SPIRITO INTELLIGENTE (PARTE OTTAVA)

CORPO, ANIMA, SPIRITO
Quindi dopo già un certo numero di post possiamo cominciare a tirar le somme. Lo Spirito Intelligente è un residuo psichico, un ologramma energetico, una sorta di zombie energetico non dotato di volontà propria, fotocopia con funzioni e pensieri dell’individuo. Gli S.I. sono capaci di memorizzare la vita che hanno vissuto sia in proprio che per trascendenza, un antico gradino, un antenato, che magari può essere particolarmente affine a noi, definendola “cellula biologica trascendentale”, potremmo avere memoria delle sue vite vissute, ciò accade con antenati con i quali abbiamo una analogia in termini di predisposizione genetica, ereditando: caratteri somatici, attitudini, memoria psichica trascendente.
lo spirito intelligente NON È IL DEFUNTO, come credono ingenuamente gli spiritisti, e i defunti non sono tra noi (allo stesso modo come noi non siamo tra loro…).
Guenon nel suo saggio l’errore dello spiritismo, diceva che all’eredità biologica si aggiunge un eredità psichica, che fa parte del subconscio. Esiste una latenza psichica e una biologica. Il deja vù è ricordare qualcosa che appartiene alla memoria ancestrale trasmessa, così come per le malattie ereditarie. (un consiglio per chi vuole approfondire, leggete il suddetto libro di Guenon)
Sullo spiritismo si espresse dicendo anche “vi è del vero […] ma ancora troppo poco per farne una “dottrina”, La sua nozione di “spirito intelligente” è al di fuori della tradizione propriamente spiritista,  “La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno di quando era attaccata ai rami dell’albero e prima ancora che l’albero esistesse né col 16 luglio 1329 la sua funzione venne a cessare, poiché nel tutto che si accumula, ogni cosa rimane operante. (Io sono la grondaia, p 145) Esiste un’affinità con il mondo “akashico” di Rudolf Steiner, in cui pure sussisterebbe la traccia di tutto quanto è esistito, di lui dice “forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero”  e l’antroposofia, cioè la dottrina dello stesso Steiner, “scienza pura dello spirito nella stessa guisa che la scienza naturale è scienza della natura”. E questo anche se Steiner, “l’inventore della scienza antroposofica”,  aprì solamente uno spiraglio della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato” .
Dialoghi trascritti dai file audio dell’archivio di Franco Rol (appendice II dal “simbolismo di Rol” di Franco Rol)
Corpo anima e spirito
Rol: «Gli spiritisti, ossia i seguaci di Allan Kardek: “Vivre, renaître, mourir, renaître. Telle est la loi”. Così è sepolto attraverso le parole, nella roccia. I seguaci di Allan Kardek credono che il medium si metta in contatto con l’individuo morto, e che l’individuo morto, il defunto diciamo, venga e si manifesti con figure ectoplasmatiche, con rumori, con voci, trasportando oggetti, eccetera, eccetera, eccetera; credono ossia, ci sia la persona defunta. È vero? Siamo d’accordo fino a lì?».
Dr. Alfredo Gaito: «Ci sono anche altre teorie». Rol: «Allora sentiamone un’altra».
Remo Lugli: «No ma questa qua è la teoria spiritista per cui quella lì è la tua, quelle là non sono più teorie spiritiste».
Rol: «Allora quali sono le altre teorie?».
Gaito: «Quella materialista… Quella che è l’individuo…». Rol: «Che emana una forza…».
Gaito: «Che emana una forza psichica che si concretizza…». Lugli: «Ma è una lettura spiritista però…».
Gaito: «Spiritista, certo, sempre spiritista, sono sempre spiritista…».
Rol: «In ogni modo, sono sempre legate a persone defunte…». Gaito: «…legate a persone defunte».
Rol: «…a persone defunte. Ecco l’errore. Io avevo scritto 15 anni fa un articolo, che è stato pubblicato su Planète e che poi – cioè l’ho mandato a Planète e poi l’ho ritirato prima che venisse pubblicato, dove c’era scritto: “Rol, chi è? Rol è in collusione ed in collisione con lo spiritismo”. Ossia Rol è in urto e nello stesso tempo – in collusione e in collisione –  insieme allo spiritismo. Perché allora avevo tirato fuori la storia – son solo quindici anni – parlo dello “spirito intelligente”… Quindi, quello che oggi ho visto, chiaro… ed è difficilissimo a spiegarsi, lo faccio inadeguatamente, ma son sicuro, posso affermarlo: quando l’individuo muore – devo fare una premessa per spiegare la ragione per la quale ci sono questi spostamenti e questi fenomeni. Parliamo dell’uomo che muore.
Io fino a ieri ho creduto che l’uomo morto andasse ad abitare subito in un altro mondo, dal quale altro mondo lui potesse venire sulla Terra, agire presso di noi, fare un po’ il nostro aiuto, come anticamente han sempre detto tutti, le anime del Purgatorio ci aiutano e i santi ci sorreggono. Invece la storia dello “spirito intelligente”, mi ha insegnato questo: l’uomo muore, dicendo muore noi abbiamo una trinità, l’uomo è una trinità, l’uomo è anima, ossia una parte della creazione… una parte della creazione; l’uomo è spirito, che è la parte della creazione rivelata ad usum delphini, ad uso degli altri che gli dà il modo di poter essere considerato umanamente, come Cristo se non fosse stato uomo, non l’avremmo capito, ci avrebbe terrorizzato, saremmo fuggiti se invece di vedere Cristo avessimo visto Dio, avremmo avuto sgomento, perché è impensabile che coi nostri mezzi umani possiamo resistere di vedere Dio, è impossibile. Terza parte, il corpo. Quindi: anima… tu sei anima, sei spirito e sei corpo. Eccoci qui: omnium trinum est perfectum. Muore il corpo, ci rimane lo spirito e l’anima. Lo  spirito… ecco perché io, molto… – non oso dire intelligentemente – perspicacemente, gli ho dato il nome di “spirito intelligente”, perché grazie alla sua natura veramente spirituale – dimentico per un momento che ho detto che quel vaso ha uno spirito, che quel tavolino ha uno spirito, è rappresentato dalla funzione che hanno avuto nella storia dell’Universo – ma qui, parlando dell’uomo, implicitamente io adesso dico “spirito intelligente”,  ma se dico solo “spirito” ci capiamo ugualmente, non facciamo confusione col tavolino, col mobile o col vaso. Allora lo spirito è immortale. Immortale… che cosa vuole dire? che non ha un limite di mortalità come nel corpo; ma ha la sua mortalità. Come? Finché sia percepibile. Cosa vuole dire? Prendiamo degli spiriti. Lo spirito di mio padre.  È percepibile? Sì, perché io ne parlo, ho i suoi ritratti, ne ho sentito parlare. Lo spirito di mio nonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ma ho i suoi ritratti, e ne ho sentito parlare. Lo spirito del mio bisnonno, è percepibile? Sì, perché io non l’ho conosciuto, ne ho sentito parlare, ancora, ed ho dei ritratti. Trisnonno, quadrisnonno,  quintisnonno, andando indietro a ritroso. Arrivo a un certo momento e mi dico: il Rol, che è da padre in figlio indietro di sette generazioni, se io non ho l’albero genealogico, l’albero delle famiglie nobili, che tengono… io non ho  più la percezione».
Gaito: «Quel libro di quel mio avo…».
Rol: «Eh no, arrivavo! Se te l’ho detto di non… eh no, io arrivavo a questo. Io c’arrivavo, mi hai interrotto. No no, ci arrivavo, io mi facevo di questo… Ci arrivavo ma bisogna avere tempo, la scala la fai un gradino per volta.
Dunque, io del mio Rol millesettecento e rotti non ho… ah no, posso avere dei libri, depositati in casa Visca, che gentilmente mi trattenne quando ho venduto la casa, le ho portato dei libri perché me li conservasse, perché non sapevo dove metterli – che porto nel nome. C’è dei libri del ’500 che c’è scritto Manfredi Rol, c’é Gustavo Rol, Gustavo Adolfo Rol… milleseicento eccetera. Allora lì ho ancora la percezione perché c’è ancora una memoria. Questa percezione, serve a qualcosa? Sì, serve a tener legato  il loro spirito – “spirito intelligente” – il loro spirito a me, per la memoria. Io – vengo subito a te per la faccenda del tuo libro – Alessandro il Magno con la mia famiglia ha niente a che fare, Alessandro il Grande. Però lo spirito di Alessandro il Grande… o di Filippo il Macedone, o di Ramses, hanno da fare ancora con me? Sì, perché io storicamente so che sono esistiti. Ma, se io vado indietro, io so che l’uomo remoto che la storia mi ha insegnato coi libri di scuola, è l’esistenza di un individuo che si chiamava Sargon primo re dei Sumeri, che teneva le mani così… C’è ancora, con me ha da fare perché so che è esistito. Quel fatto di sapere che è esistito ha un’influenza ancora, ha ancora un’influenza. Cessa l’influenza dello spirito sulla Terra quando… non ha più nulla a che vedere con coloro che abitano la Terra. Noi viventi abbiamo lo spirito di viventi. Noi, viventi… ah, momento non ho finito prima il discorso, avevo fretta di arrivare al termine mi ha disturbato lui. Quando questo spirito cessa di avere una ragione per avere ancora un attributo sulla Terra, sempre parlando del nostro pianeta, cosa diventa? Si estingue come spirito, e rimane pura anima. Ma l’anima c’è sempre stata, il passaggio a spirito è durato finché il fuoco è stato alimentato come una fiammella di una lampada, finché c’è stato olio nella lampada, e morirà come è morto il fuoco, ma l’anima sopravvive. Fino a lì siamo d’accordo? Veniamo a dei fenomeni che ci lasciano perplessi: come mai il dottor Gaito ignorava l’esistenza di un suo antenato vissuto nel ’500  e che faceva il medico? Nonostante quello, pur che l’antenato, non avendo più dei rapporti con la Terra, era pur tuttavia venuto, e gli ha portato il libro. Come si spiega questo? Risposta: lo “spirito intelligente”, ossia lo spirito del tuo antenato era ancora probabilmente vivo per qualche motivo ignoto a noi, intendo dire vivo, acceso, esisteva ancora, probabilmente ignoto a te, a me, a voi, bisognerebbe andare a fare una indagine fra tutti i tuoi parenti per vedere se non ci sono, nei rami della famiglia, tornando indietro, una traccia che ti conduce a lui. Allora il tuo spirito può percepire attraverso questa traccia, e essere in contatto con quello spirito e provocare il fenomeno. Sono cose che avvengono sempre per simpatia e mai per antipatia. È da questo che è nata la bella figura dell’Angelo Custode dei bambini. Perché i bambini è vero che hanno un angelo custode. Non è un angelo, è una persona che veglia, uno spirito che veglia su di noi – che veglia anche sempre su di noi – c’abbiamo degli aiuti. Io muoio, vi lascio sulla Terra. Ma io – il mio spirito – sarà vicino a voi. Voi morite, il vostro spirito mi ritrova, perché siamo vissuti nello stesso tempo. Magari torneremo insieme sulla Terra. Quando noi svaniremo come entità utili per la Terra, di necessità, e che hanno ancora da fare sulla Terra, e diventeremo anime, non c’è assolutamente da escludere che queste anime, che hanno una indipendente e personale esistenza, perché fanno parte di una cosa creata, ben distinta dalle altre cose, possano rimanere insieme. Tanto è vero che Dante Alighieri ha intuito questa cosa, e a me è sempre parso, ho avuto un dubbio, fortissimo, mi ricordo che ero un ragazzo, credevo in Dio, mi confessavo con convinzione, andavo ai sacramenti, studiavo al liceo…  la Francesca… volevo dire: Paolo e Francesca, e mi  stavo  dicendo: ma come mai li ha messi all’inferno – sì – ma li ha messi insieme? E allora mi dicevo: ma è illogico, sono dannati tutti e due: “mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Son dannati, ma invece sono insieme. Ora, per due che si amino, essere insieme all’inferno o in paradiso, se si amano, per loro la vita è ovunque. Mi è venuto un gran dubbio, e Dante l’ha intuito. Non ha osato dirlo. Non ha osato, perché probabilmente la mentalità di allora, di ispirazione, diciamo pure canonica, era tale che ha avuto timore di scatenarla, qualche cosa che lo facesse ritenere un eretico. Lui li ha messi insieme anche all’inferno, perché lui sapeva, Dante, l’ha intuito, che quando muore il corpo e si estingue lo spirito, l’anima va dove vuole andare, e li ha messi insieme all’inferno per dire che intanto le loro anime non sarebbero state disgiunte. Perché nel gesto d’amore… “Amor che nullo amato amar perdona”. Non li ha voluti separare. Quindi io mi son sempre chiesto, con severo dubbio, perché un codino come Dante, che ha creato tutti i supplizi immaginabili del mondo per punire gli uomini cattivi, li abbia puniti dando loro una migliore ricompensa, mettendoli insieme. Punendo, a fronte di loro “amor condusse…”, no no, “Caina attende chi a vita ci spense”, ossia: Caina attende,     giù,         negli       assassini,               nel          girone, il              fratello,  chi l’ha pugnalato…  “Caina attende chi a vita ci spense”. Ora, Dante ha intuito questa sopravvivenza dell’anima al di sopra del delitto e di tutto».
Arthur Conan Doyle e lo spiritismo
«Purtroppo noi sappiamo che da Annie Besant – attraverso Allan Kardec – a noi, tutte queste teorie non hanno dimostrato niente di vero. Conan Doyle è morto ed ha dato 62 appuntamenti scaglionati nel tempo. Non si è mai trovato una volta. È deludente. Veramente deludente… Appuntamenti agli amici, alla gente che credeva allo spiritismo. Conan Doyle era l’esponente britannico dello spiritismo».

Detesto lo spiritismo, come lo si intende, come è praticato;

Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai, come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude.
In conclusione questo brano è importantissimo per la comprensione della filosofia di G.A.R., abbiamo appreso :
– la trinità : anima, corpo e spirito;
– che lo spirito sebbene considerato immortale ha una mortalità, cioè finché se ne ha un ricordo , espleta ancora una funzione e che alla fine morirà come muore il corpo, solo l’anima è immortale;
– che l’anima è immortale;
Punto fondamentale è la totale estraneità allo spiritismo, al suo modo di praticarlo, considera i medium degli esaltati, ma cosa più importante la separazione tra il mondo dei vivi e quella dei morti, l’incapacità di potervi comunicare  o addirittura potervi interagire.

 

 

 




SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE SETTIMA E SPIRITISMO)

SPIRITO E SPIRITISMO
Sera del 25 settembre 1975 in casa Lugli, presenti: Remo, Else e Betti­na  Tolti,  Silvano  e Doretta  Innocenti,  Nuccia  Visca. Rol scrive in scrittura automatica a nome di uno «spirito intelligente» che,  presentandosi  come  ex  anarchico-mangiapreti,  afferma  che  ci  darà un  suo testo scrivendolo  direttamente  su un mazzo di carte.  Letto questo annuncio, Rol chiede di avere a disposizione tutti i mazzi disponibili in casa, le carte sono più di 800. Alla fine le fa radunare in un unico mucchio al centro della tavola che viene coperto con un asciugamano. Chiede penombra  e in scrittura automatica indica su quale mazzo  uno di 52 carteavverrà l’esperimento; Riaccendiamo  le luci e incominciamo  a estrarre dal cumulo,  una per una, le carte del mazzo prescelto e le mettiamo in ordine crescente secondo la disposizione fiori, quadri, cuori e picche. Ogni carta, negli spazi bianchi, presenta alcune parole, con la calligrafia di Rol, a grafite. Ecco  il  lungo testo:
«Non vi sono limiti alle possibilità umane. Alla condizione, però, che esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova che è la vita stessa. I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde conoscere le meravigliose possibilità che Dio offre di se stesso all’uomo. Possibilità che nello stesso tempo armano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano. I sensi, inoltre, sono una modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all’uomo per estrinsecazione che Dio stesso rivela nel suo costante desiderio e diritto di affermarsi. A quelle meraviglie l’uomo accede nel perfezionarsi non soltanto in questa vita, la quale potrebbe non essere la prima. Se l’errore è compatito, spesso giustificato, ma non sempre assolto, è puro gesto di misericordia divina il rigettarlo ed anche punirlo, in quanto nella punizione stessa è insito il desiderio di offrire all’uomo la possibilità di redimersi, quindi di avvicinarsi maggiormente alla stupenda perfezione che Dio è. Quale padre amorosissimo Egli non solo non abbandona nessuno, ma tutti aiuta, anche coloro, gli indegni ed anche i reprobi, nel castigarli. Correggere non è punire, bensì aiutare a liberarsi da tutto ciò che tiene il malato lungi dalla fonte che gli dona la vita. Se l’errore non è perseveranza diabolica altro non può essere che diritto alla conoscenza. È beninteso però che nessun diritto può giustificare il perseverare nell’errore stesso, quand’anche l’uomo sappia, in un raptus intellettivo, considerare l’errore un mezzo orrendo altrettanto quanto nobile. Con queste parole ho inteso qui rivelare il perché dell’errore stesso, della necessità di non ripeterlo e della possibilità etica che Dio lo consenta. Oggi, 25 settembre 1975». 
Due sere dopo, in sede di rilettura, Gustavo Rol ha così commentato questo testo: «Sono cose molto gravi quelle che ha scritto questo signore, cose da meditarsi perché se noi le prendiamo nel senso letterale sembrerebbero quasi un invito a sbagliare e quindi cadremmo nel tremendo errore perseverato diabolicamente dalla buonanima povero diavolo di Rasputin, il quale diceva: “peccate e poi pentitevi”. No, osservata viceversa sotto il profilo etico, la cosa assume un aspetto molto differente e direi estremamente severo».
Il testo dei MANGIAPRETI 2
È perfettamente inutile oggi recriminare e lamentarsi di una situazione alla quale tutti gli Italiani ed anche voi, proprio voi, avete contribuito con la vostra ignavia e per l’egoistico interesse del vivere in pace. Così la guerra avrete e con la guerra anche la più sanguinosa delle rivoluzioni. Francamente ditemelo: se doveste mai in questo stesso momento presentarvi al cospetto di un giudice supremo, avreste mai il cuore sereno, libero e fiduciosamente certo di essere assolti? Che cosa, che cosa avete mai sacrificato del vostro interesse alla necessità del vostro prossimo (alludo a quello povero, il più umile, il più diseredato ed afflitto)? Quale, quale è stato l’intento vostro, se non quello di ammassare beni ed orgoglio, egoismo, intemperanza e crudeltà? Certamente, crudeltà anche, dal momento che più volte, infinite volte nel corso della vita avete derubato di un gesto di carità od almeno di comprensione coloro ai quali avete venduto, ed a caro prezzo, i frutti della non vostra intelligenza. Tutte queste cose non vi seguiranno nella tomba, né le ritroverete se qui dove ora siete dovreste per sventura vostra tornare. Queste mie parole non assurgono ancora al senso di un rimprovero, bensì ad un benevolo, forse paterno ammonimento. Ma questa mia voce sarà l’unica, la prima e l’ultima occasione che vi ho offerta. Il denaro accumulato ben oltre i limiti fissati dalla previdenza, il cibo ingerito a squarciapancia, ben oltre le necessità volute da un normale appetito, la libidine di una esaltazione sessuale lungi assai dai soavi aneliti che il vero amore suggerisce e tutto ciò sempre, sempre, sempre a scapito di altri: furto, disordine e lussuria. Ditemelo voi, quali cose partoriscono queste cose? Io stesso che vi parlo fui simile a voi e guazzai nell’abbondanza e nel vizio, e forse ancora più di quanto voi facciate. Ho detto facciate, per ben distinguere quali oggi siete da ciò che forse foste che sarete. Se fu peggio prima o se domani rotolerete maggiormente, lo ignoriamo. Sei vite io vissi qui, in questo immondo letamaio che è la Terra satellite del Sole e patria di Dei. Raggiunsi un altro lido finalmente benigno, ove la morte già più non atterrisce, nell’amore si consuma e si esaurisce nell’abitudine e nel senso. Finché degno, anche se non redento, ma la coscienza di essere stati creati dà gioia al cuore e conferisce la certezza che l’immortalità è possibile. Sublime rivelazione che Dio esiste, ma come esiste, che Dio è presente ai nostri delitti, che Dio può assolvere, che Dio è noi pur che noi l’avessimo voluto. Meraviglioso Iddio dell’amore e di tutti i sensi, di tutte le bellezze, ben oltre quelle che il vostro genio ha intuito, ben oltre il sacrificio di santi e di eroi. Dio eterno amore».
TRATTO DAL LIBRO DI REMO LUGLI: UNA VITA DI PRODIGI 



SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE SESTA – PRECISAZIONI)

SPIRITO INTELLIGENTE (PRECISAZIONI) 

Se avete letto il post precedente, cioè la parte quinta dello spirito intelligente, mi sono esposto …si fa per dire, non credendo molto alla semplice spontaneità dei fenomeni di G.A.R. , non perché la ritenga una bugia, ma una verità prudenziale per evitare di finire nell’occhio  del ciclone e diventare mirino di varie persone delle più svariate categorie. Fermiamoci un attimo.. Il Dottor Rol dichiara di avere pieno controllo delle proprie possibilità, che scenari si sarebbero aperti nel nostro bel mondo occidentale, materialista e scientista? Giornali, tv, richiesta di ripetibilità da parte di parapsicologi, giornalai, pardon giornalisti sensazionalisti che cercano scoop ed audience, CICAP o altri scienziati che cercano di smentire o ciarlatani che cercano collaborazione per lucro ecc ecc, senza dimenticare l’isteria di massa fatta anche da persone bisognose che lo avrebbero cercato per aiuti, sarebbe stato tacciato per Mago ( come era già accaduto…un articolo fu intitolato «Il mago di Torino»), Medium, Santone. Insomma è tanto difficile azzardare che prudenzialmente era giusto dire “di non poterne disporre a comando” o “di agire sotto l’impulso di un ordine ignoto” (Goethe) ? Traete le vostre conclusioni… un aiuto sicuramente per comprendere meglio, lo si può avere leggendo l’opera monumentale di Franco Rol : l’uomo dell’impossibile, vi sono tutte le possibilità di Rol raccontate in centinaia..forse di più, di aneddoti. Lasciamo parlare il Dottor Rol…
«Le rispondo con quanto ha detto Fellini, che la parola mago ha un significato oscurantista che proprio non mi si addice. Non credo di essere un medium nel senso letterale della parola e neppure un sensitivo. Forse posseggo doti di una intuizione molto profonda ed istintiva e di questo mi sono accorto fin da quando ero ragazzo». (Remo Lugli in un’intervista che gli fece per La Stampa nel maggio ’86.)
«Tutte le volte che volli pensare a una persona tanto da farmi sentire, ho sempre fallito» (
«Tutto è vivo, anche la materia, e tutto ha uno spirito. Ogni oggetto ha sempre una storia rapportata alla sua funzione. Anche quando questo oggetto va distrutto, resta la storia del suo passato, resta il suo “spirito”. Passando dalle cose inanimate e dagli animali all’uomo, lo spirito si accresce dell’attributo intelligente.  Per noi lo “spirito intelligente” non è l’anima soffio divino che alla morte si libera del corpo e torna a Dio -ma quel qualcosa di particolare che rimane sulla Terra, come una fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo.  Questo “spirito intelligente” può essere ancora operante dopo la morte della persona.  Sovente a me è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi». (Remo Lugli, “Gustavo Rol una vita di prodigi pag.26)
«Significano che lo spirito dell’uomo è la creazione più alta che Dio ha realizzata e come tale gli competono facoltà e possibilità straordinarie. Voglio qui sottolineare una cosa molto importante: tutto ciò che avviene con me è per essere di utilità al mio prossimo ed in nessun caso per fini personali o lucrativi». (Remo Lugli in un’intervista che gli fece per La Stampa nel maggio ’86.)
A tal proposito mi sembra giusto inserire un intervista rilasciata a Gianni Minà dove  con grande eleganza ed un pizzico di malizia, molto velato, Minà cerca di far cadere Rol , ma non vi riesce tanto che ad un certo punto una risposta di G.A.R. suscita una risata arrendevole ma di ammirazione.

Intervista radiofonica di Gianni Minà a Gustavo Rol Tratta dal programma “Blitz” (RaiDue, 198384)
Minà: Rol, io più che altro volevo far vedere che noi non abbiamo preso l’argomento solamente per scherzare. È un argomento serio dove si può turlupinare la gente o contribuire la gente a capire. Allora, voglio chiedere a lei…
Rol: Sì…
Minà: Quando lei ha scoperto di avere certe facoltà, questa curiosità come l’ha coltivata, che tipo di studio…
Rol:  Guardi che io non ho delle facoltà…
Minà: Non ha delle facoltà…
Rol: No no no no no no, sono molti anni guardi, io mi sono accorto nell’osservazione profonda di tutte le cose e di tutte le persone, mi sono accorto che bisogna andare in una direzione per vedere quei lati che intuiamo esistere e che purtroppo non sono visibili né percepibili. Adesso cosa succede… che poi c’è tanta gente che confonde. Io [potrei] essere chiamato “mago”, è una cosa che mi disgusta molto…
Minà: Lo capisco…
Rol: E lo stesso Fellini ha protestato, per questo… “Mago” è una parola oscurantista. Nel mio caso, poi, non è applicabile. Io di magie non saprei compierne. Le dirò che assisto sovente a quello che si può chiamare “il miracolo”, però io sono molto religioso, e non mi stupisco se il mio spirito non voglio andare oltre la parola spirito mi aiuta a compiere delle cose che normalmente parrebbe che non possono avvenire. Mi comprende?
Minà: Lo capisco, ma come si può “allenarsi” a tutto questo? Come si può fare…
Rol: Guardi, allenarsi attraverso una sola strada, quella della bontà e della disponibilità verso il prossimo, verso coloro che soffrono. E pensare soprattutto che non possediamo altro che ciò che diamo agli altri, che dietro non ci portiamo nulla. Comprende?
Minà: Senta, e come ci si può difendere dai ciarlatani, da chi invece non avendo nemmanco studiato, non avendo percepito quello che lei ha percepito, si permette di prendere la credibilità, come posso dire,  la fede della gente, di prendere… di illudere la gente e di fargli credere che qualche cosa è possibile che può cambiare la loro vita… Come si fa allora?
Rol: A me non è mai successo però di vedere un ciarlatano in azione, nel senso che non… anzi credo ho veduto una persona che non sto a nominare, che ha incominciato col fare le carte, col cercar di divinare, eccetera eccetera… oggi come oggi è pervasa da un senso di aiutare il prossimo, e lo fa molto degnamente. Anche se ha guadagnato dei quattrini, oggi vedo che li spende molto bene per aiutare il suo prossimo.
Minà: Dottor Rol…
Rol: Che ci sia della gente che, non so, speculi su questa cosa qui ci sarà per fortuna non li ho mai incontrati sulla mia strada, e quelli che vengono da me non me ne parlano, perché se me ne parlano io cambio subito argomento, dal momento che io son stato sempre gratuito e lo sarò sempre finché vivo… Si sente male, non ho compreso…
Minà: Cosa viene a cercare la gente da lei, cioè cosa lei riesce a dare a questa gente?
Rol: Guardi, da me vengono, purtroppo, della gente che vuole fare dei quattrini e degli affari. E allora li dissuado o cerco di mettere i piedi loro sulla terra e sviluppare in loro un po’ di buonsenso. Poi ci sono quelli che hanno delle questioni morali, allora lì bisogna andare a sviscerare la questione e vedere qual è il punto dal quale scaturisce la loro necessità. Poi ci sono quegli altri che […] soffrono fisicamente, allora con l’aiuto dei medici perché non ho mai voluto fare il medico, io non sono medico, io ho studiato molto biologia ma non la medicina e allora naturalmente con l’aiuto del medico cerco di aiutarli, di sostenerli. Poi c’è della gente che è superstiziosa, bisogna vincere in loro questo senso di superstizione. Poi ci sono gente che spera, o che vorrebbe sperare e non sa sperare. Insegnar loro la strada della speranza… Tutto è possibile! Guardi, le posso dire che quando si vuole una cosa e si è in buona fede, si può darla agli altri, senza ricorrere a dei sistemi deplorevoli, mi comprende?
Minà: La comprendo, ma perché per esempio io non ho le facoltà sue, dottor Rol? Rol:  E chi glie l’ha detto?
Minà: Ah, le potrei avere anche io…
Rol:  Lei non sa quanto bene lei può fare, anche con questa trasmissione…
Minà: La ringrazio. Senta, io…
Rol: […] è venuto da me, ha fatto delle… ho avuto delle interviste con lui. Ora con Bazzoli [giornalista della Domenica del Corriere] si son fatte delle cose che sono state utilissime agli altri.
Minà: Senta, ho letto che Fellini, lei ha aiutato una volta Fellini e lui l’ha scritto in un’intervista al regista. Rol:  Oh, non ha bisogno dei miei aiuti, Fellini!
Minà: Dice che lei…
Rol: Perché lui è un genio, ed è un uomo talmente straordinario che mi onoro della sua amicizia. Al massimo posso collaborare in un’idea, ma per carità, non ha bisogno dei miei lumi!
Minà: Ma lui ha detto che l’ha vista improvvisamente apparire e poi ha sentito il telefono che trillava ed era lei…
Rol:  Ma può succedere… possono succedere tante cose…
Minà: Può essere stato un desiderio di Fellini?
Rol: […] queste cose qui, abbia pazienza, abbia pazienza… mi faccia delle domande più semplici! Non  parli di me per mettere in valore delle cose che abbiano negato e che mi hanno fatto dire che non ho detto e fare che non ho fatte.
Minà: Ho capito, ho capito…
Rol:  Mi ha capito che cosa voglio dire…
Minà: Ho capito perfettamente. Rol, era solo il tentativo di spiegare che quando una persona ha un senso di responsabilità, di onestà e anche una morale, fa come lei… cioè coltiva certe scienze, le mette a disposizione degli altri, ma a parte una telefonata di cui la ringraziamo, come questa, o qualche articolo, non si permette e non vuole, con la sua presenza, diciamo così, invadere mi pare di capire campi che continua[no] ad essere riservati ad altri, alla medicina, alla scienza, anche se lei, so, ha tre lauree…
Rol:  Ma io la scienza la invoco!
Minà: Ho capito…
Rol:  Incontro la scienza!
Minà: Rol…
Rol: Purtroppo ci sono degli scienziati che non l’hanno compreso. O degli pseudoscienziati, che non l’hanno compreso. Ma io per esempio ho avvicinato Einstein, e le assicuro che è stata una gioia immensa, [quella] di potere conferire con lui, e di avere con lui una prova di quel che sentivo e che lui già percepiva e attraverso la sua genialità ha cercato di esprimere. Guardi, mi ricordo questo, se le fa piacere…
Minà: Sì…
Rol: Ha teso una mano e mi ha detto: “Vede la mia mano? La mia mano proietta un’ombra scura, perché è una cosa materiale. Ma pensi: se l’ombra di una cosa materiale è nera, pensi a Dio, che è spirito. Se si materializza, che cosa proietta? Non cose nere, luce! Quindi tutto ciò che viene ed è luce proviene da Dio”. Mi comprende? Ho riflettuto molto su quello, vedo ancora la mano di Einstein che è [tesa] su quel foglio di carta, un pochettino… con la lampada sopra che proiettava l’ombra scura della mano… Questa è ombra di una cosa materiale. Dio è spirito, se si materializza diventa luce. Pensi, rifletta su questo anche lei personalmente. Vedrà quanto giovamento ne avrà.
Minà: Rol, la ringrazio, la ringrazio moltissimo e mi scuso di essere entrato in questa domenica, nella sua giornata di riposo. Non so se avrò ancora il piacere di parlarle, spero di sì. Grazie del suo contributo e a rivederci a presto. Un applauso…
N.B.  sottolineato il tentativo di Minà…
per completezza accludo il video, ma consiglio prima di leggere la trascrizione, poi guardare il video, poichè nell’ascolto alcune parti sfuggono.

 
 

 




SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE QUINTA)

DIALOGO CON GIUDITTA DEMBECH ( IL GRANDE PRECURSORE)


(Giuditta Dembech)

 

G.: Quando lei fa esperimenti, interviene sulla materia con la forza dello Spirito, come può accadere questo? Spirito e materia per la scienza sono due cose inconciliabili.
R.: C’è qualcosa che occorre chiarire: anche la materia è spirito! G.: Si è spirito “coagulato”.
R.: No, la parola “coagulato” non mi piace. La materia è spirito, tutto è spirito. E’ tutto spirito, con la differenza che quello dell’uomo è spirito intelligente.
G.: E quello della materia è spirito inerte?
R,: Lo spirito, è già materia. Una materia intelligente. Se vogliamo chiamarlo materia, lo spirito, dovremmo allora dargli la parola “intelligenza”.
G.: Cos’è l’intelligenza? E’ una questione tipicamente animale? Anche il mio cane è intelligente. La radice è intelligente quando si piega a cercar l’acqua, il fiore è intelligente a voltarsi verso la luce …
R.: No, questo è istinto. Il vitello appena nato, cerca subito da succhiare … Nell’uomo è ben altra cosa. L’istinto umano è infinitamente superiore. Nell’istinto umano tutto è possibile. L’istinto conduce all’intuizione e nell’intuizione c’è già la conoscenza. E’ l’istinto che conduce il ricercatore, che lo guida infallibilmente verso quella che sarà la scoperta. E’ l’istinto che gli permette di uscire dal labirinto della non conoscenza e puntare sicuro verso il risultato. Questo tipo di istinto, quello umano, è una possibilità purtroppo, ancora inesplorata, non investigata dalla scienza. Ho sempre chiesto che nelle scuole vengano sviluppati questi concetti che ritengo basilari: l’istinto e la fantasia. Lasciando il bambino libero di esplicare queste possibilità, riusciremmo ad ottenere elementi di primaria importanza. Il bambino possiede naturalmente un grande equilibrio fra l’istinto animale e quello della conoscenza umana, questo è il campo da scoprire. Purtroppo oggi la scuola non è ancora in grado di lavorare in questa direzione, è necessario che ci arrivi se vogliamo migliorare l’intelligenza.
G.: Cos’è per Lei l’intelligenza?
R.: Non saprei darne una definizione precisa. L’intelligenza è molte cose.
G.: E’ la scintilla divina nell’uomo?
R.: Mah, sono parole che ci vanno bene perché non ne abbiamo delle altre. Lo spirito è intelligente, non saprei dire se inerte o coagulato, freddo o caldo, giallo o verde. Non saprei… E’ spirito … Tutto ha uno spirito in natura, ogni cosa In ragione della funzione che ha avuto, ma lo spirito dell’uomo è intelligente proprio per quella sua capacità di astrazione, penetrazione e finalmente di creazione. L’uomo è al di sopra di tutto. Si, io credo in Darwin, nell’evoluzione della specie, però la scimmia è rimasta scimmia, l’uomo invece si è evoluto diventando ciò che è, nel bene e nel male.
R : Io, Rol, ritengo che se non ci sentiamo idonei accettiamo un ‘altra vita che non è una reincarnazione, è un ‘altra vita, ma è sempre lo stesso spirito, lo capisci?
G. Certo.
R. E’ sempre lo stesso spirito.
G: … che assume un nome diverso e un corpo diverso per rimediare le prove che non ha superato
R: Certo, che non ha superato, si. Ma bisogna dirlo così, ecco, nella forma come lo dici così … Come lo dici così va bene, ma non nella forma di reincarnazione come lo dicono gli orientali.
G: Ma io credo che nessun essere umano sarà condannato
R: “Si, si, tant’è vero che devi rifare la prova della vita”
Facciamo un esempio. Un giorno Dio ha creato lo spirito di Giuditta, ma c’è ancora una premessa da fare, ascolta. Venticinque secoli fa, esisteva un uomo di nome Platone. Così diceva ai suoi contemporanei: “Tutti questi dei che noi adoriamo, Giove, Venere, Marte, Mercurio, non esistono, esiste soltanto un Dio creatore dell’Universo, e del nostro spirito immortale”.
Chiedevano a Platone: “Cosa bisogna fare per conoscere questo Dio ed avere conoscenza del nostro spirito immortale?” Platone rispondeva: “Bisogna essere puri di cuore e morire.
G.: Vuol dire, vivere come esseri puri di cuore? E dopo aver vissuto come esseri puri di cuore muori e allora ti incontri con Dio?
R.: “No, niente affatto non t’incontri affatto con Dio, niente affatto, avrai coscienza di quello che è quel Dio, ma soprattutto avrai coscienza attraverso la conoscenza del tuo spirito immortale che viene così realizzato.  Torniamo di nuovo a Dio che ha creato lo spirito immortale di Giuditta. Questo tuo spirito immortale, sapeva di esistere, ma sapeva di non essere realizzato ossia, per usare una parola adatta “estrinsecato”. Perché c’è un antitesi allo spirito di Giuditta.
G.: L’angelo oscuro? Il demone?
R.: Si. il demonio è l’antitesi di Dio. Tutto ciò che è luce. il tuo spirito già immortale anche se non realizzato, ha detto “Io voglio realizzarmi. lo non voglio rimanere soggetto a questa antitesi, ostacolato da questa antitesi. Allora scelgo la prova severa della vita” Allora lo spirito aspetta che un ovulo ed uno spermatozoo s’incontrassero ed è vissuto. Accettando, sapendo che avrebbe sofferto che avrebbe patito e sarebbe morto e poi la morte è la più dura perché è l’antitesi contro la creazione sulla terra stessa. Mentre ti crea, l’antitesi è la morte.
G.: Non mi è chiaro!
R.: Allora ti spiego meglio. L’antitesi è necessaria a tutto. Per scrivere su un foglio bianco, è necessario usare un inchiostro nero. Viceversa, per scrivere su una lavagna nera devi usare il gesso che è bianco.  Per conoscere il bene è necessario conoscere il male. Per conoscere il brutto, devi aver conosciuto il bello e così via, tutto ha la propria antitesi, ma il demonio, è l’antitesi di Dio!
Allora, lo spirito di Giuditta ha scelto di vivere. Da come sopporta la vita, con le sue amarezze, tribolazioni, difficoltà, arricchisce o meno, rende più o meno possibile il riconoscimento, la realizzazione del proprio spirito immortale. Difatti, ed è scritto nel libro, noi giudicheremo noi stessi se siamo degni o meno di adire dall’altra parte. Adesso, so che mi stai registrando, io ti voglio dire una cosa, la ragione per la quale io credo che nessuna donna verrà condannata … “Noi in fondo possediamo soltanto ciò che diamo agli altri, era una frase di D’Annunzio, ti spiego: un giorno ero al Vittoriale, osservavo gli oggetti di cui il poeta era circondato e, prendendone in mano uno esclamai: “come è bello!” D’Annunzio, sorridendo si volse verso di me e disse: “Ti piace? Te lo regalo! Tienilo per mio ricordo, poiché ora quell’oggetto mi apparterrà veramente. Quando tu lo guarderai dirai, ecco, questo è di D’Annunzio. E soltanto allora mi apparterrà. Poiché, ricorda, noi possediamo soltanto ciò che abbiamo donato”.
Vedi dunque, mia cara, noi dobbiamo lavorare per arricchire il nostro spirito. Lo spirito si arricchisce con ciò che si è donato agli altri in opere e in mezzi, poiché alla nostra morte, per po­ter estrinsecare il nostro spirito, dobbiamo trovarlo migliorato, arricchito con ciò che gli abbiamo dato nel corso della vita.  Ciò che rende “ricco” il nostro spirito, non sono i tesori, posseduti sulla terra, non gli oggetti, il danaro che fatalmente lasceremo quaggiù. Ma i doni che gli abbiamo dato, o con il nostro comportamento retto, che con la lealtà, la verità la generosità verso i nostri simili.  Tu credi in Dio Giuditta?
G.: Certamente!
R .. Quindi sai che lo spirito esiste.
G.: Non ne ho il minimo dubbio. La certezza dell’esistenza di Dio, la certezza che lo spirito è la parte immortale, divina in noi, mi dona una grande forza interiore. E’ qualcosa che mi facilita la vita.
R.: Quindi è un dono che hai, perché la fede è un dono di Dio. Questo ti facilita nel sopportare le tristezze e soprattutto l’idea della morte. Questo, ti sprona ad agire correttamente. La religione è grandissima perché ci dà la spinta. Anzitutto io dico una cosa: la fede, parlo di qualunque religione, poiché sono tutte buone le religioni a sfondo morale, ma la fede è un dono. Un ateo che muore con il cuore puro va subito nell’eternità e conosce il suo spirito immortale. Lo arricchisce talmente …

 

Questi dialoghi sono di facile fruizione ma di grande importanza, in quanto richiamano molti concetti trattati nei post precedenti non solo in merito allo spirito intelligente.

** per questa settimana ci fermiamo qui lunedì si riprende con Lo spiritismo e la trinità : anima corpo e spirito




SPIRITO INTELLIGENTE ( PARTE QUARTA)


CONSIDERAZIONI :

«Tutti possono arrivare a fare quello che faccio io in quanto ognuno di noi detiene le mie stesse “possibilità”. Bisogna volerlo. A me e a tutti coloro che si mettono con fiducia assoluta su questa strada è dato di giungere alla conoscenza di quell’equilibrio perfetto che governa l’universo». (Remo Lugli “Gustavo Rol una vita di prodigi ” pag. 26)
E ANCORA…
«Queste mie ”possibilità” le hanno tutti. È sufficiente mettersi in condizione di percepirle. Il resto viene da sé. Nel mio testamento ho scritto: “Non credo di peccare di orgoglio affermando di essermi accorto di essere stato dotato di facoltà e di possibilità non comuni a tutti gli uomini. Mi rammarico di non aver prodigato anche di più al mio prossimo questi beni, ma ne sono stato, ben sovente, distolto dalle sollecitazioni esaltanti e deprimenti che la vita mi ha riservato in larghissima misura. Se da un lato ho potuto constatare che la Provvidenza mi è sempre stata di incredibile appoggio, sofferenze di ordine spirituale e fisico mi hanno costantemente provato lasciandomi pochi istanti di tregua. A conforto di queste sofferenze ho potuto, attraverso fatti assolutamente reali, constatare l’esistenza di un Dio riparatore e giusto, in ogni caso sempre misericordioso”.».
«Alla mia età e con tutte le esperienze che ho avuto nei miei contatti con l’editoria credo che, pur continuando ad essere contrario a qualsiasi forma di pubblicità nei miei riguardi, gradirei che uno scritto su di me contemplasse ben poco di quelli che sono gli “esperimenti” che avvengono con me, ma intrattenesse il lettore sulla ragione, sul modo e sul significato che questi fenomeni si producono in una realtà assolutamente etica. C’è profondo in me il desiderio di lasciare alla mia morte una dottrina che  consenta di conoscere l’esistenza del proprio spirito e di adire ad esso. E questo perché in tale disposizione non ci sono problemi esistenziali che non si possano risolvere. Questi stessi problemi trovano l’uomo nella condizione di affrontarli possedendo egli ogni mezzo per farlo nella maniera più degna». Gustavo Rol era convinto di questo postulato: «Il primo gradino da percorrere e l’ultimo si trovano su uno stesso piano. Parole», aggiungeva, «che sembrano assurde se ci ostiniamo a ragionare con i mezzi consentiti all’intelligenza utile per vivere in questa dimensione che è quella dell’omo sapiens che scopre l’energia atomica, ma poi ignora la carità. La verità poggia in miracoloso equilibrio sulla linea retta che corre tra due punti perfettamente definiti: l’esistenza e l’eternità a prova e riprova dell’inconsumabilità di Dio». 
«Perché il nostro “spirito intelligente”, attraverso il quale l’esperimento è avvenuto, possiede capacità non valutabili con i nostri mezzi normali, tali che nessuna legge fisica riconosce e nessuna delle nostre filosofie ammetterebbe». (Remo Lugli “Gustavo Rol una vita di prodigi ” pag. 27)
  • Che dire… una precisazione onde evitare di travisare è d’obbligo, l’affermazione di G.A.R. sulla capacità di ciascuno di noi di avere delle “facoltà” o “possibilità” non deve confondersi con la medianità, termine da lui ammesso come qualità latente nell’uomo, dormiente o meno che sia non è a questo che si riferisce, ma allo spirito intelligente che è ben altra cosa. 
  • Mettersi nelle condizioni di…. è tutto un mondo, un pensiero ermetico che sembra facile nella lettura, ma è nella pratica la difficoltà. Ho definito ermetica questa frase perché nasconde ciò che era il Dottor Rol, un iniziato che aveva raggiunto quello che definiva LA COSCIENZA SUBLIME (ne parleremo dopo), condizione necessaria ed indispensabile per raggiungere un contatto con il nostro spirito intelligente. La sublimazione che sfrutta come grondaia la psiche e convoglia questa energia, lo spirito intelligente che si manifesta in infinite possibilità. Franco Rol come approfondiremo in seguito, nei suoi trattati ha definito per rendere meglio le idee, un parallelismo tra coscienza sublime ed il samhadi o nirvana della tradizione indù. Ma andiamo per gradi, ho introdotto questo concetto per rendere l’idea che è un percorso di iniziazione difficile da condurre in maniera autonoma se non con una guida che insegni il percorso da compiere. Non ci è dato sapere in maniera inequivocabile come abbia condotto il suo percorso e chi sia stato il suo maestro ( e qui se avete letto i primi post oltre Billia , Franco Rol ha condotto uno studio a cavallo tra due pubblicazioni per individuare o ragionare sui maestri di Rol.  Il fatto che possa aver subito un influenza mi porta a TRE considerazioni: 1) Rol non ha seguito un percorso lineare! Cioè conscio delle sue possibilità ha intrapreso un percorso personale, il quale è stato  coronato da alcune parentesi importanti ciascuna con delle sue peculiarità, che non sminuiscono il suo impegno ma lo portano a rivedere, ampliare e perfezionare la sua filosofia fino a che ha raggiunto la vetta ed ha camminato da solo 2) Rol è stato iniziato da un maestro 3) (la più’ estrema) Rol   si è accorto  delle sue capacità e del suo ruolo in un processo non di iniziazione, ma di presa di coscienza in quanto era uno dei 9 , coloro che avevano un dominio sulla materia ed una funzione (anche questo verrà fuori dopo).
  • Ritorna anche in questo brano la voglia di trasmettere una dottrina, per adire allo spirito intelligente.
  • Infine il primo gradino da percorrere e l’ultimo sono sullo stesso piano, postulato a lui molto caro, ma che è talmente ermetico da poter tirar fuori qualsiasi teoria o spiegazione, ma vi confesso che ogni volta che lo leggo ho i brividi…..;

vi lascio come ultima parte del post la trascrizione di un dialogo da noi fruibile grazie a Franco Rol..importantissimo

Lo spirito intelligente rimane operante – Serata del 26 marzo 1977 (“il simbolismo di Rol” appendice II)
Amica: «Scusa Gustavo, e quando vengono delle scritture che non sono le tue, ma che sono quelle metti di Cavour, di Casanova…
Rol: «Sì, lo “spirito intelligente”…».
Amica: «…è il loro “spirito intelligente” che agisce come te, con lo stesso meccanismo…».
Rol: «Non è il loro “spirito intelligente”, impari a dire, a parlare propriamente. È lo “spirito intelligente” di Cavour, non è “il  loro” “spirito intelligente”, perché tu parli con un linguaggio spiritico… Quello “spirito intelligente” – va bene? – di Cavour e degli altri. Perché “loro” non ci sono.
Lugli: «No, è solo che aveva fatto due esempi, e allora…».
Altra amica: «Aveva detto Casanova e Cavour…».
Amica: «E allora è lo stesso meccanismo che avviene in te, o tu sei il tramite del loro lavoro? Non so, non capisco…».
Rol: «No… Io non so quello che avviene a livello biopsichico, ma è certo che qualche cosa avviene, come spiegavo prima, che finché lo spirito… – l’uomo è morto, ma il suo “spirito intelligente” rimane operante… Tra l’altro l’ho detta a te questa definizione: lo “spirito intelligente” rimane operante, a prova e riprova dell’esistenza e della inconsumabilità di Dio».
Lugli: «Però avevi detto forse operante, eri ancora nella fase…». Rol: «Ma poi ho detto… dopo l’ho tolto».
Lugli: «Dopo l’hai tolto…».
Gaito: «Però è lo “spirito intelligente” che scrive, non è lui…».
Rol: «Ma io lo percepisco, ma io lo sollecito… lo catalizzo… ma per potere…».
Gaito: «Se lui non ci fosse, non avverrebbe niente…».
Rol: «Eh sì, perché non c’è un altro che lo fa al mio posto, ma io insegno che per poter catalizzarlo bisogna mettersi in condizione  di essere tali. Ora, nessuno ha mai sofferto quello che ho sofferto io per anni e anni e anni di prove e di delusioni e di derisioni».
Lugli: «…poi lo “spirito intelligente” e le sue capacità tecniche alle quali è arrivato dopo tutto questo sforzo…».
Rol: «Guarda Lugli, se tu avessi vent’anni e se io sapessi che ho i mezzi per mantenerti senza che tu abbia da studiare, io ti metterei sotto, e nel giro di dieci anni ti metterei in grado di fare tutte le cose che faccio…».
Lugli: «Penso che… penso che sia possibile, io sono convinto di quello che dice lui…».
Gaito: «Ma può darsi…».
Rol: «No perché poi dopo morendo io e dopo lui, quello che ha imparato lo tramanderà».
Lugli: «Cioè mi insegnerebbe il metodo, attraverso il metodo, non attraverso delle capacità…».
Severina G.: «Però dice che devi applicarti molto…».
Lugli: «Ah certo, perché lui dice: “Adesso io ti do la regola, ti do la regola”, ma quella regola comporta uno studio e un’applicazione di dieci anni…».
Rol: «Ma anche di quindici!». Lugli: «Anche di quindici».

Rol: «Non bisogna mica credere che quando io ho scoperto le due carte e di colpo ho fatto tutti gli esperimenti che faccio adesso!».

 

 

 

 




SPIRITO INTELLIGENTE (PARTE TERZA)

ALCUNE PRECISAZIONI (SPIRITO INTELLIGENTE)

Con il profondo rispetto che porto a lei che fa parte del mio prossimo e alle cose che mi è consentito di compiere, dichiaro di non essere in grado di disporre a mio piacimento dei fenomeni che si manifestano attraverso di me, nei limiti di una rigidissima morale e scevri da qualsiasi coercizione e peculiarità. Per questo ogni controllo ne rimarrebbe frustrato. Vi fu un tempo in cui credevo che le mie possibilità, che allora ritenevo essere delle vere e proprie facoltà, avessero una base biologica. Mi dicevo che se è vero che il corpo alberga lo spirito, deve esservi un rapporto diretto tra lo spirito stesso e gli organi attraverso i quali la vita si esprime. E in questa espressione includevo la responsabilità morale e le esaltazioni dello spirito. Fu proprio in questa seconda parte che la mia filosofia crollò, perché non mi fu più possibile ottenere alcun fenomeno se volevo trovarne la sede nel cervello o in qualunque altra forma organizzata del mio comportamento fisico. Io stesso tentai dei controlli dei quali ebbi a rammaricarmi.
«Si studino pure a fondo le possibilità racchiuse nell’energia psichica degli uomini, ma per quanto mi riguarda ho concluso che allo stato attuale della conoscenza scientifica i miei esperimenti non hanno alcun rapporto con la psiche. Essi, secondo me, debbono considerarsi una manifestazione dello spirito che è definito “intelligente, per identificare in esso e quindi nell’Uomo, l’espressione più alta di tutta la Creazione. «Mi viene qui da ricordare la frase esclamata da un nostro grande fisico che aveva assistito ad alcune mie dimostrazioni: ”È un vero peccato che la scienza non sia in grado di analizzare lo spirito!”. «Quel luminare aveva centrato in pieno il problema. «Questo è il punto delicatissimo che mi trova da cinquant’anni necessariamente isolato e tale rimarrò probabilmente per il resto della mia vita.
(risposta a Jemolo in una lettera)
Questo scampolo è riferibile agli anni 70 ed al periodo di scambio epistolare con il Professor Jemolo sul giornale “La STAMPA” al quale dedicherò un post intero. Ciò che è importante invece è l’approccio cauto con i mass media, giornalisti, divulgatori scientifici con il quale ha preferito dire delle verità ma non per intero, con questo non equivale a dire una bugia, ma dati i tempi il fervore di alcuni attacchi mediatici sarebbe stato deriso o sconfessato da paladini dell’illusionismo che poco avevano a che fare con lui e che, cosa peggiore, si interessavano soltanto degli esperimenti ma non era quello il punto cruciale. “NON E’ IMPORTANTE L’ESPERIMENTO IN SE MA LE POSSIBILITA’ CHE CI OFFRE”. Sarebbe stato inutile introdurre, approfondire il discorso , un contraddittorio impari, per l’ interlocutore e per il mezzo utilizzato.
La cosa importante è che gli esperimenti non avevano sede nella psiche, per meglio specificare non nascevano dalla psiche in maniera diretta, era la psiche a fare da GRONDAIA per lo spirito.  
Mi sono definito “la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto”. Non è quindi la grondaia che va analizzata, bensì l’acqua e le ragioni per le quali “quella Pioggia” si manifesta.

a presto…

 




SPIRITO INTELLIGENTE (SECONDA PARTE)

 

Per quanto riguarda invece la ratio delle possibilità, la loro fruibilità e la non riproducibilità a comando, Rol spiega: Fin da giovanissimo mi sentii portato ad un’osservazione profonda di ogni cosa, anche delle più insignificanti, trovandomi così a meditare su di esse, forse nell’istintiva ricerca del rapporto fra gli avvenimenti ed i fattori che li compongono e dei legami che intercorrono fra cosa e cosa proprio come le fibre dello stesso tessuto. Mi trovai così a conseguire un’abitudine mentale ove l’intuizione ed il ragionamento collaborano in stretta armonia nella ricerca di quella verità Unitaria alla quale mi sembrano tendere, in nobilissima gara, l’Etica, la Politica, le Arti e tutte le scienze in genere. Era quindi inevitabile che io mi spingessi oltre le norme consuetudinarie del vivere e mi adoperassi per una necessità inderogabile ad agevolare il mio cammino con mezzi che Lei definirebbe paranormali, mentre io li considero di natura strettamente ortodossa. Non esiste quindi un mio “incontro” col PN, termine che mi suona estraneo, in quanto io ritengo che a chiunque segua la strada da me percorsa vengano offerte le mie stesse possibilità. (…). Di qui il sorgere di facoltà delle quali mi è dato disporre solamente quando pervengo a riconoscerne la reale natura, per accoglierle allora con responsabile consapevolezza e coscienza. A questo punto mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli “esperimenti” che avvengono con me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali io stesso mi stupisco non sentendomene l’artefice. L’unico mio conforto, in tanta solitudine, è quello di poterli utilizzare, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo, ben sapendo, nell’istinto della mia coscienza, quale sia la loro ragione di essere e quale il loro valore etico e morale. I vari fenomeni a livello apparentemente fisico non sono che mezzi di convincimento che mi viene da improvvisare in un’esaltazione che sovente mi lascia commosso e me ne fa sentire indegno. E’ proprio qui che vorrei che una Scienza intervenisse a illuminare e ad appoggiare la mia aspirazione di contribuire ad indicare quelle vette, sempre più’ alte, riservate alla Creatura Umana quando sappia identificarsi nel proprio «spirito intelligente». E’ così che ho sperato che fosse proprio la Scienza ad aiutarmi a riconoscere e codificare queste mie sensazioni che sono certo ogni uomo possiede, e sarà la Scienza stessa a rivelare queste facoltà e promuoverle in tutti gli uomini.  ( lettere di risposta  Al questionario di Di Simone di cui una pubblicata nel libro “Io sono la grondaia…”:  e riportata anche da Franco Rol : Il simbolismo di Rol pag.133)

Insomma, Gustavo si accorgeva di agire quasi «sotto l’impulso di un ordine ignoto», come disse Goethe. Di certo era estremamente difficile spiegare con semplici parole come e perché quei meravigliosi fenomeni potessero accadere. Primo ostacolo», aveva confidato a Renzo Allegri, autore di due libri incentrati proprio sul sensitivo torinese, è la fretta di chi vuole sapere e ottenere cose spesso assurde scavalcando ogni forma di iniziazione, che in realtà non è altro che un tirocinio paziente e perseverante, sovente sino al dubbio e alla sfiducia. Poi occorre escludere qualsiasi pratica magica e di occultismo. La nostra disponibilità deve essere ben conscia che tutto ciò che fa parte delle prerogative umane va ottenuto con mezzi perfettamente naturali, quindi normali. Per fare ciò è necessario possedere una fede e una speranza assoluta in Dio in quanto, come spiegava Rol, anche coloro che non credono in Dio possono avere una fiducia incrollabile. Intanto Dio, essendo dappertutto, è presente anche in chi non crede in lui. Ma se pure ammettessimo che Dio non esista, nessuno saprebbe sottrarsi alle armoniche leggi che regolano l’universo e respingere i doni che gliene provengono. ( Libro di Maurizio Ternavasio pag.189)

Tutte le volte che ho voluto pensare a una persona tanto da farmi da lui percepire, ho sempre fatto fiasco. Così da tempo ho concluso, almeno per quanto mi concerne, che l’influenza telepatica esiste, ma è puramente casuale e sorge spontaneamente dalle forze ignote che ogni individuo possiede. ( Libro di Maurizio Ternavasio pag.196)




SPIRITO INTELLIGENTE (PARTE PRIMA)

 

Eccoci questo è uno dei concetti chiave della filosofia del Dott. Rol, il quale ha dato adito a tanti dibattiti ed interpretazioni, spesso anche se amichevolmente a discussioni con i suoi amici come si  può apprendere da alcune registrazioni audio. Al concetto di spirito intelligente è legato quello della coscienza sublime, dell’anima e del rovescio della medaglia cioè lo spiritismo, ma è troppa carne a cuocere, bisogna procedere con cautela. Lo spirito intelligente…un concetto potente, profondo che ha avuto un ruolo fondamentale in quelli che erano gli esperimenti rivelatori delle sue possibilità. Già se consideriamo la sola parola Spirito veniamo risucchiati in un buco nero, potremmo perderci, perché di spirito ne parlano diverse credenze religiose, anche la scienza si è approcciata spesso a questo concetto spesso usando il termine come sinonimo di anima, ci si perde. Se volessi semplificare usando la ratio è una forma energetica, gli scienziati la chiamerebbero “energia esotica” la cui peculiarità è quella di essere indefinibile (con le conoscenze umane) e rimane tale pertanto presente anche in oggetti inanimati. Cosa cambia allora tra lo spirito di un tavolo e l’uomo? L’attributo intelligente? ma cos’è l’intelligenza? potremmo scrivere pagine intere per definirla, i parametri specificanti l’attributo potrebbero esser tanti, ma come disse G.A.R. “ci stanno bene tutte”… anche perché il concetto è mutevole secondo il campo che consideriamo…..non vi è una definizione universale, un sostantivo o altro che lo definisca se non in un minestrone di parole : (TRECCANI) intelligènza (ant. intelligènzia) s. f. [dal lat. intelligentia, der. di intelligĕre «intendere»]. – 1. a. Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali, spec. mammiferi (per es., scimmie antropomorfe, cetacei, canidi). Credo a questo punto che sia necessario lasciare la parola al Dottor Rol:



LO SPIRITO INTELLIGENTE

«Ogni cosa ha il proprio spirito le cui caratteristiche stanno in rapporto alla funzione della cosa stessa. Quello del­ l’uomo però è uno “spirito intelligente” perché l’uomo sovrasta ed è in grado, per quanto lo riguarda, di regolare, se non di dominare, gli istinti che sospingono incessantemente tutto ciò che esiste e si forma.  Questa prerogativa dell’uomo è sublime e tale la riconosce nel preciso istante che egli la percepisce. Ho definito coscienza sublime ogni impegno volto a raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori della consuetudine. Ammesso che la genialità faccia ancor parte dell’istinto, i prodotti della genialità appartengono invece a quella libertà di creare che è prerogativa dello “spirito intelligente” dell’uomo, quindi ben oltre l’istinto stesso. Questa considerazione sarebbe sufficiente a comprendere l’esistenza dell’anima la quale si identifica poi in quell’armonia universale alla quale contribuisce e partecipa. Quando mi venne chiesto di esprimere il mio pensiero a proposito della medianità e dello spirito non ho esitato a rispondere che ogni individuo possiede un certo potenziale di medianità. Sul significato di questa parola però ho posto del­ le riserve di ordine etico e biologico. Per quanto riguarda lo spiritismo, invece, mi trovai in perfetta collisione e collusione e ciò proprio a causa dello “spirito intelligente”. Con l’arresto di ogni attività fisica – la morte del corpo – l’anima si libera ma non interrompe la propria attività. Lo “spirito intelligente”, invece, rimane in essere e, forse, anche operante. Di questo ne ho le prove e ne ho fornite a conforto di tanta gente che non sapeva rassegnarsi alla perdita di persone care. Ho detto forse, perché in tale materia la prudenza è di rigore. Il fatto di rimanere in essere si richiama al motivo e quindi nella funzione di ogni cosa esistente in perenne sollecitazione e travaglio, proprio come si addice al moto creativo che non saprebbe estinguersi e nel quale ogni cosa concorre armonicamente anche nelle mutazioni più varie, Dio essendo eterno ed inconsumabile nelle sue più prevedibili manifestazioni e sembianze. Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i fenomeni dei quali si occupano tanto insigni studiosi di metapsichica e di parapsicologia. Si vorrebbe scoprire il meccanismo: che io fornissi alla scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi e convinti che non v’è manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti e di conoscenze che proprio non posseggo. Sono segreti, questi, che non è dato di tramandare appunto perché segreti non lo sono affatto. Si possono invece intuire, proprio come è successo a me e ad altri. Questa forma di rivelazione è profonda ed altissima, tale appunto da escludere, per la sua natura, qualsiasi speculazione metafisica. È fa tale che la quasi totalità delle prerogative umane, a livello però del solo istinto, convoglino il desiderio dell’uomo a considerare lo stato di necessità della propria esistenza; di qui la peculiarità degli intenti volti a favorire l’ambizione, l’orgoglio, la potenza e la crudeltà. È tacito: che una severa rinuncia a questi fattori negativi comporti se non la visione l’intuizione almeno di quelle alte sollecitazioni alle quali il pensiero si ispira per comprendere l’infinito e così vincere il terrore della morte. La vita terrena è troppo breve per creare e rinunciare poi subito a ciò che si è creato».
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