme all’inferno per dire che intanto le loro anime non sarebbero state disgiunte. Perché nel gesto d’amore… “Amor che nullo amato amar perdona”. Non li ha voluti separare. Quindi io mi son sempre chiesto, con severo dubbio, perché un codino come Dante, che ha creato tutti i supplizi immaginabili del mondo per punire gli uomini cattivi, li abbia puniti dando loro una migliore ricompensa, mettendoli insieme. Punendo, a fronte di loro “amor condusse…”, no no, “Caina attende chi a vita ci spense”, ossia: Caina attende,     giù,         negli       assassini,               nel          girone, il              fratello,  chi l’ha pugnalato…  “Caina attende chi a vita ci spense”. Ora, Dante ha intuito questa sopravvivenza dell’anima al di sopra del delitto e di tutto».
Arthur Conan Doyle e lo spiritismo
«Purtroppo noi sappiamo che da Annie Besant – attraverso Allan Kardec – a noi, tutte queste teorie non hanno dimostrato niente di vero. Conan Doyle è morto ed ha dato 62 appuntamenti scaglionati nel tempo. Non si è mai trovato una volta. È deludente. Veramente deludente… Appuntamenti agli amici, alla gente che credeva allo spiritismo. Conan Doyle era l’esponente britannico dello spiritismo».

Detesto lo spiritismo, come lo si intende, come è praticato;

Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai, come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude.
In conclusione questo brano è importantissimo per la comprensione della filosofia di G.A.R., abbiamo appreso :
– la trinità : anima, corpo e spirito;
– che lo spirito sebbene considerato immortale ha una mortalità, cioè finché se ne ha un ricordo , espleta ancora una funzione e che alla fine morirà come muore il corpo, solo l’anima è immortale;
– che l’anima è immortale;
Punto fondamentale è la totale estraneità allo spiritismo, al suo modo di praticarlo, considera i medium degli esaltati, ma cosa più importante la separazione tra il mondo dei vivi e quella dei morti, l’incapacità di potervi comunicare  o addirittura potervi interagire.