…. SOLITUDINE

 

…SOLITUDINE
Oggi io so che la mia vita finisce.Ho tanto camminato, ho affaticato il mio cuore salendo l’erta della strada ed ho rotto le mie membra discendendo le ripide coste del monte. Io potrei credere che la stanchezza di vivere non esiste più nel momento in cui mi accorgo che la vita sta per finire. Ma non è per quel senso di sollievo che si prova allora­ quando si scorge di lontano la meta, ma perché la vita, per quanto mi sia tornata sempre triste e monotona, pure la trovo bella, anche se ricordo una sola, brevissima primavera, quando raccolsi le rose che appassirono troppo presto sul mio cuore troppo arido. Tu mi domanderai se ho vissuto troppo fra la solitudine dei boschi o se ho stordito la mia anima sulla sponda del ma­re nei giorni di tempesta. Tu mi chiederai se ho forse voluto guardare la luce del sole e se per tutta la vita ne sia rimasto abbacinato. Io ti risponderò che sono stato dappertutto, col frastuono della vita e della morte: ho vissuto insomma. E come te, ho sperato, ho amato, ho sofferto e pianto; ho conosciuto gli attimi della più grande felicità e le ore eterne del tormento: ho rincorso le silfidi lussuriose attraverso i prati verdissimi, ed ho fuggito i frastuoni che min­seguivano, nelle notti senza stelle, ho fatto della mia vita una cosa assolutamente reale: come la tua vita; perché noi siamo degli uomini eguali. (Io sono la grondaia». Diari, lettere, riflessioni di: C. Ferrari)
“Devo dire che io non ho mai usato “giochi di carte” per intrat­tenere i miei ospiti, perché ogni mia azione ha sempre il suo significato morale. Ho scoperto possibilità riservate all’uomo, che sin qui erano state ignorate.” E poi, anche in questa lettera, ripete quello che è sempre stato il suo più grande motivo di rammarico: “Ho cercato invano la collabo­razione della scienza, la quale non accetta lo spirito, in quanto esso ammetterebbe una Creazione che sta al di sopra di qualsiasi ricerca attuale di laboratorio … “
TESTAMENTO FINALE
«Ma che cosa volete mai che io faccia, che vi mostri, che vi dica: esperimenti, rivelazioni, racconti trascendentali, apporti, dialoghi con spiriti intelligenti, pitture, confidenze, ecc. ecc. Insomma tutta la gamma delle mie sofferenze … Eppure queste cose le conoscete, ormai le sapete, ve le ho mostrate, ve le ho dette… Ma voi rimanete immobili ed immoti anche se vi tendo le braccia, se vi grido col cuore lacerato la mia solitudine ed il vostro assenteismo. Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi; ho soltanto colmato molte ore della vostra noia, vi ho dato spettacolo. La vostra attenzione è altamente peculiare, così come se foste difronte ad un palcoscenico ove il mio spirito o la mia anima o solamente il mio corpo assumono, per voi, il ruolo di una ridicola marionetta. Le mie parole cadono nel vuoto del nulla, di tutto il nulla che nutre il vostro cervello condizionato dalle esigenze di una materialità alla quale, ammetto,non vi è dato sottrarvi. Ma almeno un piccolo tentativo avreste pur potuto farlo, quello di muovervi verso di me od almeno verso le cose altissime che mostro a voi ciechi, egoisti ed indifferenti di quel che succede. Perché dentro di me i sogni, le tempeste, i timori e le speranze urgono ad ogni istante… Povero me, nessuno di voi se ne accorge; poveri voi che camminate sul bordo del nulla e rischiate di caderci ad ogni istante…Qualche volta mi consolo pensando che forse, quando si tacerà la mia  voce,  il ricordo di me vi aiuterà a vivere il tempo che vi resterà vivendo meglio; ossia viverlo con la consapevolezza che tutto quanto fu mia intenzione apprendervi era ad un ordine che obbedivo, ad un istinto che rispondevo. Io, morente, offro la vita a coloro che già erano, come me, prossimi a scomparire nel nulla. Su cento milioni di uomini ce n’è uno solo che saprà tramandare la   ragione che non  è segreta  della  Creazione.  Sono Rol ,  nel 1975». (Testo tratto da “Gustavo Rol – una vita di prodigi” di Remo Lugli)




VIAGGI NEL TEMPO (SECONDA PARTE)

 
TRATTO DAL LIBRO “IL GRANDE PRECURSORE”
 
G. Ma mi tolga una curiosità: la sua possibilità di viaggiare nel futuro, e quindi conoscere determinate situazioni, può utilizzarla per consigliare e modificare gli eventi? Le è concesso?
R.. Ecco, con una differenza. In un esperimento casuale, posso stabilire una data e vedere il futuro. Ma se devo farlo per aiutare qualcuno, per cercare delle risposte, non mi riesce! Le risposte mi arrivano così all’improvviso. Non mi si può interrogare a soggetto. E’ per questo motivo che non posso sottomettermi ad un apparecchio fisico, non mi riuscirebbe nulla, verrei bloccato. Anche davanti ad un registratore, io non sono capace di parlare. Questa per te è un’eccezione.
“Vedi questo” mi disse, “dietro c’è una storia straordinaria. Su questo mobile, tempo fa, c’era posato un oggetto che avevo acquistato da un antiquario di Parigi: una piccola scultura rica­vata da un osso intagliato, sapevo che era molto antico, ma non immaginavo quanto…. Una sera eravamo qui, forse otto, dieci persone, e uno di loro prese la scultura in mano e mi chiese da dove provenisse. Dissi che non lo sapevo ma che potevamo chiederlo direttamente all’oggetto.
Tutti insieme ci trovammo a compiere un viaggio a ritroso nel tempo, in un luogo all’aperto, in epoca preistorica. La tempera­tura del salotto si era molto abbassata e stavamo assistendo ad una scena estremamente violenta.
Un uomo e un orso lottavano strenuamente. Era un duello mor­tale, nessuno dei due voleva mollare la presa, entrambi lottavano per la propria sopravvivenza. L’uomo impugnava una sorta di fiocina con cui colpiva l’orso. Tutto noi eravamo schiacciati contro le pareti della stanza per evitare di trovarci coinvolti. L’uomo tentò di colpire l’orso alla testa, ma questo si mosse e così l’ar­ma colpì la vetrinetta e rimase questo segno che tu vedi… Poi la scena s’interruppe e tutti noi, allibiti, comprendemmo da dove arrivava quell’osso. Il cacciatore aveva vinto, l’orso era stato uc­ciso, mangiato, e l’uomo si era anche potuto permettere, come passatempo, di intagliarne una costola”.

 




I VIAGGI NEL TEMPO (PRIMA PARTE)

I VIAGGI NEL TEMPO (dal libro IL GRANDE PRECURSORE)

G.: Questa è una delle sue facoltà più affascinanti. Come riesce? 

R.: Stabilisco una data. Ad esempio 5 luglio 1209, Torino Piazza Castello. Io porto una persona in quel luogo. La porto a vivere in quel momento, la faccio parlare persino con la gente dell’epoca, e quando torna nel presente, ricorda tutto … Una volta abbiamo fatto un bellissimo esperimento con la famiglia Gazzera, abitano qui nella stessa casa al piano terreno. Al termine, sentivamo suonare un campanellino e ci chiedevamo da dove giungesse. Poi, lo abbiamo visto tutti: fluttuava intorno a noi a mezz’aria e venne a depositarsi sul tavolo. Nel corso dell’esperimento, qualcuno vide Maria Antonietta In veste da contadinella, accanto a lei c’era una capretta, quel sonaglio d’argento, era appeso al collo della bestiola … Ora è in casa Gazzera. Ma perché la scienza non ha mai voluto indagare su questo punto, sui viaggi nel tempo?

G.:Ma come può pensare che scienza possa crederle? Non ammette l’esistenza dello spirito e ce l’ha quasi sotto al microscopio, non ha che da guardare e se lo trova di fronte! I viaggi nel tempo sfiorano l’incredibile, il meraviglioso. La scienza non li capirà mai …

R.: Perché non potrà mai? Io invece spero che potrà farlo. Spero che la scienza arrivi a farlo un giorno … lo spero, attraverso la scienza, di poter trasmettere queste mie possibilità, come quella dei viaggi nel tempo …

 Io mantengo integra la mia coscienza durante gli esperimenti, almeno per una parte di me stesso sufficiente a impedirmi di andare in trance. È vero, si, che il mio volto e la voce possono cambiare di espressione e sovente mi sento «proiettato fuori», ma la parte viva, umana e cosciente di me stesso non viene per nulla alterata.
 
Si stabiliva di comune accordo e con precisione una data e un luogo da scegliere. Rol evitava sempre tempi vicini a noi per non incorrere in interferenze con i viventi. Stabiliti tali elementi, prima di tutto invitava i partecipanti alla seduta a concentrarsi sul color verde, e poi ognuno doveva immaginare di essere in quel luogo e in quel tempo. Non dava indicazioni o suggerimenti specifici; ognuno doveva cercare di vedere con gli occhi della propria fantasia. Chi aveva immagini o sequenze di immagini chiare e persistenti doveva parlare e raccontarle. Gli altri ascoltavano, seguivano la propria immaginazione o, a un certo punto, erano influenzati da quella enunciata e la controllavano, ci si inserivano, magari erano in grado di aggiungere alcuni particolari e finiva che tutti o quasi tutti entravano con il loro pensiero nella scena che si andava descrivendo, diventando quasi reale. Rol ascoltava e interveniva, per confermare se anche lui si era inserito in quell’atmosfera, per una precisazione, per l’aggiunta di un particolare. Potevano anche scaturire dei veri e propri dialoghi: il viaggiatore del presente, incontrando un personaggio dell’altro tempo, lo interpellava e ne riferiva in seduta le risposte. Un «viaggio» durava anche più di un’ora, e a un certo punto accadeva, evidentemente, la rottura di un diaframma tra l’immaginazione e la realtà perché si sentivano, di quel mondo, i rumori, gli odori, il freddo e il caldo. E, spesso, accadeva il fenomeno enorme, strabiliante, dell’apporto di un oggetto «visto» in quel luogo e in quel momento.
 

«Per i ‘viaggi nel futuro’ Rol si avvale di questa formula: “Il futuro altro non è che la conseguenza logica del passato attraverso il presente”», aggiungendo: «Ho udito Rol affermare più volte: “noi siamo ciò che fummo e ciò che saremo”»

 

 

 




DIALOGHI : L’UOMO SI FA MEDICINA

 

ESTRATTI DAL “L’UOMO SI FA MEDICINA”
 di Maria Luisa Giordano

«La metafisica aerma che l’essere umano è il centro dell’universo», mi diceva Rol e aggiungeva: «Ognuno di noi rappresenta un punto di congiunzione tra i mondi superiori e quelli inferiori, tra il visibile e l’invisibile, tra l’umile e il sublime”. Uno stretto legame unisce il cielo all’uomo, ma non è l’uomo che scopre i segreti del mondo che lo circonda, è l’universo ad assecondare l’uomo che lo contempla con sguardo intenso. Il macrocosmo produce il microcosmo: come in alto così in basso. Ogni essere umano è un punto d’incontro fisico e mentale, di coscienza e di cosmo, di spazio interiore ed esteriore. È il cosmo che desidera espandersi e far conoscere i suoi eterei abissi, è la natura che spontaneamente si dischiude degnandosi di sollecitare le menti dei saggi e degli illuminati. Nessuno potrebbe conoscere le cose celesti, se non grazie a una connessione con esse; nessuno potrebbe giungere alla scoperta di Dio se non colui che è parte del divino. Indagando l’universo, l’uomo guarda sé stesso, egli è consapevole di essere imperfetto, ma anche di raggiungere la perfezione. In questo anelito la religione si identifica con la scienza. A lui solo la natura ha dato funzioni di livello superiore, intelligenza innata e mente agile. Solo in lui Dio è sceso e abita e cerca sé stesso, si manifesta mediante lo spirito in tutta la sua potenza e maestà. Non solo il sensitivo, ma anche l’uomo sensibile, pronto ad aprirsi a dimensioni superiori, con la meditazione e la preghiera, riusciranno a penetrare il mistero che è contenuto nella creazione. E sarà la grazia divina a portarli attraverso uno stato di trascendenza, fino ad arrivare alla coscienza sublime. Allora, penetrati dalla scintilla dello spirito, proveranno una gioia ineabile, una beatitudine infinita, un’armonia universale, in pace con sé stessi e con il mondo: la realtà dell’unione dell’individuo con il cosmo, con la dimensione divina. L’essere umano sente di rappresentare qualcosa di infinitamente più grande di sé stesso. Anche se siamo limitati nella nostra mente, nelle nostre mani e così nella nostra povera vita, dobbiamo però realizzare, «sentire», con assoluta certezza che in noi c’è la divinità, l’eternità, siamo il punto terminale di una grande potenza cosmica. 

Io non impongo le mani – continua Gustavo Rol – preferisco fare i so
oni verdi, verdi perché immagino che l’energia risanatrice sia di colore verde. Già Plinio raccomandava l’alitare sulla fronte come farmaco. 
Non possiamo guarire tutti, dobbiamo anche essere pronti all’insuccesso; a volte però dipende dal Karma del malato. Lasciandosi andare alla fede e alla fiducia, ci si sentirà liberi dalla paura e protetti. A volte il percorso di guarigione è lungo e doloroso, perché è necessario ripercorrere le vie della soerenza, il malato deve aprire la sua coscienza e riversare i traumi che avevano portato alla chiusura, al blocco di energia. 

Posseggo l’incrollabile convinzione che Dio mi abbia adato un compito e che sia mio destino e mio dovere realizzarlo. Forse è questa certezza che mi aiuta ad affrontare tutte le difficoltà. Come ogni uomo sono soggetto a debolezze ed errori: mi si domanda un inconcepibile potere sulla vita e la morte altrui, una responsabilità che nessuno può sobbarcarsi impunemente. Non dimentichiamo che siamo prigionieri di noi stessi, e che in nessun caso ci liberiamo del nostro destino. Gli avvenimenti che mi vengono incontro hanno un bel passare dalle lacrime al sorriso, eppure mostrano sempre lo stesso volto. Ecco la mia ragione del timore di trascendere: «Fermarsi alla porta dell’ultimo santuario e che il nostro piede non insudici le sacre dimore!». Dove l’uomo finisce, Dio comincia. Io rifuggo dallo spingere solitaria la mia anima attraverso il regno dei morti. La coscienza sublime è un compromesso tra le due vite. Detesto lo spiritismo. La coscienza sublime è una tappa per la quale dobbiamo necessariamente passare, sotto pena di smarrirci. «Hier bin ich Mensch, hier darf ich’s sein» [Qui sono uomo, qui lo posso essere]. È questa la fiducia, la vera disposizione etica dell’animo, proprio come quella che esprime la folla festante nel Faust di Goethe. È facile amare chi ti ama, chi ti vuole bene, ma amare chi ci detesta, chi ci ha fatto del male, pregare per lui non è un sentimento e atteggiamento naturale, ma il risultato di un lungo e doloroso processo personale. Gesù non chiede solo un atteggiamento caritatevole verso il nemico, ma addirittura predica l’amore al posto dell’odio. È possibile solo con le energie che ci vengono da Dio: è molto difficile, faticoso, innaturale amare il nemico, l’assassino o il terrorista. In realtà dobbiamo pensare che il vero grande nemico è in noi, non fuori di noi. Dobbiamo allora cercare con tutte le nostre forze di sviluppare sentimenti ed energie positive verso l’altro, gli altri. È un arduo cammino quello del perdono, dell’amore, della preghiera per il nemico, però questo è il vero impegno del cristiano. 

Tutto è vibrazione, tutto è ricordo, tutto è collegato con il pensiero e i campi energetici. Nulla va perso, ma tutto si trasforma, resta in movimento, nasce di nuovo costantemente. Poiché tutto in questa creazione vibra, tutto vibra alla frequenza dell’amore, tutto è amico e compagno, fiore, pietra, muro, nuvola, acqua, erba, aria, fuoco, albero, uccello. Tutto è la stessa cosa e contemporaneamente sé stesso. La via passa per l’amore, la meditazione, la contemplazione, la preghiera, per non dimenticare la musica. La disponibilità amorosa consente tutto, qualunque cosa. Il nostro nucleo più intimo, il nostro spirito, la nostra anima, la nostra aura, il nostro campo energetico permane per tutta l’eternità. Occupatevi dell’invisibile, di ciò che per voi non esiste, e molto presto potrete constatare che tutto era e sarà eterno. Le vibrazioni spirituali possono essere modificate attraverso la musica. La fiducia è la base di ogni vicinanza, di ogni amore, di ogni forza creativa. Dobbiamo capire la complessità del nostro io, avvertire l’importanza della nostra interiorità e riconoscere in essa lo splendore della diversità. 


Mi trovai così a conseguire un’abitudine mentale, ove l’intuizione e il ragionamento collaborano in stretta armonia alla ricerca di quella verità unitaria, alla quale mi sembrano tendere in nobilissima gara l’etica, la politica, le arti tutte e le scienze in genere. L’universo non ha un cuore. È un cuore. 


Noi siamo Spirito reso materia. Nella profondità di noi stessi non abbiamo dimenticato chi siamo e da dove veniamo. Ci stiamo sforzando di ritrovare la nostra dimora, la divinità e di realizzare le nostre potenzialità. Ci stiamo trovando nella situazione personale di chi si sente separato dalla propria fonte originaria e cerca di farvi ritorno, ma scopriamo che lo Spirito è sempre in noi. 




DIALOGHI : IL SIMBOLISMO DELLA POESIA CORRESPONDANCES

Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” 

“La poesia non possiede solo un significato socia­le e umano, ma un carattere metapsichico e reli­gioso.

“Nel sonetto Correspondances cioè Corrispon­denze, traspare in Baudelaire il concetto di un uni­verso animato, in cui le forme visibili sono i sim­boli di una realtà invisibile.
“Ma questo non è tutto. Quello che interessa il poeta è l’intima corrispondenza che esiste fra i profumi, i colori e i suoni.
“Siccome l’universo è in realtà un’unità anima­ta, risulta che le forme sensibili multiple nella lo­ro parvenza sono infatti l’eco di una realtà unica.
“Questa non è che la prima tappa della poesia.
“L’idea a cui tende quella a cui sono subordi­nate le due precedenti, è che determinate corri­spondenze possono introdurci in un mondo di purezza e di innocenza, ma che altre, al contrario, possono farci penetrare nel regno del peccato e della corruzione.
“L’analogia di ogni parte dell’universo con l’in­sieme è tale che la medesima idea si riflette co­stantemente in ogni parte nel tutto.
“Le analogie di diversi elementi della natura fi­sica fra di loro servono a prendere atto della su­prema legge della creazione, la varietà nell’unità e l’unità nella varietà.
“Cosa c’è di più stupefacente per esempio del rapporto dei suoni e delle forme, dei suoni e dei colori?
“Tutto è sacro nel mondo, il mondo visibile è come un sacramento.
“Questo pensiero, questa dottrina, viene da lui tradotta in formule, che evocano una foresta o un tempio.
“Egli ama passeggiare nella foresta, quasi a pa­ragonarla a un tempio. La foresta gli appare come una grande cattedrale in cui l’albero parla all’ani­ma dei poeti.
‘Ascoltando la musica, trova un’analogia e una unione intima tra i colori, i suoni e i profumi.
“Sembra che tutte queste cose siano pervase dal medesimo raggio di luce e che si debbano riu­nire tutte in un concerto meraviglioso. Come in sogno si sente da lontano il suono grave e profon­do di un oboe. Sembra quasi di udire il rumore dei colori: dei suoni verdi, blu, gialli mi giungono con delle onde perfettamente distinte le une dalle altre.
“I nostri sensi raggiungono in noi zone profon­de e mettono in moto le forze che vi erano asso­pite.
“Questi versi evocano tutto un mondo di ar­monie nuove che entreranno nell’uomo intelli­gente, lo penetreranno lentamente come il vapore di una stufa aromatizzata.”
“L’immaginazione è la più scientifica delle facoltà, perché essa sola può comprendere l’analogia universale o quella che una religione mistica chiama `correspondance’, corrispondenza.
“Non basta però per essere mistico, credere nell’unità del mondo, a un significato delle forze sensibili.
“Egli vede in questa metafisica soprattutto le conseguenze di un ordine estetico.
“Ci si domanda come l’autore di Les fleurs du mal abbia potuto trascurare questo aspetto di una dottrina, che dalle sue origini, aveva mirato nella sua essenza suprema e nel pensiero del suo crea­tore, a una interpretazione poetica dell’universo.
“Quella che noi chiamiamo natura è un poema di segni segreti e misteriosi.
“E adesso lascia che ti ripeta ancora una volta le parole del poeta:
“D’altronde, le allusioni alla dottrina universa­le, alle sue applicazioni nel campo delle sensazio­ni, non avranno mai fine.
“Anche in altre poesie il poeta osserva che i suoni si investono di colori e che i colori conten­gono una musica.
“Questa analogia che si potrebbe definire una corrispondenza del cielo, ricorda la teoria di Swe­denborg: “Tutto, forma, movimento, numero, co­lore, profumo, nello spirituale come nel naturale, è significativo reciproco”,
“L’analogia universale è la grande legge della creazione. Crede che Dio ha creato il mondo, che l’universo creato è il Verbo di Dio e forma di con­seguenza, sotto la molteplicità delle apparenze una totalità complessiva e indivisibile.
“E il contrario di ciò che vuole Baudelaire, che insegue senza posa la bellezza multiforme e multi­colore, che si immette nelle spirali infinite della vita.
“Se la sua intelligenza si esalta a scoprire nell’u­niverso visibile il riflesso del mondo delle idee, non è meno sensibile alla ricchezza cangiante del multiplo.

 

 

CORRISPONDENZE
La natura è un tempio in cui pilastri viventi lasciano uscire talvolta parole confuse;  l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli che l’osservano con sguardi famigliari. Come dei lunghi echi che di lontano si confondono, in una unità tenebrosa e profonda, vasta come la notte e come la chiarezza, i profumi, i colori e i suoni si rispondono. Esistono profumi che sono freschi come la carne di bimbo; dolci come oboi, e verdi come praterie; e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti che hanno l’espansione propria delle cose infinite, come l’ambra il muschio, il benzoino e l’incenso, e cantano dei sensi i lunghi rapimenti.



DIALOGHI : UN MESSAGGIO DI SPERANZA



Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” 

Rol attraverso questo messaggio esprime la speranza, l’invito ad andare oltre la materia a cercare in noi la forza e la volontà di andare oltre le tendenze morali della nostra umana concezione
UN MESSAGGIO DI SPERANZA
“Oggi è il giorno di pronunciare la parola  gentile che ci viene in mente, di ubbidire agli impulsi di generosità. Le ricchezze spirituali, il disinteresse, l’amore dato a piene mani, questi sono i veri valori.

“Le persone che non hanno bisogno di possedere le cose per goderle, che non sanno cosa sia l’invidia, che traggono gioia dall’arte, dalla bellezza della natura, che sanno sviluppare la propria fantasia o elevare il proprio spirito, sono davvero privilegiate e troveranno l’armonia con il creato e con il principio divino.

“Il segreto della giovinezza è in noi stessi, se sapremo essere ottimisti, altruisti, con una disposizione aperta e giovane verso la vita, se conserveremo un cuore puro, fiducioso, di fanciullo, se continueremo ad amare la poesia della vita, ad avere la fede nell’oltre-vita, attingeremo sempre alla sorgente dell’eterna giovinezza che è in noi.

“Dobbiamo cercare di evitare, nel limite del possibile, i pensieri negativi che possono turbarci o addolorarci, o quelli, ancora peggio, di rancore e odio.

“Quasi sempre non comprendiamo perché quel dolore fisico e morale ci colpisce, però, a volte, dopo tanto soffrire, dalle ferite aperte dell’anima si riesce a spiccare il volo: il dolore ha il potere di liberarci dalla materia.

“Nell’epoca in cui gli dèi passeggiavano sulla terra, gli uomini erano completamente felici. Magli dei sono partiti. Perché il buono e il giusto non sono premiati, mentre il malvagio e l’ingiusto restano impuniti?

“Quello che ci pare ingiusto quaggiù ha già avuto la sua giustificazione nel Sermone della Montagna. Le più belle beatitudini infatti sono state promesse alle sofferenze dei buoni e dei giusti.

“Il cammino dell’uomo non termina quaggiù, la sua vita terrena non è solo una misera scintilla che brilla e si spegne nel breve attimo compreso fra la nascita e la morte, ma il riflesso di un vivido  fuoco  destinato  ad  ardere  per  l’eternità.

“Oltre la morte c’è la Grande Luce che è l’Ombra stessa di Dio, in cui lo spirito si sarà finalmente liberato dalle pastoie della carne e in cui è destinato ad avanzare senza posa all’appagante ricerca degli  infiniti  aspetti  del creato  in  cui  si  infrange  la poetica immagine di Colui che tutto è.

“Questo è un messaggio di grande speranza, anche se non nuovo. Un messaggio che da mondo a mondo, attraverso i più svariati canali, non ultimi quelli medianici, cerca di farsi ascoltare, ma che finora evidentemente non è stato abbastanza compreso e recepito.

“È un tacito invito alla ricerca, è l’incitamento a trovare una vita divina. Si nasce e si muore nel medesimo punto dell’eternità.”
“Si è fatta sera, guarda, è quasi buio. Alza lo sguardo lassù, vedi quella stella? Forse è morta da milioni di anni, ma la sua luce no, cammina eternamente nello spazio e il nostro occhio l’incontra viva. La stella non è morta e nulla muore: ciò che muore cade nella vita.

“Mi vengono in mente le bellissime parole di Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo. Dopo il ballo il principe di Salina esce, guarda il cielo stellato, sente che la sua vita sta per finire e dice: ‘O stella, o fedele stella, quando ti deciderai a darmi qualcosa di meno effimero nella tua regione di perenne certezza?’

“Tutta la creazione è una meravigliosa sinfonia, tutto forma un insieme armonioso. Sentirsi vivi in questa armonia universale è prendere coscienza della propria immortalità.”

 




DIALOGHI CON ROL : L’AMORE

 

 

Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” : L’amore

L’amore per Rol, croce e delizia della sua vita, testimone costante delle sue esperienze e simbolo di una fede nell’assoluto. Rol parlava in maniera indiscriminata di tutte le forme di amore, un sentimento dai mille colori, come l’arcobaleno.

A un ragazzo che stava soffrendo per amore, Gu­stavo diede telefonicamente dei consigli, permettendomi di trascriverli, così come segue.

“Vede giovanotto, sono stato giovane anch’io e capisco benissimo le sue sofferenze, i moti del suo animo. Sapesse con quanta intensità ho amato! L’amore è silenzio e la musica del silenzio è inesprimibile. L’amore ha sempre avvertito l’inadeguatezza del linguaggio, per questo gli amanti siedono in silenzio. In silenzio la comunione è molto più profonda, le energie possono scorrere diretta­mente. L’amore è comunicazione di anime.
 
“Se lascerai che il silenzio e l’amore diventino le due facce della tua energia, saprai cos’è Dio.
 
“Ripeto, l’amore è una segreta, solare esaltazione e, per contrasto, la negazione della morte perché chi ama afferma inconsciamente di volere vivere.
 
“Nell’amore si raggiunge uno stato di trascen­denza cioè al di là dello spazio, del tempo e del proprio corpo.
 
     “Voltaire diceva che si muore due volte, una volta con la morte del corpo e una volta prima, quando cessa la nostra capacità di amare.
 
“Così pure due sono le nascite, la seconda si verifica in occasione del primo amore. Allora si nasce a un nuovo mondo nel quale le sensazioni sono più intense, gli ideali più alti, gli intenti più penetranti.
 
   “Tutti abbiamo lacune, fragilità, contraddizioni  e zone d’ombra spesso inconfessabili: da un rapporto d’amore si cerca la rassicurazione e, specie all’inizio, l’incanto.”
 
   “Sì, l’amore è fatto di sentimento e di sessualità. “La sessualità è una delle caratteristiche più misteriose e affascinanti della vita umana, la matrice di molti nostri comportamenti, situata in quel mondo sfumato e profondo che costituisce la nostra esistenza interiore.
 
   “Attenzione a non giocare con la sessualità: si scatenano a volte dei meccanismi affettivi difficilmente controllabili. Nulla di ciò che facciamo è male se è in armonia con noi stessi e non danneggia il prossimo.”
 
   “In amore ci vuole sincerità, però attenzione, l’eccesso di franchezza uccide l’amore (e ogni rapporto umano): non ricordo più chi l’ha detto, ma poche enunciazioni sono così lapidariamente vere.
 
  “E la grande finzione fa parte del meccanismo dell’innamoramento. Ma se vai a frugare, a stigmatizzare, il meccanismo può incepparsi. Ecco che le insicurezze affiorano e l’attrazione cade. “Lo stesso avviene in tutti i rapporti di amicizia, perché dagli amici ti aspetti complicità, comprensione, tolleranza, mentre l’eccesso di franchezza può equivalere a intransigenza e persino a mancanza di pietà. Non si può sempre dire ciò che si persa e non per slealtà, ma per rispetto, per delicatezza, talvolta per buona educazione.
 
  “L’incapacità di accettare un compromesso può diventare umiliante e rivelarsi un torto.
 
  “Per citare una frase di Freud: ‘È dell’adulto accettare il compromesso’, più semplicemente bisogna capire che la perfezione non esiste, né negli eventi, né nelle persone, né in noi stessi.
 
  “Anche la poesia nasce dall’amore, per scrivere una poesia basta un attimo, una pulsazione del cuore. ‘Paul Eluard cantava alla sua amata: Te tue parole d’aureola danno un senso così perfetto, che nelle mie notti di anni, di gioventù e di morte, odo la tua voce vibrare in ogni suono del mondo.”



 

 




DIALOGHI : L’ENIGMA DELLA MENTE

 



Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” :

 
L’ENIGMA DELLA MENTE
“Lo sviluppo del pensiero può farci comprendere che siamo molto più potenti di quanto non riusciamo a immaginare, e questo è possibile solo se riusciamo a renderci conto che in noi ci sono i frammenti della divinità.

“Nell’umano vi è una profonda volontà inconscia, che compare negli animali sotto forma di istinto.

“L’intelligenza ha staccato l’uomo dagli istinti, così la ragione, cioè il conscio, si oppone all’inconscio dando origine una lotta fra queste due forze.

“Gli egizi, ma anche i cinesi, parlavano spesso di aperture e canali del corpo umano, intendendo con questo dei veri e propri circuiti energetici. Questi ultimi sarebbero sia dei flussi nutritivi, sia dei veri e propri magneti della forza universale.

“L’uomo ‘incoronato’ è dunque colui che ha portato alla luce tutti gli aspetti più profondi di sé stesso, che ha superato i limiti del pensiero razionale per arrivare a una riunione globale dei fenomeni: la corona indica così la padronanza del proprio io.

“Anche un rabbino mi ha spiegato che il cervello, secondo l’interpretazione hassidica della Cab­bala, non è altro che un recipiente molto raffinato. Di che cosa? Dell’anima, naturalmente, la quale immette in noi la vitalità.

“Il cervello rappresenta il livello più alto in cui si può ricevere la rivelazione dell’anima.

“Gli altri due recipienti sono rappresentati dal cuore per ricevere i sentimenti e dagli organi come la mano e il piede che debbono svolgere le azioni pratiche.

“Ogni individuo possiede un potenziale animico (e quindi un’intelligenza) infinito. Saperlo  sfruttare o meno dipende dalla finezza del recipiente cervello.

“I due emisferi cerebrali svolgono funzioni diverse. Quello sinistro presiede al linguaggio, alla razionalità, alla logica, alla vita cosciente, quello destro è legato all’intuizione, all’immaginazione, alla creatività, all’emozione.

“Noi oggi ci facciamo guidare in misura determinante dalla metà sinistra del cervello, mentre avvertiamo  ben  poco gli impulsi e gli stimoli di quello destro, ‘emisfero muto. Esso si rende percepibile solo nei momenti creativi e nelle rare occasioni in cui riusciamo ad avere intuizioni, flash profetici o chiaroveggenti, illuminazioni mistiche, esperienze religiose.

“Di questo emisfero destro conosciamo ben poco e la tesi suggestiva di Jaynes è che esso sia stato un giorno ‘abitato dagli dèi’, capace di udire la loro voce.

L’uomo dell’antichità si lasciava guidare dalle `voci degli dei; l’uomo moderno invece, con l’evolversi del pensiero cosciente, la nascita della filosofia, lo sviluppo della scrittura, perse la sua capacità di porsi in ascolto.

“Ciò che noi chiamiamo storia, dice Jaynes, non è che il lento ritrarsi della marea delle voci e delle presenze divine. Mi comprendi?

“La mente umana si è allora sviluppata in maniera sempre più unilaterale (emisfero sinistro), tuttavia la bicameralità non è sparita del tutto e riceviamo ancora dei flash, dei messaggi, delle intuizioni dall’emisfero destro.

“Siamo pervasi dalla nostalgia della nostra altra mente e certi fenomeni che ci capita di vivere rimandano costantemente ad essa. Fenomeni telepatici e chiaroveggenti, profetismo, medianità.

“Se riuscissimo a rivivificare l’emisfero destro senza rinunciare alla coscienza e quindi a ridiventare uomini arcaici, potremmo ricominciare a sentire la voce degli angeli e degli dei.”

“Noi dobbiamo imparare a usare ciò che Pascal chiamò esprit de finesse, spirito di finezza, cioè quella straordinaria facoltà fatta d’intuito, istinto, discrezione, sentimento, emozione, esperienza, che ciascun uomo possiede e che sola può portare a una certezza assoluta di carattere diverso da quello razionale, poiché capace di ‘sentire’ più che di vedere, di cogliere le cose con vivezza e profondità e cioè di affinare le sfumature che sfuggono alla ragione e che richiedono un senso delicatissimo e acuto per essere sentite.”
 

 




DIALOGHI : LA TELEPATIA

 

 
Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” :
 
La telepatia
 
“L’universo è permeato di etere psichico. La telepatia e la chiaroveggenza sono  onde  in questo etere. “Le comunicazioni telepatiche, testimoni di una realtà spirituale, esistono soprattutto a livello affettivo.

“I legami d’amore tra gli innamorati o tra la madre e il bambino sono talmente stretti che l’uno riesce a percepire le sensazioni dell’altro come se fossero le proprie, soffre e gioisce con lui.”

“Scrivi, prendi nota di questi concetti espressi da uno scienziato, Ettore Cheynet. Sono particolarmente interessanti e spiegano molte cose.
“Esiste una forma psichica, pura energia immateriale ma dotata di estrema potenza, in grado di generare la materia e di dissolverla, formando gli atomi e disgregandoli, per cui a suo tempo creò l’universo.

“Tale energia psichica può rivelarsi con la telepatia, la chiaroveggenza, la premonizione oppure spontaneamente con fenomeni che, chiaramente, non sono riferibili se non all’interferenza di un mondo psichico parallelo, che se vogliamo, possiamo anche chiamare l’aldilà, con apparizioni smaterializzate, apporti, smaterializzazioni, scrittura diretta e indiretta.

“Questi fatti non hanno la benché minima possibilità di essere attribuiti a cause fisiche e sfuggono completamente alle leggi fisiche di questo mondo. Tuttavia, quantunque io sia assolutamente profano in materia, sembra che la scienza nuclearestica raggiungendo interessanti traguardi, avendo svelato che all’ultima fase dell’analisi dell’atomo esistono particelle senza massa: ciò potrebbe essere l’inizio per svelare l’energia psichica e il principio della materia.

“Forse la scienza di domani, per questa via, potrebbe rivelare qualcosa in proposito.”
“Siamo tutti in intercomunicazione gli uni con gli altri.

“Gli esseri umani, ma anche gli animali, non sono separati gli uni dagli altri e questo legame non è interrotto neppure dalla morte.

“Le intercomunicazioni passano attraverso il verbo, coscienza universale, che è informazione pura. Noi siamo in inter comunione al livello del verbo. È con Dio che noi comunichiamo mediante la preghiera.

“Se non si cerca di approfondire questi fatti paranormali, non si potranno mai spiegare né la chiaroveggenza dei santi, né i loro miracoli, né il messaggio del Vangelo, né i miracoli di Gesù.
“Questi fatti erano possibili prima di Gesù Cristo e possono esserlo oggi.

“In particolare si possono citare i fenomeni di apporto. L’apporto consiste talvolta in creazione di materia, molto spesso, invece, di trasporto di materia, ovvero la materia presa in un luogo e trasportata in un altro.
“Anche Cristo, nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha fatto degli apporti che hanno stupito í presenti ma non è in questo che consiste l’essenzialità del suo messaggio. Si trattava di una condiscendenza, di una forma di carità della quale esigono esempi anche nelle vite dei santi. Tali prodigi poi non costituiscono una prova di santità, sono fenomeni medianici che provano il divino.

“La preghiera è l’essenza di tutto. Attraverso la preghiera si entra direttamente in contatto con l’aldilà, con i nostri morti.
“La preghiera è una forma di superspiritismo, un’altra comunicazione con l’altra dimensione, anche se non si hanno parole reali e sussurri all’orecchio, anche se si hanno semplicemente delle intuizioni.

“La comunione con l’altro mondo è naturale e la preghiera, la preghiera per i vivi e per i morti, possiede questa doppia funzione di Inter comunione e di intercessione. In questo mondo un po’ smarrito, bisognerebbe fare scoprire alla gente le ricchezze che ci sono nella tradizione cristiana.
“La realtà è sempre più grande e meravigliosa di quanto noi non siamo ancora riusciti a conoscere e a spiegare.

 




DIALOGHI : I SENSI

Dialoghi tratti da “Rol mi parla ancora” 

I SENSI

“Dovremmo cercare di sviluppare di più l’olfatto, crearci una vera esperienza olfattiva. È un senso molto importante, che unito agli altri contribuisce a darci quelle percezioni sottili di cui ti ho accen­nato più volte. Se ti eserciti riesci a formarti una vera biblioteca olfattiva — ti piace l’espressione? ­cui potrai attingere quando vorrai rileggere gli odori della tua infanzia, della scuola, dei momen­ti d’amore, ritrovare non solo il profumo dei fiori, delle tuberose, delle violette, del gelsomino, dei gigli, dei narcisi, quello del mare che diventa qua­si un respiro, quello dell’aria di primavera che sa di giunchiglie e anemoni, quello delle foreste, del “A proposito di nebbia, secondo te che odore ha la nebbia? Brava, hai ragione, sa dei vapori di palude, di umido…

“Le più deliziose composizioni di aromi sono quasi un’alchimia, una magia, o meglio un’orche­stra composta da mille membri, in cui ogni musi­cista suona un’armonia diversa, però poi tutte si fondono l’una con l’altra e producono veri prodi­gi olfattivi.

“Possono essere forti o delicati, insinuanti o av­vincenti, impercettibili, impalpabili come la ci­pria.

“Producono effetti diversi a seconda della lo­ro composizione: ora inebriano, ora esaltano, ora stordiscono, ma suscitano emozioni sempre nuove.

“Mi dicevi che talvolta entri in qualche portone di vecchie case, per sentire l’odore delle scale di pietra, che ti ricorda l’androne di quelle della tua nonna.
“I profumi e gli odori hanno il potere di evoca­re colori, suoni, sapori, sfumature, persone e ri­cordi perduti, come la musica, ancora più della parola,

“Per questa ragione i grandi profumieri creano addirittura profumi personalizzati per un numero scelto di clienti di alto rango. A nessuno fa piace­re sentire addosso a un’altra persona le proprie essenze preferite.

“Il profumo per un’innamorata è alla pari di una melodia o di parole seducenti, entra diretta­mente nel cuore.

“Nei prossimi giorni, mi farò accompagnare da te in una delle drogherie della vecchia Torino per inebriarci di odori e profumi: odori di frutta sec­ca, di fichi, di cioccolato, di caffè, di marmellate, di tabacco, mescolati a quelli delle spezie, della cannella, dell’ambra, del bergamotto, del limon­cello, dei pot-pourri ai fiori, alla frutta, del pat­chouli, del sandalo, del vetyver, della lavanda, dei saponi. Che goduria!

“Nell’antichità i profumi erano usati per con­sentire alla divinità di manifestarsi e per risveglia­re l’inconscio.

“E l’incenso che la Chiesa usa nelle funzioni so­lenni, non aiuta a pregare meglio?