POSSIBILITA’ : BILOCAZIONE DI ROL E ALTRUI

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BILOCAZIONE ALTRUI

Bazzoli:

«Una signora americana si rammarica perché il suo cane è rimasto solo a New York e morirà di fame. Rol, senza concentrarsi né compiere altri gesti propiziatori, dice: “Eccolo là” e la signora si trova il suo bassotto davanti»,

bis Orengo:

«Arrivava una signora da New York e durante il tè si lamentava di un suo piccolo cane che aveva dovuto lasciare a Manhattan e lui, dopo pochi minuti, glielo faceva trovare, scodinzolante ai suoi piedi»,

Magosso:

«La fama di ROL supera l’oceano quando una signora americana, amica del presidente Eisenhower, decide di andare a trovare il sensitivo a Torino: “Avrei tanto voluto portare con me il mio adorato cagnolino, ma in aereo non è stato possibile”, confida la signora. Il dottor Rol sorride, apre una porta: “Ecco il suo cagnolino, l’ho chiamato, può portarlo con sé”. Al ritorno a Washington la signora racconta l’episodio a un gruppo di giornalisti. Anche Eisenhower rimane stupito. Negli Stati Uniti le gesta del dottor Rol diventano leggenda. Lui rifiuta interviste e favolosi contratti per dimostrare in pubblico i suoi “poteri”».

Giordano (Vittoria Storero):

«Una sera successe un fatto strano. La moglie di Gustavo, Elna, si trovava dai suoi parenti in Norvegia. Rol era al piano e disse a Vittoria di andare a prendergli gli occhiali nello studio. Come la signora Vittoria varcò la soglia della stanza, si trovò davanti Elna, altissima, che la stava osservando. Si spaventò molto e ritornò da Gustavo. Glielo raccontò ma lui non si scompose, le chiese di nuovo di andargli a prendere gli occhiali e continuò a suonare».

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«Rol stava suonando il pianoforte, a un certo punto si accorge che gli mancava uno spartito che si trovava nella stanza accanto. “Non posso continuare”, mi dice. Allora mi alzo e mi dirigo verso la camera a fianco. Nel momento in cui stavo per varcare la soglia, mi trovo davanti Elna che mi sbarra la porta con la sua aria come il solito severa e austera. Torno indietro spaventata, gli racconto di quell’incontro, lui, impassibile, mi dice: “Ti sei sbagliata, non è possibile, mia moglie in questi giorni si trova in Norvegia”. “No, sono sicuro, l’ha vista, era proprio lei, anche se non mi ha detto una sola parola”. Allora Gustavo, per chiudere il discorso, ha sussurrato: “Probabilmente è accaduto che da laggiù le è venuta in mente la casa, cosi il Suo spirito intelligente ti si è manifestato per un attimo”».

BILOCAZIONE ROL

Vittorio Mondini:

«Circa 37 anni fa [nel 1963], ero andato in Val di Tenda. Mentre viaggiavo lungo una stradina, con la mia Cinquecento, mi fermò un uomo dall’aria assai strana, chiedendomi un passaggio. Lo feci salire e lui cominciò a parlarmi del tesoro di Napoleone: “Vede la fortezza sulla Rocca dell’Abisso? Mio padre, che è stato li dentro, mi ha detto che, nei sotterranei, alla sesta rampa di scale, sono nascoste le armi dell’imperatore”. Poco dopo volle scendere: mia moglie ed io lo vedemmo sparire, come inghiottito dal nulla».

Minà (Federico Fellini):

 «[Fellini] ha detto che l’ha vista improvvisamente apparire, e poi ha sentito il telefono che trillava ed era Lei».

«Mah, può succedere, possono succedere tante cose…».

Renato Balsamo:

«Spesso veniva a trovarmi nello studio. Lui aveva la facoltà di sdoppiarsi, aveva la bilocazione, ma lui veniva anche così senza mostrarsi, perché non era detto che dovesse sempre mostrare il suo fisico… veniva e l’indomani mattina mi raccontava cosa io avevo fatto la notte nello studio. Quindi io ho delle conferme, delle prove di queste cose che sono delle verità pure».

Valentina Cortese:

«Inoltre lui possedeva il dono della bilocazione: nella stessa ora lo vedevano contemporaneamente a Torino e a Buenos Aires».

 Anita Pensotti:

«Fra le altre virtù magiche, il “Faust torinese” pare possedere quella di avvicinare chi vuole entrando dove gli pare, in qualunque parte del mondo, senza muoversi dalla sua stanza, tranquillamente seduto in poltrona».

 Renzo Allegri/Antonio Terzi:

«Gustavo Adolfo Rol, pittore, violinista, plurilaureato, è ritenuto l’uomo più straordinario del mondo. Ogni giorno è protagonista di strabilianti fenomeni che meravigliano e interessano gli scienziati. E stato fotografato nel medesimo istante a Torino e Boston, in America».

 A proposito ed in merito le parole di  Gustavo Rol:

«Circa l’ipnotizzare, magnetizzare, mettersi in catalessi e in stato di sonnambulismo, non ho mai ottenuto nulla di tutto questo, lo mantengo integra la mia coscienza durante i miei esperimenti, almeno per una parte di me stesso sufficiente ad impedirmi di andare “in trance”. (…). Però è vero che, in qualsiasi momento, anche mentre sto parlando o mangiando o lavorando, mi avviene di astrarmi improvvisamente e mi si dice allora che io rimango li, “imbambolato e fisso” e se m’interrogano non rispondo e, se non sono addirittura “fisso”, i gesti normali dell’azione che stavo compiendo avvengono naturalmente, ma assai rallentati, come se in me la sola vita vegetativa sopravvivesse. Casi mi accadde recentemente, mentre guidavo un’automobile ed andavo a forte andatura. I miei amici si accorsero dell’espressione del mio viso che qualcosa in me stava succedendo. Più non rispondevo alle loro domande ma, istintivamente, avevo distaccato il piede dall’acceleratore e poi lo tenevo appoggiato al pedale quel tanto che bastava per non lasciare arrestarsi la macchina. La guida continuava ad essere perfetta e, mentre l’automobile si muoveva ormai lentissimamente, io non figuravo al volante, se non alla stregua di un semplice automa. Sono questi i momenti nei quali avvengono certi miei sdoppiamenti “per intervento richiesto’, ossia quando mi si “invoca” (bada bene: non “evoca”).

Esempio: Cannes, 21 febbraio 1950, ore 22,45: stavo giocando a bridges all’Hotel! Majestic. improvvisamente il mio sguardo si fa “di vetro” ed i miei movimenti divengono lentissimi, mi fanno sembrare ad un uomo meccanico. Essendo il mio partner allo stato di “morto”, condussi al termine la mano in un silenzio perfetto ma in maniera incredibile, come poi mi raccontarono, indovinando tutte le impasses, come se le carte dell’avversario mi fossero note. Quel mio stato anormale durò circa dieci minuti: il tempo di terminare quella mano e di incominciarne un’altra. Poi improvvisamente, quasi fossi “ritornato in me”, ridivenni scherzoso come Tu mi conosci. Non erano ancora le ventitré quando mi si chiamò al telefono: “Rol, Rol, lei ha compiuto un miracolo!”, una Signora mi gridava dall’altra parte del filo. “La mia bimba stava malissimo con la febbre a quaranta gradi ed il medico ci dava poche speranze. Fu allora che la invocammo, ed io gridai: `Rol, Rol, mi aiuti in nome di Dio, chieda a Dio di lasciarglielo fare, che la mia bambina non muoia!’. E lei é apparso, lo sa? Lo abbiamo veduto tutti. È venuto vicino al lettino con le mani in avanti ed ha fatto dei gesti. Ora la bimba respira bene, la febbre è andata giù ed il medico dice che è un vero miracolo…”. Ci siamo inginocchiati per ringraziare Iddio.

Di questi fatti te ne potrei citare parecchi, come quello della contessa Maria B. (nata F.). Essa mi invocò, da Torino, una sera della scorsa estate, mentre stava soffrendo orribilmente in seguito ad un incidente d’auto (commozione cerebrale). I suoi dolori scemarono immediatamente. Io mi trovavo in quel momento a Torre Pellice, a Villa Olanda, in compagnia degli Andronikov e di Petrella da Bologna, il pittore (stavo in quei giorni terminando un quadro). La mia “assenza” durò pochissimo, a detta dei miei amici, e questa volta mi accorsi “di essere andato altrove” e “perché vi fossi andato” tanto che dissi: “Scusatemi, ma quella poveretta mi chiamava disperatamente. Ora è tranquilla, ma domattina andrò a vederla a Torino”. Il giorno appresso i suoi familiari mi raccontarono che la sera innanzi la malata mi chiamava disperatamente ed ottenne sollievo. Da quel momento incominciò a guarire e speditamente.

Giordano (Gustavo Rol):

«Possedeva capacità di sdoppiamento, di bilocazione. Spesso fu visto contemporaneamente in due luoghi diversi. Gli capitava soprattutto se c’era da prestare aiuto a qualcuno. Anche in macchina lo vedevo talvolta assente, non mi rispondeva, era come assorto, con lo sguardo fisso. Capivo subito, ormai ero abituata e sapevo che in quei momento dovevo lasciarlo tranquillo. Di colpo ritornava in sé e magari un po’ affaticato mi diceva: “Sono stato in missione, una persona sofferente aveva bisogno di me e l’ho aiutata”».

 «Oppure, dopo essere stato un po’ con l’orecchio teso e il capo reclinata da una parte, come in ascolto, scoppiava in una risata e mi raccontava di aver ascoltato il dialogo di due persone che, da qualche parte, stavano parlando di lui. Ne era molto divertito. Mi confidava di essere stato in spirito anche negli Stati Uniti, “Non vi sono problemi di spazio o di tempo”, mi diceva, “Spiritus ubi vult spirat”».

TRATTO DALL’UOMO DELL’IMPOSSIBILE di Franco Rol