POSSIBILITA’ : SINCRONICITA’

Sincronicità

Isabella Vogliotti:

[Dopo che lei e. E venivamo in qua, e io dicevo: “Di nuovo semaforo rosso. Facciamo tardi!” E lui faceva così [un gesto con la mano, come a indicare la direzione. Subito dopo, Tutti verdi!.

Giuditta Miscioscia

«Si divertiva a farmi trovare i semafori verdi. Se dovevo portarlo da qualche parte, eravamo sempre in ritardo e mi lamentavo. “Con questo traffico non arriveremo mai”. “Non ti preoccupare”, diceva lui, “al traffico ci penso io”. E stranamente, anche se le strade erano intasatissime, trovavamo sempre dei corridoi liberi in cui infilavo la mia auto e correvo veloce. Inoltre, i semafori erano sempre verdi. “Che fortuna”, dicevo. “Certo, è meraviglioso”, ripeteva lui Con un sorriso divertito».

Maria Luisa Giordano:

[A proposito del suo cane, Theobaldo]

«Gustavo lo definiva un cane particolare, un cane magico. Aveva previsto che sarebbe vissuto a lungo: visse infatti fino a diciassette anni e in ottima forma. Si spense in tre giorni, il 4 agosto 1996.

In famiglia eravamo tutti sconsolati per la sua morte. Per me in particolare questo fu un colpo durissimo. Mi sentivo come svuotata, sentivo la mancanza di questo compagno affettuoso e fedele, che aveva partecipato alle nostre gioie e ai nostri dolori. Con lui se ne era andata una parte della mia vita. (…). Nonostante i consigli dei miei familiari [di prendere un altro cane] e il ricordo delle parole di Gustavo [dello stesso tenore] all’inizio non ne volevo sapere, poi mi decisi a cercare un cucciolo il più possibile simile a Theobaldo. Pensavo che quegli occhi speciali, quel musetto così espressivo non sarei riuscita a trovarli più: solo se avessi trovato un bassotto con quello sguardo gli avrei donato tutto il mio affetto. Iniziai ad andare in giro per allevamenti e canili, purtroppo senza riuscire a trovare quello che volevo. Stavo già per rinunciare, quando una notte mi apparve in sogno Gustavo. Mi disse che gli dispiaceva vedermi soffrire, che mi capiva, che sapeva che Theo era stata una presenza benefica e positiva. Mi promise che al più presto mi avrebbe fatto trovare un cucciolo che sarebbe stato quasi la copia dell’altro e che mi avrebbe dato un segno molto forte. II giorno dopo mi fu segnalato che una famiglia, residente nelle vicinanze di Torino, aveva ancora due maschietti di una cucciolata da collocare, Alfred e Archibald. Quando telefonai, rimasi molto stupita nel sentire dire che il padre di questi cuccioli discendeva dallo stesso ceppo di Theobaldo. Decisi di recarmi subito con mio figlio a vederli.

Mentre ci trovavamo sulla tangenziale, proprio davanti a noi, a un semaforo, si fermò un camion con un’enorme scritta: Archibald, Ci guardammo: pensavamo entrambi alla stessa cosa. Questo era il segno di cui mi aveva parlato Rol.

Appena arrivati da questa famiglia, ci vennero incontro due cuccioli deliziosi. Uno in particolare mi prese il cuore. Chiesi come si chiamava, mi risposero: “Archibald”. Avevo ritrovato il mio cane, quel batuffolo morbido e soffice aveva infatti lo stesso pelo, lo stesso colore, soprattutto gli stessi occhi speciali di Theo».

Giorgio di Simone:

«Il 4 aprile 1970 Rol mi telefonò. Stranamente, della stessa data è una lettera che Jacopo Comin mi scrisse dopo che lo avevo ragguagliato su ciò che era avvenuto durante l’incontro di natura sperimentale di Torino. La telefonata di Gustavo avvenne alle ore 9.15 del mattino, molto cordiale e con accenni ad altri fatti riguardanti la sua persona e le sue “possibilità”. La sera mi riuscì per quattro volte di identificare il 10 di fiori tra vari mazzi di carte sparse sul tavolo a faccia in giù!. Il 10 di fiori e il 2 di picche erano state le mie carte-chiave negli esperimenti di Rol nella notte del 25 marzo 1970, così come l’asso di cuori: l’estetica prevaleva, a parte il due di picche».

Luigi

«Salve, chi vi scrive è un ragazzo di 30 anni di Roma di lavoro guardia giurata. Vi scrivo per delle strane coincidenze accadutemi ultimamente, per la precisione da sabato 22/2/2003. Dunque: mi trovavo con la mia fidanzata fuori un cinema in attesa dell’inizio del film, quindi pensammo di fare un giro in uno stand di libri nelle vicinanze del cinema. Dopo un po’ che giravo tra i vari settori editoriali mi sentii come osservato, e la mia curiosità fu attratta dal libro di Lugli dove sulla copertina vi era un intensa immagine di Gustavo Rol. Li per li dopo un attimo di perplessità continuai il mio curiosare tra i libri quando decisi di tornare di nuovo verso il libro. Premetto che tempo fa avevo assistito ad un intervista di una donna che parlava di Rol, quindi a grandi linee conoscevo le capacità di Rol, ciò che mi attirò era la data che indicava quando era stata fatta l’intervista incisa sull’audiocassetta che era con il libro: 21/6/1973, in pratica il mese e l’anno della mia nascita ed il giorno del mio onomastico (san Luigi). Questo fu l’input per comprare il libro. II giorno dopo lessi circa 60 pagine dove lessi che Rol aveva conosciuto vari personaggi tra i quali Alberto Sordi; dissi a mia madre di avere l’intenzione di andare a casa di Sordi (non che lo conoscessi) ma avevo quest’idea per farmi spiegare il suo incontro con Rol, mia madre mi guardò un po’ perplessa e scosse la testa. Purtroppo da Sordi ci sono andato ma a rendergli l’ultimo omaggio visto che il giorno dopo è morto.

Un’altra coincidenza è stato il nome Silvio Pellico, non capita mai che qualcuno gratuitamente citi Silvio Pellico, ma dopo averlo letto come l’indirizzo di casa di Rol, il giorno dopo, dopo tempi immemori che non sentivo il nome di Pellico, due persone differenti e due programmi televisivi lo hanno nominato. Non so se ci sia un significato, ma converrete con me che sono delle particolari coincidenze, che hanno contribuito alla mia voglia di conoscere meglio il personaggio, anzi l’uomo Gustavo Adolfo Rol».

 

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol




POSSIBILITA’ : SICRONICITA’ (SPECIALE APPROFONDIMENTI)

Quante volte ci è capitato di pensare ad un amico che non si vedeva da tempo e poco dopo, per caso, incontrarlo per strada?

Quante volte abbiamo vissuto serie di eventi che accadevano proprio come dovevano accadere, in una strana ed eccezionale coincidenza? E sempre ci siamo posti la fatidica domanda: Esiste il caso? O forse esiste un principio scientifico ancora sconosciuto, il quale fa accadere gli eventi con tale sottile armonia? Questo principio esiste e prende il nome di “sincronicità”, e la sua componente fisico-matematica è la coerenza e la non-località.

Spesso la coincidenza è solo l’evidenza di una legge di natura, invero assai comune, che si manifesta in modo ancora assai misterioso, e che sembra agire oltre i limiti dello spazio-tempo. Varie ricerche e ipotesi hanno cercato di capire che cosa si cela dietro questo fenomeno. Ad esempio, è stato compiuto un esperimento scientifico di estremo interesse, che ha dimostrato che quando due o più persone, in silenzio, si sentono “in sintonia”, le onde cerebrali dei loro emisferi si sincronizzano e, cosa ancora più sorprendente, i loro tracciati elettroencefalografici tendono a diventare identici.

Questa sincronicità neuropsichica, comprovata anche da differenti ricerche, ci permette di entrare nel vivo della questione, per tentare ancora una volta di comprendere il nesso che lega le persone tra loro, oltre il tempo e lo spazio; che unisce sottilmente un maestro illuminato ai propri discepoli; che sottostà al funzionamento delle antiche e moderne arti divinatorie come l’I King o l’astrologia. Sembra così prendere forma un principio naturale, difficile da esprimere razionalmente, ma non per questo meno fondamentale: una legge che unisce le cose simili.

Molti fisici sostengono che questa legge di sincronicità sia al lavoro già a livello subatomico, e che se tutte gli elementi dell’universo una volta erano uniti in un punto (“singolarity”), allora vuol dire che anche ora questa profonda interconnessione si mostra e, sottilmente, opera. Da queste premesse, sembrerebbe non esserci troppa distanza tra la visione dei grandi mistici che parlano della loro esperienza come di una esistenza che, al di la delle infinite forme, è una indivisibile unità e le moderne teorie/ricerche della fisica.

“Paul Kammerer”, un grande ricercatore viennese amante della natura e dell’evoluzione dell’intelligenza, per primo intuì questa legge di connessione, definendola: “Onnipresente e continua nella vita, nella natura e nel cosmo. E’ il cordone ombelicale che connette pensieri, sensazioni, scienza e arte al grembo dell’universo che li ha partoriti”.

Sintonia psichica e sincronicità EEG (elettroencefalografica):

Qual è il ruolo della sintonia empatica nella comunicazione sottile tra persone? Una serie di esperimenti ha dimostrato un aumento di sincronicità tra l’emisfero destro e sinistro del cervello, quando una coppia di soggetti tenta di sentire la presenza l’uno dell’altro. Gli sperimentatori hanno anche registrato un aumento di somiglianza delle configurazioni EEG (elettroencefalografiche), tra coppie di persone in “comunicazione empatica” (dal greco sentire dentro, insieme), durante il corso di una sessione sperimentale. Si è trovata una somiglianza tra gli EEG dei partner, anche quando, prima dell’esperimento, non si erano né incontrati, né avevano avuto alcuna forma di comunicazione tra loro.

Sono state studiate tredici coppie e quattro gruppi formati di tre persone ognuno. I gruppi di tre persone, hanno mostrato un effetto più debole rispetto alle coppie. Normalmente l’emisfero destro e quello sinistro del cervello sono, in qualche modo, indipendenti nella loro attività elettrica. Un’attività sincronica, in cui i due tracciati EEG sono più somiglianti, è stata finora sperimentalmente associata con stati di meditazione, di creatività, di focalizzazione inconsueta o nei processi di guarigione.

Un altro dato di estremo interesse che è emerso dalla sperimentazione, è che il soggetto più “sincronico” catalizza gli altri. Il soggetto con la concordanza EEG più alta, è quello che influenza maggiormente gli EEG degli altri partecipanti. In alte parole, l’EEG di individui con meno sincronia tra gli emisferi, verrebbe gradualmente a rassomigliare all’EEG della persona, nella quale i due emisferi sono, già in partenza, più simili. I “campi neuronali” possono perciò interagire e cambiarsi a vicenda. La sincronicità tra emisferi crea una sorta di “campo mentale di informazioni”, con maggiore potere di comunicazione e quindi più influente, come una sorta di stazione radio emittente, con una frequenza d’onda più coerente.

La legge dell’unità di Paul Kammerer:

“Onnipresente e continua nella vita, nella natura e nel cosmo. E’ il cordone ombelicale che connette pensiero, sentimenti, scienza e arte al grembo dell’universo che li ha partoriti”. (Paul Kammerer)

Sii qui. Questo è il momento presente, tu stai leggendo ciò che è scritto… ma chi sei? Fermati un istante e sentiti… sei un tutt’uno, miliardi di atomi si muovono… e tu sei parte integrante di un’immensa esistenza… questa è la dimensione della sincronicità.

La sincronicità rappresenta una delle colonne più importanti del paradigma olistico. Quando la si comprende, sembra di averla sempre conosciuta e di non poterne più fare a meno. Quanti eventi, importanti o meno, nella nostra vita sono accaduti per quello strano caso, per quella particolare coincidenza fortuita: incontri, sogni, dejà-vu, premonizioni, ecc. Qualsiasi ordine di eventi implicitamente significativo, che accade senza apparente causa o programmazione, rientra nel vasto fenomeno chiamato sincronicità, la silenziosa legge dell’unità e della co-evoluzione.

È la logica che sottostà alla “legge dei simili”, alla “legge del karma” e del destino. È la legge polare che bilancia il principio di causa-effetto. Agisce là dove la mente razionale, con la sua limitata conoscenza, non può giungere, nei fenomeni che la mente non comprende e che, con superba ignoranza, stabilisce essere dovuti al caso.

Per la scienza ufficiale, la nascita della vita sul nostro pianeta e la sua progressiva evoluzione in complessità, è dovuta al caso! Ma se il “caso” ha portato a questa vita e alla nostra coscienza, allora conviene rivalutarlo, e considerarlo una delle forze più potenti e intelligenti del nostro universo. La legge che unisce le cose simili è al centro del processo di unione e co-evoluzione. È la forza che porta miliardi di atomi a ritrovare una loro unità, formando una cellula… o la forza di miliardi di cellule, quando si sincronizzano nelle loro comunicazioni e informazioni, creando un animale multicellulare.

Wolfgang Pauli e la scoperta della sincronicità nella fisica quantistica:

Il concetto moderno di sincronicità, nasce dall’incontro di un Premio Nobel per la fisica, “Wolfgang Pauli”, con uno dei padri della “psicologia del profondo”, ovvero “Carl Gustav Jung”. Pauli sostiene che a livello di fisica quantistica, la realtà è coinvolta in una “danza astratta” senza alcuna causa materiale. Egli contribuisce alla comprensione delle leggi armoniche della realtà, con la scoperta di una struttura astratta che si nasconde dietro la superficie della materia atomica, e determina il suo comportamento in maniera non-causale. È così creato il presupposto sperimentale alla legge di sincronicità, sul piano della fisica quantistica.

Pauli, nonostante il suo profondo interesse per la scienza, cadde, ad un certo punto della sua vita, in un grave stato di disordine psichico. Nel 1928, parallelamente alle sue grandi scoperte nel mondo razionale della fisica quantistica, la sua vita psicologica venne gravata dal suicidio della madre, a cui seguì un disastroso matrimonio con una cantante di cabaret, che lo abbandonò poche settimane dopo. Alcool e depressione accompagnarono un crollo nervoso, che lo portò ad aver bisogno di cure e ad incontrare Jung, che gli fu di grande aiuto, riportandolo ad uno stato di equilibrio. Da quel momento, i due iniziarono e portarono avanti un proficuo sodalizio.

Nel 1952, i due studiosi pubblicarono insieme “L’interpretazione e la natura della psiche” che conteneva due saggi, uno di Pauli sull’influenza degli archetipi nella teoria di Keplero e l’altro di Jung sulla natura della sincronicità. In questo saggio Jung descrive la sincronicità come “la coincidenza nel tempo, di due o più eventi, causalmente non correlati, anche se legati dallo stesso o simile significato” o come “parallelismo acausale” o anche come “atto creativo”.

Su suggerimento di Pauli, Jung produsse un diagramma, in cui la sincronicità bilanciava la causalità, così come il tempo bilancia lo spazio. Il fisico suggerì che si enfatizzassero le differenze e le similitudini di sincronicità e causalità e che si introducesse il concetto di “significato”. Così facendo, Pauli suggeriva una via attraverso la quale, l’approccio obiettivo della scienza e della fisica (basata sulla connessione attraverso effetti), potesse essere integrato con valori più soggettivi (connessione attraverso equivalenza o significato).

L’intera nozione di “significato” è di fatto il cuore stesso della sincronicità: l’essenza di un evento sincronico è proprio il significato che esso ha per colui che lo sperimenta. La sincronicità agisce come specchio dei processi interiori, creando forti paralleli tra eventi esteriori e interiori, una similitudine delle informazioni e delle coscienze. Pauli credeva che la sincronicità potesse rendere possibile il dialogo tra fisica e psicologia, facendo entrare il soggettivo nella fisica e l’oggettivo nella psicologia. Fisica e psicologia, qui, valgono come materia e coscienza, come scienza e sacralità. Secondo Pauli era necessaria questa visione globale, per poter comprendere gli aspetti soggettivi e oggettivi come manifestazioni implicite di uno stesso fenomeno.

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