POSSIBILITA’ : INTERVENTI VARI E A DISTANZA

Maria Grazia Cristallo:

«Mi manca, emotivamente parlando, la forza di leggere le assurdità dichiarate da personaggi discutibili e disinformati [si riferisce alle polemiche degli scettici]. Santo Cielo! Vorrei raccontarle solamente di quella volta che, parlando al telefono (io a Milano e lui a Torino), Gustavo mi disse: “Ritira quello che hai pensato sennò ti do un pugno sul naso”. Abbassato il ricevitore il mio naso colava sangue abbondantemente. Ma è sempre Gustavo che, non avendo ai tempi (1978….1994) la possibilità di raggiungerlo telefonicamente nei momenti di massima emergenza, mi ha suggerito che bastava mi facessi il segno della croce e lo pensassi intensamente. “In hoc signo vinces!” mi aveva detto e tosi è stato ed è tuttora»,

Renzo Allegri:

«Finito il servizio fotografico, Zini torna a Milano e io mi fermai per altri impegni giornalistici. Tornai a Milano verso l’una di notte. Passai dal giornale, per ritirare degli appunti che avevo in ufficio. Proprio davanti alla redazione, la macchina mi si fermò di colpo in mezzo alla strada. A quell’ora non c’era molto traffico, ma non si fermava certo nessuno ad aiutarmi. Per fortuna, c’era un garage pubblico proprio sotto la sede del giornale. Con molta fatica riuscii a spingere la macchina fino al garage. Poi dal custode feci chiamare un taxi e mi feci accompagnare a casa.

Al mattino, verso le undici, mi telefonò Rol. “Ti sei divertito ieri sera con la macchina in mezzo alla strada’?” mi disse, “Eri tutto sudato e arrabbiato. Non te la prendere, lo sai che ti voglio bene”.

Sorrisi, perché ormai ero abituato alle sorprese, anche quelle antipatiche, che Rol mi faceva».

Talamonti (Maurilio Fossati):

«L’episodio risale al tempo in cui era arcivescovo di Torino il card. Maurilio Fossati, del quale il dottor Rol era buon amico. Un giorno che quest’ultimo si era recato a trovarlo, lo trovò accigliato e contrariatissimo: aveva appena ricevuto notizia che un giovane sacerdote delta sua diocesi – il più promettente, il più preparato – era sul punto di gettare, come si dice, la tonaca alle ortiche. Motivo: s’era innamorato “cotto” di una donna, o per dirla in linguaggio più adatto all’ordine di idee nel quale siamo ormai entrati, era stato psichicamente catturato e da lei agganciato al sua carro, in virtù di quell’occulto giuoco che fa prevalere una volontà sull’altra. Forse che la vocazione del giovane non fosse tanto genuina? II cardinale lo escludeva: lo conosceva troppo bene. Quella donna doveva averlo… stregato.

Questa parola, che si usa abitualmente in metafora, esprime qualcosa di molto realistico, quando suggerisce semplicemente l’idea di una volontà più forte che ne influenzi un’altra, facendo sorgere, in quella persona, una emozione che non sarebbe nata spontaneamente. In materia di emozioni, infatti – proprio come in materia di idee – ognuno é soggetto a un reciproco scambio di influssi: e dato che sono appunto i sentimenti e le emozioni a muovere la volontà (amore, odio, e così via), ne consegue che quest’ultima può essere influenzata dall’esterno. Riguardo al sacerdote innamorato, il dr. Rol credette che fosse il caso di mettere alla prova la solidità della sua vocazione sacerdotale, che si stava bruciando nel rogo di una fiammata probabilmente effimera. Poteva anche non essere casi, in teoria; in tal caso, il tentativo di “liberazione” si sarebbe rivelato inutile, e il destino avrebbe riguadagnato il suo corso precedente.

Si fece dare dal cardinale una fotografia di quel giovane: era di parecchi anni prima e si distingueva appena il suo viso intelligente e aperto ­dall’espressione sognante – fra le molte fisionomie più mature e decise degli altri seminaristi. Lo contemplò per qualche tempo (una decina di minuti) come immerso in una fantasticheria, poi chiese al porporato di telefonare ai sacerdote, e di farlo venire seduta stante. “Impossibile: si è già rifiutato altre volte di parlare con me”. “Riprovi, per favore; lo troverà in casa”. li cardinale conosceva bene la capacità del suo amico, e sapeva di quali sorprese fosse capace; si adeguò dunque alla richiesta, andò a telefonare e tornò, meravigliatissimo. “Sarà qui a momenti”, riferì. Poco dopo un giovane in abito borghese – lo stesso della foto – entrò con aria incerta. Dapprima venne avanti lentamente, come esitando: i suoi occhi inquieti non fissavano il cardinale ma l’altro signore, che gli era sconosciuto. Ne sembrava, al tempo stesso, attratto e intimorito. Allora il dottor Rol gli prese gentilmente la mano e subito il giovane si rilassò, come uno che si scarichi di una tensione durata troppo a lungo. Si sedette per un po’, scambiò qualche battuta di conversazione banale, ma in tono molto amichevole, poi si congedò con atteggiamento alquanto impacciato, promettendo di ritornare. Nessun accenno era stato fatto, beninteso, alle recenti vicende tempestose della sua vita. Qui diamo la parola allo stesso protagonista (Rol) che ha avuto la bontà di confermarci l’esattezza di questa vicenda, a noi narrata da altri. “Mi portai quella fotografia a casa e per cinque giorni la tenni nel mio studio. Una volta al giorno la prendevo in mano e la guardavo — semplicemente la guardavo – per una decina di minuti. Al sesto giorno ricevetti una telefonata dal card. Fossati: questi mi comunicava che il giovane sacerdote si era recato poco prima da lui – piangente — per dirgli che non riusciva a capire come mai avesse potuto perdere la testa a quel modo: fatto sta che si sentiva finalmente libero e guarito (testuale) e che non vedeva l’ora di riprendere il suo ministero, al punto stesso in cui t’aveva interrotto”.

Nel corso del mio più recente incontro con il dottor Rol (1972) ho voluto chiedergli notizie di quel sacerdote, ormai non più giovane. Ho appreso allora che da moltissimo tempo è titolare di una popolosa parrocchia extraurbana, ed è più che mai felice di aver assecondato la sua vocazione, grazie all’amico supervolitivo che gli permise, a suo tempo, di superare felicemente una delle burrasche più violente della sua vita».

Orengo :

«Ricordo una signora traumatizzata da telefonate anonime, biglietti sul vetro dell’auto, sensazione di essere costantemente spiata: un inferno. Telefonò una sera a Rol. Non lo conosceva. Al telefono si confidò e pianse. Rol le disse che da quel momento era sotto la sua protezione. Il maniaco non si fece più vivo».

Cristiano Zanetti:

«Ho 43 anni ma da sempre conosco la figura di Gustavo Rol. Credo di avere letto il libro di Pitigrilli su Rol a meno di dieci anni. Le dirò di più: quando avevo 17 anni e stavo facendo il salto di classe (cioè anticipavo di un anno l’esame di stato) mia madre ha telefonato a Gustavo Rol chiedendogli di sostenermi mentalmente durante le prove di esame. Rol è stato gentilissimo e mi ha dato il suo aiuto: il tema che ho fatto è stato uno dei migliori che abbia mai scritto!».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol




POSSIBILITA’: INTERVENTI

 

Intervento esterno

 

Vittoria Perosino:

«Un pomeriggio a Parigi Rol accompagnò Fede, la figlia del professor Valletta, e me al cimitero di Pére Lachaise. Andavamo a cercare la tomba di una persona amica. Fede aveva acquistato tre rose rosse, una per gettarla simbolicamente a tutti i defunti, una destinata ad una tomba negletta, la terza per la persona amica. Era ormai calata la sera e la campana suonava la chiusura dei cancelli. in quel labirinto cercavamo affannati la tomba. “Guardate — gridò Fede — guardate la mia rosa!”. Il fiore le si era sfilato dalla mano rimanendo sospeso a mezz’aria, poi incominciò a muoversi lentamente. Lo seguimmo fino al momento in cui si depose sulla tomba che cercavamo».

Franca Pinto:

«Poche settimane dopo la morte di Vittorio Valletta, che Rol mi aveva presentato ed eravamo diventati amici, mi recai al cimitero monumentale per portare dei fiori. Non avevo purtroppo potuto partecipare al funerale perché ero fuori Torino. Non sapevo però dove fosse la sua tomba, e ne ero molto dispiaciuta. Arrivata al monumento del Milite Ignoto, a un certo punto mi sono sentita stringere forte il braccio, e sono stata “tirata” e accompagnata fino alla tomba. Li ho sentito mollare la “presa”. Tornata a casa, ho telefonato subito a Rol e gli ho raccontato quello che era accaduto, e lui mi ha risposto, con la massima naturalezza: “Vuol dire che Valletta ti ha accompagnata”, e intanto rideva».

Intervento esterno apparente

(Catterina Ferrari):

“Eravamo a Ventimiglia, al ristorante. Gustavo ha dimenticato la penna sul tavolo: era un regalo del cugino Franco, cui voleva un mondo di bene. Siamo tornati nel locale, ma la biro era sparita”. Una volta a Torino, un pomeriggio, Catterina assiste all’ennesimo evento eccezionale: la penna, quella penna, è scesa sul tavolo dal soffitto».

Franca Ruscalla:

«Dopo aver compiuto sessantacinque anni, Gustavo aveva venduto la Mercedes e decise di non rinnovare più la patente. Così, al pomeriggio, ogni tanto le sue amiche si alternavano per portarlo da qualche parte. Il più delle volte si rivolgeva a Nuccia Visca… In un giorno di inizio estate, lo ricordo perché faceva un gran caldo, Gustavo mi telefona per chiedermi un passaggio. (_..). Pochi minuti dopo che era salito sull’auto, il riscaldamento si è acceso da solo, per di più alla massima temperatura, senza clic riuscissi in alcun modo a spegnerlo. Da quella volta ROL non mi ha mai più chiesto di accompagnarlo, e l’impianto di riscaldamento è definitivamente tornato a regime senza bisogno di alcuna riparazione».

Giuditta Dembech:

«Eravamo nel suo studio e prese da un mobile una grossa agenda. “Vedi, questa l’avevo con me a Marsiglia nel 1927 e ci annotavo ogni cosa…”, l’apri e mi invitò a guardare. L’agenda era di grande formato, rilegata in cartone, con bordi di fettuccia. Era pesante, lui la teneva in mano e la sfogliava, io accanto a lui, lo aiutavo a sostenerla, eravamo in piedi e guardavamo le varie annotazioni, (,..).Stavamo ancora guardando le pagine quando all’improvviso accadde qualcosa di imprevisto, una forza estranea a noi, invisibile, ci strappò l’agenda di mano, la fece letteralmente volare, e poi ricadere con un tonfo un paio di metri più in là, sul pavimento. Rol si accasciò sulla poltrona tenendosi la testa fra le mani, colto da un improvviso dolore: “È vero, non dovevo leggertelo… Che mal di testa, vedo tutto che gira…”Io non sapevo se occuparmi di lui o dell’agenda, mi mossi per raccattarla da terra ma lui mi fermò con un ordine secco: “Non toccarlo, non l’hai visto che me l’ha preso?”

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol