POSSIBILITA’: BILOCAZIONE-SPECIALE ESEMPI ILLUSTRI

Tra gli indios

La venerabile Maria d’Agreda, visse molte volte il fenomeno della bilocazione presentandosi agli indios. Su questo venne interrogata dall’Inquisizione, rispondendo che non sapeva se veniva a trovarsi tra gli indios col corpo o senza il corpo, in ciò seguendo le parole di Paolo (2Cor 12,3). Si ha una relazione da lei stessa scritta dove spiega come poteva essere la dinamica del fenomeno: “Ciò che mi pare più certo in relazione al modo è che un angelo appariva là sotto la mia figura e predicava e catechizzava gli indiani; e che il Signore mi mostrava qui, nell’orazione, quello che là avveniva”. Questa spiegazione, corredata prudentemente da un “mi pare”, presenta l’azione di un angelo vista con coinvolgimento esistenziale durante l’orazione. Che fosse coinvolta profondamente non c’è dubbio dal momento che si sentiva tanto là tra gli indios che non sapeva se col corpo o senza il corpo. Inevitabili, però, delle domande:  Era l’angelo che evangelizzava in prima persona, sotto sue sembianze, e lei vedeva questo, o l’angelo diceva quello che lei voleva dire, come se fosse stata effettivamente presente; oppure si sentiva là presente, e una rappresentazione prodigiosa ad opera di Dio (o di un angelo) agiva rappresentandola in quello che lei viveva misticamente restando a Agreda? Questa ultima domanda, come tutto conduce a dire, è quella che ha la risposta affermativa, e che fornisce l’interpretazione giusta delle parole di Maria d’Agreda. La coscienza di essere là, rimanendo rigorosamente nel suo convento, indubbiamente le venne dai riscontri delle consorelle che la vedevano presso di loro in profondo raccoglimento. Le venne anche dai riscontri che arrivarono a lei dalle Indie da parte di persone che la videro in mezzo agli indios.

S. Alfonso

Sant’Alfonso de Liguori, il 21 settembre 1774, mentre si trovava ad Arienzo, paesello della sua diocesi, entrò per due giorni in uno stato estatico come se dormisse seduto sì di un seggiolone. Quando il santo si svegliò suonò una campanella, e subito quelli che erano con lui, e nel sonno misterioso l’avevano visto, accorsero facendo meraviglie su che cosa gli poteva essere successo. Il santo rispose che era andato ad assistere il papa Clemente XIV prossimo a morire, e in effetti il papa morì il 22 settembre all’una del pomeriggio, e subito dopo il santo azionò la campanella. Molti testimoni sicurissimi attestarono di avere visto il santo, nel medesimo tempo, sia accanto a Clemente XVI, sia in sto di apparente sonno a Arienzo.

San Pio da Pietralcina

Esiste un documento sulle bilocazioni di padre Pio. Si tratta dell’interrogatorio del vescovo di Volterra, mons. Raffaelle Carlo Rossi, inviato nel gennaio del 1922 a interrogare padre Pio per incarico del Sant’Uffizio. Il Vescovo gli pose questa domanda: “Si parla anche di bilocazioni. Che ne dice?”. “Io non so come sia – rispose padre Pio – né di che natura la cosa, né molto meno ci do peso, ma mi è occorso di aver presente questa o quell’altra persona, questo luogo o quell’altro luogo; non so se la mente si sia trasportata lì, o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me, non so se col corpo o senza il corpo io sia stato presente”.  “Le chiedo se abbia notato l’inizio di questo stato e il rientro nello stato normale?” lo incalzò il vescovo. “Ordinariamente mi è venuto pregando, la mia attenzione era rivolta all’orazione prima e poi a questa rappresentanza; poi mi ritrovavo senz’altro come prima” su la replica. Padre Pio non diede una risposta teologicamente meditata, come la d’Agreda, tuttavia, entrambi citando le parole di Paolo, dicono la medesima cosa, cioè che erano coinvolti profondamente tanto da sentirsi là durante il fenomeno, e ciò avveniva partendo da momenti di profonda orazione a cui seguiva uno stato di assorbimento estatico.

Dinamica

La risposta di padre Pio “non so se la mente si sia trasportata lì, o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me”, indica, in entrambi i due casi, una visione, ma l’oscillazione di padre Pio tra i due casi, ci dice che egli vedeva una differenza ed era quella di sentirsi coinvolto non solo in modo da vedere un luogo o una persona, ben vedendo dove in quel momento lui stava, ma come fosse là.  Il visitatore perciò chiese un’esposizione di qualche fatto, che spiegasse quanto aveva detto. “Una volta mi sono trovato vicino al letto di un’ammalata: Signora Maria di S. Giovanni Rotondo, di notte; ero in Convento; credo che stavo pregando. Sarà più di un anno . Le rivolsi parole di conforto. Lei pregava che avessi pregato per la sua guarigione. Questa è la sostanza. Di particolare non conoscevo questa persona; mi era stata raccomandata”.

TRATTI DALL'”UOMO DELL’IMPOSSIBILE” A CURA DI FRANCO ROL




BILOCAZIONE: SPECIALE APPROFONDIMENTO

 

 

 

BILOCAZIONE. Fenomeno paranormale per il quale un soggetto ha l’impressione, talora nettissima, di essere contemporaneamente in due luoghi diversi; oppure, senza che egli lo sappia è visto da altri in due luoghi diversi; o è visto sotto forma di fantasma, o doppio, là dove non si trova il suo corpo fisico, spesso a notevole distanza.

La parola deriva dall’agiografia cattolica, che parla di vari casi di bilocazione. Di sant’Alfonso de’ Liguori si dice che confortasse gli ultimi momenti del pontefice Clemente XIV pur rimanendo in estasi, per due giorni, nella sua diocesi di Arienzo.
I biografi di sant’Antonio da Padova raccontano che una volta, mentre predicava in un paese della Spagna, cadde improvvisamente in estasi e, risvegliatosi dopo un’ora, si scusò con gli ascoltatori dicendo di essersi recato a Padova per scagionare suo padre dall’accusa di omicidio.
Una tradizione vuole che san Francesco Saverio, durante una tempesta incontrata mentre si recava dal Giappone in Cina, conducesse a salvamento una scialuppa con quindici compagni, pilotandola con grande perizia, pur restando a bordo della sua nave, dove fu continuamente visto dai marinai.
Suor Maria di Gesù da Agreda, secondo molte testimonianze, avrebbe addirittura catechizzato una tribù indiana del Nuovo Messico senza aver mai lasciato il suo convento in Spagna.

Sebbene le manifestazioni del fenomeno siano varie, esso ha sempre come base lo sdoppiamento, vero o apparente che sia, di un soggetto in due corpi, l’uno materiale, l’altro immateriale o semimateriale, composto di una materia più sottile e talora invisibile anche al soggetto stesso.
Non va confuso, sebbene tra i due fenomeni appaia una certa affinità, con la chiaroveggenza viaggiante, nella quale il soggetto, in stato di trance, sembra recarsi spiritualmente in luoghi lontani, di cui dà poi una minuta descrizione, senza però avere impressioni di sdoppiamento e senza apparire nei luoghi in cui si reca. La bilocazione è anche detta “esperienza extrasomatica”, o “ecsomatica”, dall’inglese out-of the body experience. Nel linguaggio degli spiritisti si parla “proiezione astrale”.
Cazzamalli distingue due tipi di bilocazione: “oggettiva”, quando il soggetto è visto contemporaneamente, da testimoni, in due luoghi diversi, e “soggettiva”, quando si tratta dell’esperienza personale di un soggetto o la sua immagine appare per allucinazione a un’altra persona. Ma, in realtà, non si può affermare con certezza né l’oggettività di un dato gruppo di fenomeni, né la soggettività di un altro gruppo, né considerarli senz’altro allucinazioni.
Da un punto di vista più esteriore, ma più sicuro, tra i vari modi con cui la bilocazione si manifesta possiamo distinguere almeno sei casi principali.
l) Il soggetto, mantenendo la piena coscienza si se, quasi sempre in stato di veglia o di trance molto leggera, percepisce il proprio fantasma, o doppio, generalmente vicino a se.

2) La coscienza del soggetto si trasferisce nel fantasma, il quale vede il proprio corpo, per lo più addormentato ma talora in azione, e può anche lasciarlo temporaneamente per seguire sue proprie avventure in altri luoghi, felice di una libertà inaspettata.

3) Il soggetto non ha precisa coscienza di quello che avviene, quasi fosse preso da una sorta di torpore; i presenti vedono il suo corpo fisico, in stato di trance più o meno leggera, e, contemporaneamente, più o meno vicino ad esso, il suo fantasma.
Oppure alcuni testimoni vedono il suo corpo, generalmente addormentato, ma talora in stato di perfetta veglia, in un luogo, e altri vedono il suo fantasma in un altro. Al risveglio, il soggetto, in genere, non ha ricordi.

4) Il soggetto ha un sogno, talora ricorrente, durante il quale visita luoghi a lui ignoti o incontra persone amiche con le quali può anche parlare, e il suo fantasma è visto effettivamente in quei luoghi o da quelle persone, che gli rivolgono la parola. Oppure il suo doppio è visto da persone a cui egli ha spesso pensato.

5) Il soggetto cerca volontariamente di mettersi in comunicazione mentale con persone lontane, talora con la precisa consapevolezza di dover compiere un viaggio per raggiungerle, e il suo fantasma e visto o udito da esse o da persone vicine ad esse: in questo caso, come nel precedente, si ha la cosiddetta apparizione telepatica.

6) Il soggetto, in stato di sonno naturale, o, più spesso, provocato da narcosi o ipnotismo, o trance, lascia il suo corpo per visitare un mondo ultraterreno dove incontra personaggi defunti e di cui gli restano precisi ricordi.

Questa classificazione non comprende rigorosamente tutti i casi noti perché alcuni si presentano più complessi e, talora, sono accompagnati da altri fenomeni di telepatia, telecinesi, chiaroveggenza, precognizione, ma può servire come base.

Il primo caso, a cui la dottoressa Green ha dato il nome di “autofania”, e considerato da alcuni, ad esempio da Sollier, che studiò il fenomeno nei primi anni del nostro secolo, come un caso di autoscopia esterne, da ricollegarsi con l’autoscopia interna, per la quale un soggetto vede l’interno del proprio corpo. Si tratterebbe dunque non di sdoppiamento ma di chiaroveggenza. Vi sono però episodi che sembrano escludere questa ipotesi. Di Maupassant si racconta che un giorno, nel 1889, mentre era al lavoro nel suo studio, vide aprirsi la porta ed entrare il proprio fantasma il quale, sedutosi di fronte a lui, prese a dettarli un brano del racconto che stava scrivendo: questa non poteva essere autoscopia esterna perché lo scrittore non compì i gesti che vide compiere al suo fantasma.

Una manifestazione molto elementare e non rara del secondo caso si ha quando, svegliandoci di notte, ci troviamo seduti sul letto; torniamo allora ad adagiarci lentamente finché, nuovamente supini, avvertiamo una specie di urto e ci troviamo completamente sotto le coltri, che avrebbero dovuto essersi spostate se effettivamente ci fossimo seduti. Quello che si era mosso sarebbe dunque stato il doppio, ma potrebbe anche trattarsi di un semplice sogno.
Ci sono tuttavia casi più complessi. L’ingegner Costa riferisce che, addormentatosi dopo un lungo lavoro, ebbe l’impressione di trovarsi nel mezzo della sua stanza da letto e di vedere il suo corpo inerte mentre la lampada a petrolio, rovesciata da un suo gesto inconscio, sprigionava un gas acre e pesante. Incapace di rialzarla, pensò intensamente a sua madre, che dormiva nella stanza vicina, e questa, svegliatasi a un tratto, accorse.
Nel 1928, il signor Hymans descriveva a Charles Richet una strana vicenda: trovandosi in un albergo di Londra, cadde in deliquio in seguito a una crisi cardiaca e, stupito, si trovò presso il soffitto a contemplare il proprio corpo inanimato sul letto. Convinto di essere morto, pensò ai parenti e agli amici che lasciava, ma si sentiva incapace di uscire dalla stanza. Dopo un paio di ore udì bussare alla porta, che era chiusa a chiave, e, naturalmente, non poté andare ad aprirla; più tardi un cameriere entrò dalla finestra, per mazzo di una scala, osservò il corpo inerte e corse a chiamare gente; infine giunse un medico. In questo momento egli perse coscienza per risvegliarsi poco dopo nel suo letto. Tutto era avvenuto come aveva visto.
In altri casi il fantasma può allontanarsi dal suo corpo, uscire in strada, assistere a varie vicende che risulteranno poi esatte, e infine tornare per riprendere possesso di se stesso.

Un esempio del terzo caso può essere il seguente, molto noto e riportato da Aksakov, al quale fu riferito da una persona che aveva assistito ai fenomeni. Verso la metà del secolo scorso, in un collegio femminile presso la cittadina di Volmar, in Livonia, v’era una maestra di francese, Emilie Sagée, la quale spesso era vista contemporaneamente dalle allieve in luoghi diversi. Un giorno, mentre ella scriveva sulla lavagna, tutta la classe vide accanto a lei il suo doppio che ne ripeteva i gesti.
Un’altra volta, mentre le allieve la vedevano in giardino, intenta a cogliere fiori, il suo doppio apparve seduto in cattedra, al posto di un’insegnante che si era momentaneamente assentata. Fu notato che, in quel momento, colei che raccoglieva i fiori aveva rallentato i suoi movimenti, agendo come assonnata. La Sagée era consapevole di essere soggetta al fenomeno, ma non se ne accorgeva quando avveniva.
Pure noto è l’episodio di Goethe, il quale, tornando a Weimar dal Belvedere con l’amico K., vide improvvisamente dinanzi a sé, in veste da camera, un amico che doveva essere a Francoforte, e lo credette un annuncio di morte.
Tornato a casa vide l’amico che era venuto a visitarlo e lo attendeva: si era messo la veste da camera del poeta perché i suoi vestiti erano bagnati di pioggia. Classico il caso di Robert Bruce, al quale, per la sua notorietà e importanza, abbiamo dedicato una voce a sé. Un caso più recente, pubblicato dalla rivista “Light” nel 1954, è quello di un cassiere di banca che fu visto più volte al suo posto, in ufficio, mentre era a casa malato.
Un esempio tipico del quarto caso è riferito dal reverendo Joseph Wilkins, il quale, da giovane, sognò di essere tornato a casa sua e di salutare sua madre, che appena vistola, gridò: “Figlio mio,
tu sei morto!” Giorni dopo gli giunse una lettera del padre: gli chiedeva suo notizie preoccupato dal fatto che la madre lo aveva visto entrare in casa e, credendolo il suo fantasma, aveva gridato appunto quella frase. Caratteristico e anche il caso di una signora che, per più notti, sognò di aggirarsi per le stanze di una casa sconosciuta. Durante una vacanza, suo marito affittò una villa che ella riconobbe subito per la casa del suo sogno; più tardi la proprietaria, nel vederla, diede segni di meraviglia e di spavento: si seppe da lei che, tempo prima, aveva visto più volte quella stessa signora aggirarsi di notte per le stanze deserte.
Il sogno può essere sostituito da un pensiero o da un ricordo particolarmente ricchi di contenuto affettivo anche se pensati con scarsa intensità cosciente: la medium Eileen Garrett riferisce di due sue amiche lontane che le scrissero preoccupate per averla vista più volte nella loro casa; in quel periodo ella aveva più volte pensato a loro.

Il quinto caso può essere illustrato da un esperimento fatto dal professor Schrenck-Notzing, noto studioso tedesco del paranormale. Una sera, passando davanti alla casa di una famiglia amica, volle influenzare una signorina della famiglia, Lina Prieger, che aveva palesato doti di sensitiva, e, pensando che a quell’ora doveva essere già addormentata, si concentrò sull’idea di farla svegliare. Il giorno dopo si informò del risultato e seppe che la signorina non aveva percepito nulla, ma che una sua amica, che dormiva con lei, l’aveva svegliata bruscamente affermando di avere visto, vicino al suo letto, la figura del professore. Appartiene a questo tipo anche il caso di Ugema Uzago, di cui parliamo alla voce relativa.

 

In conclusione la possibilità di un effettivo sdoppiamento ci sembra che possa essere accolta, sia pure come ipotesi di lavoro, anche senza abbracciare tesi occultistiche e mantenendo una prudente riserva sulle illazioni di carattere spiritistico.

 

https://www.coscienza.org/bilocazione/




POSSIBILITA’ : BILOCAZIONE DI ROL E ALTRUI

 

BILOCAZIONE ALTRUI

Bazzoli:

«Una signora americana si rammarica perché il suo cane è rimasto solo a New York e morirà di fame. Rol, senza concentrarsi né compiere altri gesti propiziatori, dice: “Eccolo là” e la signora si trova il suo bassotto davanti»,

bis Orengo:

«Arrivava una signora da New York e durante il tè si lamentava di un suo piccolo cane che aveva dovuto lasciare a Manhattan e lui, dopo pochi minuti, glielo faceva trovare, scodinzolante ai suoi piedi»,

Magosso:

«La fama di ROL supera l’oceano quando una signora americana, amica del presidente Eisenhower, decide di andare a trovare il sensitivo a Torino: “Avrei tanto voluto portare con me il mio adorato cagnolino, ma in aereo non è stato possibile”, confida la signora. Il dottor Rol sorride, apre una porta: “Ecco il suo cagnolino, l’ho chiamato, può portarlo con sé”. Al ritorno a Washington la signora racconta l’episodio a un gruppo di giornalisti. Anche Eisenhower rimane stupito. Negli Stati Uniti le gesta del dottor Rol diventano leggenda. Lui rifiuta interviste e favolosi contratti per dimostrare in pubblico i suoi “poteri”».

Giordano (Vittoria Storero):

«Una sera successe un fatto strano. La moglie di Gustavo, Elna, si trovava dai suoi parenti in Norvegia. Rol era al piano e disse a Vittoria di andare a prendergli gli occhiali nello studio. Come la signora Vittoria varcò la soglia della stanza, si trovò davanti Elna, altissima, che la stava osservando. Si spaventò molto e ritornò da Gustavo. Glielo raccontò ma lui non si scompose, le chiese di nuovo di andargli a prendere gli occhiali e continuò a suonare».

2bis

«Rol stava suonando il pianoforte, a un certo punto si accorge che gli mancava uno spartito che si trovava nella stanza accanto. “Non posso continuare”, mi dice. Allora mi alzo e mi dirigo verso la camera a fianco. Nel momento in cui stavo per varcare la soglia, mi trovo davanti Elna che mi sbarra la porta con la sua aria come il solito severa e austera. Torno indietro spaventata, gli racconto di quell’incontro, lui, impassibile, mi dice: “Ti sei sbagliata, non è possibile, mia moglie in questi giorni si trova in Norvegia”. “No, sono sicuro, l’ha vista, era proprio lei, anche se non mi ha detto una sola parola”. Allora Gustavo, per chiudere il discorso, ha sussurrato: “Probabilmente è accaduto che da laggiù le è venuta in mente la casa, cosi il Suo spirito intelligente ti si è manifestato per un attimo”».

BILOCAZIONE ROL

Vittorio Mondini:

«Circa 37 anni fa [nel 1963], ero andato in Val di Tenda. Mentre viaggiavo lungo una stradina, con la mia Cinquecento, mi fermò un uomo dall’aria assai strana, chiedendomi un passaggio. Lo feci salire e lui cominciò a parlarmi del tesoro di Napoleone: “Vede la fortezza sulla Rocca dell’Abisso? Mio padre, che è stato li dentro, mi ha detto che, nei sotterranei, alla sesta rampa di scale, sono nascoste le armi dell’imperatore”. Poco dopo volle scendere: mia moglie ed io lo vedemmo sparire, come inghiottito dal nulla».

Minà (Federico Fellini):

 «[Fellini] ha detto che l’ha vista improvvisamente apparire, e poi ha sentito il telefono che trillava ed era Lei».

«Mah, può succedere, possono succedere tante cose…».

Renato Balsamo:

«Spesso veniva a trovarmi nello studio. Lui aveva la facoltà di sdoppiarsi, aveva la bilocazione, ma lui veniva anche così senza mostrarsi, perché non era detto che dovesse sempre mostrare il suo fisico… veniva e l’indomani mattina mi raccontava cosa io avevo fatto la notte nello studio. Quindi io ho delle conferme, delle prove di queste cose che sono delle verità pure».

Valentina Cortese:

«Inoltre lui possedeva il dono della bilocazione: nella stessa ora lo vedevano contemporaneamente a Torino e a Buenos Aires».

 Anita Pensotti:

«Fra le altre virtù magiche, il “Faust torinese” pare possedere quella di avvicinare chi vuole entrando dove gli pare, in qualunque parte del mondo, senza muoversi dalla sua stanza, tranquillamente seduto in poltrona».

 Renzo Allegri/Antonio Terzi:

«Gustavo Adolfo Rol, pittore, violinista, plurilaureato, è ritenuto l’uomo più straordinario del mondo. Ogni giorno è protagonista di strabilianti fenomeni che meravigliano e interessano gli scienziati. E stato fotografato nel medesimo istante a Torino e Boston, in America».

 A proposito ed in merito le parole di  Gustavo Rol:

«Circa l’ipnotizzare, magnetizzare, mettersi in catalessi e in stato di sonnambulismo, non ho mai ottenuto nulla di tutto questo, lo mantengo integra la mia coscienza durante i miei esperimenti, almeno per una parte di me stesso sufficiente ad impedirmi di andare “in trance”. (…). Però è vero che, in qualsiasi momento, anche mentre sto parlando o mangiando o lavorando, mi avviene di astrarmi improvvisamente e mi si dice allora che io rimango li, “imbambolato e fisso” e se m’interrogano non rispondo e, se non sono addirittura “fisso”, i gesti normali dell’azione che stavo compiendo avvengono naturalmente, ma assai rallentati, come se in me la sola vita vegetativa sopravvivesse. Casi mi accadde recentemente, mentre guidavo un’automobile ed andavo a forte andatura. I miei amici si accorsero dell’espressione del mio viso che qualcosa in me stava succedendo. Più non rispondevo alle loro domande ma, istintivamente, avevo distaccato il piede dall’acceleratore e poi lo tenevo appoggiato al pedale quel tanto che bastava per non lasciare arrestarsi la macchina. La guida continuava ad essere perfetta e, mentre l’automobile si muoveva ormai lentissimamente, io non figuravo al volante, se non alla stregua di un semplice automa. Sono questi i momenti nei quali avvengono certi miei sdoppiamenti “per intervento richiesto’, ossia quando mi si “invoca” (bada bene: non “evoca”).

Esempio: Cannes, 21 febbraio 1950, ore 22,45: stavo giocando a bridges all’Hotel! Majestic. improvvisamente il mio sguardo si fa “di vetro” ed i miei movimenti divengono lentissimi, mi fanno sembrare ad un uomo meccanico. Essendo il mio partner allo stato di “morto”, condussi al termine la mano in un silenzio perfetto ma in maniera incredibile, come poi mi raccontarono, indovinando tutte le impasses, come se le carte dell’avversario mi fossero note. Quel mio stato anormale durò circa dieci minuti: il tempo di terminare quella mano e di incominciarne un’altra. Poi improvvisamente, quasi fossi “ritornato in me”, ridivenni scherzoso come Tu mi conosci. Non erano ancora le ventitré quando mi si chiamò al telefono: “Rol, Rol, lei ha compiuto un miracolo!”, una Signora mi gridava dall’altra parte del filo. “La mia bimba stava malissimo con la febbre a quaranta gradi ed il medico ci dava poche speranze. Fu allora che la invocammo, ed io gridai: `Rol, Rol, mi aiuti in nome di Dio, chieda a Dio di lasciarglielo fare, che la mia bambina non muoia!’. E lei é apparso, lo sa? Lo abbiamo veduto tutti. È venuto vicino al lettino con le mani in avanti ed ha fatto dei gesti. Ora la bimba respira bene, la febbre è andata giù ed il medico dice che è un vero miracolo…”. Ci siamo inginocchiati per ringraziare Iddio.

Di questi fatti te ne potrei citare parecchi, come quello della contessa Maria B. (nata F.). Essa mi invocò, da Torino, una sera della scorsa estate, mentre stava soffrendo orribilmente in seguito ad un incidente d’auto (commozione cerebrale). I suoi dolori scemarono immediatamente. Io mi trovavo in quel momento a Torre Pellice, a Villa Olanda, in compagnia degli Andronikov e di Petrella da Bologna, il pittore (stavo in quei giorni terminando un quadro). La mia “assenza” durò pochissimo, a detta dei miei amici, e questa volta mi accorsi “di essere andato altrove” e “perché vi fossi andato” tanto che dissi: “Scusatemi, ma quella poveretta mi chiamava disperatamente. Ora è tranquilla, ma domattina andrò a vederla a Torino”. Il giorno appresso i suoi familiari mi raccontarono che la sera innanzi la malata mi chiamava disperatamente ed ottenne sollievo. Da quel momento incominciò a guarire e speditamente.

Giordano (Gustavo Rol):

«Possedeva capacità di sdoppiamento, di bilocazione. Spesso fu visto contemporaneamente in due luoghi diversi. Gli capitava soprattutto se c’era da prestare aiuto a qualcuno. Anche in macchina lo vedevo talvolta assente, non mi rispondeva, era come assorto, con lo sguardo fisso. Capivo subito, ormai ero abituata e sapevo che in quei momento dovevo lasciarlo tranquillo. Di colpo ritornava in sé e magari un po’ affaticato mi diceva: “Sono stato in missione, una persona sofferente aveva bisogno di me e l’ho aiutata”».

 «Oppure, dopo essere stato un po’ con l’orecchio teso e il capo reclinata da una parte, come in ascolto, scoppiava in una risata e mi raccontava di aver ascoltato il dialogo di due persone che, da qualche parte, stavano parlando di lui. Ne era molto divertito. Mi confidava di essere stato in spirito anche negli Stati Uniti, “Non vi sono problemi di spazio o di tempo”, mi diceva, “Spiritus ubi vult spirat”».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol