POSSIBILITA’: VIAGGIO NEL TEMPO

 

Viaggi nei tempo

Pierlorenzo Rappelli:

«Una sera ospitai un amico, accompagnato da una signora francese che non avevo mai conosciuto. Li presentai al dottor Rol e, dopo qualche esperimento fatto con le carte, ci accingemmo a un viaggio nel passato. Questa ragazza vive presso Parigi, ma i suoi nonni hanno tutt’ora una casa a Tournai sul confine franco-belga. Poiché essa non credeva alla possibilità del viaggio nel passato mi chiese che le venisse descritta com’era, cento cinquant’anni prima, la casa dei suoi avi.

Naturalmente, fui in grado di darle una spiegazione perfetta. Descrissi minutamente l’interno, feci riferimento a oggetti che non si trovano più, ma che la mia ospite ricordava di avere ritrovati da bambina nel solaio della casa dei nonni.

In un’altra occasione — sempre con l’aiuto del dottor Rol — ebbi modo di accertare quale sarà la situazione della zona di Porta Nuova a Torino nel 2200 e potei confrontare quanto “vidi” con quello che un’altra persona aveva detto, durante lo stesso esperimento, in mia assenza».

«In un’altra occasione di viaggio nel passato, mia moglie è stata proiettata alla corte del re dei Sumeri (4000 anni avanti Cristo), ha visto il proprio spirito intelligente e ha descritto come era abbigliata: una tunica, braccialetti, varie cose».

I viaggi nel tempo si facevano in condizione di rilassamento. Avevamo stabilito all’inizio il periodo di visita che volevamo fare, se era il futuro era un futuro sufficientemente lontano, perché non potesse avere una interferenza con noi o i nostri discendenti, e se era un passato era un passato piuttosto lontano, e qualche volta in zone che io non conoscevo assolutamente. Ora, parlo di me stesso, perché li ho fatti io molte volte, ma non sono l’unico che ha fatto i viaggi nel futuro, nel passato con Gustavo, li ho visti fare da moltissime altre persone. Tra l’altro farò un cenno sul tentativo di viaggio che aveva fatto il comandante Riccardi, che non so se oggi è ancora vivente o no. Questi esperimenti di “viaggi nel futuro” si facevano quindi in questo stato di rilassamento, quindi in uno stato di onde cerebrali alfa, in cui il cervello destro funziona in modo più importante che il sinistro, quindi il ragionamento cerca di diminuire e aumenta l’intuizione. E in queste condizioni, quando si arrivava alla data che avevamo stabilito — si andava o aumentando o diminuendo le date: per esempio si diceva: “Siamo nel 1968, adesso siamo nel 1960, nei 1950, eccetera, poi quando avevamo fissato per esempio il 1420, diceva: “Sei in questo momento nel 1420: vai”. E quando diceva “vai”, la prima immagine che mi veniva in mente, o nell’immaginazione, la descrivevo. E Gustavo doveva viaggiare praticamente con noi, con me, perché qualche volte mi dava delle indicazioni, mi diceva, per esempio: “Guarda a destra. C’è un uomo. Descrivimi quest’uomo”, oppure: “Descrivimi quella casa o quei castello che c’è sulla sinistra, o quella strada che hai davanti a te”, o cose del genere. Quindi doveva captare quello che captavo anch’io. Gli esperimenti di viaggi nei passato e nei futuro avevano un interesse di captare qualche cosa che poteva essere un eventuale evoluzione dell’umanità, o di quello che erano state delle situazioni storiche. Io ricordo di aver vissuto, con grandissima emozione, la mia partecipazione.., alla battaglia di Waterloo… [come] ufficiate della guardia imperiale… Ma non abbiamo mai fatto degli esperimenti a titolo speculativo, cioè mai con un interesse diretto a ottenere delle informazioni anche soltanto scientifiche, o storiche,  per avere un’utilità qualunque. Ed erano degli esperimenti che erano abbastanza interessanti da fare soprattutto per la persona che li viveva, perché gli altri ascoltavano quello che la persona diceva. Quello che mi è capitato due o tre volte, in questi viaggi, di parlare delle lingue che non conoscevo, di parlare — credo — in norvegese, di parlare una lingua totalmente sconosciuta che si parlerà in un futuro. Capisco perfettamente che questo tipo di esperienza che è puramente soggettiva non possa essere portata a titolo di esempio come un esperimento probante, perché qualunque essere negativo o critico potrebbe trovare altre spiegazioni al fatto di percepire delle immagini in questo tipo di esperimento, quindi non gli do un’importanza assoluta».

 Franca Pinto:

«Un giorno mentre eravamo in viaggio sulla strada verso Parigi, ci siamo fermati presso Waterloo, nei luoghi della battaglia napoleonica. Mentre passeggiavamo, Rol ha cominciato a descrivere alcune situazioni della battaglia, come se stesse osservando un film, come se si trovasse immerso nella battaglia: “Ecco, là, il comandante tal dei tali! No! è morto, è morto! E là c’è… l’ufficiale…”           ecc. Poi, preso completamente dal pontos della battaglia e dalle morte di persone che sembrava aver conosciuto direttamente, è scoppiato a piangere, stava male e sudava, sembrava proprio disperato».

Remo Lugli:

«Sera del 29 novembre 1975, in casa Visca, presenti Giorgio e Nuccia Visca. Silvano e Doretta Innocenti, la signora Maria Vittoria Trio, Remo ed Else Lugli.

Rol manifesta l’intenzione di fare un “viaggio”. Chiede carta per scrivere in scrittura automatica. Vengono attenuate le luci e dopo pochi secondi egli incomincia a scrivere. II testo è all’incirca questo: “Io amo quei paese perché dà un senso di pulizia e di .,. (qui due parole risultano sovrapposte e non si decifrano) anche se sotto sotto c’è molto infingimento. Non so come la gente possa vivere in quest’aria purissima. Ma che barba!” Dopo la lettura di queste frasi qualcuno chiede se quel paese è il Tibet. La risposta, ancora scritta, con lettere altissime, è: “Ma nooo,  qui vicino”
Doretta Innocenti dice che vorrebbe andare a vedere quel luogo. La risposta in scrittura è: “L’accompagno io”. Rol ritiene quindi che la scelta per il viaggio possa cadere su Doretta. Si spegne la luce, c’è qualche secondo di attesa, poi Doretta incomincia a parlare: “Vedo un paesaggio con dei pendii verdi, in una giornata splendente, una contadina con il fazzoletto sulla testa…”. Rei interviene: “Si, una contadina, la vedo anch’io”.

In questo momento si sente, Fortissimo, sulle nostre teste, uno scampanio. Un campanello sta tintinnando e il tintinnio si sposta, fa il giro sopra di noi. Dopo cinque o sei secondi di questo suono, l’oggetto cade sul tavolo. Si fa luce e si guarda con stupore quello che è “piovuto”. È un campanello a sfera di bronzo, con patina antica, del diametro di sei centimetri. (._.). Si può ritenere che questo oggetto risalga al ‘500 o al ‘600. Rol, nel suo commento, afferma che è venuto da un luogo dove non apparteneva a nessuno; il suo trasferimento non ha turbato alcun equilibrio, alcuna armonia; se ci fosse stato questo pericolo, il fenomeno non si sarebbe verificato. Il dott. Rol lascia il campanaccio in dono a Doretta Innocenti».

Luigi Giordano :

«Mi diceva un mio amico che in uno dei viaggi fatti nel passato lui aveva portato a casa una grossa perla. Però come sempre Gustavo non voleva che nessuno approfittasse di queste sue possibilità per arricchirsi, e la grossa perla l’aveva fatta donare al Cottolengo».

 Maria Luisa Giordano:

«Durante un viaggio effettuato al tempo della Rivoluzione francese, uno dei partecipanti prese in un palazzo una perla enorme, bellissima, a testimonianza che non era stato un sogno. La fece portare il giorno dopo in dono al Cottolengo di Torino».

Delfina Fasano :

«Alta fine di quell’incredibile riunione ho chiesto a un amico di mio cognato di accompagnarmi a casa, avevo paura per le cose cui avevo assistito. Ciò che mi aveva più colpito era stato un viaggio nel passato che aveva visto protagonista Icio Postonia, un nostro amico presente quella sera. Non avevo capito tanto i meccanismi che stavano a monte di quello strano viaggio, però è stata un’esperienza straordinaria, irripetibile».

 Giuditta Dembech (Gustavo Rol):

«Restando nell’ambito dei viaggi del tempo, in un’altra occasione Rol mi fece notare nel suo salotto, una vetrinetta che aveva uno spigolo spaccato. “Vedi questo” mi disse, “dietro c’è una storia straordinaria. Su questo mobile, tempo fa, c’era posato un oggetto che avevo acquistato da un antiquario di Parigi: una piccola scultura ricavata da un osso intagliato, sapevo che era molto antico, ma non immaginavo quanto… Una sera eravamo qui, forse otto, dieci persone, e uno di loro prese la scultura in mano e mi chiese da dove provenisse. Dissi che non lo sapevo ma che potevamo chiederlo direttamente all’oggetto. Tutti insieme ci trovammo a compiere un viaggio a ritroso nel tempo, in un luogo all’aperto, in epoca preistorica. La temperatura del salotto si era molto abbassata e stavamo assistendo ad una scena estremamente violenta. Un uomo e un orso lottavano strenuamente. Era un duello mortale, nessuno dei due voleva mollare la presa, entrambi lottavano per la propria sopravvivenza. L’uomo impugnava una sorta di fiocina con cui colpiva l’orso. Tutti noi eravamo schiacciati contro le pareti della stanza per evitare di trovarci coinvolti, L’uomo tentò di colpire L’orso alla testa, ma questo si mosse e casi l’arma colpi la vetrinetta e rimase questo segno che tu vedi… Poi la scena s’interruppe e tutti noi, allibiti, comprendemmo da dove arrivava quell’osso. li cacciatore aveva vinto, l’orso era stato ucciso, mangiato, e I’uomo di era anche potuto permettere, come passatempo, di intagliarne una costola”».

FRANCO ROL  i1 riassunto di un viaggio nel tempo tratta da una registrazione audio dall’archivio dell Autore. Siamo nel 1977, in casa di amici di Rol, protagonista è Severina Gaito]

Viene prima fatta una preghiera a Dio affinché I’esperimento non nuoci «a coloro che furono e a coloro che saranno». Rol chiede alla signora Gaito di ripetere le sue parole. Poi le chiede dove vuole andare e in che epoca. Lei dice «Palestina». Rol non è molto d’accordo, perché è un luogo delicato e la sua mente potrebbe rimanerne troppo influenzata, richiamando la vita di Gesù o l’epoca di guerriglia attuale. Alla fine però acconsente e Severina sceglie una data anteriore di mille anni, l’anno 977. Rol comincia a condurla, con le parole, indietro nel tempo, e Severina ripete con lui le date: «1877…1277…1077… prima dell’anno mille ….980…979…978…prima dell’anno mille.., anno 977.,.prima dell’anno mille». Le date vengono ripente più volte, per permettere alla coscienza di prenderne possesso. Giunta nel luogo e nel tempo stabilito, la Gaito comincia a fare la descrizione del paesaggio che vede.

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol